UBALDINI, Federico
– Nacque a Siena nel 1610 da Ubaldino, discendente della nobile famiglia originaria del Mugello, e da Fulvia Sergardi.
Nulla si conosce intorno ai suoi primi studi e alla sua formazione, data la totale assenza di documenti relativi a quegli anni. Si può tuttavia presumere che, lasciata Siena, abbia soggiornato qualche tempo a Firenze. In questa città conobbe, infatti, Carlo Strozzi, l’erudito raccoglitore di codici latini e italiani, destinato a rimanere per tutta la vita prezioso collaboratore delle sue ricerche. È probabile che Ubaldini trascorresse periodi anche lunghi a Casteldurante (dal 1636 Urbania), luogo di residenza dei genitori. Decisivo si rivelò l’incontro, avvenuto prima del 1628, con il cardinale Francesco Barberini, nipote di papa Urbano VIII, che lo prese sotto la sua protezione e lo portò a Roma. Il cardinale creò la Biblioteca Barberina e, grazie alla collaborazione di studiosi ed eruditi di diverse nazionalità (Giovanni Battista Scanaroli, Joseph Marie Suarès, Lucas Holste, Lukas Wadding, Leone Allacci), riuscì in breve tempo a farne un’agguerrita rivale della Vaticana. Verso la fine del 1631 Ubaldini ottenne un canonicato a Urbino e si trasferì in quella città, giungendovi quando, all’indomani della morte di Francesco Maria II della Rovere, il governo papale si stabiliva ufficialmente nel nuovo dominio.
Qui Ubaldini divenne membro dell’Accademia degli Assorditi, assumendo il nome di Lo ’Mperfetto: dal 26 febbraio al 7 settembre 1632 ne fu segretario; in Accademia conobbe, tra gli altri, Giulio Giordani, che sarebbe divenuto il portavoce delle sue idee nel dialogo in tre libri a lui intitolato (Il Giordano o vero la nuova difesa di Dante), composto tra il 1633 e il 1641 (Biblioteca apostolica Vaticana, Chigi, L.VI.214).
Il dialogo è ambientato, come il Cortegiano, nel palazzo ducale di Urbino; i personaggi che vi partecipano, sono: il Giordani, il francese Gabriel Naudet, l’olandese Giovan Francesco Slingelant (portavoce delle tesi di Nicola Villani, che aveva rivolto a Dante critiche di vario genere nelle Considerazioni di Messer Fagiano, Venezia 1631), Giacomo Micalori, Muzio Oddi; gli interessi danteschi di Ubaldini sono testimoniati anche dalle Annotazioni alla Divina Commedia (Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat. 3999).
Risale al 1633 la prima stampa di un’ode latina per la morte della madre, pubblicata in Giovanni Antonio Manasangue, Oratio habita in funere F. Sergardiae Ubaldinae comitis (Urbino 1633).
Dal novembre del 1635 Ubaldini risiedette di nuovo a Roma, entrando a far parte della familia del cardinale Barberini e dell’Accademia di S. Basilio. Nel 1638, dimostrando competenze agiografiche, curò l’edizione delle opere di s. Damaso, cui premise una biografia: S. Damasi Papae, Opera quae extant et vita ex codicibus mss. cum notis Martii Milesii, Roma 1638 (poi Parigi 1672). Nella seconda metà degli anni Trenta, su incarico del cardinale Barberini, convinto di discendere da Francesco da Barberino, Ubaldini si mise all’opera per curare la pubblicazione dei testi poetici in volgare degli ancora inediti Documenti d’amore.
Grande fu l’acribia di cui diede prova nell’allestire questa edizione: ritenne, infatti, necessario indagare con cura lingua e testi di autori provenzali e italiani anteriori o coevi a Francesco; l’edizione dei Documenti d’amore, per la quale Ubaldini si servì del codice Barb. lat. 4076 della Biblioteca apostolica Vaticana, da lui ritenuto autografo, uscì a Roma nel 1640, corredata di una biografia dell’autore, di un indice degli scrittori italiani e provenzali citati e di una Tavola delle voci e maniere di parlare più considerabili usate nell’opera di m. F. da Barberino, che «porta un contributo alla conoscenza dell’antico toscano che supera di gran lunga tutto quanto si era prodotto» fino ad allora (Debenedetti, 1930, p. 167).
Nel 1637, a conferma delle conoscenze in ambito provenzale, si cimentò nella composizione di un Carmen provinciale vetus in morte dell’erudito francese Nicolas-Claude Fabri de Peiresc, Mon mestier es qu’ieu dei lauzar los pros, pubblicato nella miscellanea poetica plurilingue Monumentum Romanum Nicolao Claudio Fabricio Perescio (Roma 1638, p. 106). Negli anni successivi, che videro Urbano VIII impegnato nella guerra di Castro, Ubaldini, in qualità di segretario del cardinale Barberini (la nomina risale probabilmente al 1640), venne inviato in Romagna, Umbria e Marche con l’incarico di riferire sulle operazioni delle truppe pontificie.
È del 1642 la più nota e sorprendente iniziativa editoriale di Ubaldini: la pubblicazione del petrarchesco codice degli abbozzi (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 3196).
Ubaldini riuscì a riprodurre con la stampa il manoscritto autografo, «in una specie di facsimile che segue da vicino il testo, alternando sapientemente i caratteri per rappresentare le successive correzioni, le cassature, le aggiunte, le varianti alternative» (Segre, 2008, p. 140). L’edizione ‘genetica’ delle carte del Vat. lat. 3196 è accompagnata, come recita il frontespizio, da Il trattato delle virtù morali di Roberto, Re di Gerusalemme (in realtà di Graziolo Bambaglioli). Il Tesoretto di Ser Brunetto Latini (di cui è l’editio princeps). Con quattro canzoni di Bindo Bonichi da Siena (Roma 1642; ristampa in formato minore e con diverso ordine in Torino 1750).
Nel marzo del 1643 Ubaldini conseguì presso l’Università di Urbino il dottorato in utroque iure. Per qualche ragione i suoi rapporti con i Barberini si incrinarono e dal 1643 al 1647 le lettere ai suoi protettori «sono la testimonianza di continue richieste mai accolte e il loro stesso tono, prima quasi amichevole, di persona che si sa rispettata e stimata, diventa querimonioso e a volte servile» (Mezzanotte, 1979, p. 497). All’inizio del 1644 si trasferì a Urbania, dove restò fino al 1646. Nel frattempo (luglio 1644) era morto Urbano VIII ed era stato eletto il cardinale Giovanni Battista Pamphili (con il nome di Innocenzo X), ostile da sempre ai Barberini, tanto che i cardinali Antonio e Francesco si videro costretti a cercare rifugio in Francia. Anche se nel 1646 Innocenzo X aveva concesso il suo perdono, restituendo ai Barberini i beni confiscati, il cardinale Francesco solo nel 1648 rientrò a Roma, dove Ubaldini, che era riuscito a instaurare buoni rapporti con il nuovo papa, risiedeva dall’aprile del 1647.
In questi anni continuò le ricerche sulla storia della sua famiglia e compose, grazie anche ai documenti trasmessigli da Strozzi, le biografie di suoi quattro famosi antenati: il cardinale Ottaviano (1214-1273), la cui memoria intendeva riscattare dalla condanna dantesca, Bernardino della Carda, madonna Cia e Giovanni d’Azzo (gli originali autografi sono conservati a Urbania, Biblioteca comunale, 5a, 4a, 2a, 3a). La composizione di biografie fu, senza dubbio, uno dei settori privilegiati degli studi e delle ricerche ubaldiniane: molte furono soltanto progettate o iniziate, come quelle di Iacopo Corbinelli (Archivio di Stato di Firenze, Carte Strozziane, f. 158, c. 96r, lettera del 14 giugno 1642 a Strozzi), Franco Sacchetti (ne restano due redazioni frammentarie nel manoscritto della Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat. 3999), Urbano VIII (avviata nel 1640 e rifatta molte volte senza portarla mai a termine, cfr. Barb. lat. 4726, 4727, 4728 e 4901), o quelle di poeti due e trecenteschi per lo più abbozzate nelle carte dei codici Barb. lat. 3999 e 4000. Riuscì, invece, negli ultimi anni della sua vita a condurre in porto la biografia di Angelo Colocci (Barb. lat. 4882): il grande umanista, erudito e raccoglitore di codici, attivo nella prima metà del XVI secolo, costituì, infatti, per Ubaldini un punto di riferimento fondamentale per le sue ricerche. Di Colocci poté esaminare con agio i manoscritti, venendo così a diretto contatto con l’ampio ventaglio dei suoi interessi, tra cui quello per le lingue e le letterature romanze delle origini.
Ubaldini trascorse a Urbania il biennio 1650-51 e fece definitivamente ritorno a Roma nel 1653. Il 9 marzo 1654 fu eletto segretario del Sacro Collegio, mentre l’anno seguente divenne Accademico della Crusca. Nel 1657 curò l’edizione postuma della Symbolica Dianae Ephesiae Statua a Claudio Menetreio ceimeliothecae barberinae praefecto exposita (Roma 1657).
Morì a Roma il 14 aprile 1657.
Fonti e Bibl.: L’attività di Ubaldini è testimoniata dai manoscritti autografi o a lui appartenuti, presenti nei fondi della Biblioteca apostolica Vaticana (Barb. lat. e Chigi) e nella Biblioteca comunale di Urbania, e dalle lettere a Carlo Strozzi nelle Carte Strozziane dell’Archivio di Stato di Firenze, su cui cfr. G. Vitaletti, Intorno a Federico Ubaldini e ai suoi manoscritti, in Miscellanea F. Ehrle, V, Roma 1924, pp. 489-506 e G. Mezzanotte, Contributo alla biografia di Federico Ubaldini (1610-1657), in Italia medievale e umanistica, XXII (1979), pp. 485-503. Delle sue edizioni dei Documenti d’Amore e delle Rime di M. F. Petrarca estratte da un suo originale è stato realizzato un facsimile, a cura di L. Salvarani, Lavis 2009; edita postuma la Vita di mons. A. Colocci, a cura di V. Fanelli, Città del Vaticano 1969 (di cui un’anonima traduzione latina uscì a Roma nel 1673), come le Annotazioni alla Divina Commedia e (parzialmente) il Giordano: G. Vitaletti, Le “Annotazioni” alla “Divina Commedia” di Federico Ubaldini, in Giornale dantesco, XXVI (1923), pp. 239-252, 329-353, XXVII (1924), pp. 53-67; Id., Schermaglie dantesche nel Seicento, ibid., XXVII (1924), pp. 177-183, 262-271, XXVIII (1925), pp. 51-61; L. Lattarulo, Il “Giordano” di Federico Ubaldini, in La rassegna della letteratura italiana, LXXVII (1973), pp. 585-598; G. Angiolillo, Una inedita difesa di Dante nel sec. XVII. Il “Giordano”, Salerno 1984.
Per la biografia si veda: G. Vitaletti, F. U. e Angelo Colocci, in Atti e memorie della Regia Deputazione di storia patria per le Marche, s. 4, I (1924), pp. 53-74; G. Mezzanotte, Contributo alla biografia, cit. Su Ubaldini provenzalista: S. Debenedetti, Tre secoli di studi provenzali, in Provenza e Italia, a cura di V. Crescini, Firenze 1930, pp. 164-167; G. Mezzanotte, F. U. e gli studi provenzali nel Seicento, in Aevum, LII (1978), pp. 459-470. Su Ubaldini editore di testi: L. Allacci, Excerpta varia Graecorum Sophistarum ac Rhetorum, Roma 1641, c. [5]r; G.F. Tomasini, Petrarcha redivivus, Padova 1650, p. 28; L. Allacci, Poeti antichi raccolti da codici mss. della Bibl. Vaticana e Barberina, Napoli 1661, pp. 65-67, 73-75; M. Barbi, Il codice Strozzi di rime antiche citato dall’Ubaldini e dalla Crusca, in Id., Due noterelle dantesche, Firenze 1898, pp. 13-18; Id., Studi sul Canzoniere di Dante, Firenze 1915, pp. 505-509; F. Petrucci Nardelli, Il card. F. Barberini sr. e la stampa a Roma, in Archivio della Società romana di storia patria, CVIII (1985), pp. 133-196; L. C. Rossi, Tre «dictamina» inediti di G. Bambaglioli, in Italia medievale e umanistica, XXXI (1988), pp. 81-125 (in partic. p. 97); F. Barberini, Francesco Barberini e l’edizione seicentesca dei Documenti d’Amore, in Xenia antiqua, II (1993), pp. 125-148; M.C. Panzera, Per l’edizione critica dei Documenti d’Amore di Francesco da Barberino, in Studi mediolatini e volgari, XL (1994), pp. 91-118; C. Segre, Dai metodi ai testi, Torino 2008, pp. 140, 159-164; L. Salvarani, Introduzione, in Documenti d’Amore..., a cura di L. Salvarani, Lavis 2009, pp. 3-24; A. Petrucci, Minima Barberina, in Id., La letteratura italiana: una storia attraverso la scrittura, Roma 2017, pp. 319-333; P. Italia, Alle origini della filologia d’autore. L’edizione del “Codice degli abbozzi” di F. U., in La filologia in Italia nel Rinascimento, a cura di C. Caruso - E. Russo, Roma 2018, pp. 379-398.