OZEP, Fedor
Ozep, Fëdor (propr. Ocep, Fëdor Aleksandrovič)
Sceneggiatore e regista russo, nato a Mosca il 9 febbraio 1895 e morto a Los Angeles il 20 giugno 1949. Emigrato alla fine degli anni Venti, regista apolide per eccellenza, O. fu un autore sincretico, capace di modificare e arricchire il suo stile con gli stimoli e le influenze provenienti dalle diverse tradizioni culturali e dalle correnti cinematografiche con cui entrò in contatto nel corso della sua carriera (dalle avanguardie russe, all'Espressionismo tedesco, al cinema statunitense di genere).
Di formazione umanistica e letteraria, O. sviluppò ben presto una vera e propria passione per il teatro e il cinema. Iniziò a lavorare nel mondo del cinema ‒ dopo una breve esperienza come critico cinematografico negli anni dell'università ‒ come sceneggiatore per Jakov A. Protazanov in Pikovaja dama (1916, La dama di picche), tratto da A.S. Puškin. Il film, uno dei grandi successi del cinema prerivoluzionario, colpisce in particolare per l'abilità di O. nel costruire atmosfere raffinate. Anche nel suo successivo lavoro di sceneggiatore egli mostrò di prediligere solide strutture narrative ereditate dalla tradizione letteraria e teatrale russa, come in Polikuška, scritto nel 1919 con Nikolaj Efros e trasposto sullo schermo da Aleksandr A. Sanin nel 1922, o, successivamente, nelle collaborazioni con il regista Jurij A. Željabužskij. Nel film di fantascienza Aelita (1924), sempre di Protazanov, O. lavorò sugli elementi tipici della letteratura fantastica nel tentativo di attualizzarli, mescolandoli alle suggestioni delle avanguardie del Novecento.
Esordì come regista nel 1926, dirigendo Miss Mend (1926) e quindi Zluta knižka (1927; Il calvario di una donna, noto anche come Passaporto giallo), interpretato da Anjuška Sudakevič, sua moglie (poi emigrata insieme a lui in Europa e in seguito a Hollywood dove Samuel Goldwin cercò di farla diventare una star del cinema con il nome d'arte di Anna Sten). In questo film O. iniziò a sviluppare un cinema direttamente legato alle forme espressive della grande letteratura, in controtendenza rispetto ai più importanti registi sovietici degli anni Venti. Nel 1929 O. firmò con lo pseudonimo di Prometeus Živoj trup (Il cadavere vivente), noto anche come Der Lebende Leichnom e alla fine del decennio lasciò l'URSS e iniziò una carriera come regista in vari Paesi. In Germania realizzò Der Mörder Dimitri Karamasoff (1931; Il delitto Karamazoff), suo primo film sonoro, dove la regia si caratterizza per l'immissione di elementi ricorrenti nel cinema espressionista e per un'atmosfera angosciosa e oscura. Poco prima dell'avvento del nazismo, O. si trasferì in Francia dove rimase fino al 1939, realizzando già nel 1931 Les frères Karamazoff, seguito l'anno dopo da Mirages de Paris. In Italia diresse con Mario Soldati La principessa Tarakanova (1938) dove, nella cornice aristocratica della vicenda, appare tutta la sua predilezione per un cinema ricercato e barocco. Dopo la Seconda guerra mondiale O. lavorò in Spagna (Cero en conducta, 1946), negli Stati Uniti, dove diresse, tra l'altro, con Henry Kesler, Three Russian girls (1943), e in Canada, dove realizzò Le père Chopin (1944), il film che diede nuovo impulso al cinema francofono del Québec. O. fu anche l'autore di La forteresse (1948; Il passato è sempre presente), il primo film bilingue canadese (v. Canada).
D. Godin, Fedor Ozep. A brief biography, in "Griffithiana", 1986, 35-36, pp. 66-74; Silent witnesses. Russian film 1908-1919, a cura di P. Cherchi Usai, Pordenone 1989, passim.