ALBANI, Felice
Nato a Milano il 22 luglio 1852 da G. Battista, uomo politico, giornalista, studioso di problemi sociali, fu uno dei principali rappresentanti del repubblicanesimo italiano tra il 1880 e il fascismo. Membro della massoneria e collegato per legami familiari anche con i gruppi dissidenti della carboneria (sposò la figlia, Adele, del gran maestro, il viterbese Ermenegildo Tondi), a lui si deve principalmente la fortuna politica dei repubblicani radicali a Roma. Fece parte delle redazioni di Il dovere (Roma, 1877-1884), L'idea nazionale (1911-1927), fu direttore di L'emancipazione (1866-1893), organo delle "Società Operaie Affratellate", di Il futuro sociale (Roma, 1894-1895), settimanale di propaganda repubblicana e socialista, e di La terza Italia (Roma, 1900-1924), organo del Partito mazziniano; sua moglie, con lo pseudonimo "Alina" (egli usò a sua volta sovente lo pseudonimo "Sereno"), diresse il periodico femminile repubblicano Fede Nuova (Roma 1907-1916).
Fu uno dei principali esponenti dell'"Alleanza Repubblicana Universale", dell'"Associazione Reduci delle Patrie Battaglie e delle Società Operaie Affratellate" (tra il 1880 e il 1900). Capo delle organizzazioni operaie repubblicane, partecipò a tutti i congressi operai dell'ultimo ventennio del secolo, sostenendovi l'alleanza con i socialisti e l'ammodernamento in senso socialista del partito repubblicano. Al XIV congresso operaio (1874) fu relatore del progetto di legge di tutela degli operai nelle fabbriche e per l'indennizzo in caso di infortunio; al XVII congresso (1889) tentò di giungere alla creazione di un partito repubblicano-socialista. In occasione dei congressi operai di Palermo e di Genova (1892), tentò di creare una "Federazione dei lavoratori di tutta Italia" più impegnata nell'azione diretta e con programma repubblicano-socialista; sempre nel 1892, pensò anche alla creazione di una federazione regionale delle società operaie siciliane. Negli anni successivi appoggiò decisamente il movimento dei Fasci siciliani.
A Roma, ebbe un ruolo dirigente nell'organizzazione del "Comizio dei Comizi" del 1882, per chiedere il suffragio universale, nella "Lega della democrazia" di A. Mario e nelle manifestazioni per Oberdan, del quale fu amico intimo ricevendone in custodia il testamento spirituale (e attorno alla sua morte sostenne una lunga polemica con D. Rogosa: cfr. F. Albani e il sacrificio di Oberdan, Roma 1891, del Rogosa, e Il sacrificio di Oberdan, Roma, 4 ediz., 1892, dell'Albani). Coinvolto, come uno dei maggiori indiziati, nel grande "complotto" repubblicano del 1885, fu arrestato, processato ed assolto, essendosi le accuse in gran parte dimostrate frutto di una montatura poliziesca. Esponente, nel partito repubblicano, dell'ala colletti-vista, poco dopo il congresso di Bologna, nel 1893, prese l'iniziativa di rompere il "patto di fratellanza", che univa mazziniani e collettivisti, e di creare una nuova organizzazione repubblicano-collettivista. In seguito a ciò, a Font, il 20 maggio 1894, fu costituito il "Partito repubblicano socialista italiano" che ebbe però vita brevissima: un po' per la duplice pressione repubblicana e socialista, un po' per la repressione crispina andò rapidamente disfacendosi. Nel 1900 l'A. diede allora vita al Partito mazziniano intransigente e astensionista sul piano elettorale, che però non ebbe mai grande peso politico.
L'A. ebbe anche notevole importanza sul piano internazionale, avendo tra l'altro tra le mani le fila di tutti i contatti con la Grecia (nel 1897 combatté in Tessaglia con le forze garibaldine) negli anni della crisi di Candia, e, poi, con i patrioti cubani.
Ritiratosi, durante il fascismo, a vita privata, morì a Roma il 2 febbr. 1928.
Fonti e Bibl.: Roma, Museo centrale del Risorgimento, Fondo Albani; G. Manacorda, Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi, Roma 1953, cfr. Indice; L. Lotti, I repubblicani in Romagna dal 1894 al 1915, Faenza 1957, cfr. Indice; S. F. Romano, Storia dei fasci siciliani, Bari 1959, cfr. Indice.