ALESSANDRI, Felice
Compositore, nato a Roma il 24 nov. 1747 da Stefano e Angiola-Maria Ruggieri. Secondo il Fétis, compila sua educazione musicale a Napoli e iniziò giovanissimo a Torino la sua carriera in qualità di maestro di cappella e clavicembalista. Con ogni probabilità, la sua prima composizione, finora ignorata, datata 1765 Roma, sembrerebbe essere Il Tobia, oratorio a quattro voci, in due parti, il cui manoscritto è conservato nell'Archivio dei PP. Filippini alla chiesa di S. Maria in Vallicella a Roma, forse eseguito nello stesso oratorio dei Padri (segnatura: D. IV. 2).
Trasferitosi verso il 1765 a Parigi, dove ebbe successo nei Concerts Spirituels, fece ritorno in Italia nel 1767, e a Venezia fu rappresentata, durante la stagione di carnevale al teatro S. Moisè, la sua prima opera teatrale comunemente ricordata Il Matrimonio per concorso (libretto di G. Martinelli, da C. Goldoni), preceduta forse dalla messa in scena a Verona nel teatro della Filarmonica dell'opera Ezio (carnevale 1767), su libretto di P. Metastasio.
A partire da questo anno, l'A. compose quasi esclusivamente opere teatrali, le cui rappresentazioni sui maggiori teatri italiani ed europei diedero occasione a suoi numerosi viaggi.
Nell'autunno 1767, l'A. si recò a Londra con la moglie, la cantante Lavinia Maria Guadagni, che debuttò al King's Theatre all'Haymarket nell'opera La Schiava di N. Piccinni; dal canto suo, l'A. presentò sullo stesso teatro La Moglie fedele (1768-69) e Il Re alla caccia (1769-70), opere comiche di discreto merito, secondo il Burney, ma non così grande da affermare la fama del giovane compositore, delle quali l'editore R. Bremner di Londra pubblicò le arie scelte, The favourite songs, rispettivamente nel 1768 e 1769.
Nella primavera del 1768 veniva intanto rappresentata al teatro di corte a Vienna un'altra opera dell'A., L'Argentino. Nei primi tempi del soggiorno londinese, l'A. adattò e diresse anche opere di B. Galuppi e N. Piccinni, mentre nel 1770 figurava come virtuoso di clavicembalo. Nel 1773, l'A., che si trovava a Genova, fu chiamato a Dresda per musicare L'Amor soldato di N. Tassi, che fu eseguito al teatro di corte nella primavera di quell'anno. L'A. scrisse poi per il teatro dei Quattro signori a Pavia Il Creso (primavera 1774), e La cameriera per amore di F. Livigni (autunno 1774) per il teatro Carignano di Torino, dove si trattenne fino all'aprile del 1775.
Sempre in quest'anno, il Fétis e il Valdrighi parlano di un ritorno - per altro non riscontrabile - dell'A. a Londra, dove avrebbe composto per l'Haymarket La sposa persiana (da O. Goldoni), La Novità (il cui II atto è intitolato L'Italiano a Parigi)e, in collaborazione con A. Sacchii, La Contadina in corte (libretto di O. Goldoni); ma le prime due opere furono rappresentate a Venezia nell'autunno 1775, rispettivamente ai teatri S. Samuele e S. Moisè, e l'ultima, dal titolo Sandrina, ossia la Contadina di corte, al teatro Pubblico di Lucca. Durante l'estate del 1776, l'A. fu invitato dal suo amico Joseph Le Gros a recarsi a Parigi per aiutarlo nella direzione dei Concerts Spirituels, offrendogli inoltre, da parte del Concert des Amateura (la Società Olimpica), di comporre pezzi nelle lingue italiana e francese a dodici luigi ciascuno.
Nel settembre, l'A., che nel frattempo si era ammalato a Lione, non aveva ancora deciso di accettare, né aveva potuto concludtre, come più desiderava, di far rappresentare sue opere a Bologna per mancanza di buone cantanti - e a Genova. Ad una nuova proposta di Le Gros di musicare un oratorio per i Concerts Spirituels da lui stesso scelto, e alle sue promesse di sicuro successo, l'A. infine aderì, accettando anche l'ospitalità in casa di Le Gros a Parigi, nel 1777 e 1778. Sempre attivo nel comporre, l'A. diede nel carnevale 1779 al teatro alla Scala di Milano Calliroe (libretto di M. Verazi, 26 dic. 1778) e Venere in Cipro (libretto dello stesso, coreografo G. Canziani), nel dicembre l'Adriano in Siria del Metastasio al teatro S. Benedetto: di Venezia, e al Teatro Nuovo di Padova l'Erifile, che andò in scena per la Fiera del Santo nel giugno 1780 (Brunelli). Nel 1782 l'A. si trovava a Padova, già abbastanza celebre da meritare di essere annoverato nelle liste dei pochi scelti compositori (G. Sarti, P. Anfossi, D. Cimarosa, ecc.), di cui l'impresario del Teatro Nuovo, Zardon, poteva disporre e La finta Principessa, o I due fratelli Pappamosca, che l'A. fece rappresentare a Venezia nell'autunno del 1782 al teatro S. Moisè, fu felicemente replicata, con titolo alterno, per lunghi anni sui teatri italiani e stranieri, fino all'estate nel 1795 in Lisbona, al teatro S. Carlo, con il titolo La Finta Baronessa o Li Due fratelli ridicoli. Tuttavia, il suo Demofoonte (libretto del Metastasio), dato al Teatro Nuovo per la festa del Santo (12 giugno 1783), non riscosse successo; ne ebbe, invece, molto l'esecuzione della cantata in due parti Le virtù rivali, su poesia del conte Francesco Pimbiolo degli Engelfreddi, che i nobili padovani vollero offrire la sera del 5 luglio 1783, nello stesso teatro, ad Alvise Mocenigo uscente dalla carica di capitano e podestà di Padova.
Nel 1785, l'A. lasciava procura alla moglie e sposava la figlia Anna al vicentino Donato Parise, possessore di una stamperia, per andare in Russia, dove sperava di ottenere il posto di compositore di corte. Due anni più tardi, la società impresaria del Teatro Nuovo di Padova dichiarava, in una petizione del 16 gennaio alla "Nobile Presidenza" del teatro, l'impossibilità di servirsi di quasi tutti i compositori della sua lista, fra cui anche l'A. che era a Pietroburgo al servizio di un Cav. Moscovita". L'A. infatti aveva invano tentato di raggiungere il suo in-tento a Pietroburgo, e nei due anni che qui trascorse (1786-88) visse dando lezioni di canto. Nell'autunno 1789, l'A. si recò a Berlino, dove per l'appoggio del poeta di corte Antonio Filistri de' Caramondani e dei cantanti italiani, venne nominato nel 1790 secondo direttore dell'opera al teatro di corte per tre anni, con uno stipendio di 3.000 talleri.
Fin dalla prima prova della sua opera Il ritorno di Ulysse a Penelope, che fu eseguita il 25 genn. 1790 al teatro di corte, lo Schneider scrive (ma s'ignora se con obiettività rigorosa) che l'A. non incontrò le simpatie dei componenti la Cappella per alcuni atteggiamenti del suo carattere (volle porre due corni al lato sinistro dell'orchestra, contrastandone la disposizione stabilita dal maestro Johann Friedrich Reichardt, e venne in discussione anche con il suo protettore Filistri per alcuni versi dell'opera che, a suo parere, erano imperfetti), e per la rivalità suscitata nel Reichardt e altri, insofferenti forse dell'egemonia musicale italiana sulle scene tedesche. L'opera, assai lunga, non piacque sebbene interpretata da Francisca Lebrun e dai migliori cantanti italiani, e il poeta Filistri dovette assumersene gran parte di colpa. Secondo il Gerber, invece, essa fu accolta con applauso generale. La partenza della Lebrun rese impossibili durante l'anno le esecuzioni della grande opera italiana al teatro di corte di Berlino, mentre furono intensificate quelle dell'opera buffa in Potsdam, dove si rappresentò l'operetta dell'A., L'ouverture du grand opéra italien à Nankin (meglio conosciuta come La Compagnia d'opera a Nanchino), una satira sul personale d'opera berlinese scritturato già nel 1788, e gli intrighi tramati dai cantanti.
Un accenno di quest'operetta si trova in un abbozzo di lettera in lingua francese di Federico Guglielmo II, riprodotlo dallo Schneider, senza data e senza destinatario, ma probabilmente scritto nell'estate al Reichardt o al barone von Reck, direttore tecnico degli spettacoli. Il re aveva stabilito per il 16 ottobre la rappresentazione di un'opera biiffa intitolata Le Festin de Pierre, la cui musica composta dall'A. doveva essere già terminata, così che egli non concepiva chi avesse "...pris l'idée de l'ouverture de l'opéra de Nankin..... Non si ha traccia peraltro di questo Festin de Pierre in alcun luogo, e la stessa rappresentazione della Compagnia d'opera a Nanchino, definita "triste opéra bouffa", non procurò che nemici all'A. e scontento al re.
Nel carnevale 1791, dopo le repliche al teatro di Berlino del Ritorno di Ulysse...dal 7 gennaio all'11 febbraio, apparve una nuova opera dell'A., Darius, su libretto del Filistri (il quale gliene aveva dato il testo "a pezzi"), che fu addirittura fischiata.
Il 20 genn. 1792 sulle scene berlinesi venne rappresentata come seconda opera Vasco di Gama del Filistri, con musica di più autori e arrangiamento dell'A. che, invece, avrebbe dovuto esserne l'unico compositore, un soggetto indiano che lo stesso re aveva scelto e per cui aveva impartito ordini precisi al von Reck in una lettera da Potsdam del 26 aprile 1791. L'allestimento dell'opera costò 2.000 talleri, ma anche questa volta l'esito fu negativo.
Lo Schneider suppone a questo punto che l'A. conservasse ancora qualche tempo il suo posto per i buoni uffici del Filistri, amico del potente conte von Lichtenau, poiché era chiara a Federico Guglielmo II l'incapacità del compositore italiano. Egli rileva, infatti, come durante l'estate del 1792, l'A., già caduto in disgrazia presso il re che gli aveva fatto richiedere il libretto dell'Alboino (di cui era stata fissata la rappresentazione per il prossimo carnevale), fosse licenziato, con 3.000 talleri di scrittura, prima del termine. Con tale congedo e chiamando il bolognese Vincenzo Righini a sostituire l'A., Federico Guglielino II cercava di rimediare per il carnevale 1793 agli attacchi della critica contro l'opera italiana e soprattutto contro la immeritevole supremazia dell'A. e del Filistri. Si può ritenere giusta l'altra supposizione dello Schneider, che cioè l'A. fosse rimasto in fine vittima di una congiura fra i cantanti memori della sua satira, Filistri e il von Lichtenau, mentre appare infondata, per le ulteriori ricerche del Valdrighi, quella della incapacità dell'A. quale motivo del suo licenziamento dalla corte prussiana.
Nonostante gli insuccessi e le aspre critiche alle sue opere, l'A. continuò a lavorare intensamente, pur pensando forse, dopo l'infelice esito del Darius, di ritornare in Italia, come lo consigliava il suo antico Businari di Bologna. Con una lettera da Potsdam, datata 27 giugno 1792, l'A. informava il re di aver terminato la traduzione di un oratorio inglese e di aver letto il libretto dell'Alboino di Filistri, già approvato dal re e datogli a musicate dal von Reck, ma che egli stimava impossibile a comporre, qualora non fossero ordinate all'autore tutte quelle modifiche 4a lui ritenute necessarie. A sostituzione dello scellerato libretto dell'Alboino,l'A., insieme con il Babii, ne proponeva un altro inviato dall'Italia, Telemaco in Sicilia (di Antonio Simone Sografi), impegnandosi per uno spettacolo perfetto. Il 4 luglio, Federico Guglielmo IIrispose a questa lettera dell'A. licenziandolo dal suo servizio. Ne seguì la "sua morte politica., come si esprime il Gerber. I tentativi dell'A. e le intercessioni del von Reck per revocare questo provvedimento furono inutili, come inutile si dimostrò la pronta rinuncia dell'A. all'invito dell'Opéra di Parigi a musicare la Medea di Nicolas Etienne Framery. Lo stesso von Reck consigliò l'A. di comporre la sua opera per Parigi a Berlino, dove l'A. aveva fissato la sua dimora con un contratto d'affitto fino al I apr. 1793. Fu forse in questo momento particolare che l'A. si unì alla cembalista Maria Vittoria, vedova di Giovanni Béckerin. Della corte berlinese gli erano rimasti amici il maestro Vincenzo Righini, il primo violoncellista e sovraintendente della musica, Jean-Pierre Duport, e alcuni cantanti. Nell'autunno 1792. l'A. ritornò in Italia, e il 17 dicembre era a Bologna, dove già da tempo aveva depositato i suoi averi e concluso i suoi affari, ma pensava di stabilirsi piuttosto a Modena. Dapprima l'A. si tenne quasi ritirato dal teatro, mentre il Framery continuava, invano, ad insistere per la Medea (che finì per musi-care lui stesso, ma non fu rappresentata), desiderando forse di poterla confrontare con la Médée di François Benoit Hoffman, che il compositore Luigi Cherubini si accingeva a scrivere per il teatro parigino Feydeau.
Poi, nel giugno 1794, l'A. fece un viaggio a Vienna e a Berlino, e di qui tentò di partire per Madrid. Aveva composto intanto, espressamente per il Teatro Nuovo di Padova, Zemira di G. Sertor e Armida di G. Foppa, che furono rappresentate durante la Fiera del Santo, il 12 giugno e il 1 luglio; dell'Armida, forse una delle migliori opere dell'A., piacque in special modo il secondo atto. Il 16 febbr. 1796 l'A. fu creato accademico d'onore della Accademia ducale dei Filarmonici di Modena; in questa città il suo amico Giovan Battista Dall'Oglio si era già adoperato presso il duca Ercole III d'Este e il figlio suo naturale Federico conte di San Romano, per farlo esonerare dalle tasse nell'eventualità di una sua residenza modenese. Due anni più tardi (1798), l'A. doveva ormai avervi preso dimora, se nel carnevale venne rappresentata come seconda opera al teatro Rangoni una sua opera, dal titolo ignoto, e che quasi certamente fu l'ultima composta dall'Alessandri. A distanza di poco tempo dall'aver redatto un secondo testamento (3 luglio 1798; il primo risaliva al 1794), l'A. morì il 15 ag. 1798 a Casinalbo vicino Formiggine.
A proposito dell'opera dallo sconosciuto titolo, si potrebbe tuttavia accettarne l'identificazione con quella dell'A, citata dal Carvalhaes, Gli Sposi burlati, rappresentata al Teatro Nuovo Nazionale di Mantova il 26 dic. 1798 (carnevale 1799), che faceva seguito a due false del compositore Marcos Anténio Portugal, Il calzolaio, ossia Le Donne cambiate e Lo Spazzacamino. Dello stesso Portugal era anche la prima opera data al teatro Rangoni di Modena il 28 dic. 1797 (carnevale 1798), La Donna di genio volubile, la cui cattiva esecuzione aveva provocato un'accesa lettera critica "All'impresario dell'opera buffa in Modena", apparsa nel giornale Il Repubblicano di Modena, VI, 13 genn. 1798, n. 25, nella quale si preannunciava un catastrofico esito ugualmente per la seconda opera, che avrebbe composto "il Maestro Alessandri", pur con "musica eccellentissima". Si può quindi supporre che ai due compositori non spiacesse figurare insieme in uno stesso teatro e nella stessa stagione. In tal modo, sembra probabile che il Portugal facesse rappresentare ancora con le sue fame nel dicembre 1798 quell'opera dell'A. che, a causa della recente sua morte, non poteva essere se non l'ultima da lui conosciuta.
Compositore di straordinaria attività, l'A. si distinse maggiormente come operista e corrispose ai gusti del tempo con la sua schietta vena melodica, anche se la qualità dei suoi lavori non fu di grande importanza. L'A. fu accusato spesso di plagio, ma la sua produzione meriterebbe di essere meglio studiata per poterne dare una più esatta valutazione. Nella prima decade del secolo XIX, il compositore Simone Mayr desiderò scrivere una biografia dell'A., e si ha notizia che ne avesse scritta una anche l'avvocato Giuseppe Schedoni, secondo marito della compagna dell'A., ma nessuna delle due ci è pervenuta. Le opere dell'A, da ricordare, oltre quelle già citate, sono: Argea (G. D. Boggio), Torino, teatro Regio, carnevale 1773; Alcina e Ruggero CN. A. Cigna-Santi), ivi, carnevale 1775; Attalore di Bitinia (A. Salvi), Firenze, teatro degl'Immobili in via della Pergola, settembre 1780; Arbace (G. Sertor), Roma, teatro di Torre Argentina, 29 dic. 1781; Il vecchio geloso (G. Bertati), Milano, teatro alla Scala, autunno 1781 e Padova, teatro Obizzi, 3 nov. 1782, con il titolo Il marito geloso; La villanella rapita (G.Bertati), Bologna, teatro Formagliari, autunno 1784; L'imbroglio delle tre spose (G. Bertati), Firenze, teatro degl' Immobili, primavera 1784; Virginia (A. Pepoli), Venezia, teatro La Fenice, 26 dic. 1793. L'oratono in latino Bethulia liberata fu cantato in una accademia privata a Padova nel 1781. Per la musica strumentale rimangono: Six concertos for the harpsichord with accompanyments for two violins and a violoncello, Welcker, London (1769), Six sonatas for two violins and a thorough bass for the harpsichord..., Welcker, London (c. 1770) e Sei sinfonie a 8. Due violini, viola, due oboe, due corni, e basso...Opera sesta. Au Bureau Musical, Paris (c. 1780).
Bibl.: Ch. Burney, A general history of music from the earliest ages to the present period, IV, London, 1789. pp. 493 s.; L. Schneider, Geschichte der Oper und des königlichen Opernhauses in Berlin, Berlin 1852, pp. 234 s., 236, 237 241, 244, 247, 250 s. e Beilage XXXVI, nn. 20, 23, 26, 28: pp. 110-113; A. Gandini, Cronistoria dei teatri di Modena dal 1539 al 1871, I, Modena 1873, pp. 116, 182; L. F. Valdrighi, F. A. maestro di cappella di Federico Gugliemo II re di Prussia (1790-91-92), Modena 1896; M. Pereira Peixoto d'Almeida Carvalhaes, Marcos Portugal na sua música dramática. Historicas investigacões.., Lisboa 1910, p. 116, n. 188; B. Brunelli, I teatri di Padova dalle origini alla fine del sec. XIX, Padova 1921, pp. 162, 185, 189 s., 192 s., 216, 236, 331; E. L. Gerber, Neues historisch-biographisches Lexikon der Tonkünstler, I, Leipzig 1812, coll. 65 s.; J. F. Fétis, Biographie universelle des Musiciens, I, Paris 1873, p. 65; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I, pp. 104 s.; X, p.399; Grove's Dict. of Music and Musicians, I, London 1954 p. 103; Encicl. dello Spettacolo, I, col. 277; U. Manferrari, Diz. univ, delle opere melodrammatiche, I Firenze 1954, pp. 35-37; The British Union-Catalogue of early Music printed before the year 1801, London I, 1957, p. 20; Diz. Ricordi della Musica e dei Music., Milano 1959, p. 22.