BARNABEI, Felice
Archeologo, nato a Castelli (Teramo) il 13 gennaio 1842, morto a Roma il 29 ottobre 1922. Laureatosi in lettere a Pisa (luglio 1865) si dedicò dapprima all'insegnamento, e fece viaggi d'istruzione a Parigi e in Inghilterra; ma la sua passione era per le antichità e perciò accettò con entusiasmo la proposta di Giuseppe Fiorelli di coadiuvarlo nell'opera assai ardua e penosa, sia per ragioni politiche sia per difficoltà tecniche, di fondare in Roma, divenuta capitale del regno d'Italia, una Direzione generale delle antichità e belle arti, che esercitasse su tutto lo stato una rigida tutela del nostro patrimonio archeologico e creasse una schiera di studiosi che sapessero esercitare tale tutela, e nello stesso tempo fossero in grado di pubblicare e segnalare al mondo scientifico i nuovi monumenti scoperti.
Il B., che poi era destinato a succedere al Fiorelli nella carica stessa di direttore generale, esplicò le sue singolari doti in due attività particolarmente: la pubblicazione delle Notizie degli scavi, patrocinata all'Accademia dei Lincei da Quintino Sella e il cui primo fascicolo uscì nel gennaio 1876, e la fondazione di grandi musei nazionali a Roma e nelle più importanti regioni che ne erano allora prive. Le Notizie degli scavi, ancora fiorentissime, costituiscono ormai una gloriosa serie di 54 volumi, miniera inesauribile di notizie inedite sui monumenti, a mano a mano scoperti in Italia. Di esse il B. fu direttore dal 1876 al 1922, anno della sua morte, e, si può dire, il vero animatore e spesso collaboratore, avendo in esse pubblicato la maggior parte dei suoi lavori.
Quanto ai musei, è noto come lo stato italiano, essendo restati alla Santa Sede i Musei vaticani e lateranensi e al comune i capitolini, non possedesse dapprima nessun museo in Roma tranne il piccolo Museo kircheriano, già dei Gesuiti, al Collegio Romano, al quale s'annidava aggiungendo un modestissimo nucleo di nuovi monumenti; e piccole collezioni qua e là, come quelle della villa Adriana e del Palatino, e quella di palazzo Salviati per gli oggetti trovati nei lavori dell'arginatura urbana del Tevere. È merito principalissimo del B. di aver voluto la creazìone in Roma dei due musei nazionali di Villa Giulia e delle Terme di Diocleziano, per i quali ebbe anche la geniale idea di richiedere all'autorità militare la villa di Giulio III fuori Porta del Popolo e la Certosa michelangiolesca. Come Roma, il B. volle dotare di musei governativi, che fossero potente centro di attrazione dei monumenti antichi, quelle città che ne erano prive. L'importanza sempre crescente dei musei di Este, di Taranto, di Siracusa e di Cagliari mostra quanto fosse giusta la sua idea.
Il B. lasciò non meno di 152 pubblicazioni, da una del 1874 sugli scritti di A. S. Mazzocchi a una Storia dell'ammmistramone archeologica del regno d'Italia dal 1870 in poi, rimasta manoscritta. Sono scritti specialmente di epigrafia, tra i quali notevoli quelli: su La cassa militare della legione IV Macedonica, scoperta a Cremona (Not. scavi, 1887, p. 209); su L'arginatura dell'Adige presso Ateste (Not. scavi, 1915, p. 137); su rinvenimenti di antichità (p. es. quelle di Nemi, in Not. scavi, 1895, pp. 361, 431 e 461; 1896, p. 188), e più specialmente quelli sulla ceramica antica, sulle antichità di Narce (Mon. dei Lincei, IV) e l'illustrazione della villa di Fannio Sinistore presso Pompei.
Nominato consigliere di stato, il B. fu anche per 5 legislature deputato della sua regione al parlamento nazionale e fu a capo del Consiglio superiore delle antichità e belle arti.
Bibl.: R. Paribeni, in Notizie degli Scavi, 1922, p. 339 segg. con bibliografia completa delle opere del B.