CAVAGNIS, Felice
Nacque a Bordogna, in Val Brembana, il 13 genn. 1841 da Giovanni, medico condotto, e da Melania Piacezzi. Compì i primi studi presso le scuole pubbliche di Bergamo e, dal 4 nov. 1851, in seminario. Nel novembre del 1857 fu ammesso al seminario romano dell’Apollinare col beneficio delle rendite Cerasoli. A Roma, tra il 1857 e il 1866, conseguì tre lauree: il 24 ag. 1859 in filosofia, il 24 febbr. 1864 in teologia e il 21 ag. 1866 in utroque iure. Contemporaneamente riceveva, sempre per le mani del cardinale vicario Costantino Patrizi e sempre nella basilica di S. Giovanni in Laterano, gli ordini minori. Il 19 settembre del 1863 venne ordinato sacerdote a Bergamo dal vescovo Speranza. Dopo aver insegnato, per quattro anni, filosofia al collegio di Celana, il 1º apr. 1871 il cardinale vicario Patrizi lo richiamò a Roma per affidargli la cattedra di logica e metafisica all’Apollinare.
Tra i suoi allievi di allora troviamo: Pietro Gasparri, Gaetano De Lai, Giorgio Gusmini e Giovanni Genocchi. All'insegnamento filosofico il C. affiancò una intensa attività di pubblicista (tra l’altro, fra il 1873 e il 1874, pubblicò in tre puntate sulla Scuola cattolica – la rivista fondata nel 1873 dall’allora vescovo di Pavia Lucido Maria Parocchi – una apprezzata dissertazione sul tema: Della sede dell’anima riguardata sperimentalmente) e di apostolato attivo (nel novembre del 1873 entrò a far parte della intransigente Primaria società romana per gli interessi cattolici).
Con l’avvento al soglio pontificio di papa Leone XIII (1878), fu dato, com’è noto, un vigoroso impulso agli studi filosofici, e il C. vi contribuì redigendo, per incarico avuto il 1º marzo 1878 dal cardinale vicario Monaco La Valletta, il progetto di una istituenda Accademia per il perfezionamento delle cognizioni filosofiche dei giovani che avessero compiuto il corso elementare. Ma non seppe, o non volle, assuefarsi – lui cartesiano – alla brusca restaurazione del tomismo fortemente voluta dal nuovo pontefice e decretata con la Aeterni Patris. Di conseguenza, fu costretto a lasciare la cattedra di filosofia all’Apollinare (“Di voi – gli disse seccamente Leone XIII il 21 luglio 1879, nel corso di una drammatica udienza – non sono soddisfatto!”) e ad accettare quella di istituzioni canoniche. Da quel momento, il C. decise di non occuparsi mai più di filosofia, e, per piacere al papa, si dimise da segretario delle conferenze filosofiche dell’Arcadia (carica alla quale era stato chiamato nel febbraio del 1876). Si dedicò invece completamente alla giurisprudenza e nel settembre del 1880 gli fu affidata, sempre all’Apollinare, la cattedra di diritto pubblico, cui seguì, nel marzo dell’anno successivo, quella di testo canonico. Frutto dei suoi studi giuridici fa la pubblicazione, nel 1883, di due volumi di Institutiones iuris publici ecclesiastici (Roma s. d.), indubbiamente la sua opera più famosa e più fortunata (quarta edizione Roma 1906).
Avuto dal papa – 4 giugno 1884 – l’incarico di condurre uno studio sulle “relazioni teoriche e pratiche della Chiesa e dello Stato e sui conseguenti doveri dei cattolici nella società moderna”, il C. assolse al compito in poche settimane: nella relazione, che consegnò il 22 luglio, sosteneva, tra l’altro, la necessità della partecipazione dei cattolici alla vita politica. Anche il C., dunque, al pari di altri noti esponenti della Curia – si pensi, per esempio, ad un Domenico Jacobini e ad un Lucido Maria Parocchi – a contatto con l’ambiente conciliatorista e partecipazionista fiorito a Roma nella prima metà degli anni Ottanta intorno a Le Journal de Rome e a Le Moniteur de Rome di mons. Luigi Galimberti, e, soprattutto, alla Rassegna italiana, ne subì sensibilmente l’influsso, a scapito della primitiva fede intransigente.
Sempre nel 1884 – ai primi di gennaio – il C. fu nominato assistente ecclesiastico del Consiglio superiore della Gioventù cattolica (carica che tenne fino al 1901 e che gli permise di difendere con successo l’autonomia della Gioventù cattolica nei confronti dell’Opera dei congressi) e, a partire dall’anno successivo, fu tra i più assidui frequentatori della Unione per gli studi sociali, l’associazione fondata da mons. Domenico Jacobini nel 1885 per promuovere l’incontro e la discussione di studiosi italiani e stranieri sulla questione sociale. Nel frattempo, con la nomina a consultore della S. Congregazione dei Vescovi e regolari (16 marzo 1883), il C. aveva iniziato una fortunata carriera nella Curia romana.
Altri attestati e incarichi seguirono negli anni successivi (anche per la protezione – si diceva a Roma – di influenti personalità del mondo vaticano: dal Rampolla al Parocchi all’Agliardi): prelato domestico di Sua Santità (ottobre 1884), referendario della Segnatura (dal 14 genn. 1885), canonista della S. Penitenzieria e protonotario apostolico “ad instar participantium” (rispettivamente dal gennaio e dal giugno dello stesso anno), consultore della Congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari (dal 26 genn. 1886), prosegretario (dal 1893 al 1896) e segretario (dal 1896 al 1901) della medesima congregazione.
Continuando nella sua attività di studioso e di pubblicista, nel settembre del 1887 a Roma diede alle stampe le Nozioni di diritto pubblico naturale ed ecclesiastico (che furono successivamente tradotte in francese), ed esattamente un anno dopo scrisse, per incarico del cardinale Monaco La Valletta, un polemico opuscolo (Della natura di società giuridica e pubblica competente alla Chiesa, Roma 1888), contro il senatore e presidente del Consiglio di Stato Carlo Cadorna, autore a sua volta di un libretto (Il principio della rinascenza e uno strascico del Medio Evo, ossia la Conciliazione- transazione) nel quale aveva sostenuto la natura morale e non giuridica della Chiesa. Il 30 genn. 1888 fu nominato rettore dell’Apollinare e quella carica conservò fino al 1893. Negli ultimi anni del secolo aderì alle idee democratico-cristiane, sostenne Romolo Murri e ne appoggiò, diffondendola, la Cultura sociale. Successivamente, però, attenuò il suo entusiasmo per quelle idee, come dimostra la prima redazione della Graves de Communi, da lui abbozzata, nel 1900, per incarico di papa Leone XIII. Il 15 apr. 1901 fu creato cardinale con il titolo di S. Maria ad Martyres (Pantheon) e stabilì la sua residenza a palazzo Lante in piazza dei Caprettari. Con l’assunzione alla dignità cardinalizia, il C. vide moltiplicarsi gli incarichi di Curia (il 18 apr. 1901 gli furono “assegnate” le Congregazioni degli Affari ecclesiastici straordinari, del Concilio, dell’Indice e della Concistoriale; l’8 febbr. 1904 fu chiamato a far parte della Congregazione della Visita apostolica; il 19 marzo dello stesso anno fu nominato membro della commissione per la codificazione del diritto canonico) e i protettorati su Ordini e istituti religiosi.
Contemporaneamente alle sue attività curiali e pastorali, pubblicò a Roma nel 1906 due volumetti: La Massoneria. Quel che è, quel che ha fatto, quel che vuole (vi sosteneva, tra l’altro, la necessità che il laicato cattolico combattesse la massoneria attraverso una più attiva partecipazione alla vita politica, intanto in occasione delle elezioni comunali e provinciali, e poi, “quando la S. Sede giudicasse di concederne ai cattolici la licenza”, anche al momento delle elezioni politiche) e il De Concordato napoleonico pro Gallia. De articulis organicis. De Lege 9 dec. 1805.
Il C. morì improvvisamente a Roma nella notte tra il 28 e il 29 dic. 1906.
Altre opere del C.: Theses ex sacra scriptura, theologia universa et historia ecclesiastica quas defendendas suscipit F.C., diaconus bergomensis, Romae 1863; Dei vantaggi arrecati alla Rivelazione dalla filosofia. Dissertazione letta dal prof. don F. C. nella Pontificia accademia romana dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine il 12 giugno 1878, s.d.; Osserv. del can. F. C. sulla Religione dell’avvenire del conte T. Mamiani, Roma 1883; Il diritto divino e il dir. umano nella società, 2 ed., Roma 1892; Il 50º della definiz. dell’Immacolato Concepimento della Vergine Santissima. Prolusione letta nella solenne adunanza della Pontificia accademia tiberina il 19 genn. 1905 dall’e.mo card. F. C., Roma 1905.
Fonti e Bibl.: Serina (Bergamo), Arch. Cavagnis; Bergamo, Arch. d. Curia arcivescovile, Carte Cavagnis; Roma, Arch. dell’Azione cattol. italiana, Carte del Consiglio superiore della Gioventù cattolica; Archivio del Pontificio Seminario romano, in particolare buste V 82-86 (in questa ultima è contenuta una ined. Cronaca del Pontificio Seminario romano in continuaz. alla storia del medesimo pubblicata nel 1865: fu compilata dal C. alla fine del secolo e abbraccia il periodo 1856-1890); Roma, Archivio dell’Arciconfratemita dei Bergamaschi: fascic. Cavagnis; Venezia, Archivio dell’Opera dei congressi, Seminario patriarcale (in particolare 1 fondi Paganuzzi e Sandri); A. Bartolini, Tornata solenne tenuta in Arcadia il 21 aprile 1901 per la promoz. alla porpora degli emin. card. Luigi Tripepi e F. C., Roma 1901; A. Belotti, Alla mem. dell’em. card. F. C., Bergamo 1907; F. Belotti, Sulla tomba del card. C., Bergamo 1907; G. Adolfo, Il cardinale F. C., Roma 1907; F. Vistalli, Il cardinal C., Bergamo 1913; S. Rumor, Il cardinal C., Firenze 1914; F. Vistalli, Il cardinale A. Agliardi, Milano 1921, passim; E. Soderini, Il pontif. di Leone XIII, Milano 1933, 1, pp. 286-337; L. Dentella, I vescovi di Bergamo, Bergamo 1939, pp. 532-35; P. Belotti, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, Milano 1940, III, pp. 386, 404-501; F. Vistalli, Trittico di cardinali bergamaschi, Bergamo 1943, passim e soprattutto le pp. 69-115; A. Scola, C. F., in Enc. Catt., Roma 1949, III, col. 1192; F. Magri, L’Azione cattolica in Italia, Milano 1953, I, pp. 51, 299; II, p. 4; A. Gambasin, Il movim. sociale nell’Opera dei congressi (1874-1904), Roma 1958, p. 20; G. Martina, La prima redaz. dell’enciclica “Graves de Communi”, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XVI (1962), pp. 492-507; G. De Rosa, Storia del movim. cattol. in Italia, Bari 1966, I, p. 355; L. Bedeschi, Il modernismo e R. Murri in Emilia e in Romagna, Parma 1967, p. 125; Id., Riforma relig. e Curia romana all’inizio del secolo, Milano 1968, p. 260; M. Casella, Il card. Domenico Maria Giacobini (1837-1900), in Rass. stor. del Risorg., LVIII (1971), p. 591; D. Veneruso, La Gioventù cattol. e i problemi della società civile e polit. ital. dall’Unità al fascismo (1867-1922), in La Gioventù cattolica dopo l’Unità, 1868-1968, Roma 1972, pp. 82 ss.; A. Sindoni, La Gioventù cattolica in Sicilia, Le origini (1871-1906), ibid., p. 642; A. Fappani, Mons. Pietro Capretti, Brescia 1972, ad Indicem.