FELICE da Sambuca (al secolo Gioacchino Viscosi)
Nacque a Sambuca di Sicilia (Agrigento) il 13 ag. 1734, da Antonino e Laura Gullotta, penultimo di sette figli. Nel 1754 entrò nel convento dei padri cappuccini di Monte San Giuliano (oggi Erice), dove il 17 sett. 1755 indossò l'abito monacale con il nome di fra' Felice da Sambuca.
In assenza di precise testimonianze documentarie sul suo apprendistato artistico, i biografi. (Gambino, 1953; Risolvente, 1964, 1965; Giuliana Alajmo, 1965) hanno ipotizzato una prima formazione a Sciacca, alla scuola di Francesco Aversa, modesto pittore locale, seguita da un breve periodo di alunnato a Palermo presso la bottega di Olivio Sozzi. A più probabile invece, come ha proposto Siracusano (1986, 1990), che intorno al 1751 F. sia stato allievo del confratello padre Fedele da San Biagio, prolifico pittore dell'Ordine cappuccino siciliano e interprete della corrente accademica legata ai modi di S. Conca, dal cui linguaggio rigido e misurato si allontanò ben presto per elaborare una cifra stilistica del tutto personale, d'intensa emotività religiosa e caratterizzata spesso dai toni espressionistici e caricaturali, che rende facilmente riconoscibili le sue numerosissime opere. L'affresco di F. con il Transito di s. Giuseppe, oggi in gran parte cancellato dal tempo, e le sue prime tele a noi note, con Gesù nell'orto e i Quattro Evangelisti, furono eseguiti nel 1760 per il convento dei cappuccini di Sambuca di Sicilia. Nella sua città natale realizzò anche altri cicli di affreschi per le chiese di S. Caterina d'Alessandria, di S. Calogero, di S. Giuseppe, del collegio di Maria e dell'orfanotrofio.
Nel 1768 venne mandato a Roma dai superiori dell'Ordine in occasione della cerimonia di beatificazione del frate cappuccino siciliano Bernardo da Corleone. Durante questo soggiorno riuscì a completare una grande tela con Il beato Bernardo in gloria e cinque tondi ad olio con Fatti e virtù del beato (Cracas, Diario ordinario, 21 maggio 1768, pp. 3-8), oggi dispersi, mentre si conservano tuttora nella chiesa della Madonna della Concezione dei padri cappuccini l'Apparizione di Maria Vergine al beato Bernardo (Ibid., 5 giugno 1768, pp. 4-6) e due tele con La morte del giusto (la "buona morte") e La morte del peccatore (la "cattiva morte"), soggetti devozionali dal chiaro contenuto didascalico, molto richiesti dalla committenza religiosa e più volte replicati dal nostro pittore, i cui bozzetti sono attualmente custoditi nel convento dei cappuccini di Caltanissetta. Presso l'Istituto storico dei cappuccini di Roma si conservano quattro bozzetti con Storie di fra' Lorenzo da Brindisi, che sono stati attribuiti a F. (A. Mangiaracino, in Fra'F. daS., 1995, pp. 30, 34-37). Più che le suggestioni da Giovanni Lanfranco e da Guido Reni ravvisate da Schmidt (1985) sembra plausibile che la conoscenza delle opere romane di Gaspare Traversi abbia in qualche modo accentuato "la sua propensione verso certi aspetti di pittura di genere, fortemente legati al mondo della commedia popolare e dell'opera buffa" (Siracusano, 1986, p. 335). Si datano fra il 1770 e il '71 le tele per la cappella del beato Bernardo nella chiesa dei cappuccini di Burgio e la pala d'altare nella chiesa dei cappuccini di Castronovo, in Sicilia.
Nel 1777 il F. si recò in Toscana per interessamento di padre Luigi Sibaldi di Borgo a Buggiano (Pistoia), segretario e custode generale dell'Ordine cappuccino in Roma; si sa inoltre che venne ospitato nel vicino convento cappuccino di Torricchio e che nell'arco di poco meno di un anno, lavorando con una rapidità prodigiosa, portò a termine un gran numero di dipinti nelle località già citate, a Pistoia e in altri, non meglio specificati, conventi della Toscana. In particolare, per la chiesa di S. Pietro di Borgo a Buggiano, comunemente nota come santuario del Ss. Crocifisso, esegui le tele raffiguranti Quo vadis Domine, La guarigione del paralitico, S. Pietro liberato dal carcere, La caduta di Simon Mago, Un miracolo di s. Francesco di Paola;per il convento di Torricchio, nei pressi di Pescia, La Vergine in trono tra s. Bernardo da Corleone e s. Felice da Cantalice, Il martirio di s. Fedele da Sigmaringa e di s. Giuseppe da Leonessa, La coronazione di spine e l'Addolorata;per i cappuccini di Pistoia la Predica di un santo francescano e Il beato Bernardo da Offida, ora custodite nel seminario vescovile; infine, sempre nel territorio pistoiese, gli viene attribuita (Schmidt, 1985) la pala d'altare della parrocchiale di Collodi con La Vergine e il Bambino, s. Agata, s. Gerolamo e le anime purganti.
Queste opere, d'impianto compositivo piuttosto tradizionale, ma ricche di notazioni ambientali e di spunti teatrali di gusto decisamente popolare, notevoli per la non comune vivacità narrativa e per la forte carica espressionistica ma del tutto prive di agganci con la contemporanea pittura fiorentina e toscana, più che rifarsi ai modi di Giovan Battista Crespi mostrano sorprendenti concordanze stilistiche ed espressive con l'enfasi caricaturale di frate Stefano da Carpi, suo confratello emiliano, a conferma di un programma iconografico e didascalico comune all'Ordine cappuccino, che mirava a tradurre in un linguaggio chiaro e accattivante, comprensibile a tutti, i temi consueti della pittura devozionale.
Dopo il rientro in Sicilia, F. continuò a dipingere e a restaurare quadri (si trattava piuttosto di ridipinture) per chiese e conventi cappuccini, ma anche per altri Ordini religiosi della Sicilia occidentale; l'ampiezza della sua produzione "è da mettere in rapporto con la rapidità di esecuzione e con la tendenza, stimolata dai committenti, a ripetere frequentemente certi soggetti" (Patera, 1984, p. 547).
Fra i dipinti più significativi si ricordano: la Madonna di Loreto e una nutrita serie di tele (Storie della Passione di Cristo, la Maddalena, l'Addolorata, Davide, Geremia, Gesù Bambino appoggiato alla Croce, Madonna dei miracoli, Gesù Bambino, Madonna che vigila Gesù Bambino dormiente, Gesù Bambino e il beato Bernardo da Corleone) nel convento dei cappuccini di Sciacca; la Lavanda dei piedi nella chiesa cappuccina di Menfi; la Fede, S. Bartolomeo e s. Lorenzo, Cristo che appare a s. Calogero, S. Francesco che riceve le stimmate, La buona morte e La cattiva morte nella chiesa di S. Francesco di Naro (nella stessa città si conservano pure altre sue tele nella biblioteca Feliciana - S. Gregorio, Guarigione di Tobia, la Madonna delle Rose - provenientidalla chiesa delle benedettine); il ciclo dei dipinti con Episodi della vita del beato Bernardo, datati 1787, nella chiesa madre di Corleone; le Storie di s. Benedetto nella chiesa madre di Ciminna, altre tele (Sacro Cuore di Gesù, S. Chiara e santi, S. Francesco di Paola sorretto dagli angeli, Santi cappuccini, La buona morte, La cattiva morte) nel convento cappuccino di Alcamo.
Uno dei cicli pittorici più impegnativi e di maggiore interesse è costituito dalle cinque tele con Storie di s. Benedetto (S. Benedetto che libera un indemoniato, S. Benedetto resuscita il figliodi un contadino, Apparizione e miracolo di s. Benedetto, S. Benedetto presenta la regola, S. Benedetto, s. Scolastica e s. Mauro), eseguiti da F. all'incirca nel 1780 per la chiesa del monastero di S. Benedetto di Partanna (Trapani).
Ritenute disperse dopo il terremoto del 1968, ritrovate e attentamente studiate da Patera (1984), esemplificano al meglio, sia nell'uso vivace del colore sia nei ritmi compositivi e nelle tipologie dei personaggi raffigurati, i caratteri stilistici del suo singolare linguaggio pittorico.
Eseguì ancora una Fuga in Egitto per l'oratorio di S. Anna di Salemi, a Licata le tele per la chiesa di S. Maria La Nova (Sacro Cuore e santi, Madonna fra s. Filippo Neri, le ss. Rosalia, Lucia e Agata e il beato Tomasi) e per la chiesa dei cappuccini (Madonna con il Bambino e ss. cappuccini), ora nel palazzo comunale, e tre grandi monocromi per l'infermeria del convento dei cappuccini di Palermo. Fra le ultime sue opere sono le grandi pale d'altare della chiesa dell'Addolorata di Marsala, datate 1790, raffiguranti S. Filippo Benizi e s. Giuliana Falconieri, Il Sacro Cuore e i ss. Francesco e Filippo Neri, Tobia, Tobiolo e l'angelo. Per le strette affinità stilistiche con le sue opere certe, gli viene attribuito un S. Marco Evangelista del palazzo comunale di Monreale.
F. trascorse gli ultimi anni della sua vita nel convento dei cappuccini di Palermo, dove lasciò molti suoi dipinti (si ricordano Salvator Mundi, S. Antonio da Padova, Madonna della Misericordia, Il beato Bernardo da Offida, Ritratto di Lorenzo Acquaviva arcivescovo di Napoli), e dove morì il 14 ott. 1805.
Fonti e Bibl.: Antonino da Castellammare, Storia dei frati minori cappuccini della provincia di Palermo, IV, Palermo 1926, pp. 169-172; E. Gambino, Nella luce dei grandi: fra F. da S. cappuccino, pittore del '700, Palermo 1953;Gandolfo da Polizzi, Fra F. daS., in Fiamma serafica [Palermo], 1955, nn. 8-9, pp. 12 s.; M.Risolvente, Fra F., pittore del Settecento, in La Voce di Sambuca, ottobre 1964, pp.2 s.;gennaio-marzo 1965, pp. 22-25;Id., Nuovirilievi archivistici su fra F., ibid., apr. 1965, pp. 7 s.; A. Giuliana Alajmo, Precisazioni sull'attività di fra' F. daS., ibid., apr. 1965, pp. 15 s.; G. A. Marchese, Fra F. daS., in IlDomani (Palermo), marzo 1973, pp. 2 s.; Il Museo francescano (catal.), a c. di P. Gerlach - S. Gieben - Mariano d'Alatri, Roma 1973, p. 36; A. Paolucci, Un pittore "popolare" del XVIII secolo in Toscana, in Paragone, XXV (1974), 293, pp. 76-82; P. F. Farella, Fra F. daS., in Fiamma serafica, [Palermo], 975, pp. 99-103; 10, pp. 126 ss.; B. Patera, Fra F. ritrovato, in Iconografia benedettina in Sicilia (catal.), Palermo 1981, pp. n. n.; Id., Idem, in Scritti di storia dell'arte in onore di R. Salvini, Firenze 1984, pp. 545-549; A.M. Schmidt, Fra F. daS., in Le arti in Sicilianel Settecento. Studi in mem. di M. Accascina, Palermo 1985, pp. 533-552; C. Siracusano, La pittura del Settecento in Sicilia, Roma 1986, pp. 335-338 (con bibl. precedente); A. M. Schmidt, Rapporti fra D. Provenzani e frate F. daS., in D. Provenzani "pittore dei Lampedusa" e la pittura in Sicilia del sec. XVIII, Palermo 1988, pp. 211-228;M. C. Gulisano, in XIV catalogo di opere d'arte restaurate (1981-1985), Palermo 1989, pp. 145-148;G. Bongiovanni, Settecento pittorico: sembiante barocca e ragione classica, in L'anno di Guglielmo. Monreale, percorsi tra arte e cultura, Palermo 1989, pp. 308 s.; C. Siracusano, La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1990, pp. 524, 530, 714;G. Davì, in Pittura a Licata dal XVI al XIX secolo, Palermo 1995, p. 83; Fra' F. DaS., a cura di A. Mangiaracina, Sciacca 1995; Diz. dei siciliani illustri, Palermo 1939, p. 216; L. Sarullo, Diz. degli artisti siciliani, II, Pittura, Palermo 1993, pp. 195 s.;R. Sinagra, ibidem, pp. 196 s.