LATTUADA, Felice
Nacque il 5 febbr. 1882 a Morimondo (Milano) da Luigi e da Francesca Canterio. Dopo aver insegnato alle scuole elementari, frequentò il conservatorio di Milano dal 1907 quale allievo di Giusto Zampieri e Vincenzo Ferroni, con cui si diplomò in composizione nel 1911 presentando una Sinfonia romantica. Già nel 1909 era stato eseguito un suo quartetto in re minore, con il quale vinse il concorso Certani di Bologna nel 1918, e che, pubblicato da Ricordi, fu presentato dal Quartetto Poltronieri al teatro del Popolo di Milano il 9 apr. 1926. Alla musica da camera avrebbe ancora dato un secondo quartetto in fa maggiore, eseguito dallo stesso prestigioso ensemble nella medesima sede milanese il 3 maggio 1929, e una sonata per violino e pianoforte, che nel suo catalogo figurano accanto ad alcune liriche e diversi pezzi pianistici (tra cui una serie di Preludi, pubblicati da Suvini Zerboni).
Il centro dell'attività creativa del L. è costituito però dall'opera lirica. L'esordio avvenne il 23 nov. 1922 al teatro Dal Verme di Milano, con la rappresentazione de La tempesta, un prologo e tre atti di Arturo Rossato dalla commedia fantastica di W. Shakespeare.
Diretta da Sergio Failoni, con interpreti Benvenuto Franci (Il Re dell'Isola), Hina Spani (Miranda), Jesus Gaviria (Fernando), Antonio Righetti (Calibano), Laura Pasini (Ariel) e Giuseppe Menni (L'usurpatore), l'opera colse un buon successo, sottolineato da critiche almeno parzialmente favorevoli di G. Cesari (Corriere della sera) e C. Gatti (L'Illustrazione italiana, dicembre 1922). Ciò nonostante, all'indomani della prima Alceo Toni osservò sul Popolo d'Italia che la fatica del librettista "è da considerarsi, dal punto di vista della traduzione poetica, come una riduzione per mandolino e chitarra di una sinfonia di Beethoven" e "il commento musicale ne supera la portata espressiva snaturandola", con una "tonalità magniloquente", una partitura "stracarica di suoni e sovrabbondante di sonorità […]. Nella Tempesta la musica è un continuo ansimare. La progressione è il suo ritmo; il fortissimo il suo effetto. Ne consegue da ciò un'uniformità espressiva che livella ed uguaglia episodi e persone […], i pochi temi che vi serpeggiano dentro risentono, troppo evidentemente, dell'influenza straussiana. Straussiana pure è la maniera dell'istrumentale, con l'uso esasperato ed esasperante degli ottoni" (Toni, 1931, pp. 117-119). Pubblicata inizialmente da Ricordi (Milano 1922), poi da Sonzogno, La tempesta fu ripresa alla Scala nel 1942, diretta da Angelo Questa, e alla RAI di Milano nel 1961, diretta da Arturo Basile.
Il 21 febbr. 1924 andò in scena a Genova un'altra opera del L., Sandha (composta già nel 1915), tragedia indiana in un atto dello scapigliato Ferdinando Fontana, già autore dei primi due libretti musicati da G. Puccini.
Lo spettacolo, andato in scena al teatro Carlo Felice di Genova per cinque sere, diretto da Franco Capuana con la partecipazione di Carlo Tagliabue, ebbe un esito discreto, dovuto, pare, essenzialmente alla protagonista, il soprano Ersilde Cervi Caroli, grande attrice lirica: "l'unico applauso veramente sentito e unanime che ebbe l'opera a scena aperta, è a lei dovuto, dopo l'a solo che comincia col verso "L'assiduo rimpianto per la triste sventura"" (Caffaro, 22 febbr. 1924). Sandha venne ripresa solamente nel 1967 al teatro Nuovo di Milano nella stagione dell'Associazione lirico-concertistica.
Il 9 febbr. 1929 il L. approdò alla Scala con Le preziose ridicole, commedia lirica in un atto di Rossato tratta dall'omonima commedia di Molière. Diretta da Gabriele Santini, la compagnia annoverò Mafalda Favero ed Ebe Stignani nelle parti delle "preziose", Jan Kiepura, Edoardo Faticanti e Salvatore Baccaloni; l'opera ottenne un successo memorabile coronato da tre repliche, la ripresa nella successiva stagione scaligera (8 marzo 1930) e un numero notevolissimo di allestimenti nei principali teatri italiani ed esteri.
Il segnale per un generale ritorno alla commedia, dato dal Falstaff verdiano nel 1893, aveva riportato alla ribalta musicale anche il teatro di Molière: da Il signor di Pourceaugnac di A. Franchetti (1897) all'Amoremedico di E. Wolf-Ferrari (1913), da Il borghese gentiluomo di R. Strauss (1912-17) a Sganarell di W. Grosz (1925), da Sganarelle di R. Wagner-Régeny (1929) a Georges Dandin di M. d'Ollone (1930). Se Rossato, nel nostro caso, si mostra influenzato dai cascami di sdrucciole del Falstaff, il L. si muove nei consolidati binari del Wolf-Ferrari goldoniano.
Non ne consegue una novità clamorosa, dunque, ma un'abile e gradevole miscela di settecentismo stilizzato (particolarmente esplicito nella corrente e nella sarabanda) e di autentico spirito da opera buffa, che ha guadagnato all'operina immediati consensi: le tappe più significative furono Buenos Aires (19 ag. 1929), Roma, Parma, Praga, Berlino, New York (1930), Bruxelles e Torino (1932), La Valletta, Trieste, Alessandria d'Egitto e il Cairo (1935), L'Aja e Rotterdam (1937), Napoli e San Remo (1940), Venezia (1951). Il 18 genn. 1991 il figlio Alberto Lattuada mise in scena Le preziose ridicole - in una versione per orchestra da camera a cura di Giacomo Zani - al teatro Rossini di Lugo di Romagna, produzione documentata anche in cd (Ermitage ERM 404, del 1991).
Nel 1928 il L. era risultato vincitore del concorso bandito dal ministero della Pubblica Istruzione, nella cui giuria figuravano, tra gli altri, P. Mascagni, F. Alfano e A. Casella. Il 18 maggio 1929 l'opera premiata, Don Giovanni, tragedia in quattro atti di Rossato tratta da Don Juan Tenorio di J. Zorrilla, andò in scena al teatro S. Carlo di Napoli, diretta da F. Salfi. Per S. Procida la musica "è attiva, naturalmente descrittrice, elegante di ritmi, e impetuosa di tavolozza sinfonica" (Il Mezzogiorno, 19-20 maggio 1929); il L. aveva completato la partitura già nel 1922, e il linguaggio, prima dello "snellimento" delle Preziose ridicole, è ancora quello di una sorta di postverismo veemente e focoso, con ampie concessioni al colore locale spagnolo. Don Giovanni fu ripreso il 19 apr. 1934 alla Scala, diretto da Franco Ghione, nel 1938 al Castello Sforzesco di Milano e nel 1952 al teatro Mediterraneo di Napoli, sotto la direzione di Argeo Quadri. Il 20 dic. 1931 Bernardino Molinari eseguì il poema sinfonico del L., La consacrazione del bardo all'Augusteo di Roma. Dal 1935 fino alla morte il L. diresse la Civica Scuola di musica di Milano. Con l'opera successiva tornò ancora alla commedia: La caverna di Salamanca, intermezzo comico in un atto e due quadri di Valentino Piccoli, da Cervantes, andò in scena il 1° marzo 1938 al Carlo Felice di Genova, sotto la direzione di Fernando Previtali, con Magda Olivero nella parte di Leonarda. Visto il successo genovese, apprezzato anche dal giovane Remo Giazotto in veste di critico de Il Secolo XIX (2 marzo 1938: "buono il procedimento strumentale, […] mano particolare e sapiente"), l'opera fu riproposta nel 1942 al Comunale di Firenze, diretta da Antonino Votto, e all'EIAR (Ente italiano per le audizioni radiofoniche) di Torino; nel 1953 seguì una produzione della RAI di Milano (direttore Arturo Basile), nel 1956 un allestimento al Municipale di Reggio Emilia e nel 1958 al Nuovo di Milano.
Negli anni Quaranta e Cinquanta il L. si cimentò ripetutamente con la musica per film, componendo i commenti sonori per alcuni film del figlio Alberto (tra cui la pellicola di debutto, Giacomo l'idealista, 1943), per proseguire con Il bandito (1946), Il delitto di Giovanni Episcopo (1947), Luci del varietà (1950-51, diretto insieme con F. Fellini), Il cappotto (1952) e La lupa (1953).
Nel dopoguerra il L. tornò anche alla musica sinfonica, scrivendo nel 1946 Preludio e fuga in mi bemolle maggiore per grande orchestra, eseguito il 30 maggio 1948 all'Accademia di S. Cecilia a Roma e pubblicato da Suvini Zerboni. Nel 1951 apparve a Bologna la sua autobiografia La passione dominante, apprezzata da Gianandrea Gavazzeni "per l'autenticità e la scrittura diretta" (Casa musicale Sonzogno…, I, p. 19); il 29 marzo 1953 Matteo Glinski diresse Cimitero di guerra nel salone dei Cinquecento di palazzo Vecchio a Firenze, nell'ambito della stagione sinfonica del teatro Comunale; al 1954 risalgono le Impressioni sinfoniche, mentre la sua ultima opera, la tragedia Caino, su libretto proprio e di G. Zambianchi tratto da Byron, fu rappresentata al teatro alla Scala di Milano il 10 genn. 1957. Diretto da Nino Sanzogno, messo in scena da Mario Frigerio e Nicola Benois, cantato da un cast comprendente Dino Dondi e Aldo Bertocci, quest'atto unico colse un discreto successo (due repliche), che mostrò il L. ancora sulle orme del melodramma ottocentesco, rievocato con "un paesaggio sonoro wagneriano-straussiano, non immune da elementi di provenienza mussorgskiana, ricevuti, magari, tramite le esperienze dell'ultimo Puccini" (T. Celli in Il Corriere d'informazione, 11-12 genn. 1957).
Il L. morì a Milano il 2 nov. 1962.
Fonti e Bibl.:La Cronaca musicale, 1909, nn. 7-8, pp. 235 s.; A. Toni, "Le preziose ridicole" di L. e Rossato, in La Propaganda musicale, 15 febbr. 1929, p. 4; A. Procida, "Don Giovanni" di F. L. e A. Rossato, al S. Carlo di Napoli, in Musica d'oggi, XI (1929), 6, pp. 270 s.; A. Toni, Strappate e violinate, Milano 1931, pp. 116-122; C. Gatti, Venti anni di concerti al teatro del Popolo di Milano, Milano 1941, pp. 45, 85; I. Kolodin, The story of the Metropolitan Opera 1883-1950, New York 1953, p. 419; L. Pinzauti, Il Maggio musicale fiorentino dalla prima alla trentesima edizione, Firenze 1967, pp. 303, 358; A. Fino, La Civica Scuola di musica di Milano…, Milano 1978, ad nomen; G. Gualerzi - C. Marinelli Roscioni, 50 anni di opera lirica alla Rai 1931-1980, Torino 1981, pp. 43, 50, 66, 89, 105, 128, 169; F. Nicolodi, Musica e musicisti nel ventennio fascista, Fiesole 1984, pp. 22 s., 292, 334-336; R. Zanetti, La musica italiana nel Novecento, Busto Arsizio 1985, pp. 864-866; Gli anni dell'Augusteo. Cronologia dei concerti 1908-1936, a cura di E. Zanetti - A. Bini - L. Ciancio, Roma 1990, p. 184; S. Cappelletto, Pochi palpiti, Preziose ridicole. Il regista Lattuada ha messo in scena a Lugo di Romagna l'opera del padre, in La Stampa, 20 genn. 1991, p. 30; D. Courir, Segreti e risate: festa a Lugo, in Corriere della sera, 20 genn. 1991; J. Streicher, Casanova, Mystik und Feminismus. Von F. Alfano bis D. Maraini: Don Giovanni in Italien, in Europäische Mythen der Neuzeit: Faust und Don Juan, a cura di P. Csobádi et al., Anif 1993, pp. 299-314; B. Donin-Janz, Zwischen Tradition und Neuerung: Das italienische Opernlibretto der Nachkriegsjahre (1946-1960), Frankfurt a.M. 1994, pp. 69 s.; Casa musicale Sonzogno. Cronologie, saggi, testimonianze, Milano 1995, I, pp. 18 s., 430 s.; II, pp. 329-338; G. Marinuzzi, Tema con variazioni. Epistolario artistico di un grande direttore d'orchestra, a cura di L. Pierotti Cei Marinuzzi - G. Gualerzi - V. Gualerzi, Milano 1995, p. 544; A. Orlandini, "Io son l'umile ancella". La figura e l'arte di Ersilde Cervi Caroli, Parma 1999, pp. 90, 213; F. Dorsi - G. Rausa, Storia dell'opera italiana, Milano 2000, p. 615; E. Speranza, "Una pianta fuori clima": caratteri, forme, stili e modelli del quartetto per archi in Italia tra il 1870 e il 1924, tesi di dottorato, Roma, Università degli studi La Sapienza, 2001, p. 284; A. De Angelis, L'Italia musicale d'oggi. Diz. dei musicisti, Roma 1928, p. 274; E. Comuzio, Colonna sonora. Diz. ragionato dei musicisti cinematografici, Roma 1992, p. 311; Diz. dell'opera, a cura di P. Gelli, Milano 1996, pp. 1008 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 816 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 317; I titoli e i personaggi, I, p. 278 (per La caverna di Salamanca), II, p. 596 (per Le preziose ridicole); The New Grove Dict. of opera, II, p. 1107; III, p. 1093; IV, p. 685; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XIV, pp. 357 s.