Orsini, Felice
Patriota (Meldola, Forlì, 1819 - Parigi 1858). Figlio di un ex ufficiale napoleonico, fece i suoi primi studi a Imola. Nel 1836, ritenuto colpevole dell’uccisione di un domestico dello zio, fu dapprima condannato a sei mesi di carcere e poi rimesso in libertà. Laureatosi in giurisprudenza a Bologna nel 1843, in quegli anni fu tra i protagonisti della cospirazione repubblicana cittadina e promotore delle attività delle sette segrete. Arrestato nel 1844 per aver redatto un piano rivoluzionario, fu condannato alla galera a vita ma fu liberato nel luglio 1846 grazie all’amnistia concessa da Pio IX. Recatosi in Toscana, partecipò alle agitazioni dei gruppi più radicali e pubblicò uno scritto anonimo, Alla gioventù italiana (1847), nel quale esortava all’azione e alla battaglia per la libertà le nuove generazioni. Nella guerra del 1848 partecipò volontario alla difesa di Venezia e fu eletto poi deputato alla Costituente romana. Inviato commissario a Terracina e Ancona, vi ristabilì l’ordine dopo il verificarsi di alcuni episodi di rivolta. Successivamente fu ad Ascoli Piceno dove represse il brigantaggio. Caduta la Repubblica romana, Orsini si recò a Nizza dove entrò in amicizia con l’intellettuale russo Aleksandr Herzen e si dedicò alla scrittura delle Memorie e documenti intorno al governo della Repubblica romana (1850). Nella prima metà degli anni Cinquanta, in accordo con Mazzini, con il quale aveva stretto forti legami politici, organizzò la fallita insurrezione del febbraio 1853 a Milano e i moti rivoluzionari di Sarzana (1853) e della Valtellina (1854), anch’essi risoltisi in un insuccesso. Incaricato da Mazzini di organizzare una nuova insurrezione a Milano, fu arrestato nel dicembre 1854 a Hermannstadt, in Ungheria. Prigioniero nel castello di Mantova, Orsini riuscì a entrare in contatto con alcuni amici di Zurigo che lo aiutarono in una fuga rocambolesca da una delle più inaccessibili e sicure prigioni austriache. Dopo una breve sosta a Genova e a Zurigo si stabilì in Inghilterra dove pubblicò una prima versione delle sue memorie, Memoirs and adventures (1857), che l’anno successivo furono tradotte in italiano con sostanziali modifiche e integrazioni (Memorie politiche). Distaccatosi progressivamente da Mazzini, del quale criticava ormai, per inadeguatezza, sia i metodi sia i programmi, Orsini, rimasto convinto repubblicano, individuava in Napoleone III, garante dell’assetto dispotico europeo, il responsabile delle condizioni italiane. L’attentato contro l’imperatore, organizzato con l’aiuto di Carlo Di Rudio, Antonio Gomez e Giovanni Andrea Pieri, ebbe luogo il 14 gennaio 1858 mentre il sovrano si recava all’Opéra di Parigi. Le bombe provocarono una strage (numerosi morti e moltissimi feriti), ma lasciarono illeso Napoleone III. Arrestato, dal carcere Orsini scrisse due lettere all’imperatore nelle quali, pentito, condannava il ricorso al terrorismo e lo esortava a impegnarsi per l’indipendenza dell’Italia, al fine di garantire la pace e la sicurezza in tutta Europa. Condannato a morte, Orsini fu ghigliottinato il 13 marzo a Parigi insieme a Pieri.