POLANZANI, Felice
POLANZANI, Felice. – Nacque nel borgo di Noale (Venezia) da Orsola e da Francesco Polanzani; venne battezzato il 15 agosto 1712 nella parrocchia dei Ss. Felice e Fortunato (Lo Giudice, 2014, p. 14).
Non si hanno notizie certe intorno alla sua formazione; Giannantonio Moschini (1924) lo dice sia pittore sia incisore e indica come suo maestro Marco Alvise Pitteri, ma non si hanno prove né a sostegno dell’attività pittorica, né dell’alunnato presso il celebre bulinista. Ciò che risulta invece sicuro è che il giovane Polanzani, attorno alla metà del terzo decennio del secolo, fu attivo a Venezia nel campo della produzione cartografica, lavorando per i maggiori editori operanti in laguna.
Sue, tra le molte incisioni del periodo, sei carte per La storia de’ giudei di Humphrey Prideaux, edita nel 1738 da Giambattista Pasquali, la Carta del Circolo di Sassonia superiore del 1740 per il nono volume della prestigiosa opera Lo stato presente di tutti i paesi e popoli del mondo di Thomas Salmon, uscita dai torchi di Giambattista Albrizzi, e, del medesimo anno, la Carta del territorio vicentino e la Carta corografica del lago di Lugano per il primo volume dell’Architettura di Andrea Palladio, pubblicata da Angelo Pasinelli.
Un’altra informazione riguardo ai suoi esordi la fornisce Tommaso Temanza, il quale nel suo Zibaldone scrisse che il noalese nel 1739 fu attivo a Venezia come «intagliatore di lettere» (Gallo, 1941, p. 23) professione che portò avanti per tutto l’arco della sua vita.
Momento di svolta della sua carriera furono gli anni Quaranta, quando Polanzani cominciò a cimentarsi nella traduzione di ritratti. Risalgono al 1744 tre tavole raffiguranti Teste di carattere, tratte da dipinti di Giuseppe Nogari, commissionate dal conte Francesco Algarotti e lodate da quest’ultimo per il loro carattere pittorico, effetto raggiunto dall’autore grazie a un sapiente utilizzo congiunto di acquaforte e bulino. L’anno successivo venne chiamato a collaborare a una delle imprese editoriali più celebri del Settecento, la Gerusalemme liberata, pubblicata da Giambattista Albrizzi e adorna di un sontuoso apparato iconografico ideato da Giambattista Piazzetta. Polanzani fu incaricato di eseguire l’antiporta con il bel Ritratto di Maria Teresa d’Austria, dedicataria del volume.
Nel 1745 partì per Roma chiamato per incidere alcune carte geografiche (Bianconi, 1779) e secondo Moschini (1924) divenne maestro d’intaglio presso l’ospizio di San Michele a Ripa. La prima opera che eseguì, arrivato nell’Urbe, fu la serie Icones aliquot quas olim ex operibus equitis Antonii van Dyck, edita nel 1745.
Si tratta di diciotto acqueforti raffiguranti personaggi illustri vissuti tra Cinquecento e Seicento che riproducono alcune delle stampe del celebre volume Icones, principum, virorum, pictorum, calcographorum uscito ad Anversa nel 1645, contenente cento ritratti incisi da disegni di Antoon van Dyck. Promotore dell’opera fu il chierico Camillo Tacchetti, collezionista d’arte e miniaturista dilettante che prese Polanzani sotto la sua ala protettiva e del quale l’artista incise, sempre nel 1745, un bel ritratto da un dipinto di Pierre Subleyras.
Nei primi anni di permanenza romana, Polanzani fu chiamato a incidere numerose antiporte: tra queste l’effige di Francesco Bianchini per l’edizione dell’Istoria universale pubblicata dalla stamperia De Rossi nel 1747. Fu inoltre chiamato a collaborare a due importanti imprese calcografiche edite a Napoli e a Firenze. Per la prima, Narrazione delle solenni, reali feste fatte celebrare in Napoli…, pubblicata nel 1749, eseguì una tavola raffigurante la Sala del Palazzo reale di Napoli apparata per la festa di ballo in maschera da un’invenzione di Vincenzo Ré, mentre per la seconda, Pitture del salone imperiale del Palazzo di Firenze…, edita nel 1751, si cimentò nella trasposizione su rame di due affreschi di Giovanni da San Giovanni e di Ottavio Vannini per le sale di palazzo Pitti, raffiguranti Lorenzo il Magnifico ristoratore e Michelangelo Buonarroti presenta a Lorenzo il Magnifico una Testa di fauno scolpita.
Del 1750 è la sua opera più celebre, il ritratto dell’amico Giambattista Piranesi, eseguito magistralmente utilizzando un ordito incrociato in tutti i sensi e sapienti modulazioni della morsura. L’architetto veneto inserì la tavola come frontespizio delle Opere varie del 1750 e successivamente come antiporta del primo volume delle Antichità romane del 1756.
Nel 1756 Polanzani ottenne il prestigioso incarico di eseguire la traduzione su rame di ventidue disegni di Jacques Stella raffiguranti le storie della Vita della Vergine, arrivati nella collezione del frate cappuccino Gaetano Minossi come invenzioni di Nicolas Poussin. La serie di stampe, se da un lato testimonia il grado di apprezzamento che l’incisore raggiunse nell’ambiente artistico romano, dall’altro, a causa di un segno schematico e poco sfumato, risulta una delle opere meno riuscite dal punto di vista tecnico.
In quegli anni di grande attività Polanzani fu inoltre impegnato nell’incisione di opere da Gérard de Lairesse, Annibale Carracci, Pier Francesco Mola, Giuseppe Bottani e altri, nell’esecuzione di carte geografiche, tra le quali spicca la Nuova carta geografica dello Stato Ecclesiastico del 1755, di due Vedute di S. Pietro da Francesco Pannini, del 1764-65, e di una tavola intitolata Metodo per formare l’entasi secondo le proporzioni pedane, per il volume Le rovine di Pesto detta Posidonia, la cui decorazione fu ideata ed eseguita probabilmente tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo, ma che venne pubblicato a Venezia solo nel 1784 (Giovanni Volpato, 1988, p. 112).
Accanto a queste collaborazioni, Polanzani continuò a esercitare la professione di intagliatore di lettere. Il risultato più importante ottenuto in questo campo fu il libello calligrafico La penna da scrivere all’uso corrente, edito nel 1767 da Pietro Samonati. Dall’inizio degli anni Settanta l’intaglio di lettere fu l’unico campo in cui si cimentò, lavorando assiduamente per la Calcografia camerale apostolica (Lo Giudice, 2014, pp. 179 ss.)
Morì a Roma dopo il 1780.
Fonti e Bibl.: G.L. Bianconi, Elogio storico del cavaliere Giovanni Battista Piranesi, celebre antiquario ed incisore di Roma, in Id., Opere del consigliere Gian Lodovico Bianconi bolognese, ministro della corte di Sassonia presso la Santa Sede,II, Roma 1779, Milano 1802, p. 129; G.K. Nagler, Neues allgemeines Künstlerlexikon, VI, München 1841, pp. 458 s.; H. Focillon, Giovanni-Battista Piranesi. 1720-1778, Paris 1918 (trad. it. a cura di A. Calvesi - M. Monferini, Roma 1967, p. 13); G. Moschini, Dell’incisione a Venezia, Venezia 1924, p. 97; R. Gallo, L’incisione del ’700 a Venezia e a Bassano, Venezia 1941, p. 23; A. Blunt, Jacques Stella, the De Masso family and falsifications of Poussin, in The Burlington magazine, CXVI (1974), pp. 744-751; Giovanni Volpato 1735-1823 (catal.), a cura di G. Marini, Bassano Del Grappa 1988, p. 112; C. Lo Giudice, Avvio per Felice Polanzani, in Arte in Friuli, arte a Trieste, XXX (2011), pp. 83-104; M. Ingendaay Rodio, ‘I migliori pennelli’. I marchesi Gerini mecenati e collezionisti nella Firenze Barocca. Il palazzo e la galleria. 1600-1825, Milano 2013, I, pp. 363 s., II, pp. 193 s.; C. Lo Giudice, F. P.: incisore tra Venezia e Roma, Padova 2014.