QUAGLINO, Felice
QUAGLINO, Felice. – Nacque a Zubiena, nel Biellese, allora provincia di Novara, il 21 agosto 1870 da Felice e da Teresa Debernardi.
Come era in uso in molte famiglie di contadini impoveriti, Felice fu costretto a lasciare la scuola a dieci anni, quando divenne apprendista muratore. In seguito si trasferì a Torino, dove frequentò i corsi serali alla scuola tecnica S. Carlo. A 14 anni si iscrisse all’associazione di categoria prendendo parte attiva sia alle agitazioni sia alle riunioni organizzative dei muratori torinesi, le cui condizioni di vita erano fonte di preoccupazione anche per le autorità. Nel 1886, in occasione di uno sciopero venne arrestato e rimandato nella sua provincia di origine, ma nove anni dopo era iscritto al Partito socialista torinese, per il quale lavorava attivamente. Nel 1895 fondò e divenne segretario della prima lega di resistenza degli edili del capoluogo piemontese, impegnati anche sul fronte internazionale a causa della forte ripresa migratoria verso la Svizzera.
Tipica figura di militante sindacale autodidatta, divenne rapidamente un leader nel fuoco della lotta e dell’autorganizzazione, battendosi per la costituzione di una federazione nazionale degli edili che rimase, tuttavia, a lungo incagliata nelle divisioni interne rispetto all’opportunità di provvedere finanziariamente agli scioperanti.
Il 4 aprile 1896 sposò a Torino Alinda Mandosso (nata a Bianzè nel 1868 e morta a Ivrea nel 1957) con la quale ebbe tre figli: Margherita (1902), Giovanni (1903) e Ballina (1904).
Fra il dicembre 1898 e il 1900 prese parte alla fondazione della Federazione italiana fra gli addetti alle arti edili (FIAE), erede della Federazione muraria ed editrice del periodico L’Edilizia: ne divenne segretario stipendiato nel 1901 (quando fece assumere come impiegato anche il fratello Giovanni) e si dedicò alla propaganda politico-sindacale, che rappresentò una delle sue passioni, anche attraverso la stesura di brevi racconti metaforici; promosse l’idea che il movimento dovesse lavorare sulla base di dati conoscitivi precisi delle condizioni di vita e di lavoro degli edili, promuovendo quindi il superamento della fase del cosiddetto socialismo dei professori. Nel 1905 al V congresso delle Camere del lavoro, pur non mancando di rimarcare che la democrazia sui luoghi di lavoro dovesse essere la premessa per le richieste rivendicative, relazionò sull’emigrazione, altro tema centrale di tutto il suo percorso politico-sindacale.
Nel 1906 fu uno dei promotori della Federazione regionale piemontese delle leghe, mutue e cooperative; negli stessi mesi fu parte attiva nella costruzione della Confederazione generale del lavoro (CGdL), di cui fu eletto membro del comitato direttivo. Anche in quell’occasione Quaglino dimostrò la propria afferenza al socialismo riformista scontrandosi con i sindacalisti rivoluzionari, che lo fecero segno di una campagna polemica a causa soprattutto della sua tattica a favore della prevenzione dello sciopero. Quaglino vinse questa battaglia anche grazie a un referendum indetto sulla sua persona dal Comitato centrale della Federazione edilizia presso tutte le sezioni italiane (Il referendum per le dimissioni di Felice Quaglino, in Corriere della sera, 9 gennaio 1909). Per molti anni lavorò a stretto contatto con l’industrialista Rinaldo Rigola del quale condivise la prospettiva di formare un partito del lavoro; ciononostante nel 1907 partecipò al VII Congresso della seconda Internazionale di Stoccarda, dove fu decisa una stretta collaborazione fra socialisti e sindacati; su questa linea, ma mantenendo ferma la sua richiesta di autonomia del sindacato, relazionò durante il II congresso confederale di Modena, mentre coerentemente non patrocinò lo sciopero generale richiesto pressantemente dai lavoratori torinesi nel 1907. La sua relazione introduttiva all’VIII Congresso nazionale della FIAE, nel marzo del 1910, fu uno dei «documenti più completi e più organici delle direttive del riformismo sindacale» (Pepe, 1997, p. 304).
Nel marzo del 1909 era stato eletto per la prima volta deputato nel collegio di Biella, provocando per reazione le dimissioni dei consiglieri comunali liberali del capoluogo. I temi di discussione da lui proposti in Parlamento furono quasi tutti legati alla sua attività sindacale, mentre la campagna elettorale venne giocata sull’allargamento del suffragio e sulla lotta contro le spese militari. Rimase alla Camera ininterrottamente fino al 1924, mentre sedette in rappresentanza di S. Salvario nel Consiglio provinciale di Torino dal 1907 al 1914 e a lungo anche in Consiglio comunale.
Nel 1912 fu nominato rappresentante del sindacato nel Consiglio superiore dell’emigrazione e nel Consiglio superiore del lavoro. Nello stesso anno, al congresso di Reggio Emilia del Partito socialista italiano si schierò per la censura dei ‘destri’, ma contro la loro espulsione dal Partito.
Nel frattempo, il suo impegno nella CGdL divenne sempre più pressante in favore di scioperi volti a rimarcare la necessità che gli industriali assumessero manodopera organizzata sul modello di quanto già avveniva nel Biellese, dove aveva promosso la creazione di scuole professionali.
Nel 1914 fu relatore al IV congresso confederale sul problema della disoccupazione, proponendo un preciso programma di opere pubbliche; battaglia che proseguì durante tutta la durata del conflitto mondiale, a cui si oppose fino a essere arrestato negli scontri di Torino del 17 maggio 1915. Impegnato successivamente come delegato sindacale presso il ministero della Guerra, nel 1918 sostenne apertamente che i socialisti avrebbero dovuto aiutare il Paese nello sforzo per la ricostruzione e parallelamente far convergere l’universo «resistenziale» con quello cooperativistico allo scopo di condurre all’assunzione diretta dei mezzi di produzione da parte dei lavoratori organizzati. Nel primo dopoguerra si distinse per la condanna dell’occupazione delle fabbriche, a cui oppose un diverso progetto, assumendo nel 1921 la presidenza della Federazione italiana cooperative edili (FICE).
Insieme a Rigola, perseguendo gli obiettivi della nuova federazione, immaginò di contrastare il fascismo nascente e successivamente il ‘governo nazionale’ di Benito Mussolini attraverso il rilancio dell’utopia autonomista dell’organizzazione sociale del lavoro parzialmente slegata dalle istituzioni politiche e partitiche.
Nel 1924 fondò a Biella il giornale Il Lavoro, ma di fronte all’inagibilità politico-sindacale del suo progetto, l’anno successivo emigrò a Parigi dove trasportò i fondi e la sede della soppressa Federazione italiana operai edili (FIOE) e aderì al neocostituito Partito socialista dei lavoratori italiani. Nel 1926 fu delegato a Londra al congresso mondiale dell’emigrazione e insieme a Bruno Buozzi rappresentò la CGdL nel Comitato di concentrazione di azione antifascista, nel quale si impegnò per ottenere l’adesione di Giustizia e Libertà. Mentre gestiva un caffè segnalato come uno dei ritrovi della banda di Sante Pollastri, collaborò all’Operaio italiano e fu uno tra i promotori della riorganizzazione cooperativa all’estero, in diretta concorrenza con il tentativo promosso in patria dal regime fascista, diventando altresì segretario aggiunto del Bureau de la main-d’œuvre étrangère della Confédération générale du travail (CGT), con la quale collaborò intensamente negli anni dell’esilio.
Morì a Parigi il 13 luglio 1935 a causa di una lesione polmonare che aveva cercato di curare spostandosi in Svizzera negli ultimi mesi di vita.
Opere. Della sua vasta produzione pubblicistica si segnalano: Il solito ritornello, Torino s.d.; Per gli emigranti. Doveri e diritti, Torino, s.d. (con R. Rigola); Agitazioni e scioperi. Nuova tattica, Torino 1902; I lavoratori edili dopo un decennio di organizzazione federale: relazione federale e finanziaria all’VIII Congresso nazionale degli addetti alle arti edilizie, Torino 1910; Ciò che i lavoratori hanno guadagnato organizzandosi. Dodici anni di federalismo, Biella 1911; La federazione degli operai edili nel decennio 1909-1919. Relazione morale e finanziaria al IX congresso nazionale, Torino 1920; Federazione italiana operai edili, Statuto federale e Regolamento Scioperi, Torino 1921.
Fonti e Bibl.: Ivrea, Archivio servizi demografici; Comune di Zubiena, Ufficio anagrafe e stato civile; Archivio storico della città di Torino, Fogli di famiglia, 1921, ad nomen; Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, b. 4172; Firenze, Istituto storico della Resistenza in Toscana, Archivi di Giustizia e Libertà, 1930-1938; Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondo Rigola; necr., B. Buozzi, Les funérailles de Quaglino auront lieu ce matin, in Le Populaire, 16 juillet 1935.
Biografia di F. Q., in L’Edilizia, 4 agosto 1909; R. Momigliano, Un deputato muratore, in Nuova Stampa sera, 8-9 aprile 1949; A. Andreasi, La Federazione edilizia e il movimento sindacale italiano (1900-1915), in Annali della Fondazione Luigi Einaudi, II (1968), pp. 213-253; A. Pepe, La CGdL nell’età liberale, Roma 1997, ad ind.; C. Gambini, Edili. La loro organizzazione dalle origini al fascismo (1886-1926), Milano 2011, ad ind.; F. Loreto, Sindacalismi, sindacalismo. La rappresentanza del lavoro in Italia nel primo Novecento: culture, figure, politiche (1900-1914), Roma 2015, ad ind.; Camera dei Deputati, Portale storico, http://storia.camera.it/deputato/ felice-quaglino-18700821 (18 febbraio 2016).