RADICATI, Felice
RADICATI, Felice (Alessandro). – Violinista e compositore, nato a Torino nel 1778-79 da Maurizio Radicati e Domenica Borra (Francesco Regli fa nascere Radicati a Savigliano, ma la notizia non trova riscontro in altre fonti, in particolare in Novellis, 1840; la data di nascita presunta si desume dalla lapide funebre).
La madre era forse parente (sorella?) del violinista saviglianese Giovanni Antonio Borra (nato da Lorenzo Borra il 22 luglio 1748), il quale, allievo di Gaetano Pugnani, fu il primo maestro di Radicati. Forse tramite Borra il giovane Radicati arrivò alla scuola di Pugnani, col quale completò la sua formazione. Nel 1793 entrò come ‘sovrannumerario’ in prova nella Cappella Regia di Torino, divenendone membro ‘effettivo’ nel 1796. Nel 1798, sciolta la Cappella in seguito all’occupazione francese, lasciò la città e si dedicò alla carriera concertistica.
Nel 1801 sposò la celebre cantante lirica Teresa Bertinotti, nata a Savigliano nel 1776. Trasferitasi giovanissima a Napoli con la famiglia, la Bertinotti era stata lì educata nell’arte del canto da Baldassare La Barbiera, maestro alla Pietà dei Turchini. A undici anni aveva debuttato come prima donna in una compagnia di fanciulli nel teatro S. Carlino, e già dal 1794 sostenne ruoli importanti. Nel carnevale 1795 debuttò alla Scala di Milano. Nel 1795-96 diede a Brescia, Pisa e Bologna l’Elfrida di Paisiello; comparve dipoi nei maggiori teatri italiani. Sembra sia stata il primo soprano donna riammessa sulle scene di Roma, protagonista nella Disfatta de’ Macedoni di Giuseppe Curcio al teatro Alibert nell’autunno 1798. Dopo il matrimonio si esibì nelle principali capitali europee (Parigi, l’Aja, Vienna, Berlino), e nel 1811 partecipò a Londra col marito alle prime inglesi diCosì fan tuttee del Flauto magicodi Mozart, nella troupe di Angelica Catalani. Dal 1816 si stabilì definitivamente a Bologna. Qui, pur senza abbandonare del tutto l’attività teatrale, si dedicò in prevalenza all’insegnamento del canto, trasformando in scuola di musica la propria casa in via S. Stefano (tra i suoi allievi ci fu Rita Gabussi). Fu aggregata all’Accademia Filarmonica come cantante nel 1840.
Con la moglie Teresa, dalla quale ebbe un figlio di nome Carlo, Radicati condivise alcuni periodi all’estero, viaggiando per diversi paesi: dapprima in Francia, quindi in Austria e in Germania (tra il 1805 e il 1808), poi a Londra (1806, 1807 e 1811-12), a Dublino (1811), a Lisbona (1812). Nel 1815 si stabilì a Bologna, dove il Consiglio comunale, «attesa la nota celebrità del Sig. Radicati, la quale non ammette confronto, come si esprime la Deputazione Filarmonica» (Bologna, Archivio della Fabbriceria di S. Petronio, filza 34,b: Atti della Fabrica di S. Petronio dall’anno 1817 a tutto l’anno 1821, Estratto della Sessione del Consiglio Comunale di Bologna del giorno 31 Marzo 1815), lo nominò senza concorso professore di violino nel Liceo musicale, primo violino con la direzione d’orchestra al teatro Comunale e primo violino in S. Petronio. Il 21 novembre 1815, con lettera indirizzata al Podestà di Bologna, Radicati chiese di poter lasciare gli incarichi di «Professore del Liceo Filarmonico, e di Primo Violino Coadiutore della Capella di S. Petronio» (Archivio Storico del Comune di Bologna, Carteggio Amministrativo, protocollo generale n. 6225/1815), per recarsi a Torino, dove era stato nominato primo violino della rinata Cappella Regia. Già nel 1817 fece tuttavia ritorno a Bologna, anche grazie al sostegno del senatore conte Cesare Alessandro Scarselli, che – in una lettera del 24 ottobre 1817 agli «Ill.mi SSri Assunti della Fabbrica di San Petronio» – comunicava che il giorno 3 ottobre il «Consiglio de’ 48 SSri Savj» aveva rieletto Radicati «in professore di violino nel Liceo Filarmonico, ed in Coadjutore con futura successione al Sig.r Francesco Rastrelli primo violino della Cappella di S. Petronio» (Bologna, Archivio della Fabbriceria di S. Petronio, filza 34, Atti della Fabrica di S. Petronio dall’anno 1817 a tutto l’anno 1821), invitando i responsabili della basilica a recepire la volontà del Consiglio stesso.
A Bologna Radicati s’impegnò anche come promotore di concerti di musica da camera strumentale italiana e straniera (a lui vanno ricondotte la prime esecuzioni cittadine di Beethoven). Tra l’altro nel 1818 diresse i concerti bolognesi di Niccolò Paganini (vi cantò anche Teresa), ricevendo parole di apprezzamento dal celebre collega (lettera del 1o luglio 1818 a Luigi Guglielmo Germi, in Niccolò Paganini, 2006, pp. 121 s.).
Radicati formò numerosi violinisti di spicco, tra cui Giuseppe Ghebart, Cesare Emiliani e Giuseppe Manetti, quest’ultimo professore al Liceo musicale e primo violino e direttore d’orchestra al teatro Comunale di Bologna dal 1839 al 1858. Radicati introdusse nel Liceo il metodo del mutuo insegnamento, un sistema d’esercitazione collettiva per gli studenti di contrappunto, pubblicato a Bologna nel 1819 con il titoloApplicazione del mutuo insegnamento alla musica. Estratto dal Giornale di educazione della società per la istruzione elementare in Parigi. Nell’Accademia Filarmonica fu aggregato come compositore nel 1815.
Morì il 20 marzo 1820, alle sette del mattino, per un incidente di cavallo così descritto negli atti del cimitero di Bologna (stessa data): «per isfuggire il prossimo pericolo del ponte di S. Ruffillo fuori di porta S. Stefano, cadde e, feritosi con frattura della testa ed a una gamba, restò anche apopletico, per cui morì nella vicina osteria dopo ore 12 circa» (Bologna, Archivio Storico Comunale, permesso di seppellimento). Il documento dichiara un’età di 49 anni (discordante da quella indicata sulla lapide, 41) e la residenza in via Maggiore 237, oggi Strada Maggiore 38 (casa Gozzadini). La moglie Teresa e il figlio Carlo fecero edificare in suo onore un monumento marmoreo nella Certosa di Bologna; e nel sepolcro di famiglia furono tumulati essi stessi, rispettivamente il 16 febbraio 1854 e il 26 agosto 1869.
Tra i massimi esponenti della scuola violinistica italiana di primo Ottocento, Radicati compose sonate, trii, quartetti, quintetti, duetti per strumenti ad arco, pubblicati da editori importanti (Artaria, Schott, Ricordi, Weigl). Tali composizioni da camera, in cui poté mettere a frutto anche la conoscenza dei generi e degli stili in auge oltralpe, costituiscono la parte più interessante della sua produzione: passaggi armonici originali, chiara articolazione delle frasi, temi concatenati e non contrastanti disposti con estro e libertà formale. Il prevalere della linea melodica cantabile avvicina però lo stile di Radicati ai modelli neoclassici rossiniani. Evidenti sono anche gli influssi della scuola strumentale francese. Tra i melodrammi di Radicati spicca Castore e Polluce, scritto nel 1815 per il teatro del Corso di Bologna su libretto di Luigi Romanelli.
Il Museo della Musica di Bologna possiede i ritratti dei due coniugi (quello di Teresa Bertinotti è opera di Gaspare Landi).
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio Storico del Comune, fondo Certosa (permesso di seppellimento e foglio sepolcrale); Carteggio Amministrativo, 1815 Titolo X (Istruzione Pubblica), Rubrica 9 (Accademie e società letterarie), p.g. n. 6225/1815; Ibid., Archivio della Fabbriceria di S. Petronio, filze 33 s.
G. Zecchi, Collezione dei monumenti sepolcrali del cimitero di Bologna, vol. 3, Bologna 1827, n. 112; W.T. Parke, Musical memoirs, London 1830, pp. 61 s., 73, 77; C. Pancaldi,Cenni intorno a F. R., Bologna 1828; C. Novellis, Biografia di illustri saviglianesi, Torino 1840; Id., Storia di Savigliano e dell’abbazia di S. Pietro, Torino 1844, pp. 314, 512; F. Regli, Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici … dal 1800 al 1860, Torino 1860, p. 417; A. Bonaventura, Storia del violino, dei violinisti e della musica per violino, Milano 19332, p. 160; A. Bonaccorsi,Musiche dimenticate del Sette-Ottocento, in La Rassegna musicale, 1956, n. 26, pp. 257-268; L. Finscher, Joseph Haydn und das italienische Streichquartett, in Studien zur italienisch-deutschen Musikgeschichte, IV, a cura di F. Lippmann, Köln-Graz 1967 (Analecta musicologica, 4), p. 24 s.; S. Martinotti,Ottocento strumentale italiano, Bologna 1972, p. 250 s.; T. Gotti, Beethoven a Bologna nell’Ottocento, in Nuova Rivista musicale italiana, VII (1973), pp. 6, 19-23, 37; R. Moffa, Storia della regia Cappella di Torino dal 1775 al 1870, Torino 1990, p. 75 s.; Niccolò Paganini, Epistolario, I, a cura di R. Grisley, Roma 2006, pp. 122, 127, 131, 181; R. Cowgill, Mozart productions and the emergence of “Werktreue” at London’s Italian opera house, 1780-1830, in Operatic migrations. Transforming works and crossing boundaries, a cura di R.M. Marvin - D.A. Thomas, Aldershot 2006, pp. 152-158, 161, 164, 180.