SPEZZANI, Felice
– Nacque a Sassuolo il 5 gennaio 1795 dal capitano Andrea e da Giuseppa Arcangeli.
Il padre fu dapprima cancelliere e poi priore del Comune. La famiglia risiedeva a Montegibbio, frazione di Sassuolo, nel Ducato estense, dove aveva alcune possidenze.
Felice era il terzo di tre figli: la secondogenita Paolina morì in tenera età. Terminato il corso di studi primario, si iscrisse all’Accademia delle belle arti di Modena per studiare architettura sotto la guida di Giuseppe Maria Soli, direttore dell’Accademia estense, e di Francesco Randelli. In quegli anni di studio si interessò pure di pittura e di arti meccaniche. Accolse positivamente le novità politiche e sociali introdotte negli anni del regime napoleonico e insieme al fratello maggiore Lorenzo si arruolò nell’esercito imperiale, prendendo parte alla fallita spedizione in Russia. Tornato in patria sposò Caterina Toni, con la quale ebbe un figlio, Francesco, e fu successivamente nominato agente comunale per la sezione di Montegibbio, una carica amministrativa presso la Comunità di Sassuolo.
Nel 1821 i due fratelli Spezzani furono fra i più decisi promotori di una vendita carbonara a Sassuolo, dipendente da quella centrale di Modena. Inserito dunque nella rete cospirativa, grazie soprattutto all’opera del cugino Giulio Reggianini di Modena, Felice prese parte attiva alla rivolta, preparata da Enrico Misley e Ciro Menotti, scoppiata all’inizio del febbraio 1831 nel Ducato estense. La sera del 3 febbraio, secondo il piano preordinato da Menotti, guidò un drappello di armati verso Modena, ma furono fermati dai dragoni ducali; il 5 Spezzani fu fra i promotori della rivolta a Sassuolo e il giorno successivo fu artefice di un primo tentativo, non riuscito, di liberare Reggio Emilia. Recatosi a Modena, il 9 febbraio fu, insieme al fratello, fra i settantadue firmatari dell’atto di decadenza del duca Francesco IV, che inoltre istituiva un governo provvisorio guidato da Biagio Nardi: «fummo eccitati a firmarlo – riferì in modo poco credibile agli inquirenti austriaci nel corso dell’interrogatorio avvenuto pochi mesi dopo l’accaduto – mentre diversamente le sentinelle ch’erano appostate alla porta non ci avrebbero lasciato sortire» (Archivio di Stato di Milano, Processi Politici, b. 104). In effetti, nelle settimane successive Spezzani assunse alcuni incarichi, svolgendo soprattutto un’opera di proselitismo: dapprima fu incaricato di formare i ruoli della guardia sedentaria di Sassuolo, ma non poté assolvere a tale incarico in quanto il presidente del governo delle province modenesi Pellegrino Nobili lo incaricò di una missione in Garfagnana allo scopo di insediarvi un governo provvisorio, dato che le comunità della zona erano restie ad aderire al nuovo corso. Nei vari comuni della Garfagnana Spezzani consegnò stampe e notifiche del potere provvisorio modenese, coordinando l’attività dei rivoluzionari locali allo scopo di uniformarsi all’azione del governo centrale, nonostante le gelosie municipali di fatto impedissero un’azione comune. Infatti, in una riunione dei sindaci delle comunità della provincia della Garfagnana presiedute dal governatore, che si tenne il 5 marzo, prevalse la prudenza, si prese tempo e si decise di inviare a Modena una delegazione per trattare. Il ritorno del duca a Modena con le truppe austriache già il 9 marzo 1831 pose fine ai brevi fermenti rivoluzionari anche in Garfagnana, dove in effetti nei giorni precedenti l’unica comunità che aveva aderito alla rivoluzione fu Pieve Fosciana.
Riparato dapprima a Bologna, Spezzani seguì successivamente la ritirata dei rivoltosi pontifici fino ad Ancona. Qui ottenne, unitamente al fratello, dal cardinale Giovanni Antonio Benvenuti un passaporto sotto il falso nome di Santo Franchini di Bazzano e si imbarcò sull’Isotta diretta a Marsiglia, ma poco dopo la partenza furono intercettati dalle navi della flotta militare austriaca, arrestati e tradotti in prigione a Venezia. Nel carcere di San Severo fu sottoposto a tre interrogatori (14 luglio, 10 e 21 settembre 1831) condotti dagli inquirenti Alois Call e D. Leonardi, nel corso dei quali Spezzani, rivelata la sua vera identità, a differenza del fratello che si fece delatore, non rilasciò dichiarazioni compromettenti sui suoi compagni, limitandosi a riferire notizie già in possesso degli inquirenti.
Nel maggio del 1832, rilasciati dalle autorità austriache, i due fratelli Spezzani presero la via dell’esilio e si stabilirono in Francia, dove Lorenzo morì nel 1836, a Gentilly. Il 2 giugno di quell’anno, inoltre, la Commissione militare stataria del Ducato estense condannò Spezzani al carcere a vita.
Nei tredici anni di esilio in Francia Spezzani poté condurre una vita abbastanza tranquilla, esercitando la professione di architetto e mettendo a profitto le sue cognizioni di meccanica. A Folien, nei pressi di Macon, diresse la fabbrica di quella chiesa, ricevendone attestati di stima e di gratitudine. Qui fu colpito da una malattia che lo rese momentaneamente infermo; fu assistito dall’amico Manfredo Fanti e da Nicola Fabrizi. La malattia lo indusse a chiedere e ottenere nel 1845 un salvacondotto e il permesso di fare ritorno a Montegibbio, a patto di non occuparsi più di politica. E così fece, anche successivamente all’unità d’Italia.
Nel nuovo Stato unitario Spezzani rifiutò alcuni impieghi pubblici offertigli, dedicandosi completamente alla sua attività professionale e ai suoi studi e, avvalendosi delle sue cognizioni di architettura e di pittura, si segnalò per la costruzione e la ristrutturazione di ville e chiese del Modenese, fra le quali villa Clementina a Magreta (Formigine) e il disegno della chiesa di Sassomorello (Prignano sulla Secchia). Pochi mesi prima di morire, nel corso delle elezioni politiche del novembre 1876, nonostante fosse malato, si recò a Sassuolo per votare a favore dell’avvocato Tito Ronchetti, candidato per la Sinistra, a testimonianza del suo liberalismo progressista.
Le cronache del tempo descrivevano Spezzani di ingegno versatile, di vaste cognizioni e di studi tecnici approfonditi, un uomo che visse con «onoratezza, modestia ed affabilità», la cui conversazione era ricercata «anche da uomini dotti e ragguardevoli» (Cionini, 1886, p. 29).
Morì di catarro bronchiale a Montegibbio il 27 marzo 1877.
Fonti e Bibl.: Notizie utili sulla vita di Spezzani fino al 1831 si trovano nei tre costituti resi alle autorità inquirenti austriache nel forte di San Severo a Venezia, in Archivio di Stato di Milano, Processi Politici, b. 104, e negli atti processuali contro i rivoltosi del 1831 nel Ducato modenese, in Archivio di Stato di Modena, Alta Polizia, b. Tribunale Statario, 1836. Inoltre: [Ducato di Modena], Almanacco di Corte per l’anno 1830, Modena 1830, p. 239; N. Bianchi, I Ducati estensi dall’anno 1815 all’anno 1850, I, Torino 1852, p. 120; A. Vannucci, I martiri della libertà italiana dal 1794 al 1848, Milano 1872, p. 370; necr., Il Panaro, 30 marzo 1877; T. Grandi, Ciro Menotti e i suoi compagni o le vicende politiche del 1821 e 1831 in Modena, Bologna 1880, p. 388; N. Cionini, I podestà di Sassuolo, Pisa 1881, ad ind.; Id., Nelle fauste nozze di Maria Spezzani di Modena col dott. Attilio Cionini di Sassuolo, Sassuolo 1886, pp. 28 s.; Id., Teatro e arti in Sassuolo, Modena 1902, p. 416; G. Sforza, La rivoluzione del 1831 nel Ducato di Modena, Roma 1909, pp. 290 e 319; G. Canevazzi, Un modenese esule del ’31 (Cesare Rosa), Modena 1910, p. 30; G. Ruffini, La congiura estense nell’Inquisizione dei Modenesi catturati dall’Austria, in Rassegna storica del Risorgimento, XII (1925), 3, p. 634; A. Sorbelli, L’epilogo della rivoluzione del 1831. Da Rimini a Venezia, Modena 1931, p. 160; M. Rosi, Dizionario del Risorgimento nazionale, IV, Milano 1937, pp. 329 s.; A. Sorbelli - A. Rabetti, Dizionario biografico frignanese, Pievepelago 1952, p. 208; M. Schenetti, Storia di Sassuolo centro della Valle del Secchia. Riveduta e aggiornata fino all’anno 1950, Modena 1975, pp. 303-308; F. Richeldi, Montegibbio di Sassuolo, Modena 1980, pp. 103 s.; C.A. Giovanardi - F. Genitoni - E. Baroni, Terra di Montegibbio, Montegibbio 1997, pp. 60-62; P. Notini - P.L. Raggi - G. Rossi, Dalla sottomissione di Ercole III al governo di Luigi Carlo Farini, in La Garfagnana dall’arrivo di Napoleone all’unità d’Italia, 1796-1861, Atti del Convegno..., Castelnuovo di Garfagnana... 2003, Modena 2004, pp. 55-67; U. Sereni, Per l’Italia giusta. Uomini, vicende e memoria del Risorgimento nella Valle del Serchio, Lucca 2005, pp. 25, 32, 34.