FELICE (Flavius Felix)
Console a Roma nel 428 d. C.
Ci è noto un suo dittico, la cui valva posteriore è conservata nel Cabinet des Médailles della Bibliothèque Nationale, mentre l'anteriore, perduta, è documentata da una incisione pubblicata dal Mabillon, con l'iscrizione FL(avii). Felicis . v(iri) . c(larissimi) . com(itis) ac mag(istri) v - vtr(ius) - q(ue). mil(itiae). patr(icii). et cons(ulis) ord(inari) La valva posteriore ritrae il console, stante, in costume trionfale. Quella anteriore lo ritrae, ugualmente stante, con la clamide di patrizio. La figura è inquadrata da un'architettura la cui sommità termina in un timpano del tutto simile a quello che appare nel dittico di Probo (v.), di pochi anni anteriore. Dietro la figura pendono due cortine scostate; il fondo è assolutamente liscio e non è in alcun modo distinto dal terreno su cui dovrebbero posare i piedi del console, raffigurati peraltro in prospettiva, con la conseguenza di un'organizzazione dello spazio in cui il Riegl ravvisò alcuni termini della visione artistica medioevale. Nel segno che si scorge in basso a sinistra, interpretato dal Riegl, nei termini di questa definizione estetica, come traccia di uno sfondo arabescato, secondo il Delbrück deve essere riconosciuto invece un graffito medioevale. Si attribuisce il dittico a officina romana.
Bibl.: A. Mabillon, Annales ordinis S. Benedicti, III, Parigi 1706, Lib. XXXVII, 7, 2, 3; A. Riegl, Spätrömische Kunstindustrie, 2, Vienna 1926, p. 208 e s.; R. Delbrück, Consulardiptychen, Berlino-Lipsia 1929, n. 3, pp. 93-95; A. Riegl, Industria artistica tardo romana, Firenze 1953, p. 202; W. F. Volbach, Elfenbeinarbeiten (Röm.-German. Zentralmus., Katal. 7), Magonza 1952, n. 2 (con bibliogr. preced.).