FELICE
È molto difficile ricostruire, anche solo nelle linee generali, la vita di questo vescovo di Treviso - il primo vescovo sicuro - della seconda metà del sec. VI. La sola fonte diretta, contemporanea, è costituita infatti dai riferimenti a F. nelle opere del suo fraterno amico, il poeta Venanzio Fortunato. Da questo deriva buona parte degli episodi relativi a F. narratici da Paolo Diacono.
F. compì gli studi a Ravenna insieme con Venanzio all'incirca fra il 546 ed il 556. In quella città, secondo la testimonianza del Poeta, sarebbero stati entrambi guariti agli occhi dopo essersi unti con l'olio contenuto in una lampada posta sopra l'altare dedicato a s. Martino, presso la chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo. Non ci è nota la data precisa dell'avvento di F. sulla cattedra di Treviso. Poiché nella Vita s. Martini di Venanzio, che fu scritta attorno al 565, egli appare citato come già vescovo, la sua elezione deve essere avvenuta prima di quella data (Lanzoni). A quanto ne sappiamo, l'episodio più significativo dell'episcopato di F. è quello narrato da Paolo Diacono nel cap. 12 del libro II della sua Historia Langobardorum. Si tratta di un episodio che è ignoto a Venanzio Fortunato e che ha interessato e diviso la critica storica. -. Riferisce Paolo Diacono che quando i Longobardi, entrati in Italia (569), furono giunti al Piave, F. si recò loro incontro e che, in un abboccamento con Alboino, sollecitò assicurazioni per la sua Chiesa: "Cui rex, ut erat largissimus, omnes suae ecclesiae facultates postulanti concessit et per suum pracmaticum postulata firmavit".
La critica del Novecento (Tamassia, Mor, Bognetti, Fasoli), superando la posizione della tradizione storiografica erudita che voleva Paolo Diacono a conoscenza non di un documento originale, ma di un apocrifo del quale il vescovo trevigiano si sarebbe avvalso per controbattere ad eventuali contestazioni da parte delle autorità longobarde circa i possessi e i diritti della sua diocesi (Maffei, Zanetti), ritiene come attendibile la notizia, pur se individua variamente la fonte alla quale avrebbe attinto lo storico longobardo, che sarebbe stata lo stesso documento originale, secondo la Fasoli o la Historiola di Secondo di Trento - non giunta per altro sino a noi -, secondo il Mor ed il Bognetti. Nel suo incontro con Alboino F. avrebbe rinnovato in una chiave diversa la tradizione romana dell'occursus regis, cioè il cerimoniale dell'omaggio dovuto, da parte delle città, ai sovrani in visita ufficiale (Tamassia). Non è da sottovalutare, tuttavia, la fondamentale opera di mediazione - anche questa di carattere abbastanza consueto (Mochi Onory) - svolta dal presule nei confronti del nuovo conquistatore il quale, dal canto suo, probabilmente per non suscitare contro di sé la città può aver inteso coi suo gesto di voler condurre una attenta politica di accordo con i Romani e con la Chiesa locale (Mor, Bognetti).
Ignoriamo la data della morte di F., che secondo un'ipotesi del Fedalto avvenne nel 591 ma che invece secondo altri studiosi deve porsi in epoca anteriore, dato che nel 591 vescovo di Treviso era un Rustico, come risulta dalle sottoscrizioni degli atti della sinodo regionale proprio in quell'anno celebratasi a Marano (su ciò vedasi Tramontin, 1989, pp. 323 s.).
Fonti e Bibl.: Pauli Diaconi HistoriaLangobardorum, a cura di L. Bethmann-G. Waitz, in Mon. Germ. Hist., Scriptores rerum Lang. et It., I, Hannoverae 1878, pp. 79 ss.; Venantii Fortunati Ad Felicern socium Carmina, a cura di F. Leo, ibid., Auctoresantiquissimi, IV, 1, Berolini 1881, p. 169, lib. VII, 13;Id., Vita s. Martini, acura di B. Krusch, ibid., IV, 2, ibid. 1885, pp. 369 s., lib. IV, vv. 665 ss., 680-701;G. Bonifacio, Historia Trivigiana, Trivigi 1591, pp. 80-84; S.Pasolini, Huomini illustri diRavenna antica, Bologna 1703, pp. 34 s.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, V, Venetiis 1720, col. 490;G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine ai nostri giorni, X, Venezia 1853, p. 602;C. Agnoletti, Treviso e le sue pievi, I, Treviso 1897, p. 137;G. Loreta, Papi, cardinali, arcivescovi e vescovi ravennati, Bagnacavallo 1912, pp. 16-20; F. Lanzoni, Le origini delle diocesi antiche d'Italia, Roma 1923, p. 526;Id., Le diocesi d'Italiadalle origini alprincipio del sec. VII (an. 604), II, Faenza 1927, pp. 903s.; G.Netto, I primi secoli delCristianesimo nelle terre trevigiane. Cenno storico, Treviso 1954, pp. 14 s.; M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, I, Von Justinian bis zur Mitte des zehnten Jahrhunderts, München 1959, pp. 170-173;A. Santoretto, Cronotassi dei vescovi di Treviso (569- 1564), in Boll. della Diocesi diTreviso, LVIII (1969), pp. 17 s.; S. Tramontin, Origini cristiane, in Storia della cultura veneta, 1, Vicenza 1976, p. 118; A. Marchesan, Treviso medievale, II, Bologna 1977, p. 309; A. A. Michieli, Storia di Treviso, Treviso 1981, p. 46; P. Golinelli, IlCristianesimo nella Venetia altomedievale. Diffusione, istituzionalizzazione e forme di religiosità dalle origini al sec. X, in IlVeneto nel Medioevo. Dalla "Venetia" alla Marca Veronese, I, Verona 1989, p.250; S. Tramontin, Le origini del Cristianesimo a Treviso, in Storia di Treviso, a cura di E. Brunetta, I, Le origini, Venezia 1989, ad Indicem.
Circa l'episodio che vide coinvolti il vescovo F. ed Alboino: S. Maffei, Verona illustrata, I, Verona 1732, lib. XI, coll. 326 s.; R. Degli Azzoni Avogaro, Ragionamento sopra un passo di Paolo Diacono, in Nuova Raccolta d'opuscoli scientifici e filosofici, IX (1762), 8, pp. 405-453; G. Zanetti, Notizie istorico-geografiche appartenenti alla città di Trivigi ed alla sua provincia, I, 2, Belluno 1783, p. 87; L. Duchesne, Les évêches d'Italie et l'invaston lombarde, in MéIanges d'archéologie et d'histoire, XXIII (1903), p. 86; U. Chevalier, Alboin, in Dict. d'hist. et de géog. ecclés., I, Paris 1912, col. 1709; N. Tamassia, Le origini storiche del fodro, in Rivista di storia del diritto italiano, II (1929), p. 98; C. G. Mor, Contributo alla storia dei rapportifra Stato e Chiesa al tempo dei Longobardi, ibid., III (1930), p. 96; S. Mochi Onory, Vescovi e città, Bologna 1933, pp. 234 ss.; C. G. Mor, I rapporti fra la Chiesa e gli Stati barbaro-feudali in Italia, fino al concordato di Worms, in Chiesa e Stato, I, Studi storici, Milano 1949, pp. 32 s.; G. P. Bognetti, La continuità delle sedi episcopali e l'azione di Roma nel Regno longobardo, in VII Settimana di studi del Centro internazionale di studi sull'Alto Medioevo, ... 1959, Spoleto 1960, pp. 432 s.; C.G. Mor, La marcia di re Alboino (568-570), in I problemi della civiltà e dell'economia longobarda. Scritti in memoria di G. P. Bognetti, Milano 1964, p. 186; G. Fasoli, I Longobardi in Italia, Bologna 1965, p. 52; C. G. Mor, Sui poteri civilidei vescovi dal IV al secolo VIII, in I poteri temporali dei vescovi in Italia e in Germania nel Medioevo, Bologna 1979, p. 29.