FELICE
Grammatico, fiorì a Pavia nella seconda metà del sec. VII, al tempo del re dei Longobardi Cuniperto (unico sovrano dal 688 al 700). Principale fonte su di lui è Paolo Diacono, che in un passo della sua Historia Langobardorum (VI, 7), nel trattatare "de Felice diacono grammatico", ci informa che costui era zio paterno del suo precettore, Flaviano, e che aveva ricevuto dal re Cuniperto una ferula di argento ornata d'oro, insieme con altri doni, segno della munificenza e della stima del sovrano. Sulla base di queste scarne notizie alcuni studiosi (F. Novati, A. Monteverdi) hanno ritenuto che F. fosse di origine romana; mentre altri (L. A. Muratori, G. Tiraboschi, A. Mauri, W. Giesebrecht, C. Pascal, A. Viscardi) hanno sostenuto che il dono di Cuniperto rappresentava un omaggio alla sopravvivente tradizione di insegnamento retorico, che nel Tardo Antico era rappresentata da insegnanti laici, che esercitavano la loro professione privatamente. Tuttavia l'origine romana, anche se plausibile, non è per F. espressamente testimoniata dalle fonti; possiamo invece essere certi, sulla base della notizia di Paolo Diacono, che F. era un religioso e che insegnava non retorica, ma grammatica presso la corte di Pavia.
Probabilmente F. professò il suo insegnamento presso la "regalis aula": la corte di Pavia. Lo prova il fatto che Ilderico, l'allievo di Paolo Diacono, al v. 14 del suo Epitaphius Pauli allude alla tradizione di insegnamento propria della capitale del Regno longobardo nei termini comuni alle scuole grammaticali di età carolingia. Gli anni del magistero pavese di F. furono proprio quelli in cui venne composto, a gloria della monarchia longobarda, il Carmen de synodo Ticinensi (698) ad opera di uno Stefano probabilmente legato all'ambiente del vescovo di Pavia Damiano ed al vicino monastero di Bobbio, nella cui biblioteca il ritmo fu scoperto dall'Oltrocchi nel sec. XVIII. L'Oltrocchi non esitò ad avvicinare il nome di F. a due ritmi anonimi conservati in codici bobbiesi coevi, i carmina in onore dei re longobardi Ariperto I e Pertarito, ed attribuì al grammatico gli epitafi di Cuniperto e Teodota sua moglie scoperti dal Muratori nella basilica del Salvatore a Pavia. Tuttavia, di questi componimenti anonimi con qualche probabilità può realmente essere attribuito a F. il solo epitafio di Cuniperto, giacché di questo sovrano Paolo Diacono ricorda espressamente la sepoltura poco dopo aver menzionato il grammatico F. (Historia Langobardorum, VI, 17).
A F. H. Hagen attribuì anche un'opera grammaticale citata nell'Arsanonyma Bernensis. Tuttavia il brevissimo passo, che qui viene riportato nel corso della trattazione della quinta declinazione latina, non consente alcuna attribuzione certa e, d'altro canto, il materiale utilizzato dal compilatore dell'Ars Bernensis sembra risalire, senza eccezioni, ad epoca anteriore di almeno un secolo all'età di Felice.
Fonti e Bibl.: Ars anonyma Bernensis, in Grammatici Latini, VIII, Suppl. a cura di H. Hagen, Lipsiae 1870, p. 131; Pauli Diaconi Historia Langobardorum, a cura di L. Bethmann-G. Waitz, in Mon. Germ. Hist., Scriptores rerum Langob. et Ital. saecc. VI-IX, I, Hannoverae 1878, pp. 162, 167; L. A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, III, Mediolani 1740, pp. 810 s.; B. Oltrocchi, Ecclesiae Mediolanensis historia Ligustica..., Mediolani 1795, p. 535; G. Tiraboschi, Storia della lett. ital., I, Milano 1833, pp. 444 s.; W. Giesebrecht, De litterarum studiis apud Italos..., Berolini 1845, p. 15; A. F. Ozanam, Documents inédits pour servir à l'histoire littéraire de l'Italie..., Paris 1850, p. 11; L. M. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, II, 2, Gotha 1903, p. 27; M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, I, München 1911, p. 259; G. Manacorda, Storia della scuola in Italia, I, Palermo 194, pp. 29, 37, 192; F. Novati-A. Monteverdi, Storia letter. d'Italia. Le origini, Milano-Appiano 1926, p. 59; A. Viscardi, Le origini, Milano 1939, pp. 41, 267, 424; G. Romano -A. Solini, Le dominazioni barbariche in Italia (395-888), Milano 1940, pp. 377, 390; M. M. Bassi Costa, Le origini dello Studio di Pavia, in Annali della Bibl. governativa e Libreria civica di Cremona, IV (1951), pp. 15 s.; F. Ermini, Storia della lett. latina medievale..., Spoleto 1960, p. 551; P. Riché, Education et culture dans l'Occident barbare, VIe -VIIIe siècles, Paris 1962, pp. 460, 463, 529; A. Roncaglia, Le origini, in Storia della lett. italiana, a cura di E. Cecchi-N. Sapegno, I (Garzanti), Milano 1965, pp. 79, 81, 204; G.P. Bognetti, Le origini della consacrazione del vescovo di Pavia da parte del pontefice romano e la fine dell'arianesimo presso i Longobardi, in L'età longobarda, I, Milano 1966, p. 182; A. Lentini, Ilderico e la sua "Ars grammatica", Montecassino 1975, p. 208; P. Delogu, IlRegno longobardo, in Storia d'Italia (UTET), a cura di G. Galasso, I, Torino 1980, pp. 111 s., 192; P. Riché, Lécole dans le Haut Moyen-Age, in La cultura in Italia fra Tardo Antico e Alto Medioevo, II, Roma 1981, pp. 564, 570; A. Roncaglia, Le corti medievali, in Letteratura italiana (Einaudi), I, Torino 1982, p. 53.