MEDA, Felicia
(Felix o Felixina de Meda, de Mediolano). –
Nata intorno al 1378, nessuna fonte permette di stabilire il luogo di nascita e la famiglia di origine.
L’erudito Gallucci la vuole originaria di Meda (non lontano da Novara), ma il commentario degli Acta sanctorum (pp. 752-754) ne conclude l’origine milanese, intendendo de Meda come toponimo del distretto milanese, mentre Wadding dissipa dubbi sulla provenienza milanese e sul nome di famiglia de Meda in base agli appellativi ricorrenti nelle fonti coeve.
Notizie relative alla famiglia e all’infanzia (ebbe un fratello, frate minore dell’Osservanza, e una sorella, anch’essa clarissa) sono riferite dalla tradizione minoritica erudita (fonti discusse nel citato commentario degli Acta sanctorum), ma non trovano riscontro documentario. In particolare è da escludere, per palesi ragioni cronologiche, che suo fratello fosse il frate osservante Francesco Meda vissuto nel secolo XVI.
Fra il 1398 e il 1400 la M. entrò nel monastero milanese di S. Orsola a Porta Vercellese; il monastero, sorto nel secolo precedente come fondazione agostiniana, fu il primo in città ad adottare la regola clariana. Alcuni atti notarili documentano la M. a S. Orsola dal 1412 ed è attestata, per la prima volta nell’ottobre 1425, come badessa (Meda, p. 245), incarico che tenne fino al 1439.
Il 24 luglio 1439 una lettera del ministro generale dei minori, Guglielmo da Casale, ingiunse alla M. di trasferirsi a Pesaro, dove le aveva affidato il neoeretto monastero delle clarisse denominato del Corpus Domini o Corpus Christi (Sensi, p.1187 n. 17).
La fondazione era stata voluta da Battista di Montefeltro, moglie di Galeazzo Malatesta signore di Pesaro, come conferma la lettera di Eugenio IV al vescovo di Pesaro del 10 dic. 1438 (Bullarium, n. 404) nella quale il papa dichiara di corrispondere a una richiesta di Battista Malatesta, ordinando di erigere un monastero clariano, soggetto al vicario dell’Osservanza e intitolato al Corpus Domini, nella casa che i Malatesta avevano assegnato alle monache. Il monastero incamerò successivamente i beni del preesistente monastero pesarese di S. Chiara, soppresso il 16 giugno 1485.
Wadding mette in dubbio, pur senza argomenti convincenti, che nel momento in cui Guglielmo da Casale ingiunse alla M. il trasferimento, lei fosse la badessa del monastero milanese. Nell’amplificazione agiografica e nell’erudizione minoritica della prima Età moderna, si vuole che il trasferimento della M. a Pesaro fosse esito della collaborazione tra Battista Malatesta e Bernardino da Siena, allora vicario generale dell’Osservanza. Battista avrebbe individuato nella M. la persona cui affidare la fondazione, riformata in senso osservante, e Bernardino ne sarebbe stato fautore. Se un coinvolgimento di Bernardino – almeno come vicario dell’Osservanza – non può essere escluso (anche perché previsto da Eugenio IV nella citata lettera), tuttavia l’unico documento disponibile è quello ufficiale, cioè la lettera del generale Guglielmo da Casale. Peraltro già il 26 febbr. 1439, come risulta da altra lettera dello stesso Guglielmo, era stata inviata al Corpus Domini la badessa del monastero di S. Chiara di Lodi, insieme con una consorella di nome Ambrosia e un’altra monaca di S. Orsola. La M., con la lettera del 24 luglio, subentrò, forse per la sopravvenuta morte della badessa di Lodi. Una insistita tradizione lega all’arrivo della M. a Pesaro l’ingresso in religione di Francesca da Fano e Maddalena Tizzoni da Pesaro, che secondo Gallucci sarebbero state precedentemente inviate a Milano, a S. Orsola, da Battista Malatesta.
Wadding (p. 96) riferisce che, secondo un registro dell’Ordine, il 7 nov. 1439 su richiesta del conte di Urbino Guidantonio da Montefeltro la M. fu sollevata dalla carica di badessa del monastero di Pesaro e nominata badessa del monastero di S. Chiara di Urbino, con facoltà di condurre con sé le compagne milanesi. Il trasferimento sarebbe stato motivato da attriti con Galeazzo Malatesta e con alcuni notabili che, forse sensibili alle ragioni delle consorelle del preesistente monastero clariano, «si non palam clam saltem», si opponevano alla fondazione del Corpus Domini. Wadding conclude tuttavia ipotizzando che o il trasferimento della M. a Urbino non ebbe corso, o che fu di breve durata.
Dati sullo stato del monastero durante il governo della M. si ricavano dalle Notizie delle cose più essenziali… (fonte dei regesti pubblicati nel Bullarium Franciscanum. Nova series, Supplementum, pp. 450 n. 525, 463 n. 596).
La M. morì a Pesaro tra il 29 e il 30 sett. 1444.
Mentre è appurato che a succedere alla M. nella carica di badessa fu tale suor Eugenia (plausibilmente la stessa che era tra le monache al seguito della M. da Milano a Pesaro), a sollevare qualche dubbio sull’epoca della successione è il fatto che la lettera con la quale Giovanni da Capestrano, vicario dell’Osservanza, conferma l’investitura è datata 11 ott. 1443 (Inventari dei manoscritti delle biblioteche…, p. 55), cioè un anno prima della morte della Meda. Tuttavia, rispetto alla condivisa opinione secondo la quale la M. fu badessa fino alla morte, è facilmente ipotizzabile un errore di datazione nella tradizione della lettera del vicario, il cui originale non è reperibile.
Alla morte della M. è attestato il culto civico e le testimonianze sul verificarsi di miracoli presso la sepoltura, circostanze delle quali Wadding dà narrazione sulla base di una leggenda manoscritta (quam penes me habeo); distesa narrazione dei miracoli si legge in Gallucci (cfr. Acta sanctorum, pp. 768 s.). Tre anni dopo la morte, dalla ricognizione del corpo, che era stato interrato, si verificò che era incorrotto; per volere dei duchi di Urbino Guidubaldo II e Vittoria Farnese fu collocato nel coro delle monache, dove restò fino alla definitiva traslazione nella cattedrale di Pesaro, al momento della soppressione del monastero, nel 1810. In quella circostanza, le spoglie della M. furono traslate insieme con quelle della più celebre Serafina da Pesaro (al secolo Sveva Colonna) morta nello stesso monastero nel 1478, alla quale la M. è agiograficamente legata. Il culto, come beata, fu approvato da Pio VII il 2 maggio 1807; la festa liturgica è stata fissata al 5 ottobre.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Archivio generale del Fondo di religione, S. Orsola, bb. 2187-2189, 2197-2198; Pesaro, Bibl. Oliveriana, Mss., 376, f. III: Notizie delle cose più essenziali che si conservano nell’Archivio delle monache del Corpus Domini di Pesaro, cc. 57-69; Vitae compendium auctore anonymo ex monasterio Corporis Christi Clarissarum Pisauriensium ad nos transmissum, in Acta sanctorum septembris, VIII, Parisiis-Romae 1869, pp. 751-769; Bullarium Franciscanum. Nova series, I, Quaracchi 1929, n. 404; Supplementum, ibid. 2002, pp. 450 n. 525, 463 n. 596; A. Gallucci, Vita delle beate Felice e Serafina monache di S. Chiara nel Corpus Domini di Pesaro, Ingolstadio 1637; A.M. Bonucci, Vita della b. Felice M., Pesaro 1885; Aureola seraphica, IV, Quaracchi 1900, pp. 268-272; F. Meda, Una insigne clarissa milanese: la b. F. M. (1378-1444), in Archivum Franciscanum historicum, XX (1927), pp. 241-259; L. Wadding, Annales minorum, XI, Quaracchi 1932, pp. 82 s., 93-97, 256-258; Felice da Mareto, M. Felice da Milano, in Bibliotheca sanctorum, IX, Roma 1967, coll. 258-261; A. Mosconi, Lombardia francescana, Milano-Brescia 1990, pp. 155 s.; G. Corsini - F. Martelli - G. Parisciani, Con s. Chiara nelle Marche, Falconara 1994, pp. 194 s.; É. Lopez, Culture et sainteté. Colette de Corbie (1381-1447), Saint-Étienne 1994, pp. 319, 324 s., 329; M. Sensi, Un regolamento di vita per il monastero di S. Chiara di Pesaro (sec. XV), in Reviviscunt chartae, codices, documenta, textus. Miscellanea in honorem fr. Caesaris Cenci OFM, a cura di A. Cacciotti - P. Sella, Romae 2002, II, pp. 1183 s., 1187, 1190-1193; Inventari dei manoscritti delle biblioteche…, XXXV, pp. 54 s.
(Felix o Felixina de Meda, de Mediolano)
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