FELICIANO da Messina (al secolo Domenico Guargena)
Nacque a Messina intorno al 1610, nella contrada cosiddetta del Dromo fuori porta Imperiale, da una famiglia agiata.
Dal racconto di Susinno (1724), il quale fornisce i dati più attendibili, anche se privi di precisi riferimenti cronologici, per ricostruirne il percorso biografico e stilistico (dati cui si rifanno tutte le fonti locali successive), sappiamo che il padre (del quale non si conosce il nome), mercante di seta, avrebbe voluto avviarlo alla sua attività, ma fin da piccolo F. sembra avere Manifestato una precocissima vocazione religiosa e una chiara e determinata attitudine alla pittura. Fece quindi il primo apprendistato presso la bottega di Abraham Casembrot, pittore olandese attivo a Messina nei decenni tra il 1620 e il 1 70, specialista in paesaggi e marine; presumibilmente negli stessi anni, all'incirca verso il 1630, vinta la contrarietà dei familiari, indossò l'abito dei frati cappuccini, prendendo il nome di Feliciano da Messina.
Si esercitò a lungo nel disegnare le opere piùcelebri di Raffaello, a lui note attraverso le incisioni che circolavano anche in Sicilia e, dopo l'ordinazione sacerdotale, avvenuta in una data che non conosciamo, intraprese un viaggio di studio, con tappe a Bologna, Venezia e Roma, fondamentale per completare la sua formazione, arricchita dalla visione diretta delle opere dei grandi maestri, "dipignendo sempre varie cose" (Susinno) e, in particolare, cercando di imitare lo stile di Guido Reni. Ritornato a Messina in una data imprecisata, perfezionò il suo stile caratterizzato da "divota naturalezza" (Susinno) e da accenti di sapore classicheggiante, derivati da Raffaello e dal Reni, come si evince dalle poche sue opere superstiti, improntate a una devozionalità severa e "senza tempo".
Tutte le opere da lui eseguite a Messina, quasi esclusivamente nella chiesa e nel convento dei cappuccini, accuratamente descritte da Susinno, sono andate perdute nel terremoto del 1908.
In particolare il Susinno segnala, ai piedi della scala dell'infermeria del convento, una tela di cinque palmi raffigurante la Madonna col Bambino, s. Giuseppe e s. Francesco, esemplata su una Madonna e s. Bernardo di Pietro Novelli, allora esistente nella cappella privata di don Antonio Ruffo della Scaletta ed ora nel Museo civico di Agrigento; una copia del S. Michele arcangelo di Guido Reni, di cui esisteva già a Messina una buona copia seicentesca nella chiesa di S. Agata dei Minoriti (conservata attualmente nei depositi del Museo regionale, inv. n. 1172); un Angelo custode e un S. Francesco che riceve le stimmate, con un paesaggio sullo sfondo, in altri ambienti del convento, entrambi eseguiti a olio su muro con una tecnica molto simile all'encausto; una Madonna col Bambino e s. Felice da Cantalice, "di uno stile guidesco" (Susinno), di cui esisteva una replica di qualità più alta, oggi dispersa, presso gli eredi del messinese G. B. Grosso. Nel portico della chiesa dei cappuccini F. dipinse inoltre una tela raffigurante la Vergine degli Agonizzanti con il Bambino e s. Francesco e, in un oratorio attiguo alla sagrestia della stessa chiesa, una Pietà ad olio su muro, entrambe perdute, menzionate da Grosso Cacopardo (1821; 1826).
Sono tuttora esistenti una tela con la Madonna col Bambino, s. Giuseppe e s. Giovannino, detta "Madonna dei garofani", firmata e datata 1666, nella chiesa dei cappuccini di Pozzo di Gotto (Messina), nella quale spicca in basso a destra un bel brano di natura morta; una grande tela con la Madonna della Speranza, eseguita per la chiesa detta dei cappuccini vecchi di Catania ed ora trasferita nel nuovo convento, che reca in basso la dicitura "P. Felicianus a Messana pinxit 1670", già ricordata da Grosso Cacopardo (1833) e dalla letteratura locale, e la pala d'altare con L'apparizione della Vergine col Bambino a s. Felice da Cantalice, anch'essa firmata e datata 1670, nella chiesa dei cappuccini di Mistretta (Messina).
Fra le opere eseguite da F. in provincia il Susinno cita anche, nella chiesa dei cappuccini di Pozzo di Gotto. una grande tela che raffigurava Cristo con la croce, s. Francesco e altri frati francescani, una Madonna e un S. Giuseppe col Bambino, particolarmente lodato per l'inserto di natura morta con fiori e frutta, mentre Grosso Cacopardo (1833) fa cenno a "quattro bellissime tele" nella chiesa dei padri conventuali di Santa Lucia del Mela (Messina), tutte opere che risultano oggi irreperibili. Recentemente (Ciolino, 1993) gli sono state attribuite per ragioni stilistiche due tele centinate con L'Ultima Cena e la Sacra Famiglia, provenienti dal convento dei cappuccini di Savoca (Messina) e oggi esposte al Museo "Frate Gianmaria da Tusa" di Gibilmanna (Palermo).
F. morì a Messina il 13 nov. 1673. Dalle fonti locali ottocentesche viene ricordato, con enfasi eccessiva, come il "Raffaello dei cappuccini".
Fonti e Bibl.: F. Susinno, Le vite de' pittori messinesi [1724], a cura di V. Martinelli, Firenze 1960, pp. 170 ss.; F. Hackert -G. Grano, Memorie de' pittori messinesi [1792], a cura di S. Bottari, Messina 1932, pp. 25 s.; C. D. Gallo, Annali della città di Messina [1804], a cura di A. Vayola, III, Messina 1881, p. 463; G. Grosso Cacopardo, Memorie de' pittori messinesi..., Messina 1821, pp. 155 s.; Id., Guida per la città di Messina, Messina 1826, pp. 121 s.; Id., Continuazione delle Lettere sulla pittura... Lettera III, in IlMaurolico, 1833, 6, p. 43; R. Gregorio, Discorso sui più celebri pittori messinesi, in G. Capozzo, Memorie su la Sicilia, III, Palermo 1842, p. 163; G. Rasà Napoli, Guida e breve illustraz. delle chiese di Catania e sobborghi, Catania 1900, p. 220; Messina e dintorni. Guida a cura del Municipio, Messina 1902, p. 358; G. Policastro, Catania nel Settecento, Catania 1250, pp. 312 s.; Bonaventura da Gangi, Tre artisti cappuccini (Messinesi del Seicento), in Messina ieri oggi, I (1964), 1, pp. 75 ss.; S. Calì, Iquattro conventi cappuccini di Catania, Catania 1968, pp. 109-124; Catal. delle opere d'arte restaurate della chiesa di S. Francesco di Mistretta, a cura di M. Biffarella, Messina 1984, pp. n. n.; C. Ciolino, in L. Sarullo, Diz. degli artisti siciliani, II, Pittura, a cura di M. A. Spadaro, Palermo 1993, p. 240; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XV, p. 172 (sub voce Guargena, Domenico); Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani, V, p. 201.