felicita
felicità Misura del benessere individuale, connessa anche con caratteristiche genetiche, fattori socio-demografici e culturali, fede religiosa, orientamento politico, fattori economici, compresi il livello di reddito e lo stato occupazionale. Il tema della f. è stato ampiamente discusso dal pensiero filosofico del mondo occidentale, e non solo, ed è divenuto dagli anni 1970 oggetto di studio interdisciplinare da parte di psicologi, sociologi ed economisti. In particolare, questi ultimi si sono proposti di superare i limiti di un concetto di f. essenzialmente correlato con la ricchezza materiale. È stato privilegiato, a partire dalle considerazioni di A.K. Sen (➔) sulle condizioni che limitano l’effettiva capacità di scelta di un certo individuo, un concetto di benessere individuale di carattere soggettivo e un approccio basato sull’osservazione delle preferenze espresse, più che sulle scelte rivelate. Controversa è la questione del cosiddetto ‘paradosso di Easterlin’ (1974), secondo cui se esiste una forte correlazione empiricamente provata tra f. e livello di reddito all’interno di uno stesso Paese, non si riscontra sempre lo stesso esito raffrontando Paesi diversi. Una spiegazione di questo paradosso viene individuata nel fatto che oltre un certo livello di reddito, una volta soddisfatti i bisogni primari, il benessere non risulta essere in relazione tanto con il livello assoluto del reddito, quanto con quello relativo (ipotesi di ‘consumo relativo’; ➔ anche povertà). Da sottolineare, inoltre, il tentativo di realizzazione di un indice di benessere fondato sugli sviluppi teorici dell’economia della f. (f. interna lorda, ➔ PIL/FIL), in alternativa a quello del prodotto interno lordo (B. Derek, The politics of happiness, 2010).