Felix Anton Dohrn
Nel 1872 lo zoologo tedesco Felix Anton Dohrn fondò a Napoli la Stazione zoologica, il primo istituto di ricerca indipendente e internazionale per la biologia marina. Grazie alle sue insolite doti manageriali, Dohrn riuscì a trasformare esperienze biografiche e professionali in un servizio innovativo per la ricerca postdarwiniana, creando un organismo capace di crescita e di continuo adattamento a nuove esigenze. Oltre che come zoologo di formazione morfologica funzionale di tutto rispetto, Dohrn va ricordato come fondatore e primo direttore della Stazione zoologica che oggi porta il suo nome.
Felix Anton Dohrn nacque il 29 dicembre 1840 a Stettino (Prussia, oggi Szezecin, Polonia). Era il più giovane dei quattro figli di Carl August Dohrn (1806-1892) e Adelheid Dietrich (1803-1883). La famiglia Dohrn apparteneva alla borghesia benestante grazie alla fortuna commerciale del nonno Heinrich Dohrn (1769-1852), cofondatore (1817), azionista principale e direttore di una raffineria per lo zucchero, la Pommersche Provinzial-Zuckersiederei, una delle prime imprese industriali in Prussia.
Il padre di Anton, unico figlio di Heinrich, pur avendo studiato giurisprudenza e commercio, non dimostrava grande interesse per gli affari. Seguì i suoi talenti artistici-letterari e acquistò fama mondiale nel campo dell’entomologia (Dohrn 1983, pp. 30-81). La sua fitta rete di contatti scientifici aprirà molte strade al figlio cadetto.
Finito il liceo classico, Anton Dohrn affermò: «Le materie di studio alle quali voglio dedicarmi, mi hanno preso anima e corpo; si tratta delle scienze naturali, ed in modo particolare della fisiologia e dell’anatomia» (Heuss 1940; trad. it. 1959, p. 30). Nel 1860 si iscrisse all’università di Königsberg; passò poi a Bonn, dove prestò anche servizio militare. L’entusiasmo per lo studio nacque solo nell’estate 1862 a Jena, quando Ernst Haeckel (1834-1919) lo introdusse alle opere di Charles Darwin (1809-1882). Conclusi gli studi a Berlino, si laureò nel 1865 a Breslavia con Eduard Grube (1812-1880), con una tesi sull’anatomia degli Emitteri. Si abilitò nel 1868 con Haeckel con uno studio sull’embriologia e la genealogia degli artropodi. La sua prolusione trattò «Kant e la teoria della discendenza» (Müller, Wenig 1993). Seguirono tre anni di libera docenza a Jena, ma ormai Dohrn si era convinto che la carriera accademica non fosse il suo destino. Forti dissensi con Haeckel e Carl Gegenbaur (1826-1903) lo spinsero a seguire altre strade. Nel 1871 si trasferì a Napoli per costruirvi e dirigere la Stazione zoologica. Nel 1874 sposò a Varsavia Marie von Baranowska (1856-1917), di origine russo-polacca, con la quale ebbe quattro figli e una figlia, morta in tenera età. Dohrn morì il 26 settembre 1909 a Monaco. La commemorazione ebbe luogo il 3 ottobre a Jena, la città dove era nata la sua vita scientifica. Le ceneri furono sepolte nel cimitero di famiglia a Hökendorf, vicino a Stettino.
Gli anni 1860-68 furono per Dohrn il periodo di formazione scientifico-professionale e anche di esperienze intellettuali che diede forma alla sua indole morale. Dai genitori aveva ereditato l’amore per la musica e dalla madre anche una vena depressiva. Tra gli amici del padre vi erano scrittori, pittori e musicisti. Felix Mendelssohn-Bartholdy era suo padrino. In occasione del 25° anniversario della fondazione della Stazione zoologica Dohrn ricordò con gratitudine che suo padre, il quale non gli rimproverava mai di non sapere la matematica o la grammatica greca, non gli perdonava però di non riconoscere citazioni dal Faust o dall’Enrico IV o brani della nona sinfonia. «Da quel protoplasma intellettuale nasceva l’entusiasmo per il mondo del pensiero, nasceva la necessità di trovare il punto dove il volere e l’azione vengono in aiuto del pensiero» (Anton Dohrn, 1980, p. 94).
Del «protoplasma intellettuale» faceva anche parte il mondo di Johann Wolfgang von Goethe. La sua Weltanschauung diventò il credo di Anton. Citazioni da Goethe sono frequenti nelle sue lettere e pubblicazioni e si fece anche un nome in materia. Nell’estate del 1862, l’incontro con il pensiero di Darwin provocò in Dohrn «la più profonda eccitazione». Scrisse agli amici:
Allora per me la zoologia diventava giustificata come fonte straordinaria per la cognizione umana e le ho giurato completa fedeltà. Poteva il mestiere anche essere noioso e insulso, Darwin e la teoria gli hanno dato un rilievo che non poteva essere più grandioso. Ripresi allora a farmi strada attraverso zampe, antenne, ossa e piume – ma quando volevo sentirmi veramente a mio agio mi sono dedicato a studi filologici, di economia politica, storici, dunque veri e proprio studi antropologici (FA: Ba. 1178, Dohrn a Lewald/Stahr, 19 aprile 1866, p. 3).
Nel 1867 iniziò anche uno scambio epistolare con Darwin. La prima lettera del grande maestro era per Dohrn come ricevere un’investitura (Charles Darwin, 1982). L’unico incontro ebbe luogo il 26 settembre 1870 a Down House. Ormai Dohrn si sentiva pronto per «passare dalla teoria alla prassi darwiniana» (De Sio, Groeben 2011, p. 91).
Nel 1866 Dohrn fu «scombussolato» dal libro sulla storia del materialismo del filosofo neokantiano Friedrich Albert Lange (1828-1875), la Geschichte des Materialismus und Kritik seiner Bedeutung in der Gegenwart, 1866). «In particolare» – scrisse Dohrn a Lange – «le sue parole epigrammatiche ‘Ricchezza è un obbligo morale’ […] sono addirittura diventate il motto della mia esistenza» (Dokumente über Naturwissenschaft, 1933, p. 299). L’opera di Lange aiutò Dohrn a lasciarsi indietro il materialismo dogmatico di un Karl Vogt per arrivare a Immanuel Kant, Friedrich Schlegel e alla filosofia dell’identità di Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling. Dopo questa intensa parentesi Dohrn non tornò più a occuparsi di tematiche gnoseologiche.
Interlocutori importanti, a partire dagli anni berlinesi (1863-65), furono Adolf Stahr (1805-1876) e Fanny Lewald (1811-1899), filologo, saggista e critico letterario lui, scrittrice e ambiziosa promotrice di un salone letterario lei. Con pazienza, saggezza e premurosa sollecitudine accompagnarono Dohrn nel cercare la sua strada intellettuale e professionale fino alla realizzazione dell’opera della sua vita a Napoli.
Anton Dohrn fece parte della prima generazione postdarwiniana il cui compito principale era la dimostrazione dell’unità genealogica del regno animale. Nel 1872 pubblicò un saggio programmatico, Der gegenwärtige Stand der Zoologie und die Gründung zoologischer Stationen, subito tradotto in italiano e pubblicato nella «Nuova antologia» nel gennaio 1873. In questo saggio Dohrn espose i due livelli sui quali la ricerca postdarwiniana doveva cambiare per dare contributi validi alla verifica delle teorie darwiniane: a livello individuale, applicando la legge biogenetica promossa da Haeckel, e a livello istituzionale, riformando la pratica della zoologia dalle radici, dotandola di quella infrastruttura che egli considerava necessaria a un reale progresso della disciplina.
Ancora diciassettenne, aveva pubblicato nella rivista del padre il suo primo articolo (Hemipterologisches, «Stettiner entomologische Zeitung», 1858, 19, pp. 163-64). Seguiranno oltre settanta lavori scientifici (Kühn 1950, pp. 186-90; A. Dohrn, Der Ursprung der Wirbelthiere […], 1875). La prima parte delle sue pubblicazioni era dedicata a studi sistematici-entomologici, in particolare agli artropodi, che rimangono oggetto dei suoi studi anche per i primi lavori filogenetici. Questa seconda parte si concluse con una monografia sui Pantopodi (Die Pantopoden des Golfes von Neapel und der angrenzenden Meeresabschnitte, 1881).
Nel terzo e ultimo periodo Dohrn affrontò il più ambizioso dei problemi della zoologia, l’origine dei vertebrati. Nel 1875 presentò questo progetto nel saggio Der Ursprung der Wirbelthiere und das Prinzip des Functionswechsels. Genealogische Skizzen «in un modo che figura come un primo bozzetto in gesso rispetto a un grande affresco» (Die Pantopoden, 1881, p. 252). Seguiranno venticinque studi sull’origine dei vertebrati con validi particolari e chiarimenti essenziali sulla morfologia e lo sviluppo dei vertebrati, anche se Dohrn si convinse sempre di più che l’affresco non si sarebbe mai completato. Dedicò il saggio a un nome super partes, Carl Ernst von Baer (1792-1876).
Dohrn denominava e descriveva la «successione delle funzioni» come un processo, secondo il quale nel susseguirsi di funzioni, il portatore delle quali rimane il medesimo organo, si verifica la trasformazione dell’organo. Il suo presupposto era la preminenza della funzione sulla struttura e l’influsso diretto del mutamento ambientale sullo sviluppo delle strutture organiche. Questo principio, di cui anche Darwin aveva già riconosciuto l’importanza (Charles Darwin, 1982, p. 63), si dimostrava fertile come principio euristico ed ebbe seguaci, ma anche oppositori. Nello stesso lavoro Dohrn esponeva anche la sua teoria degli Anellidi secondo cui i vertebrati derivano da antenati di tipo Anellidi e non da Anfiossi e Ascidi come generalmente si riteneva.
Dopo aver sperimentato durante il suo tour scientifico, con soste a Helgoland, Amburgo e Millport, le difficoltà per ottenere risultati validi con mezzi di fortuna e strumenti fai da te, Dohrn decise nell’inverno 1868-69 a Messina, insieme all’amico russo Nicolai Micloucho-Maclay (1846-1888), di fondare una rete globale di stazioni zoologiche – ispirandosi alla rete ferroviaria – per offrire supporto tecnico agli scienziati viaggiatori.
La decisione di trasferire la prima Stazione zoologica da Messina a Napoli fu presa il 4 gennaio 1870, dopo una visita all’acquario pubblico di Berlino. Unire, sotto un unico tetto, un «laboratorio» e un «osservatorio» (FA: Bd. 06, Dohrn alla sorella, 30 marzo 1879, p. 1), gli sembrò la risposta a due problemi: il ricavo dell’acquario poteva finanziare la ricerca e l’acquario dava allo scienziato la possibilità di osservare gli oggetti dei suoi studi nel loro ambiente (quasi) naturale.
Venti anni dopo Dohrn scrisse degli inizi della sua avventura napoletana:
Colla testa piena d’illusioni venni, docente privato trentenne, da Iena al golfo di Napoli. Spesso mi sembra di essere passato felicemente, come un nottambulo, sull’orlo degli abissi che stavano a destra e a sinistra della mia via. Senza nessun aiuto, munito di mezzi pecuniarii assolutamente insufficienti, del tutto inesperto di affari, in una terra straniera, la cui lingua non conoscevo affatto, firmai un contratto coll’amministrazione più meticolosa della maggiore città d’Italia (Aus Vergangenheit, 1892; trad. it. 1893).
Non vi erano precedenti ma nella sua mente tutto fu subito chiaro. La Stazione zoologica doveva sorgere ed essere amministrata dalla scienza per la scienza. Il suo compito era di garantire quest’autonomia.
Il terreno gli fu concesso gratuitamente dal Comune di Napoli. Il primo edificio, l’odierna parte centrale, fu finanziato dal padre e da contributi e prestiti di amici e nel settembre 1873 era pronto ad accogliere gli ospiti. Tra i primi venti vi erano ricercatori tedeschi, inglesi, italiani, russi, olandesi e austriaci. Un secondo edificio, dedicato alla fisiologia e al reparto di conservazione, fu costruito a ovest del primo nel 1884-88 con fondi dei ministeri dell’Agricoltura e della Pubblica istruzione nonché della Provincia di Napoli. Nel 1902-1906 fu aggiunto il cortile con l’ala Est per creare
per la fisiologia, sia per la fisiologia sperimentale che per la chimica fisiologica, locali e apparecchi, onde esse fossero in grado di porsi di pari passo colle rimanenti discipline biologiche e tutte insieme concorrere alla soluzione dei grandi problemi del mondo vivente del mare (L’Acquario di Napoli, 1906).
Per quest’ultimo Dohrn si dimostrò un abile promotore finanziario: del totale di 300.000 marchi un terzo venne coperto da fondi già messi da parte, un altro terzo da Friedrich Alfred Krupp (1854-1902), con il quale si era avviata una promettente collaborazione oceanografica, e con due terzi già garantiti Dohrn andò dall’imperatore di Germania, Guglielmo II, proponendogli una sottoscrizione la quale, capeggiata da Sua Maestà, andò velocemente a buon fine.
Per la copertura delle spese correnti, Dohrn inventò il sistema dei tavoli di studio. Per una somma annuale, stabilita in contratti pluriennali, Dohrn metteva a disposizione di governi, ministeri, università o associazioni scientifiche una postazione di lavoro. In cambio il contraente aveva il diritto di mandare un ricercatore per un anno a Napoli, dove avrebbe trovato a sua disposizione tutto l’occorrente per la sua ricerca. Era sua premura trovare sempre nuovi partner e far rinnovare i contratti in vigore. Alla morte di Dohrn oltre 2200 ricercatori avevano già lavorato a Napoli usufruendo di oltre cinquanta tavoli.
Nella lotta per dotare la Stazione zoologica di una solida base finanziaria Dohrn sfruttò bene le sue doti diplomatiche negli ambiti scientifici e politici. Grazie a una petizione firmata da Hermann von Helmholtz, Emil du Bois-Reymond e Rudolf Virchow, il parlamento tedesco votò nel 1879 a favore di una sovvenzione annuale di 30.000 marchi, aumentati a 40.000 dieci anni dopo, concessi con il solo vincolo di un rapporto annuale al governo tedesco sull’attività svolta a Napoli. Altra fonte consistente di guadagno era la vendita di collezioni di animali conservati. Dopo meno di vent’anni di attività la Stazione zoologica era già un’impresa autonoma e sana, con un consistente utile.
Tre pubblicazioni, la rivista «Mittheilungen aus der zoologischen Station Neapel/Pubblicazioni della Stazione zoologica di Napoli» (1878-1978), la serie di monografie Fauna e flora del Golfo di Napoli (1880-1982) e la rivista di bibliografia critica «Zoologischer Jahresbericht» (1879-1913) diffondevano i risultati scientifici ottenuti alla Stazione zoologica.
Dohrn si rese presto conto che solo con la giusta pubblicità l’osservatorio e il laboratorio avrebbero potuto avere successo, e che le finalità diverse delle due strutture richiedevano anche strategie diverse (Groeben 2010). Poster pubblicitari, cartoline, sconti per le scuole, articoli sulla stampa miravano ad aumentare il flusso dei visitatori all’acquario, mentre conferenze, saggi in giornali e riviste tedesche e italiane di grande diffusione, mostre e incontri personali servivano a far conoscere al mondo non strettamente scientifico le vicende della Stazione zoologica.
La Stazione zoologica mise a disposizione dei ricercatori ospiti laboratori ben attrezzati, una biblioteca unica e uno staff tecnico-scientifico pronto ad assisterli. Chi disponeva di un tavolo di studio poteva venire con il proprio progetto senza alcuna interferenza da parte del padrone di casa. Infatti, «libertà della ricerca» era il principio ferreo di Dohrn. Il suo dovere era solo di offrire ottime condizioni di lavoro; i risultati appartenevano a chi le utilizzava. Tornando regolarmente al microscopio, Dohrn poteva restare in stretto contatto con le esigenze dei suoi ospiti. Creò intorno a sé anche una proficua rete di collaboratori (Groeben, Ghiselin 2001). In quei momenti era uno di loro e non mancarono accese discussioni scientifiche con i colleghi.
Grazie al principio della libertà di ricerca, la Stazione zoologica era diventata il posto «dove sono nate la moderna citologia e la fisiologia dello sviluppo come discipline indipendenti e cioè non solo non al servizio della teoria della discendenza, ma addirittura spesso in aperto conflitto con essa» (Monroy, Groeben 1988, p. 33). La struttura internazionale e interdisciplinare della Stazione zoologica facilitava contatti e collaborazioni personali, facendone un «congresso permanente di zoologi» (Boveri 1910, p. 40).
Dohrn disse di aver creato due organismi, uno teorico: l’origine dei vertebrati, e uno pratico: la Stazione zoologica (FA: Bd. 372, Dohrn alla moglie, 1° agosto 1886, p. 1). In Dohrn era prevalente la creatività imprenditoriale, e spesso definiva la Stazione zoologica un’opera d’arte,
non dipinto ad olio o modellato in creta o poetato in versi, ma formato da esseri umani, misto di pensieri e problemi, stuccato con conoscenza del mondo e trattamento delle persone, fondato su un senso del dovere e un entusiasmo sociale a nazionale e perciò un opera d’arte e non un processo dialettico (Fa: Bd. 672, Dohrn alla moglie, 25 aprile 1890, pp. 1-2).
Con i suoi ospiti condivideva non soltanto la struttura scientifica ma anche il suo mondo culturale di arte, musica, letteratura, di escursioni e divertimento. Il giovedì era jour fixe a casa Dohrn, dove in una stanza si discuteva di letteratura russa con la signora Dohrn, in un’altra si suonava il pianoforte, in un’altra ancora il padrone di casa discuteva del problema della testa dei vertebrati, mentre in giardino aspettava il campo di bocce.
Alla fine la Stazione zoologica era diventata un piccolo Stato autonomo al servizio della scienza con Dohrn, lo statista del darwinismo, alla sua guida (Groeben 1985).
Per Dohrn arte e scienza erano le due facce della cultura umana, ambedue accolte nella Stazione zoologica. Il grande laboratorio occupava metà del primo piano, l’altra metà era destinata alla musica, ma ospitò poi la biblioteca. Nell’estate del 1873 questa sala fu decorata con un ciclo di affreschi (di Hans von Marées) raffiguranti momenti della vita mediterranea, il mare con i pescatori, gli aranceti, e il relax serale – nell’Affresco della Pergola – di Dohrn con gli amici, lo zoologo Nikolaus Kleinenberg, il poeta Charles Grant, lo stesso pittore von Marées e lo scultore e architetto Adolf von Hildebrand (Groeben 1995).
L’effigie di Dohrn è presente anche nel Tritone della scultura di Fritz Behn (1878-1970) sopra l’ingresso della Stazione zoologica, come anche nel quadro di Arnold Böcklin, Im Spiel der Wellen, oggi alla Neue Pinakothek di Monaco, e sotto le arcate dell’entrata amici e collaboratori lo hanno voluto ricordare con il bassorilievo realizzato da Hildebrand nel 1909 e una dedica dall’Odissea.
Dohrn era membro di 40 accademie, società e corporazioni, dottore honoris causa delle Università di Halle, Oxford, Cambridge e Aberdeen, insignito di numerose onorificenze italiane ed estere. Come riconoscimento per i suoi meriti, la Città di Napoli gli conferì nel 1897 la cittadinanza onoraria. Nel 1940, in occasione del centesimo anniversario della sua nascita, gli fu dedicata una strada, il viale Dohrn.
In un messaggio d’augurio per il 25° anniversario della Stazione zoologica oltre 1900 rappresentanti del mondo scientifico, politico e culturale hanno affermato: «È impossibile immaginarsi dove sarebbe oggi la biologia se non ci fosse stata l’influenza della Stazione Zoologica» (Anton Dohrn, 1980, p. 56).
Le fonti citate nel testo e precedute dalla sigla FA si riferiscono a documenti conservati nell’archivio della famiglia Dohrn, Bayerische Staatsbibliothek München, Handschriftenabteilung, Ana 525.
Der gegenwärtige Stand der Zoologie und die Gründung zoologischer Stationen, «Preussische Jahrbücher», 1872, 30, pp. 137-61, poi in «Naturwissenschaften», 1926, 19, pp. 412-24 (trad. it. Delle presenti condizioni della zoologia e della fondazione di stazioni zoologiche, «Nuova Antologia», gennaio 1873, pp. 1-27, poi in «Bollettino di Zoologia», 1968, 35, 4, pp. 507-31).
Der Ursprung der Wirbelthiere und das Prinzip des Functionswechsels. Genealogische Skizzen, Leipzig 1875 (trad. ingl. The origin of vertebrates and the principle of the succession of function, ed. M.T. Ghiselin, «History and philosophy of the life sciences», 1994, 16, 1, pp. 3-96).
Die Pantopoden des Golfes von Neapel und der angrenzenden Meeresabschnitte, Leipzig 1881.
Aus Vergangenheit und Gegenwart der Zoologischen Station in Neapel, «Deutsche Rundschau», 1892, 18, pp. 275-98 (trad. it. Passato e presente della Stazione zoologica di Napoli, «Corriere di Napoli», 12.1.1893).
L’Acquario di Napoli e il suo avvenire. La conferenza Dohrn alla «Dante Alighieri», «Il Pungolo», 30 aprile 1906.
Th. Boveri, Anton Dohrn. Gedächtnisrede gehalten auf dem internationalen Zoologen-Kongress am 18. August 1910, Leipzig 1910, poi in «Die Naturwissenschaften», 1940, 51, pp. 787-98 (trad. ingl. in «Science», 1942, 36, pp. 453-58).
Dokumente über Naturwissenschaft und Philosophie. Briefwechsel zwischen Friedrich Albert Lange und Anton Dohrn, «Erkenntnis», 1933, 4-6, pp. 262-300.
A. Kühn, Anton Dohrn und die Zoologie seiner Zeit, «Pubblicazioni della Stazione zoologica di Napoli», 1950, supplemento, pp. 1-205.
T. Heuss, Anton Dohrn in Neapel, Berlin-Zürich 1940, nuova ed. ampliata Anton Dohrn, Tübingen 1962 (trad. it. L’«Acquario» di Napoli e il suo fondatore Anton Dohrn, Roma 1959).
Anton Dohrn und die Zoologische Station Neapel, hrsg. H.-R. Simon, Frankfurt a.M. 1980.
Charles Darwin (1809-1882), Anton Dohrn (1840-1909), Correspondence, a cura di Ch. Groeben, Napoli 1982.
K. Dohrn, Von Bürgern und Weltbürgern. Eine Familiengeschichte, Pfullingen 1983.
Ch. Groeben, Anton Dohrn – The Statesman of Darwinism, «Biological bulletin», 1985, 168, suppl., pp. 4-25.
A. Monroy, Ch. Groeben, La Stazione Zoologica di Napoli e il suo ruolo nello sviluppo della biologia, in Il meridione e le scienze (secoli XVI-XIX), Atti del Convegno, Palermo (14-16 maggio 1985), a cura di P. Nastasi, Napoli 1988, pp. 29-38.
G.H. Müller, K. Wenig, Kants Verhältnis zur Deszendenztheorie. Anton Dohrns Probevorlesung 1868 in Jena, «Nuncius», 1993, 2, pp. 521-53.
Ch. Groeben, La Sala degli Affreschi nella Stazione Zoologica Anton Dohrn. Ideatori ed Artefici, Napoli 1995.
Ch. Groeben, M.T. Ghiselin, The zoological station at Naples and its impact on Italian zoology, in Giovanni Canestrini. Zoologist and darwinist, ed. A. Minelli, S. Casellato, Venezia 2001, pp. 321-47.
Ch. Groeben, «Sotto sarà una pescaria, sopra una piccola università». La Stazione zoologica Anton Dohrn, in L’Acqua e la sua vita, a cura di P. Redondi, Milano 2010, pp. 151-202.
F. De Sio, Ch. Groeben, “Dalla teoria darwiniana a una prassi darwiniana”. Anton Dohrn scienziato e manager, «Il Veltro», 2011, 1-3, pp. 81-118.