fello (fellone; le due forme risalgono rispettivamente al nominativo e all'obliquo: cfr. francese antico fel, felon)
Le molte occorrenze tracciano un'area semantica piuttosto articolata: originariamente il vocabolo vale " traditore ", " perfido ". In questo senso, sotto la forma ‛ fellone ', è in Vn XXXVII 7 6 Ora mi par che voi [occhi] l'obliereste [il pianto], / s'io fosse dal mio lato sì fellone, / ch'i' non ven disturbasse ogne cagione, " se io per parte mia (è il cuore che parla) fossi così traditore che non ve ne togliessi ogni motivo ricordandovi sempre la donna che avete pianto finora " (Barbi-Pernicone); v. anche Fiore XXI 12.
F. è frequente nella Commedia riferito ai peccatori e ai demoni col significato derivato di " malvagio ", " sebbene sempre con una sfumatura di rabbia e di sdegno " (Sapegno): If VIII 18 Or se' giunta, anima fello!; XI 88; XXI 72 Nessun di voi sia fello I, dove vale propriamente " male intenzionato ": " Fello è colui che pensa di mal fare ad altrui " (Buti); XXVIII 81 tiranno fello; Pd IV 15. Lo stesso significato conserva in Fiore VII 2 crudo, fello e oltraggioso, e poi in XIII 2 e CXXIV 8. In Rime CIV 29 si accosta al senso di " crucciato " e anche " triste ", " dolente ": Amor... / pietoso e fello. Per questo luogo il Contini richiama il provenzale fel, che può essere sinonimo di " turbato " e opporsi a jauzen. Si noti che qui e altrove il valore di f. è sottolineato da un secondo aggettivo accoppiato ad esso. In Rime dubbie XXX 4, dove f. vale " trista ", troviamo maliziosa e fella, detto della cornacchia; e v. anche VII 6 vita fella; così in If XVII 132 il cruccio del falcone che non ha potuto o voluto cacciare è espresso dalla dittologia disdegnoso e fello, probabilmente ricca di varie sfumature. In Pg VI 94 il contesto figurato ci dà il significato di " ribelle ": guarda come esta fiera è fatta fella / per non esser corretta da li sproni (cfr. al v. 98 costei [l'Italia] ch'è fatta indomita e selvaggia).