FELTRE (A. T., 22-23-24)
Cittadina veneta in provincia di Belluno, di origine antichissima, posta sul versante meridionale di uno sprone del monte Telva (m. 560), detto localmente Collina delle Capre (m. 325), formato da scaglia rossa del Cretacico, corroso e arrotondato da antica erosione glaciale. Il colle è ai piedi del versante settentrionale del M. Tomatico (m. 1594), che ruba a Feltre molte ore di sole, a 3 km. circa dal Piave, che nei pressi abbandona l'ampia valle sinclinale che separa le Alpi dalle Prealpi per aprirsi la strada della pianura attraverso la stretta di Quero. La temperatura media di gennaio è di − 0°,3, quella di luglio di 22°,7, quella annua di 11°,4, dati che non giustificano la proverbiale rigidezza del clima; di frequente però l'aria stagna d'inverno nel fondovalle. Notevoli le precipitazioni (1645 mm.), distribuite in 140 giorni, con prevalenza in maggio e giugno.
La parte alta della città, cinta di mura dai Veneziani e ricostruita dopo l'incendio del 1510, è caratteristica per le molte case con le facciate portanti ancora tracce di affreschi e per i tetti molto sporgenti, che fanno le veci di portici. Da Porta Oria a Porta Imperiale (ora Castaldi) essa è attraversata dalla Via Mezzaterra, nel punto più alto della quale è la bella Piazza Vittorio Emanuele, antico centro della città, dominata a nord dal castello. Parallela è la contrada del Paradiso. Il centro moderno di Feltre si è spostato in basso a Campo Giorgio, dopo che sono sorti (già nel sec. XVI e XVII) alcuni borghi, i più importanti dei quali sono quello di Tezze (di là dal piccolo corso dell'Unniera) e di Rugo; la stazione ferroviaria è nel punto più basso, a 256 m.
Feltre, che contava 3846 ab. nel 1548 e che raggiunse più tardi forse i 6000, ne aveva solo 3715 nel 1881, 4091 nel 1901, 4687 nel 1911 e infine, nonostante i danni della guerra, 6300 nel 192..
Il comune di Feltre (che non coincide col Feltrino, alquanto più ampio) è molto vasto (sup. kmq. 100,63), ma per circa il quarto è formato da terreni posti sopra i 1000 metri; una metà è a prato, un quinto circa a campo, un settimo a bosco. Occupazione prevalente della popolazione è l'agricoltura (colture di mais, fagioli, patate, noci, frutta) e l'allevamento bovino. Scarsa importanza hanno ora il lanificio e la lavorazione del ferro, un tempo assai diffusi, mentre ne ha ancora la lavorazione del legno (170 persone occupate nel 1927). Gli abitanti del comune da 7178 nel 1766 sono aumentati a 8219 nel 1802, 10.506 nel 1846, 12.435 nel 1871, 14.494 nel 1901, 16.240 nel 1911, 19.031 nel 1921, con una densità di 113 ab. per kmq. Essi sono distribuiti in 23 centri; 4500 circa vivono in case sparse. Notevole l'emigrazione temporanea, specie verso la Francia.
Monumenti. - La città ha in complesso l'impronta datale dai Veneziani dopo la distruzione del 1509 (v. appresso). Caratteristiche costruzioni sono il grandioso fontanone dominato dalla chiesa di S. Rocco e dagli avanzi del castello, il palazzo destinato alle riumoni dei rappresentanti la provincia feltrina (Università) di carattere palladiano, con un magnifico porticato, la porta Castaldi, la porta Pusterla, il duomo con un'abside del tardo periodo gotico e molte belle case affrescate nel Rinascimento. Poco lungi dalla città è la chiesa di San Vittore e Corona con l'annesso monastero, fondata dai crociati feltrini che vi importarono dall'Oriente colonne e capitelli a niello. Un diligente e accurato restauro ha di recente restituito all'interno il suo chiaro carattere romanico ricco di affreschi.
Storia. - Feltria (oppure Feltriae) era il nome della città nell'età romana. Essa si distendeva ai piedi della collina sulla quale sorge la moderna Feltre nel tratto della via Claudia Augusta da Opitergium (Oderzo) a Trento, passando per Ausugum nelle vicinanze di Borgo in Valsugana (v.). Plinio (Nat. Hist., III, 19,130) la annovera tra le città di origine retica nella X regione. Della sua condizione di diritto pubblico nell'età romana, si sa solo che era iscritta alla tribù Menenia. Un'ara del sec. I dell'impero con dedica ad Anna Perenna (v.) prova l'introduzione del culto di quest'antica divinità, probabilmente per affinità con altra locale. Nelle lapidi latine si trovano menzionati: quattuorviri iure dicundo, praefectus iure dicundo, adlectus aerario, decuriones, flamen e collegium fabrum, collegium centonariorum e collegium dendrophorum.
Per la sua posizione, dominante il passaggio tra le valli del Brenta e del Piave nel punto in cui esse si avvicinano, Feltre fu presa di mira dai barbari: saccheggiata da Alarico (409), da Attila (451), dagli Alani (463), fu occupata da Odoacre (475), da Alboino (568), dai Franchi (594 e 776), dagli Ungari (900). Dal tempo degli Ottoni la città fu governata dai vescovi-conti. Come tutte le città italiane fu, in seguito, teatro di lotte fra guelfi e ghibellini fino alla morte del vescovo Adamo di parte imperiale (1174). Il suo successore, Druso da Camino, riconduce la pace nella conturbata città esiliando i capi delle due fazioni nemiche. Nella lotta delle città italiane col Barbarossa, Feltre, dichiaratasi per la Lega lombarda, respinse il podestà mandatovi dall'imperatore. Dopo la tregua di Venezia (1177) fu però tra le prime città a riconoscere la supremazia imperiale e a chiedere la conferma dei vecchi privilegi. Minacciata dalla crescente potenza del comune di Treviso (1197-1201), Feltre si unisce a Belluno. Per difendersi dagli assalti dei ghibellini e dalle minacce di Ezzelino si pone (1247), insieme con Belluno, sotto la signoria di Biaquino da Camino. nominatovi capitano generale, mentre il figlio di Biaquino, Tiso, era eletto vescovo di Belluno e Feltre. Ma nell'anno dopo Feltre è costretta da Ezzelino ad arrendersi, così che nemmeno Tiso poteva prendere possesso del suo vescovato. Successe un periodo travagliato di lotte interne ed esterne tra guelfi e ghibellini. Nel 1265, risorta, dopo la distruzione della famiglia dei da Romano, la potenza dei Caminesi, il vescovo di Belluno e Feltre; Adalgesio di Villalta, minacciato dai ghibellini che tentavano di togliergli il govemo, fa nominare capitano generale delle due città Gherardo da Camino. La signoria nominale restava pur sempre al vescovo, ma praticamente annullata dal potente signore. Ne dovette sorgere uno stato di vera ostilità fra Gherardo e il vescovo. Di essa abbiamo cenni in documenti del 1278, finché nel 1298 il vescovo Iacopo da Casalio perdette la vita, ucciso proditoriamente, come pare, per ordine di Gherardo e Rizzardo da Camino, che gli diedero a successore il trevigiano Alessandro Novello. Dopo essere stata governata dai Caminesi, Feltre fu occupata dagli Scaligeri e nel 1336 da Carlo IV di Boemia, che la cedette a Ludovico, re d'Ungheria, e da questi offerta a Francesco da Carrara. Il Carrarese cedette la città ai duchi d'Austria, il cui governo fu dispotico e crudele. Nel 1404 se ne impadronirono i Veneziani. Al tempo della guerra di Cambrai, per due volte, nel 1509 e nel 1510, la città fu messa a ferro e fuoco dall'esercito imperiale. Risorse per opera della Serenissima, che nel 1512 fece ricostruire il castello. Dopo d'allora Feltre seguì, industre e pacifica, le sorti di Venezia.
Nel 1797 fu occupata da Bonaparte e dopo Campoformio cadde in mano dell'Austria. Nel 1806, aggregata al Regno italico, fece parte del Dipartimento del Piave per ritornare agli Austriaci nel 1814. Dal 28 marzo al 7 maggio 1848 fu libera. I Feltrini, capitanati dall'abate Antonio Zanghellini, si opposero al ritorno degli Austriaci e combatterono valorosamente a Sorio e a Montebello. Le truppe italiane entrarono a Feltre il 14 agosto 1866 e la città si univa alla madre patria col plebiscito dell'ottobre dello stesso anno. Durante la guerra mondiale soffrì di nuovo (1917-18) il giogo straniero.
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