FENOMENO (dal gr. τόϕαινόμενον "ciò che appare")
Termine del linguaggio scientifico e filosofico. Aristotele chiama, di solito, ϕαινόμενον ciò che cade sotto i sensi, intendendo di opporlo, come il suo predecessore Platone, a ciò che è stabile, essenziale, immune dal flusso delle cose sensibili, cioè all'essere ideale e vero, alla verità (τὰ ὄντα, τὰ ἀληϑῆ). Questa antitesi filosofica fra ciò che è in apparenza e ciò che è realmente, risale veramente a Parmenide (col suo dualismo di opinione, apparenza, molteplicità da una parte e di verità, realtà, unità dall'altra). In seguito il termine ha assunto un significato assai più lato, servendo a esprimere ciò che si presenta alla coscienza, ciò che è percepito, sia esternamente sia internamente; e con esso si designano gli accadimenti che sono oggetto delle scienze in genere. Tale il significato che esso ha in Bacone, Cartesio, Leibniz.
In Kant esso significa ciò che è oggetto di esperienza possibile, ossia ciò che è percepito nello spazio e nel tempo, forme a priori della sensibilità, e determinato dalle categorie o concetti a priori dell'intelletto. Il fenomeno, così inteso, viene contrapposto sia al materiale sensibile grezzo (non ancora fenomenizzato nelle forme e categorie umane), sia, ciò che più importa, alla realtà in sé stessa, alla cosa in sé, inattingibile con le forme e categorie, che tutto ciò che investono rendono relativo a noi, fenomeno, e solo attingibile dalla ragione, onde la cosa in sé è detta noumeno (dal gr. νούμενον; ciò che è oggetto del νοῦς, della ragione). Per Kant il mondo fenomenico è il solo mondo reale che ci è dato conoscere, avendo la nostra conoscenza la sua occasione nei sensi ed essendo sprovvista di quell'organo puramente intellettuale col quale soltanto essa potrebbe cogliere la realtà come è in sé stessa. Infine è da notare che ferve tra i filosofi la discussione sull'opportunità di distinguere nettamente il fenomeno dal fatto, intendendo alcuni il fenomeno come il puro dato sensibile anteriore a ogni elaborazione intellettuale del soggetto, e il fatto, invece, il fenomeno elaborato e obiettivato dalla mente; mentre altri propende a intendere il fenomeno come un dato della coscienza già razionalizzato, adottando così il linguaggio kantiano. Tra gli scienziati l'Ampère propose di distinguere il fenomeno, come dato immediato che la scienza deve elaborare, dalle conceptions di quest'ultima.
Bibl.: I. Kant, Kritik d. reinen Vernunft, passim; E. Boirac, L'idée de phénomène, Parigi 1894; A. Lalande, Vocabul. techn. et crit. de la philos., II, Parigi 1926.