fenotipo immunologico
Esame che permette di identificare la presenza di antigeni specifici sulla membrana, o di antigeni intracito plasmatici o endonucleari, mediante metodiche di marcatura diretta o indiretta con immunoglobuline legate a sostanze colorate (fluorocromi). Il campione di sangue midollare o periferico, una volta incubato con queste sostanze, è fatto passare all’interno di uno strumento detto citofluorimetro. Tale apparecchio è dotato di una sorgente luminosa (laser) che, predisposta su una specifica lunghezza d’onda, permette l’eccitazione di sostanze fluorescenti: la luce emessa è raccolta da un fotomoltiplicatore che amplifica il segnale e lo rende visibile, sotto forma di impulso elettrico, a un computer. Il tipo di parametri rilevabili in citofluorimetria a flusso è molto ampio: volume e morfologia delle cellule, contenuto di pigmenti, funzionalità di organuli della cellula (mitocondri, nucleo, reticolo endoplasmico), DNA, RNA, proteine, antigeni di superficie e intracellulari, pH, flusso di calcio. Una delle maggiori applicazioni della citofluorimetria è rappresentata dall’analisi delle diverse popolazioni delle cellule del sangue, attraverso gli antigeni, ma anche attraverso il profilo cellulare (forward e side scatter). Con i moderni apparecchi è possibile effettuare un’analisi multiparametrica, utilizzando diversi fluorocromi contemporaneamente, per caratterizzare più approfonditamente la cellula, quantificare la popolazione patologica e stimare la quota residua normale. Una delle prime applicazioni è stata l’analisi del ciclo cellulare mediante quantificazione del contenuto di DNA cellulare e valutazione dell’apoptosi (morte cellulare programmata). Nell’ambito delle patologie oncologiche, la determinazione del fenotipo immunologico permette di identificare antigeni associati a un valore prognostico più o meno favorevole, di ricercare l’espressione di antigeni aberranti e di valutare così l’eventuale malattia minima residua dopo terapia.
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