Lassalle, Ferdinand
Politico e filosofo tedesco (Breslavia 1825-Ginevra 1864). Figlio di un agiato commerciante ebreo, studiò filosofia, storia e filologia dapprima all’univ. di Breslavia, quindi a Berlino, dove approfondì in particolare la conoscenza delle teorie di Hegel. Tra il 1845 e il 1847 gli studi lo portarono spesso a Parigi: qui L. (che aveva francesizzato il suo cognome, in origine Lassal o Lassel) conobbe P.-J. Proudhon e le idee degli utopisti francesi. Stabilitosi a Düsseldorf, nel 1849 subì due processi e una condanna a sei mesi di carcere per aver partecipato ai moti rivoluzionari dell’anno precedente; a questo periodo risalgono i primi contatti con Marx ed Engels. Il suo nazionalismo e l’apprezzamento per la politica estera di Bismarck lo stavano intanto allontanando da Marx: nell’opera Der italienische Krieg und die Aufgabe Preussens (1859), L. auspicava infatti l’affermazione dell’egemonia prussiana, a scapito dell’Austria, e si pronunciava a favore dell’indipendenza italiana. Nel 1861 L. venne in Italia: incontrò Garibaldi a Caprera e alcuni dirigenti del Partito d’azione per caldeggiare un’iniziativa rivoluzionaria italiana contro l’Austria. Dello stesso anno è la pubblicazione, in due volumi, del System der erworbenen Rechte, in cui sostenne il principio, di derivazione hegeliana, per cui il diritto non deve essere considerato una categoria logica, bensì storica: gli istituti giuridici mutano col variare della coscienza generale di un popolo. Di conseguenza, anche il diritto di proprietà, se non è più consono allo spirito generale, è destinato a scomparire, come è avvenuto per la schiavitù. Tra il 1862 e il 1864 L. fu impegnato soprattutto nello studio dell’economia e nell’organizzazione del movimento operaio tedesco; nell’Arbeiter Programm (1862) indicò nella conquista del suffragio universale il mezzo principale per la creazione di uno Stato popolare tedesco: l’integrazione della classe lavoratrice nella vita politica e sociale avrebbe assicurato la transizione pacifica dallo Stato borghese, basato sul diritto di proprietà, a uno Stato democratico, vero strumento del bene generale. Queste idee, sulle quali ebbe modo di confrontarsi con lo stesso Bismarck in colloqui rimasti però senza seguito, fornirono la base programmatica all’Associazione generale degli operai tedeschi (Allgemeiner deutscher Arbeiterverein), creata nel maggio 1863. Di questa associazione L. fu presidente fino al luglio 1864, quando, deluso dagli scarsi risultati conseguiti dalla sua azione propagandistica, decise di trasferirsi in Svizzera, rinunciando all’attività politica. Le sue teorie economiche sono esposte soprattutto nell’opera Herr Bastiat-Schulze von Delitzsch, der ökonomische Julian, oder Kapital und Arbeit (1864): con la conquista del suffragio universale prima, e con l’aiuto economico dello Stato poi, le cooperative operaie riusciranno a superare «la legge bronzea dei salari», quella legge economica, già enunciata da D. Ricardo, per cui in regime capitalistico il salario dell’operaio si riduce al minimo di sussistenza storicamente necessario alla sua riproduzione.