SAAR, Ferdinand von
Poeta, nato a Vienna il 30 settembre 1833, morto a Döbling presso Vienna il 24 luglio 1906. Compiuti gli studî medici allo Schottengymnasium, entrò nel 1849 nell'esercito austriaco e dopo la campagna del 1859, alla quale aveva preso parte, abbandonò la carriera militare per dedicarsi all'attività letteraria, sebbene i Gedichte (1855) gli fossero stati respinti dall'editore Cotta. La prima opera grande con cui egli si presentò al pubblico fu una tragedia in due parti - Kaiser Heinrich IV. Hildebrand (1865) e Heinrichs Tod (1867) - che piacque molto a F. Halm e a Grillparzer, ma non riuscì a conquistare le scene. Il successo venne con la pubblicazione di Innocens (1865), con cui il S. entrò nel campo letterario più affine al suo temperamento artistico: la novella. In parecchie raccolte di novelle (Novellen aus Österreich, 1877; Schicksale, 1888; Frauenbilder, 1892; Herbstreigen, 1897; Camera obscura, 1901; Tragik des Lebens, 1906) il S. seppe dare della società di Vienna del suo tempo, stanca e scettica, l'espressione più fedele e più delicata. In queste narrazioni semplici, d'un tono tranquillo e rassegnato, incorniciate quasi sempre da una conversazione introduttiva fra persone piuttosto vecchie e assennate, gli uomini si muovono quasi come ombre mai tratteggiati con pennellate sicure e vivaci, creature incapaci di lottare, che con dolce rassegnazione vanno incontro alla propria sorte. Così in Innocens la rinunzia all'amore e alla felicità ha tutto l'incanto d'una malinconia composta dietro cui si cela un sentimento vivo e ricco. Un'illusione d'amore tragicomica conduce il Leutnant Burda alla morte e il senso di un attimo di colpa spezza la vita di una giovane donna (Schloss Kostenitz). Di fronte all'idea d'una lotta impari alle loro forze, i personaggi del S. si rifugiano sgomenti nel proprio destino. Ma pure il sole illumina infine l'unione di due miseri reietti negli Steinklopfer.
Il S. che ebbe molto a combattere con difficoltà materiali - nel 1870 si era invano offerto per un posto alla Biblioteca di corte - poté nel 1873, con un sussidio governativo, visitare l'Italia (Italia, tre sonetti, 1880), sposarsi nel 1881 con Melanie von Lederer e stabilirsi in Moravia nel castello della principessa Salm. Gli anni successivi li trascorse a Vienna, amico delle famiglie Hohenlohe, Thun, Wertheimstein, dei fratelli Gomperz, le quali spesso lo volevano loro ospite. L'anno 1882 vide la pubblicazione dei Gedichte. Alla moglie, mortagli dopo pochi anni di matrimonio, dedicò la tragedia Thassilo (1885), accettata in un primo tempo per le scene del Burgtheater a Vienna ma poi respinta per la scarsa agilità teatrale. Furono invece un nuovo grande successo le Wiener Elegien (1893), che assicurarono al poeta sessantenne omaggi di letterati e larga popolarità. Il ricordo dell'infanzia trascorsa in una Vienna vecchia che andava scomparendo, il contrasto tra la città vecchia e la nuova, il rimpianto per il buon tempo antico, espressi in mirabili esametri, fecero del S. il poeta viennese per eccellenza, a cui la città affidò la composizione di innumerevoli prologhi d'occasione. Numerose onoranze lo compensarono allora del silenzio che aveva accolto le sue prime opere e, primo, dopo il Grillparzer, fu nominato membro a vita della Camera dei signori (1902). Compiuti i 70 anni, proprio mentre il Burgtheater si accingeva alla rappresentazione di un suo dramma, Die Wohltat, il S. fu colto da dolorosa e implacabile malattia, da cui preferì liberarsi dandosi la morte nell'estate del 1906.
Anche le novelle che sono la parte più significativa della produzione letteraria del S., rivelano nel poeta un temperamento essenzialmente lirico, alieno da lunghe analisi. Con pochi tratti, raramente legati da un'azione incalzante e motivata, egli presenta le sue figure a cui proprio questo colore un po' scialbo dà quel particolare incanto di una contenuta melanconia dietro alla quale il lettore avverte talvolta la presenza della personalità forte del poeta. La sua lirica, paragonata anche per le vicende esteriori del poeta a quella di D. v. Liliencron, e legata, soprattutto agl'inizî, ai nomi di Lenau, Geibel e Platen, rivela un mondo assai circoscritto, strettamente ispirato all'esperienza personale che gli fa trovare un tono caldo e suadente sia ch'egli faccia l'elogio della natura (Die Lerche, Die Malven, Die Primeln), sia che ritragga gli amici in numerose liriche (An Josephine v. Wertheimstein, An L. Speidel, A. Grün, An Theodor Gomperz), sia che parli di problemi politici e sociali dell'epoca (Laienpolitik, Gesang der Armen im Winter).
Opere: Sämtl. Werke, ed. J. Minor, voll. 12, Lipsia 1908.
J. Minor, F. v. S., Vienna 1878; A. Bettelheim, F. v. S.s. Leben und Schaffen, in Sämtl. Werke, I; K. Schaukal, F. v. Saar, in Das lit. Echo, 1898-1899; O. Stoessl, F. v. S., ibid, 1908-09; M. Morold, F. s. S., Lipsia 1909; H. Spiers, F. v. S., in Deutsche Geister, Lipsia 1910.