BOCCONI, Ferdinando
Nato a Milano l'11 nov. 1836 da Roberto e da Carolina Bolletti, dopo aver frequentato i primi tre anni della scuola elementare a Lodi, dove risiedeva la sua famiglia, iniziò a lavorare come venditore ambulante di stoffe. Fin da ragazzo aveva mostrato una particolare abilità nel commercio; convinse perciò nel 1850 il padre e il fratello Luigi a trasferirsi a Milano, dove iniziò anche la vendita di abiti confezionati.
Richiamato alle armi nel 1861, fece parte dei corpi dell'esercito italiano inviati nel Meridione per la repressione del brigantaggio. Nel 1865, a Milano, sposò Claudina Griffini, da cui ebbe poi tre figli: Luigi, Ferdinando ed Ettore. In quello stesso anno il B. abbandonò il commercio ambulante e aprì col fratello Luigi una bottega in via S. Redegonda; cinque anni dopo, essendo questa ormai troppo piccola, aprì una nuova sede col nome di "Magazzino livornese", presso Porta Nuova.
Nel 1877 acquistò un albergo, l'Hotel Confortable, nella via centrale T. Grossi, trasformandolo in un grande magazzino per la vendita di ogni genere di stoffe e altri materiali di abbigliamento e arredo, come ne esistevano a Londra e a Parigi, e lo chiamò "Aux villes d'Italie": deposito, confezioni e vendita di abiti e articoli diversi. Il nome fu poi cambiato, a partire dal 10 genn. 1880, in quello di "Alle città d'Italia", in seguito a una polemica sulla stampa milanese per l'uso di denominazioni straniere.
L'anno prima L'Illustrazione italiana (27 apr. 1879, p. 270) aveva dedicato un ampio articolo alla società dei fratelli Bocconi, paragonando la loro organizzazione per vastità e qualità a quella dei più grandi magazzini di vendita all'estero. La Casa Bocconi occupava allora, nella sede centrale, circa trecento impiegati ripartiti in trentuno sezioni, quante erano le categorie di merci vendute, e dava, con lo stabilimento di produzione, lavoro a circa duemila persone in Milano, oltre a quelle delle succursali nelle città di Torino, Genova, Trieste e Roma. L'importanza della ditta era tale che il suo riconoscimento del riposo festivo per i dipendenti nel 1883 fu annunciato in uno speciale supplemento (del 12 giugno, al numero del 9 giugno) del giornale Il Riposo festivo.
Continuando la crescita del volume degli affari, il B. aprì, nel 1889, una nuova sede, costruita appositamente, in piazza Duomo. La sede, costata 5.500.000 lire, aveva un'esposizione interna di merci per circa 2.300 metri e occupava 1.432 persone: i reparti più importanti fin da allora furono le vendite di stoffe, abiti confezionati, biancheria, merceria, giocattoli, arredamento e mobili, profumeria. L'anno dopo, per meglio indirizzare e programmare il proprio commercio, il B. fece svolgere una indagine sul mercato dei tessuti in Italia.
L'espansione economica e commerciale della ditta pose in una posizione politicamente rilevante i due fratelli, soprattutto negli anni tra il 1894 e il 1896, anni in cui il governo Crispi cercò di guadagnare alla sua elementi moderati e di destra della Milano industriale. In una lettera, riportata dal Fonzi (p. 414), a Pisani Dossi del 16 apr. 1895 - poco prima, quindi, delle elezioni politiche del maggio-giugno - Ausano Labadini scrive che il B. aveva avuto l'intenzione di fare col Pisa un giornale crispino a Milano, ma che poi aveva rinunciato sembrandogli il Crispi esagerare nel suo intervento per ottenere appoggi. Scrive il Labadini: "Gli (al B.) ho accennato la lotta dei socialisti contro il capitale, la difesa che ne fa il governo, la conoscenza di Crispi dei meriti commerciali di Bocconi, il piacere che egli avrebbe nel vedersi coadiuvato anche dal Bocconi, come già lo è da tutti i grandi industriali di Milano. Gli ho fatto un cenno rapido del piacere che Crispi avrebbe di poter manifestare a Bocconi che il governo apprezza l'iniziativa sua nello sviluppo della ditta Rovati". Che i Bocconi non fossero completamente allineati alla politica crispina lo dimostra il fatto che La Sera di Attilio Luzzatto, ancora nel numero del 9-10 febbr. 1895, includeva nella lista dei moderati repubblicani e dei moderati per le elezioni amministrative di Milano oltre all'Annoni, allora presidente della Cassa di Risparmio, anche Luigi, fratello del Bocconi.
Il rapido accrescimento dell'attività dei fratelli Bocconi significò la rovina di molti commercianti al minuto, specialmente di tessuti e confezioni; il risentimento che ne derivò fu certamente alla base delle accuse che contro il B. e la sua casa indirizzò Paolo Valera sul settimanale La Folla. Erano soprattutto accuse di eccessiva severità disciplinare verso i dipendenti, accuse non prive, forse, di fondamento se già in precedenza l'Associazione degli impiegati milanesi aveva proclamato il boicottaggio contro la casa Bocconi, che aveva licenziato alcuni impiegati rei di essersi organizzati sindacalmente.
Il volume dell'attività e l'organizzazione commerciale della ditta, unica di quel tipo in Italia, che intorno al 1900 sperimentava per prima la vendita a prezzi fissi di abiti confezionati, sollevavano particolari problemi di tecnica aziendale e dirigenziale; perciò il B. fece studiare i figli in Svizzera e li fece viaggiare all'estero, in Europa e in America, associandoli poi assai presto al suo lavoro.
Nel 1896 il primogenito, Luigi, partiva per l'Africa come inviato della Riforma, rimanendo disperso nella battaglia di Abbà Garimà (1º marzo 1896); aveva ottenuto il visto per recarsi nelle zone della guerra italo-etiopica quasi all'insaputa dei genitori, grazie alle conoscenze che i Bocconi avevano tra i membri del governo Crispi. Per ricordare il nome del figlio, il B. fondò l'università commerciale "Luigi Bocconi", inaugurata il 10 nov. 1902, con un corso di laurea in economia e commercio e un altro di lingue. Il B. fu creato cavaliere del lavoro nel 1902 e nel 1906 senatore del Regno. Morì a Milano il 5 febbr. 1908.
Il figlio Ettore, nato a Milano il 5 marzo 1871, successe nella direzione della ditta. I problemi dell'organizzazione economica del complesso, in ulteriore espansione e con una rete commerciale che copriva praticamente, tra le sedi e le vendite per corrispondenza iniziate proprio nel 1907, l'intero suolo nazionale, lo convinsero insieme col fratello Ferdinando a procedere alla fusione di "Alle città d'Italia" con i "Magazzini Vittoria". Da questa fusione nacque - 27 sett. 1917 - la società per azioni "La Rinascente" (sede a Milano, 16.000.000 di lire in 16.000 azioni; il nome fu proposto da G. D'Annunzio). Dopo la nascita della "Rinascente" i due fratelli si occuparono di una scuderia ippica di corse (scuderia Bocconi, poi "razza di Besnate"); Ettore in particolare indirizzò i suoi interessi soprattutto in attività di tipo assistenziale ed editoriale. Fu presidente dell'università "L. Bocconi", fondò un ospedale e divenne presidente della Treves Casa Editrice e poi della Società Treves Treccani Tumminelli, nella quale si fusero nel 1931 l'Istituto G. Treccani editore della Enciclopedia Italiana e le aziende fratelli Treves, Bestetti e Tumminelli, Anonima Libraria Italiana. Nominato senatore il 6 ott. 1919, Ettore morì a Milano il 17 marzo 1932. Aveva sposato una nobile sarda, Javotte Manca di Villahermosa.
Bibl.: Oltre alla voce in Encicl. Ital., VII, p. 257 (per Ettore, ibid., App., I, p. 286), si veda: A. Alfani, Battaglie e vittorie.Nuovi esempi di volere è potere, Firenze 1892, pp. 118-122; Commemorazione di L. B., Milano 1898 (uscita per ispirazione dei Bocconi a due anni dalla scomparsa ad Abbà Garimà di Luigi, offre alcune testimonianze sull'attività di questo e sui rapporti che i Bocconi avevano a quel tempo con esponenti del governo Crispi, col Crispi stesso e con la Casa Savoia, oltre che, indirettamente, sull'organizzazione commerciale della casa Bocconi a Roma e a Torino); M. Guarneri, I Consigli di fabbrica, Città di Castello 1921, p. 268; C. Poggiali, F. B. Mercurio infinanziera, Milano 1945, pp. 280; A. Fossati, Lavoro eproduzione in Italia dalla metà del sec XVIII alla seconda guerra mondiale, Torino 1951, pp. 250; A. Panicucci, I dottori del cav. Bocconi, in Epoca, 10 genn. 1953, pp. 37-39; D. Vaccari, F. Bocconi (1836-1908), in Realtà Nuova, XXV (1960), n. 3, pp. 270-278; F. Fonzi, Crispi e lo "Stato di Milano", Milano 1965, pp. 317, 414.