BONSIGNORE, Ferdinando
Nacque a Torino il 10 giugno 1760 da Domenico e da Margherita Gallino: il padre, oriundo di Nervi, nel 1773 ricevette la naturalizzazione sarda. Allievo nel 1782 dell'Accademia torinese di pittura e scultura, nel 1783 si recò a Roma dove frequentò l'Accademia di Francia e studiò architettura sotto la guida di N. Giansimoni; vi restò quattordici anni, grazie anche a gratifiche del re di Sardegna. Nominato nel 1797 accademico e professore nell'Accademia di Belle Arti di Firenze, ritornò definitivamente a Torino l'anno successivo e qui ebbe il titolo di architetto disegnatore di sua maestà. In Piemonte la sua carriera si svolse brillantemente: nel 1799 era ispettore delle case demaniali; nel 1802 veniva incaricato di organizzare l'Accademia di architettura; professore d'architettura e accademico straordinario dell'Accademia subalpina (1803), fu, a partire dal 1805, professore di architettura civile nell'università di Torino; nel 1813 ebbe una medaglia per lavori al monumento del Moncenisio; nel 1814 era membro del consiglio degli edili e architetto archivista e disegnatore della città, due anni dopo professore di disegno nell'Accademia militare, architetto disegnatore del principe di Carignano nel 1819 e infine, nel 1831, primo architetto disegnatore del re. Membro dell'Accademia delle scienze lettere e arti di Livorno (1807), dell'Accademia di S. Luca di Roma (1814), di quella di Brera (1816) e dell'Accademia Albertina di Torino (1826), insignito di vari ordini cavallereschi, godeva di grande prestigio: lo confermano le consulenze che gli furono sollecitate per Milano (Foro Bonaparte) e per Genova (1826, piazza delle Fontane Marose; 1828, Teatro Carlo Felice).
Nel 1801 preparò un progetto per la torre comunale di Torino, cimentandosi, in pieno neoclassicismo, con un'impresa che era stata affrontata con varia fortuna da numerosi architetti del tardo barocco. Ma l'opera architettonica di maggiore importanza è la chiesa della Gran Madre di Dio a Torino, decretata dalla città nel 1814 per commemorare il ritorno di Vittorio Emanuele I, iniziata nel 1818 e consacrata nel 1831.
Il tempio votivo è una copia del Pantheon, ma le proporzioni ridotte, l'eleganza della linea e l'inquadratura scenografica sul fondale della collina, in asse con via Po, gli conferiscono una suggestione che mitiga il tono accademico e celebrativo di un neoclassicismo programmatico ed erudito. L'esecuzione è corretta e rigorosa, tanto all'esterno quanto all'interno; non venne compiuta, all'esterno. una fascia di rilievi prevista nel progetto (cfr. F. B., Disegni e descrizione del tempio eretto alla Gran Madre di Dio dal Corpo Decurionale di Torino, Torino 1828; v. anche Forma urbana ed architettura nella Torino barocca).
Oltre alla Gran Madre, gli è stato assegnato l'altare maggiore della chiesa di S. Cristina. Fuori Torino il B. intervenne per alcune rifiniture nella chiesa parrocchiale di Strambino precedentemente costruita su disegni di C. A. Rana: qualche suo tratto è riscontrabile nella cappella absidale del Santo Rosario e in alcune suppellettili di puro accento neoclassico (pulpito e confessionale sottostante). Nell'archivio parrocchiale sono conservati suoi disegni. Morì a Torino il 27 giugno 1843.
Allievo del B. fu A. Antonelli, che presto superò il rigido e alquanto statico classicismo del maestro; l'influsso del B. tuttavia, nonostante la limitata produzione architettonica, non fu di scarso rilievo nei decenni successivi, anche attraverso disegni e stampe che in parte rimasero nella Biblioteca Reale e nella Biblioteca Nazionale di Torino e gli apparati da lui allestiti per varie celebrazioni. Il B. contribuì in profondo, al di là di una precettistica classica letteralmente intesa, al consolidarsi di quel gusto sobrio ed ordinato che caratterizza la Torino dell'Ottocento, in continuità con tipiche tendenze espresse, pur con diverso linguaggio, nel periodo barocco.
Fonti e Bibl.: Schede Vesme, I, Torino 1963, pp. 156 s.; Forma urbana ed architettura nella Torino barocca…, Torino 1968, a cura dell'Ist. di archit. tecnica del Politecnico di Torino, I, 1, pp. 149, 831 s.; 2, pp. 1035 s., 1331, 1370, docc. 141, 146, 147; L. Cibrario, Storia di Torino, II, Torino 1846, pp. 164, 541; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria, III, Genova 1866, pp. 21, 84, 86; C. Danna-G. C. Chiechio, Storia artistica... del Santuario di Mondovì presso Vicoforte, Torino 1891, pp. 405 s.; G. Claretta, Ireali di Savoia munifici fautori delle arti, in Miscellanea di storia italiana, XXX (1893), pp. 255 s.; C. Boggio, Lo sviluppo edilizio di Torino dall'assedio del 1706 alla Rivoluzione francese, Torino 1909, p. 19; C. Bricarelli, "Analecta" d'arte subalpina, in La Civiltà Cattolica, LXXV (1924), p. 502; E. Olivero, L'architettura in Torino durante la prima metà dell'Ottocento, in Torino, XV (1935), 6, pp. 12 s.; E. Lavagnino, L'arte moderna, Torino 1956, pp. 81 s., 369, 373, 479; H. R. Hitchcock, Architecture: Nineteenth and Twentieth Centuries, Harmondsworth 1958, p. ss; L. Mallè, Le arti figurative inPiemonte, Torino 1962, pp. 410 s.; C. Brayda-L. Coli-D. Sesia, Catalogo degli ingegneri ed architetti del Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963, p. 19; G. Hubert, La sculpture dans l'Italie napoléonienne, Paris 1964, pp. 289, 302, 304, 412; M. Bernardi, Torino, Torino 1965, pp. 56, 104, 138, 193; C. L. V. Meeks, Italian Architecture 1750-1914, New Haven and London 1966, pp. 32, 42, 155, 177; L. Tamburini, Le chiese di Torino, Torino 1968, pp. 152, 175, 215; Id., Il tempio della Gran Madre di Dio, in Torino, VI (1969), 2, pp. 30-36; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 322 (con ult. bibl.); Enciclopedia Italiana, VII, pp. 435 s.