CORNACCHIA, Ferdinando
Nacque a Soragna (Parma) il 2 ag. 1768 dal tenente Orazio e da Anna Alberici. Studente esemplare e ripetutamente premiato, uscì ventunenne dall'università di Parma, allievo tra i prediletti di L. U. Giordani, con una brillante laurea in giurisprudenza. Fautore della riforma della difesa degli accusati poveri, nel 1802 aderì con entusiasmo al regime napoleonico, che corrispose alle sue aspettative di rinnovamento giudiziario penale e civile. La sua competenza in materia finanziaria e amministrativa gli valse la considerazione e la stima dei funzionari napoleonici preposti al governo dell'ex ducato, che si avvalsero frequentemente della sua consulenza e gli fecero percorrere un prestigioso cursus honorum, che culminò nelle nomine a sottoprefetto a Borgo San Donnino (8 marzo 1810) e a Parma (25 nov. 1812). Ma anche gli Austriaci ne apprezzarono preparazione, equilibrio e probità: il 18 maggio 1814, in occasione della restaurazione dell'università (che nel 1811 era stata convertita in Accademia dell'Impero), il C. fu nominato professore di economia politica nell'ateneo parmense, e il 6 agosto dello stesso anno gli venne affidato il governo di Piacenza.
Il C. non resse a lungo tale carica. Il 7 sett. 1814 giunse infatti a Piacenza, di ritorno da un viaggio in Irlanda durante il quale, a Londra, era stato nominato dall'imperatore d'Austria Francesco I d'Asburgo-Lorena amministratore, provvisorio di Parma, Piacenza e Guastalla col titolo di ministro, il conte F. F. Magawly de Calry. Questi lo inviò subito a Vienna come esperto, con l'incarico di fornire a quella corte notizie, valutazioni e dati utili a far sì che potessero risultare adeguati i compensi territoriali previsti come indennizzo per l'ex regina di Etruria, Maria Luisa di Borbone e per il figlio Carlo Lodovico, eredi legittimi del ducato parmense, che il trattato di Fontainebleau aveva invece riservato alla moglie di Bonaparte, Maria Luisa, arciduchessa d'Austria.
Non si trattava di una missione diplomatica vera e propria, ma dell'invio di un tecnico prezioso per la sua esperienza di ex funzionario napoleonico e per l'acquisita conoscenza della realtà economica, finanziaria ed amministrativa dell'ex ducato. Il C., infatti, non partecipò ad alcuna seduta del congresso di Vienna, e si limitò a rispondere ai quesiti che il Magawly gli rivolgeva intorno al bilancio ed alle esigenze di compattezza territoriale del ducato parmense, che si prevedeva e si sperava sarebbe stato affidato all'arciduchessa Maria Luisa. Durante il suo soggiorno a Vienna, che si protrasse dal 17 sett. 1814 al 23 sett. 1815, il C. annotò in un diario sia le notizie di seconda mano che gli pervenivano intorno all'andamento dei negoziati del congresso di Vienna, sia quelle, più particolareggiate e precise, relative alle consultazioni di cui fu oggetto e alla redazione dei documenti che gli furono richiesti. Di tale diario viennese del C. sono state rinvenute e pubblicate da F. Lemmi (Sui margini del congresso di Vienna. Diario di F. Cornacchia [gennaio-settembre 1515], Genova-Roma-Napoli-Città di Castello 1940, pp. 1-130) e L. Bufferetti (Un diario ai margini del congresso di Vienna, in Studi di st. mediev. e moderna in on. di E. Rota, a cura di P. Vaccairi, P. F. Palumbo, Roma 1958, pp. 362-392) le due parti principali nel seguente ordine, con riferimento alla forma giornaliera delle annotazioni diaristiche del C.: seconda parte, pubblicata dal Lemmi, comprendente il periodo 18 febbr-26 sett. 1815, ma preceduta da note introduttive e riassuntive riguardanti il mese di gennaio 1815 e i giorni di febbraio precedenti l'inizio delle annotazioni in forma giornaliera; prima parte, pubblicata dal Bulferetti, comprendente, in forma giornaliera, il periodo 21 sett. 1814-4 genn. 1815, ma, anche qui, preceduta da note informative sul periodo compreso tra il 7 sett. 1814 e l'inizio delle annotazioni in forma giornaliera. Può quindi darsi che esista, e che sia ancora da scoprire, la parte intermedia del diario del C., che coprirebbe con annotazioni giornaliere il periodo 5 genn-17 febbr. 1815.
Il diario costituisce ad ogni modo una fonte di limitato interesse, non soltanto per quanto si riferisce ai lavori del congresso di Vienna (di alcuni protagonisti del quale sono tuttavia presentati con finezza certi tratti psicologici e caratteriali), ma anche per quanto riguarda la storia e le vicende del ducato di Parma. A proposito di quest'ultimo e del previsto appannaggio a Maria Luisa d'Austria, non si va al di là di una errata citazione di Adam Smith; della redazione di due manifesti (26-27 marzo 1815) contenenti rispettivamente la rinunzia di Maria Luisa d'Austria al padre Francesco dell'amministrazione dei ducati di Parma Piacenza e Guastalla, e l'accettazione di tale carico da parte dell'imperatore Francesco; della stesura di due rapporti diretti al Metternich, in uno dei quali si sosteneva che il nuovo ducato di Parma e Piacenza doveva comprendere anche l'antico possesso dell'oltre Enza (con specificazione delle relative entrate), mentre nell'altro la stessa tesi veniva sostenuta a proposito dell'Oltrepò parmense, con analogo corredo di dati (31 marzo 1815).
Trattenuto a Vienna fin quasi alla fine del settembre 1815, a causa della lentezza delle indagini condotte dall'occhiuta polizia austriaca nei confronti dei residenti italiani nella capitale per controllarne la estraneità ai progetti nazionali del Murat e in genere al movimento settario, il C., a carico del quale nulla fu trovato e nel cui animo non era traccia di sentimento nazionale, tornò a Parma accompagnato dalla incondizionata fiducia della corte austriaca, della nuova duchessa Maria Luisa e del conte di Neipperg, maestro di palazzo ed ispiratore delle scelte politiche di questa. Il C., dal canto suo, ricambiò tale fiducia con un atteggiamento di assoluta fedeltà a Maria Luisa che non verrà mai meno, e nel quale il Bufferetti (p. 362) ha visto, con acutezza, l'espressione del di lui "attaccamento, per quanto velato da professioni di sudditanza ancien régime, all'ordine napoleonico". Ovvia conseguenza di tale stato di cose furono le nomine del C. prima a direttore generale delle Finanze (26 genn. 1816) e successivamente a presidente dell'Interno del ducato di Parma e Piacenza (25 dic. 1816), a commendatore dell'imperiale Ordine austriaco di S. Leopoldo (18 nov. 1820) e a barone (da parte dell'imperatore Francesco: 30 ott. 1828). La sua presidenza dell'Interno, che durò ininterrotta fino ai moti del 1831 ed alle loro ripercussioni all'interno del ducato parmense, e il convinto consenso del C. con la legislazione napoleonica, si combinarono felicemente ed armonicamente con la mitezza equilibrata delle direttive di governo del conte di Neipperg e dell'indole stessa della duchessa: il che spiega come, quando, nel 1820, venne abolito il Codice Napoleone, si procedesse alla stesura ed alla promulgazione di un codice sostitutivo assai simile a quello abrogato, che resterà a lungo uno dei più avanzati della penisola italiana. In ottemperanza alle direttive del congresso di Vienna, il C., egli stesso ex funzionario napoleonico, contribuì grandemente ad evitare che venissero perseguitati o anche soltanto molestati quanti avevano collaborato con il precedente regime.
L'equilibrata situazione di governo testé descritta cominciò ad incrinarsi quando (1829), in seguito alla morte del Neipperg, il governo del ducato passò al barone Werklein, la cui gestione del potere fu notevolmente più dura e meno proba di quella nella quale il C. si era felicemente inserito. Nel febbraio 1831, quando giunse la notizia della costituzione del governo provvisorio a Modena, la folla dei dimostranti parmensi chiese a Maria Luisa l'allontanamento del Werklein, e, di fronte al lealismo austriacante della duchessa, costrinse il segretario di Stato a fuggire. A questo punto Maria Luisa, insieme con i figli Albertina e Guglielmo e vari dignitari dello Stato, tra i quali il C., abbandonò Parma. Al ritorno (marzo 1831), il C. fu nominato per gratitudine senatore gran croce dell'imperiale Ordine austriaco costantiniano, e presidente del Consiglio di Stato, carica che tenne fino alla morte, avvenuta a Parma il 6 febbr. 1842.
Fonti: G. B. Janelli, Dizionario biogr. dei parmigiani illustri..., Genova 1877, pp. 125 s.; E. Casa, I carbonari parmigiani e guastallesi cospiratori nel 1821e la duchessa Maria Luigia imperiale, Parma 1904, pp. 118, 189 ss.; N. Del Prato, L'anno 1831 negli ex ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, Parma 1919, pp. 8, 15-19 e passim; A. Curti, Alta polizia. Censura e spirito pubblico nei ducati parmensi (1816-1829), in Rass. stor. del Risorg., IX (1922), p. 590 e passim; C. Spellanzon, Storia del Risorg. e dell'unità d'Italia, II, Milano 1934, pp. 387, 389, 395; III, ibid. 1936, p. 126 (ove erroneamente il C. è dato per vivo nel giugno 1847).