DE FERDINANDO, Ferdinando
Maestro marmoraro e scultore napoletano, la cui prima opera documentata è la balaustrata (1690) di marmi mischi di Sicilia per la cappella del SS. Crocifisso, nella chiesa del conservatorio di musica di S. Maria della Pietà dei Turchini, a Napoli. Ne ebbe commissione dal reggente, marchese di Crispano (Arch. stor. d. Banco di Napoli, B. dei Poveri, Giorn. di cassa [indi G. d. c., m. 660, 22 dic. 1690). Già nel 1694, la qualità dei suoi manufatti era così alta e composita da renderlo degno della ambita nomina di console della corporazione dell'arte, che si chiamava "Cappella dei Quattro Martiri Coronati delli Scultori di Marmo e Marmorari", e che aveva sede nella chiesa di S. Marta. Affiancavano il D., nella carica consolare, Lorenzo Vaccaro e Antonio Fontana (Ibid., B. del Popolo, G. d. c., m. 608, 22 ott. 1694, p. 490). In quello stesso periodo decorò di marmi la sacrestia della chiesa napoletana detta della Croce di Lucca.
Nel 1694 insieme con Lorenzo Vaccaro, del quale fu sempre stretto collaboratore, il D. iniziò la sua opera più impegnativa: la sontuosa manifattura dell'altare maggiore della basilica napoletana di S. Domenico Maggiore, densa di virtuosismi decorativi, di empiti barocchi già comunque preludenti al gusto rococò. Nel 1696, per devozione e commissione della duchessa di Alvito, l'artista eseguì l'altare di S. Rosa nella chiesa del SS. Rosario di Palazzo. Nello stesso anno, lavorò a tutti gli ornamenti di marmo (balaustre per le logge, porte, stipiti, ecc.) del palazzo del regio consigliere Fusco a via de' Tribunali. Nel 1702 scolpì una lapide sepolcrale per il duca Valente della Calce, in cui, oltre alla impresa nobiliare, si vedevano ossa e crani nonché un'ampollina con le ali (Ibid., B. del SS. Salvatore, G. d. c., m. 835, 22 nov. 1702, p. 240). Nel 1704 lavorò agli ornamenti ed accessori di marmo per il grande palazzo del duca di Maddaloni e nel 1707 realizzò un altare e un ciborio nella cappella del SS. Sacramento della chiesa parrocchiale di S. Maria dell'Arco di Panicocolo (Sant'Anastasia, ubicata nell'area vesuviana, da identificarsi con il noto santuario mariano). In seguito, nella chiesa napoletana di S. Francesco degli Scarioni, a Chiaia, su disegno di G. B. Nauclerio, lavorò una grande balaustrata, molto adorna, ancora oggi visibile.
Intensa fu la sua attività in Puglia. Del 1715 è l'altare maggiore per la chiesa dei padri predicatori di Muro (Otranto) e del 1721 sono vari altari di marmo per la cattedrale di Bitonto, eseguiti sotto la direzione e in base ai disegni del Nauclerio. Anche del 1715 è un altro altare lavorato per commissione del canonico Pietro Marco Gittio, in S. Maria del Principio, a Napoli.
Documenti (Rizzo, 1981, p. 225, doc. 55; Arch. storico del Banco di Napoli, Banco dei Poveri, G. d. c., m. 105 1311 dic. 1725) lo attestano come autore di una delle più interessanti sculture napoletane del primo quarto del Settecento: il ritratto del principe di Cariati, Carlo Filippo Antonio Spinelli, in S. Teresa, fatto in concomitanza delle soprastanti pitture a fresco di Giacomo Del Po. Nello stesso anno 1725 - ma il ritratto del defunto è opera assai egregia dello scultore Matteo Bottigliero - lavorò al monumento funebre, piuttosto articolato per ricchezza di allegorie ed ornamenti, per la memoria del nunzio apostolico nel Regno di Napoli monsignor Gerolamo Alessandro Vincentino,nella basifica di S. Domenico Maggiore (Rizzo, 1979). Nel 1726 lavorò ai marmi decorativi all'intemo del palazzo reale di Napoli. Nel 1728, con l'assistenza dell'architetto Ferdinando Sanfelice, realizzò gli splendidi marmi decorativi per tutta la navata di S. Maria Donnaregina, terminati nell'inoltrato 1738.
Nel 1733 eseguì la splendida cona marmorea per l'altare maggiore di S. Maria Egiziaca all'Olmo, con decorazioni in rame indorato, tutt'intorno alla famosa tela di Andrea Vaccaro, La Comunione di s. Maria Egiziaca da parte dell'abate Zosimo, e soprastante terzetto di puttini, sorreggenti la Croce. Due anni dopo sovrintese ai lavori di marmo (altari, balaustre, cone, acquasantiere, ecc.) per uno dei capolavori del rococò napoletano: la chiesa di S. Maria Vertecoeli e Pianto.
Nel 1737, su disegno del pittore F. Solimena, elaborò gli ornatissimi pilastri con decorazioni rocailles in ottone dorato nel presbiterio di S. Maria Donnaregina, per ordine della badessa Vittoria Carmignano. ù nominato per l'ultima volta in un doc. del 26 giugno 1744 (Arch. storico del Banco di Napoli, B. dello Spirito Santo, G. d. c., m. 1444, p. 998).
Fonti e Bibl.: Napoli, Arch. stor. d. Banco di Napoli, B. della Pietà, Giorn. di cassa [indi G. d. c.] m. 1012, 17 ott. 1695; B. di S. Giacomo, G. d. c., m. 493, 13 sett. 1696, p. 203; B. della Pietà, G. d. C., m. 932, 22 dic. 1696; B. dei Poveri, G. d. c., m. 716, 14 luglio 1696; B. della Pietà, G. d. c., m. 1209, 21 ag. 1707; B. dello Spirito Santo, G. d. c., m. 770, 11 apr. 1713; B. dei Poveri, G. d. c., m. 931, 11 sett. 1715; ibid., m. 931, 7 ott. 1715; B. dello Spirito Santo, G. d. c., m. 1069, 24 genn. 1720, p. 104; B. di S. Giacomo, G. d. c., m. 688, 27 ag. 1721, p. 147; B. dei Poveri, G. d. c., m. 1051, 22 ag. 1725; B. del SS. Salvatore, G. d. c., m. 159, 6 sett. 1725; B. dello Spirito Santo, G. d. c., m. 1155, 28 genn. 1726, p. 75; ibid., m. 1189, 13 ag. 1728, p. 61; ibid., m. 1189, 13 ott. 1728, p. 519; ibid., m. 1188, 5 nov. 1728, p. 476; B. dei Poveri, G. d. c., m. 1160, 2 sett. 1733; ibid., m. 1185, 26 sett. 1735; ibid., m. 1213, 8 ag. 1737; B. del Popolo, G. d. c., m. 1126, 9 ag. 1738, p. 30; ibid., m. 1126, 16 sett. 1738, p. 188; B. dello Spirito Santo, G. d. c., m. 1425, 19 luglio 1743, p. 1093; G. Ceci, Il monastero e la chiesa della Croce di Lucca in Napoli, in Napoli nobilissima, XII (1903), p. 148; G. B. D'Addosio, Documenti ined. di artisti napolet. dei secc. XVI e XVII dalle polizze dei Banchi, in Arch. storico per le prov. nap., n. s., VI (1920), p. 174; F. Strazzullo, La Real Cappella del Tesoro di S. Gennaro, Napoli 1978, pp. 130 ss.; V. Rizzo, Sculture ined. di D. A. Vaccaro, M. Bottigliero, F. Pagano e G. Sanmartino, in Napoli nobilissima, s. 3, XVIII (1979), p. 29 doc. 21; T. Fittipaldi, Scult. napol. del Settecento, Napoli 1980, pp. 77 ss.; V. Rizzo, La chiesa rococò di S. Maria Vertecoeli, Napoli 1980, pp. 100 s.; Id., Uno sconosciuto Paliotto di Lorenzo Vaccaro e altrifatti coevi napoletani, in Storia dell'arte, 1983, n. 49, pp. 211-233, con docc. (specie nn. 20, 55).