DE LUCA, Ferdinando
Nacque a Serracapriola (Foggia) il 13 ag. 1783 da Antonio, giurista, e da Emmanuela De Luca. Studiò dapprima presso i seminari di Troia e di Larino, per poi passare, nel 1806, all'università di Napoli dove completò gli studi in scienze fisiche e matematiche. Nel 1809 era professore di geometria nella locale scuola militare e nel 1811, vincitore di concorso, professore di matematica nel politecnico della Nunziatella. Quell'anno stesso pubblicò a Napoli Geometria piana trattata con l'analisi geometrica degli antichi e Trigonometria analitica trattata con l'analisi cartesiana a due coordinate. Presto si volse agli studi di geografia, disciplina in cui la vivacità dell'ingegno e l'originalità di alcune intuizioni compensarono la mancanza di esplorazioni dirette; e la preparazione matematica e naturalistica gli permise di dedicarsi a vari argomenti di geografia fisica e descrittiva.
Nel 1820, dopo la concessione della costituzione, fu eletto deputato della Capitanata, divenendo uno dei quattro segretari dell'Assemblea, e restò in carica fino a quando la costituzione venne revocata (marzo 1821). Nuovamente deputato nel 1848, sotto Ferdinando II, "si distinse per le idee moderate, che vedevano in una confederazione di Stati la forma migliore di soluzione del problema nazionale; ma ciò non valse ad evitar che fosse compreso tra gli attendibili (sospetti) quando venne ristabilita la monarchia assoluta" (Migliorini, p. 347): arrestato il 29 nov. 1848, fu condannato a otto anni di reclusione l'8 ott. 1852 e successivamente graziato.
Il D. fu autore di testi profondamente rinnovatori della didattica della geografia, che superavano l'apprendimento meramente mnemonico e proponevano una ripartizione razionale della disciplina per argomenti e difficoltà. Sul terreno metodologico, lo studio della geografia veniva posto in modo nuovo: una sorta di geografia storica e comparata prendeva in considerazione vari temi soprattutto a carattere etnico e archeologico, mettendo a confronto gli usi, i costumi, i riti religiosi, le leggi e l'organizzazione sociale dei popoli della Terra. I Nuovi elementi di geografia disposti secondo l'ordine naturale dell'insegnamento, Napoli 1833, ebbero 23 edizioni e furono seguiti dalle Istituzioni elementari di geografia naturale, topografica, politica, astronomica, fisica e morale ordinata con nuovo metodo in otto periodi, ibid. 1838 (il testo includeva otto cartine incise su rame, due per la geografia antica e sei per la moderna, queste ultime semimute, novità presto imitata in Francia e in Belgio).
Nella memoria De' vantaggi che possono tornare alle scienze da' congressi scientifici, preserttata al Congresso degli scienziati a Napoli (il D. vi fu vicepresidente di regime), auspicava una maggiore esattezza ed uniformità nella terminologia geografica'e soprattutto una serie di rielaborazioni della cartografia al fine di ottenere una più esatta impostazione delle coordinate geografiche e delle misure ipsometriche e idrografiche, data la scarsezza e l'approssimazione dei rilevamenti in molte zone della Terra. Auspicava altresì il sorgere di una Società geografica alla quale partecipassero "dotti di tutti gli stati italiani al mantenimento della quale dovrà concorrere la generosità degli ottimi principi che ne governano le sue differenti province" (in Agli scienziati d'Italia del VII congresso, Napoli 1845, pp. 17-27).
La sua attenzione si rivolse anche alla geografia fisica e in particolare allo studio di terremoti e dei vulcani, che egli intuì fossero in stretta correlazione, per cui a una violenta eruzione corrisponde una stasi sismica, e viceversa. Fu assertore della teoria del "fuoco centrale", in opposizione alle ipotesi di E. de Beaumont e di Ch. L. von Buch (Nuove considerazioni su' vulcani e sulla loro cagione seguite dallo stato della geografia a' tempi nostri, Napoli 1846; Su'tremuoti..., in Annali civili del Regno delle Due Sicilie, 1858, n. 125, pp. 64-76; n. 126, pp. 144-55; n. 127, pp. 77-89).
Studiò le differenze di suoli tra la zona dei Campi Flegrei e quella vesuviana (Imiei studi fisico-geografici sulle due regioni situate all'ovest e all'est di Napoli, in Atti del R. Istituto di incoraggiamento alle scienze naturali, econ. e tecnol. di Napoli, s. 2, V [1868], pp. 67-93; Imiei studi geografici sulla regione di Baja a Castellamare divisa per la collina di Posillipo in regione centrale e orientale, Napoli 1868) e la possibilità di usare le acque del Sele per l'irrigazione (Sul fiume Sele e sui terreni paludosi delle pianure circostanti, in Annali civili del Regno delle Due Sicilie, 1854, n. 100, pp. 122-47).
Fu oggetto dei suoi interessi anche la zona lacustre del Fucino, e studiò le cause che avevano portato all'innalzamento (1783-1816) e all'abbassamento (1816-1835) delle acque del lago; il D. giunse alla conclusione (rilevatasi esatta allorché, tra il 1854 e il 1875, venne effettuata la bonifica della conca) che la variazione di livello era dovuta alla natura fessurata e carsica delle rocce calcaree dell'invaso.
Nel 1866 pubblicò un lavoro di geografia statistica, Tentativo per applicare il metodo dell'equazioni di condizione alla correzione degli elementi geografico-statistici di un'epoca anteriore (in Rendic. della R. Accad. delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, V [1866], pp. 183-93), in cui illustrava una previsione dell'aumento demografico negli Stati Uniti d'America tra il 1830 e il 1840, avendo a disposizione solo i dati del 1830. Nella previsione venivano presi in considerazione fattori quali il movimento annuo della popolazione, il probabile accrescimento medio, il rapporto delle produzioni rispetto al numero degli abitanti, il rapporto della popolazione tra i vari Stati dell'Unione, pervenendo alla formulazione di "equazioni empiriche di condizione" le cui incognite costituivano l'aumento di popolazione presunto.
Particolare attenzione venne dedicata dal D. all'esplorazione del polo boreale: dopo aver preso in considerazione l'opportunità per gli esploratori europei delle zone polari di navigare lungo la direzione delle isole Spitzberg perché più breve e libera da ghiacci a causa delle correnti, il D. si soffermava sul clima di una zona particolarmente mite alla latitudine di 83º Nord, sgombra di ghiacci e popolata di uccelli. Secondo il D., la mitezza del clima di quella zona - scoperta da E. K. Kane ed esplorata da G. Franklin - era da attribuirsi al fatto che il poco calore che le zone artiche ricevono dal Sole non è disperso né dall'irraggiamento né dall'"azione della forza centrifuga", molto debole a quelle latitudini.
I lavori del D. sull'argomento furono: La navigazione del dott. Kane alla regione polare nordica, in Rendic. della R. Accad. delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, II (1863), pp. 66-78; Intorno alla navigazione al Polo Boreale, ibid., IV (1865), pp. 198-202; Sullo stato attuale della quistione della navigazione del Polo Boreale, ibid., VII (1868), pp. 158-61; Comunicazione dei viaggi alla ricerca del Polo Boreale eseguiti da due piccoli navigli..., ibid., VIII (1869), pp. 104-09; Un'altra spedizione importantissima e più ravvicinata al Polo Boreale..., ibid., pp. 115-22.
Altri lavori del D. furono, infine, dedicati allo studio dei porti e del loro retroterra e in particolare ai progetti di taglio degli istmi di Suez e di Panama. Il D., dimostrandosi anche buon conoscitore delle leggi che riguardano il mare, le correnti e i venti, sottolineava l'opportunità di scegliere la zona dell'istmo di Suez come la più adatta per l'istituzione di un meridiano geografico generale data la sua centralità, l'intensità dei traffici e la neutralità politica. Egli auspicava il taglio dei due istmi e prevedeva che dal taglio di Suez sarebbero conseguiti un impulso ai traffici commerciali e una viabilità più sicura e rapida tra i paesi d'Europa e le colonie dell'Africa e dell'Asia (Dell'opportunità speciale dell'istmo di Suez nella quistione del meridiano geografico universale, ibid., IV[1865], pp. 289-96; Disamina comparativa delle condizioni topografiche e generali dei due istmi più famosi della Terra..., ibid., VI [1867], pp. 322-49).
Pur non avendo mai occupato una cattedra universitaria, egli fu per due volte presidente dell'Accademia Pontaniana, socio di tutte le accademie scientifiche napoletane e socio corrispondente di accademie italiane e società geografiche straniere (Parigi, Francoforte, Rio de Janeiro); fu inoltre segretario e presidente (agosto 1860-maggio 1861) della Società reale borbonica (poi Società reale di archeologia, scienze e belle arti). In considerazione dei suoi meriti scientifici, la Francia diede il suo nome alle isole scoperte nel 1839 da Y.-S. Dumont D'Urville a Sudovest della Nuova Guinea.
Il D. morì a Napoli il 9 ag. 1869.
Oltre alle opere menzionate il D. scrisse: Lezioni di geodesia (inedito ad uso della sua scuola), Napoli 1830; Due memorie fisico-matematiche sulla meteora americana, comparsa a Filadelfia in novembre 1833, in Atti dell'Accademia delle scienze di Napoli, 1834; Piano di una educazione compiuta, religiosa, letteraria, scientifica e morale, Napoli 1835; Sul migliore sistema di pubblica istruzione, ibid. 1836; Memoria sulla giusta nozione che bisogna dare della geografia storica confusa finora con la storia geografica e con la storia, in Atti dell'Accademia delle scienze di Napoli, 1840; Memoria per rivendicare all'Italia tutta l'antica geometria, Napoli1842; Nuovo sistema di studi geometrici analiticamente dedotti dallo svolgimento successivo di una sola equazione, ibid. 1847; Considerazioni generali intorno alla costruttura de' porti sulla costa italiana dell'Adriatico e particolarmente intorno a' porti di Brindisi e di Gallipoli, in Annali civili del Regno delle Due Sicilie, 1853, n. 97, pp. 25-58; Dizionario corografico universale sistematicamente suddiviso secondo l'attuale partizione politica..., IV, 1 (Reame di Napoli);2 (Regno di Sicilia), Milano-Verona 1854-58 (con R. Mastriani); Le sorgenti del Nilo, in Rendic. dell'Accademia Pontaniana, XI (1863), pp. 137-157; Le prossime comunicazioni commerciali di tutta la terra, in Atti del R. Istituto di incoraggiamento alle scienze naturali econ. e tecnol. di Napoli, s. 2, I (1864), pp.121-160; Nuova disamina degli aeroliti e delle leggi che ne regolano il fenomeno, in Rendic. della R. Accad. delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, VI (1867), pp. 227-241.
Fonti e Bibl.: L. Visci, Analisi del metodo geografico del cav. F. D., Napoli 1847;F. Del Giudice, Cenni biogr. del socio F. D., in Atti del R. Istituto di incoraggiamento alle scienze naturali, econ. e tecnol. di Napoli, s. 2, VII (1870), pp. 23-31; Alla tomba del cav. F. D. omaggio di parenti ed amici, Napoli 1870 (contiene anche il saggio biografico di A. Cialdi, L'ingegno di F. D., già edito in Giornale arcadico, LXIV [1870], pp. 21-26); P. Gribaudi, La geografia nel sec. XIX specialmente in Italia, in Rivista di fisica, matematica e scienze naturali (Pavia), I (1900), 2, pp. 29 ss.; G. Dalla Vedova, Scritti geografici, Novara 194, p. 271; G. Natali, La geografia in Italia nella prima metà del sec. XIX, in Riv. d'Italia, XVIII (1915), 2, pp. 257 s., 270 ss.; F. Amodeo, F. D. e divagazioni di storia generale, in Atti della R. Accademia Pontaniana, XLIX (1919), pp. 144-155; N. Cortese, Il Mezzogiorno e il Risorgimento italiano, Napoli 1965, p. 235; E. Migliorini, Ricordo di F. D. nel centenario della morte, in Boll. della Società geografica italiana, s. 9, X (1969), pp. 345-352. Per il suo ruolo nelle vicende politiche napoletane vedi: Atti del Parlamento delle Due Sicilie 1820-1821, I-VI, Bologna 1926-1941, ad Indicem (s.v. Luca [de], Ferdinando); G. Paladino, La rivoluzione napoletana del 1848, Milano 1914, pp. 104, 188;Id., Il 15 maggio del 1848 a Napoli, Milano-RomaNapoli 1920, ad Indicem (s.v. Luca [De], Ferdinando); A. Lucarelli, I moti rivoluzionari del 1848 nelle provincie di Puglia, in Archivio storico pugliese, I (1948), 2, pp. 8, 10, 32;A. Lepre, La rivoluzione napoletana del 1820-1821, Roma 1967, ad Indicem.