GIORGETTI, Ferdinando
Nato a Firenze il 25 giugno 1796, dimostrò precocemente spiccate doti musicali iniziando a suonare il violino all'età di tre anni. A cinque intraprese studi regolari sotto la guida di Giovanni Francesco Giuliani, violinista e compositore toscano. Nel 1811, non ancora quindicenne, entrò a far parte dell'orchestra da camera di Elisa Bonaparte granduchessa di Toscana: al suo seguito viaggerà in Spagna e Francia facendosi apprezzare come virtuoso. I contatti con il mondo musicale francese si rivelarono assai fecondi e permisero al G. di affinarsi notevolmente, dal punto sia stilistico sia tecnico. Nel 1814 lo ritroviamo di nuovo a Firenze; pochi anni dopo, in seguito a una non meglio identificata malattia nervosa, il G. perse completamente l'uso delle gambe, e fu costretto così a interrompere una promettente carriera concertistica internazionale appena avviata. Fu quindi indotto a dedicarsi alla composizione, all'insegnamento nonché alla pubblicistica. Perfezionatosi in armonia con D. Ugolini, completò gli studi di composizione essenzialmente da autodidatta.
A partire dal 1818 si hanno notizie delle sue prime composizioni, pubblicate presso l'editrice Breitkopf & Härtel di Lipsia, tra le quali un Concerto drammatico per violino e orchestra (Op. 8), e un concerto per flauto e orchestra (Op. 9). La fama di compositore e didatta del G. crebbe con il passare degli anni: nel 1839 venne nominato professore di violino e viola presso il liceo musicale di Firenze (in seguito conservatorio L. Cherubini), incarico mantenuto per tutta la vita, mentre nel 1840 fu fra i promotori della Rivista musicale di Firenze, primo periodico italiano interamente dedicato alla musica. Divenne in tal modo una delle figure più rappresentative della vita musicale fiorentina di quegli anni, contribuendo in prima persona al rinnovamento e alla diffusione della musica strumentale tramite nuove composizioni, esecuzioni dei grandi maestri del classicismo viennese, arrangiamenti (come la trascrizione per quintetto d'archi del Settiminoop. 20 di L. van Beethoven, eseguita nel 1851 alla sala Ducci), e l'organizzazione di "accademie" e concerti, sovente tenuti anche nella propria abitazione.
Intensa fu l'attività pubblicistica del G., di cui apparvero alcuni articoli anche nella Gazzetta musicale di Firenze e nel Ricoglitore fiorentino. Nel 1828 pubblicò a Firenze un polemico opuscolo in difesa di G. Rossini (Lettera al sig. Eleuterio Pantologo intorno alle sue ricerche filosofico-critiche sulla musica del secolo XIX), al quale lo univano comuni vedute artistiche, e che gli valsero l'appellativo di Tedescone, in riferimento al soprannome di Tedeschino dato al giovane Rossini durante gli anni di studio al liceo musicale di Bologna. I rapporti con il compositore pesarese si faranno più stretti a partire dalla primavera del 1848, quando questi si trasferì temporaneamente a Firenze; in precedenza, il 26 giugno 1842, il G. aveva diretto a palazzo Vecchio la prima esecuzione fiorentina integrale e con orchestra dello Stabat Mater di Rossini, e gli aveva dedicato il suo terzo sestetto per archi (Op. 25), ricevendo reazioni assai positive dal dedicatario, documentate in una lettera del 28 marzo 1845, a seguito di un'esecuzione bolognese dell'opera.
Altra composizione che il G. scrisse in onore di Rossini fu il quartetto per archi Op. 29 (1849), primo di una serie dedicata a noti musicisti del tempo (Op. 30, dedicato a L. Spohr; Op. 31, dedicato a F.-J. Fétis; Op. 32, dedicato ad A. Bazzini). Molta cultura musicale dell'epoca, e non solo italiana, teneva in dovuta considerazione il suo operato; a tal proposito fanno fede le visite di numerosi compositori in casa del G.: L. Cherubini, N. Paganini, H. Vieuxtemps, F. Liszt (al quale il G. dedicò il sestetto per pianoforte, due violini, viola, violoncello e contrabbasso, Op. 20), S. Golinelli, G. Pacini (che proprio al G. dedicò il suo secondo quartetto per archi).
Al G. violinista viene riconosciuto uno stile nobile e intenso, una potenza di suono non comune, così come un'ampia cavata. La sua coscienziosa dedizione all'insegnamento formò una generazione di strumentisti tra i quali spiccano G. Giovacchini, G. Bizzarri, G. Bruni, F. Favilli, F. Consolo, G. Sasso, G. Papini.
Sul versante compositivo, il G. seppe "filtrare con agio e con felicità sorprendente i molteplici e sempre ammirati echi romantici" per "tradurli in termini italiani, secondo una medietà intellettuale ed una prudenza pratica tutta toscana […]. I suggerimenti inventivi, le reminiscenze stilistiche erano sì presenti ma come vagliate dal suo ingegno […] imponendosi il problema di risolvere la tradizione strumentale in un linguaggio medio, in un approdo non solo formalistico che considerasse anche la freschezza di idiomi popolareschi capaci oltretutto di sopperire a certe ingenuità presenti nelle pagine più ambiziose" (Martinotti, p. 360). Il G. fu sovente accusato di guardare con troppa simpatia a modelli "oltremontani": con tale aggettivo fu sprezzantemente giudicato il suo terzo quartetto per archi. Alla critica il compositore rispose sulle pagine della Gazzetta musicale di Firenze (30 giugno 1853), sostenendo di valutare ogni arte e stile come "cittadino del mondo" e che, dovendo studiare per assimilare dei modelli, conveniva farlo "su autori che arrivano al sommo dell'arte, come Haydn, Beethoven, Mozart, senza il pensiero di levar loro la fede di nascita".
Il G. morì a Firenze il 23 marzo 1867 a seguito di un colpo apoplettico.
Tra le composizioni più significative, oltre a quelle citate in precedenza, si ricordano: l'oratorio Le turbe nel deserto, un'Ouverture drammatica per grande orchestra, un Requiem, una messa solenne (salmo XVI), un Primo sestetto per pianoforte… op. 23; un Quinto quartetto per archi… op. 36; L'emulazione: gran duo concertante per violini e orchestra op. 24, Barcaroletta e rondò brillante per violino e pianoforte obbligato…op. 33; le opere didattiche Metodo per esercitarsi a ben suonare l'alto viola, Sei studi per violino (per servire di esercizio preliminare a quelli di Paganini) op. 28; inoltre l'Aria variata per violino, violoncello e bassoop. 10, le Variazioni per violino sopra un tema di Mozart "Là ci darem la mano" con accompagnamento di pianoforte, il Tema favorito variato nell'opera "Il pirata" di Bellini variato per violino… op. 21, le Variazioni per violino principale con accompagnamento di un secondo violino, viola e violoncello sopra un tema favorito del m. Bellini.
Fonti e Bibl.: Atti dell'Accademia del R. Istituto musicale di Firenze, VI (1868), pp. 15 ss.; A. Bonaventura, Storia del violino, dei violinisti e della musica per violino, Milano 1933, pp. 216 ss.; F. Schlitzer, Contributi all'epistolario rossiniano: giudizio sopra un sestetto di F. G., in Boll. del Centro rossiniano di studi, 1956, n. 2, pp. 29 s.; M. Fabbri, Ignoti momenti rossiniani: le segrete confessioni a F. G. e le sconosciute variazioni per Alessandro Abate (1817), in Chigiana, XXV (1968), pp. 265-285; L. Pinzauti, Prospettive per uno studio sulla musica a Firenze nell'Ottocento, in Nuova Riv. musicale italiana, II (1968), 2, pp. 255-273; P. Paolini, Beethoven a Firenze nell'Ottocento, ibid., V (1971), pp. 753-787, 973-1002; S. Martinotti, Ottocento strumentale italiano, Bologna 1972, pp. 358-361 e passim; M. De Angelis, La musica del granduca. Vita musicale e correnti critiche a Firenze 1800-1855, Firenze 1978, passim; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, IV, pp. 9 s., e Suppl., I, p. 383; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 627; Enc. della musica Ricordi, II, p. 317; The New Grove Dict. of music and musicians, VII, p. 396; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 210.