FERDINANDO I di Borbone, re delle delle due Sicilie (già IV come re di Napoli e III come re di Sicilia)
Nato a Napoli da Carlo (poi III come re di Spagna) e da Maria Amalia Walpurga di Sassonia, il 12 gennaio 1751, morto a Napoli il 4 gennaio 1825. Era il terzo maschio e gli toccò di regnare in Napoli perché dei due che lo precedevano uno, Filippo, fu diseredato per idiozia e l'altro, Carlo, fu destinato a succedere al padre in Spagna. F. aveva circa nove anni allorché suo padre lasciò Napoli, facendolo re sotto un consiglio di reggenza, nel quale entrarono, fra gli altri, Bernardo Tanucci e il principe di San Nicandro. Quest'ultimo, aio del re, si occupò in particolare della sua educazione, procurando di farne soprattutto un uomo robusto e fisicamente forte. Non fu curata in egual misura l'educazione intellettuale, sicché il re, il quale aveva sortito da natura notevole acutezza d'ingegno, non riuscì ad affinare il suo spirito, che rimase incolto e grossolano. Durante il tempo in cui la reggenza tenne il governo, il Tanucci, nonostante gli ostacoli che gli opponevano gli altri consiglieri, esercitò effettivamente, in nome di F., il supremo potere. Allorché, divenuto maggiorenne, questi sposò Maria Carolina d'Austria, e specialmente dopo che, per aver dato alla luce il principe ereditario, la regina entrò a far parte di pieno diritto del Consiglio di stato (1775), il Tanucci, annuente il re, dovette acconsentire prima a dividere con lei la direzione del governo e poi a cedergliela del tutto. In tal modo, se la politica riformatrice inaugurata da re Carlo e dal Tanucci poté essere continuata sotto gli auspici di Maria Carolina, figlia e sorella di principi riformatori - si ricordi l'abolizione della chinea (v.) effettuata nel 1788 -, nel campo delle relazioni estere, il regno di Napoli dalla dipendenza della Spagna passò, per volere della regina, a quella austriaca e, quando scoppiò la rivoluzione francese, si trovò vincolato alla politica austro-inglese. A questa, che del resto rispondeva ai reali interessi dello stato meglio della cosiddetta politica del "patto di famiglia", F. rimase fedele durante gli avvenimenti della fine del sec. XVIII e dei primi del XIX, pur con qualche deviazione (ricevimento di A. Mackau e di L. Latouche-Tréville sul cadere del 1792) e interruzione (armistizio di Brescia e pace di Parigi del 1796, armistizio di Foligno e pace di Firenze del 1801, matrimonî spagnoli del 1802, trattato di neutralità del 1805), in conseguenza delle quali dovette abbandonare due volte Napoli e ritirarsi a Palermo, A Palermo rimase dal 1806 al 1815 e furono quelli gli anni in cui ebbe a lottare col parlamento siciliano, il quale, con l'appoggio dell'Inghilterra, prese a combattere l'assolutismo. Costretto dal Bentinck a concedere la costituzione del 1812, F. dové lasciare per qualche tempo il potere al figlio Francesco come vicario e far allontanare la moglie dalla Sicilia. Dopo che Gioacchino Murat, vinto, abbandonò Napoli, F. vi fece ritorno, e, in relazione al nuovo ordinamento uniforme imposto alle varie parti dello stato e al proposito di metter fine all'autonomia siciliana, assunse il titolo di Ferdinando I re del regno delle Due Sicilie.
Risoluto a mantenere il regime assolutista, resistette ai liberali napoletani, che invocavano la costituzione; ma nel luglio del 1820, allarmato per la rivolta di una parte dell'esercito, nonostante l'impegno in senso contrario assunto con l'Austria, capitolò alle loro richieste. Represse invece con la forza, come quelli stessi volevano, il contemporaneo moto palermitano a tendenze autonomistiche. Inaugurò il parlamento costituzionale (1° ottobre), ma mantenne i contatti, per mezzo dell'ambasciatore francese Blacas, con le potenze della S. Alleanza e riuscì a ottenere dalla Camera il permesso di recarsi al Congresso di Lubiana, promettendo di sostenere la costituzione. A Lubiana invece acconsentì a farsi precedere dalle truppe austriache nel ritorno che fece a Napoli (1821). Aveva agito con estremo rigore contro i repubblicani della rivoluzione del 1799, mandandone a morte centoventi; ma dopo quella del 1820-21, per consiglio dell'Austria, si dimostrò meno severo. Su lui pesa a ogni modo la responsabilità di aver fatto morire Gioacchino Murat. Durante il suo lungo regno compì importanti opere a Napoli e a Palermo. Riordinò l'università di Napoli (1777) e fondò quella di Palermo (1805), fondò inoltre l'osservatorio astronomico di Palermo (1790), al quale chiamò G. Piazzi, e quello di Napoli (1819); arricchì il museo di Napoli e la biblioteca; continuò gli scavi di Pompei e di Ercolano e le costruzioni iniziate dal padre (palazzi di Caserta e di Portici) e altre nuove ne intraprese (Favorita di Palermo, chiesa di S. Francesco di Paola in Napoli, ecc.). Altra istituzione a cui legò il suo nome fu la colonia di San Leucio presso Caserta, destinata alla lavorazione della seta e ordinata secondo i criterî di eguaglianza voluti dal Rousseau. Rispetto alla Chiesa, mentre prima della Rivoluzione francese si era mostrato intransigente nel difendere i diritti statali, più tardi concesse molte cose. Mantenne però la scelta dei vescovi, che erano tenuti al giuramento (concordato di Terracina 1818). Rimasto vedovo di Maria Carolina (8 settembre 1814), sposò morganaticamente Lucia Migliaccio, principessa vedova di Partanna, che molto amò, ma che non consentì portasse il titolo di regina e che non s'immischiò mai nelle cose dello stato. Durante il regno di F. salpò da Napoli la prima nave a vapore italiana che solcasse i mari, che fu pure la prima che attraversò il Mediterraneo (1818).
Bibl.: C. Lancellotti, Memorie istoriche di F. I. Re del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1827 (in senso borbonico); P. Colletta, Storia del Reame di Napoli dal 1734 al 1825, Milano 1905; M. Vinciguerra, La reggenza borbonica nella minorità di Ferddinando IV, Napoli 1918; M. Schipa, Come Maria Carolina d'Austria venne a regnare a Napoli, Roma 1922; A. Simioni, Nell'intimità di una reggia (lettere di Ferdinando IV di Napoli a Carlo III di Spagna), in Rass. stor. del Risorg., XI (1924); id., Le origini del risorg. politico dell'Italia merid., Messina 1925-30, voll. 2; G. Bianco, La Sicilia durante l'occupazione inglese, Palermo 1902; Lettere di F. IV alla duchessa di Floridia (1820-24), racc. e illustr. da S. Di Giacomo, Palermo 1914, voll. 2; P. Vigo, Tre lettere ined. di F. I, in Bull. senese di stor. patr., VII (1900); S. Stefano, Una colonia socialista nel Regno dei Borboni, Roma 1907; W. Maturi, Il concordato del 1818 tra la Santa Sede e il regno delle due Sicilie, Firenze 1929; A. Alberti, Atti del Par. delle Due Sicilie, voll. VI e V, Bologna 1931; B. Croce, St. del regno di Napoli, 2ª ed., Bari 1931.