Figlio (Palermo 1810 - Caserta 1859) di Francesco I, salì al trono nel 1830. Abile e onesto amministratore, fu gelosissimo dell'indipendenza del regno e finì per giungere a un isolamento internazionale che si rivelò pernicioso.
Nel 1827 divenne capitano generale dell'esercito e l'8 nov. 1830 salì al trono. In un primo periodo, alcuni mutamenti di ministri, riforme amministrative, atti di clemenza, richiamo di ufficiali murattiani, fecero sperare da lui un governo liberale, e che nutrisse ambizioni nazionali: F. era però legato all'ideale assolutistico. Inaugurò la ferrovia Napoli-Portici (prima costruita in Italia, 1839), dette grande incremento alla marina mercantile, concluse trattati di commercio con varie potenze (1841-45), promosse l'eversione della feudalità in Sicilia (1841); ma represse duramente ogni tentativo liberale. La rivolta di Palermo (12 genn. 1848) lo costrinse a concedere la costituzione: ma il 15 maggio successivo, dopo un sanguinoso urto fra liberali e truppe regie, riprese il potere assoluto e alcuni mesi dopo (maggio 1849) riuscì a domare anche la Sicilia, instaurando un regime di polizia. Privo ormai, all'interno, di ogni sostegno da parte degli elementi più vivi, in gran parte rifugiatisi all'estero, da dove fomentavano l'avversione e la diffidenza per il regno borbonico, si espose alle critiche violente dei circoli liberali europei (famose le lettere di Gladstone a lord Aberdeen). La debolezza intima del suo regno si manifestò poco dopo la sua morte, con il crollo subitaneo sotto l'urto dei Mille.