GABOTTO, Ferdinando Maria
Nacque a Torino il 7 giugno 1866 da Francesco Giuseppe, colonnello dei granatieri, e da Erminia dei conti Benisson, di origine veneziana.
Il G. svolse i primi studi in famiglia, continuandoli presso il liceo ginnasio Gioberti di Torino, dove si distinse per ingegno ed eccezionale forza di applicazione. Il 2 luglio 1888 si laureò in lettere presso l'Università di Torino con una tesi su Giason del Mayno e gli scandali universitari nel '400 (poi pubblicata, Torino 1888), il primo di oltre sessanta lavori su personaggi ed eventi dell'Umanesimo e del Rinascimento.
Se per tali lavori ottenne l'approvazione di noti studiosi dell'Umanesimo (R. Bonghi, C. Magenta, P. Ferrieri), alcuni suoi critici sostennero, invece, che questo filone di pubblicazioni era tutto sommato di non eccelsa qualità e che la forsennata foga con la quale il G. si era dedicato in età tanto precoce a opere specialistiche gli aveva fatto trascurare la sua formazione generale, cosicché in seguito "gli fece difetto ogni cultura filosofica" ed "ebbe scarsa conoscenza della lingua greca e della tedesca" e "non eccessiva familiarità con la letteratura classica" (Patetta, p. 105).
Anche se queste affermazioni appaiono un po' eccessive, è tuttavia innegabile che il G., nel periodo formativo, disperse le sue energie in mille direzioni, la più significativa delle quali appare oggi la fondazione a Torino, nel dicembre 1885, insieme con un gruppo di giovani amici, del periodico La Letteratura, che nel 1891, quando si affiancò a lui nella direzione D. Lanza, ottenne la collaborazione di M. Lessona, M. Rapisardi, V. Bersezio e A. Fogazzaro, contribuendo non poco al rinnovamento culturale piemontese.
Dopo la laurea il G. si dedicò all'insegnamento: nello stesso 1888 ottenne, per concorso, l'incarico di storia nel liceo di Sassari con comando al ginnasio di Bra; tre anni dopo fu promosso titolare e, il 1° ott. 1894, venne trasferito ad Aosta da dove, nel gennaio 1895, passò, ancora per concorso, al liceo di Trani, per pervenire, infine, il 1° novembre dello stesso anno, alla cattedra di lettere italiane e poi di storia del liceo Cavour di Torino.
Egli mirava però alla carriera universitaria: a soli 25 anni ottenne la libera docenza in storia delle lettere italiane nel sec. XV presso l'Università di Torino, nel 1900 fu chiamato alla cattedra di storia moderna, prima nell'Università di Messina, quindi a Genova, dove divenne ordinario nel 1905 e dove rimase fino alla morte, ricoprendo, dal 1903 al 1906, anche l'incarico di storia antica e, nel 1908-09, quello di letteratura italiana.
Allievo di G. Claretta per la paleografia e la diplomatica, non insegnò mai ufficialmente queste discipline, ma illustrò ugualmente un gran numero di pergamene e ancor più ne collazionò, formando, inoltre, molti validi specialisti della materia. L'autentico valore del G., comunque, si dispiegò interamente nelle pubblicazioni relative agli studi storici sul Piemonte, che veramente rinnovò.
In questo campo ricordiamo in particolare (del G. si conoscono ben 715 pubblicazioni) le opere relative al Piemonte sabaudo dal secolo XIII al XVI: Lo Stato sabaudo da Amedeo VIII ad Emanuele Filiberto (I-III, Torino 1892-95); Storia del Piemonte nella prima metà del secolo XIV (ibid. 1894); L'età del Conte Verde in Piemonte (1350-1383) (ibid. 1895); Gli ultimi principi d'Acaia e la politica subalpina dal 1383 al 1407 (Pinerolo 1897); Storia di Cuneo dalle origini ai giorni nostri (Cuneo 1898); Asti e la politica di Amedeo VIII in Italia dal 1431 al 1435 dai documenti dell'Archivio di Stato di Torino (Casale Monferrato 1915). In questi suoi lavori il G. prese a utilizzare fonti inedite e materiali mai elaborati, dedicandosi con ammirevole alacrità a individuare, raccogliere, collazionare, decifrare e pubblicare una mole colossale di notizie e di documenti, il che gli permise, attraverso la revisione e l'opportuna sintesi di queste fonti archivistiche e bibliografiche, di pervenire a esposizioni di grande completezza, minuziosità e certezza di dati.
Per portare avanti un impegno di tali dimensioni gli era necessario uno strumento nuovo ed efficiente: fu la Società storica subalpina, da lui fondata nel dicembre 1895, dalla quale germogliò, l'anno successivo, il Bollettino storico-bibliografico subalpino e, dal 1898, la serie dei congressi storici subalpini, tenuti in quasi tutte le principali città del Piemonte; al Bollettino venne ad affiancarsi la preziosa "Biblioteca della Società storica subalpina", collana di cui il G. fu il direttore e anche il più attivo collaboratore, e che alla sua morte contava già più di 90 volumi.
La sua qualità di massimo esperto della storiografia sabauda venne riconosciuta da tutti, anche se alcuni critici vollero sottolineare come la scrupolosità del G. nel fornire i minimi dettagli nuocesse alla sintesi, e lo portasse, talvolta, a non riconoscere i fattori fondamentali di un evento, sopravvalutando elementi secondari. Resta, comunque, stupefacente il numero di fondi archivistici, sia pubblici sia privati, da lui visitati in Piemonte e nelle province limitrofe (Savoia, Lombardia, Liguria), che portò alla pubblicazione nella Biblioteca di tanti importantissimi cartari, specialmente monasteriali e abbaziali (anche se i suoi criteri di riproduzione dei testi, diversi da quelli dell'Istituto storico italiano e dei più blasonati istituti tedeschi, suscitarono molte riserve tra gli specialisti).
Fra le tante pubblicazioni ebbe notevole risonanza una sua tesi, proposta al Congresso internazionale di storia di Roma nel 1903, su Le origini signorili del Comune (in Boll. stor.-bibl. subalpino, VIII [1903], pp. 127-147), causa di una vivace querelle con G. Volpe che la confutò (in Arch. stor. italiano, s. 5, XXXIV [1904], pp. 270 ss.), provocando una controreplica del G., Intorno alle vere origini comunali (ibid., XXXV [1905], pp. 20 ss.); il G. portò tale tesi a conclusioni ritenute da molti insostenibili nel primo volume, il solo pubblicato, de La storia di Torino (Torino 1914, in collaborazione con T. Rossi). Fu unanimemente apprezzato, invece, un suo lavoro su L'agricoltura nella regione saluzzese dal sec. XI al XV (in Boll. stor.-bibl. subalpino, VII [1902], pp. I-CLIV), supportato da migliaia di chartae pagenses, da lui e dal suo gruppo di studio pubblicate nella "Biblioteca storica subalpina".
Per molti anni il G. aveva tessuto il progetto di un'opera davvero monumentale, la Storia dell'Italia occidentale nel Medioevo, programmata in nove libri dall'anno 395 al 1313, di cui pubblicò solo il primo, in due volumi della "Biblioteca storica subalpina" (Torino 1911), che arrivano fino alla morte di Giustiniano nel 565.
Marginalmente il G. si occupò anche di storia del Risorgimento, con vari titoli pubblicati nelle tre annate del periodico Il Risorgimento italiano, da lui fondato negli ultimi anni di vita, e con altri lavori di minor mole. Come già ricordato, era stato pure insegnante di lettere italiane e, in effetti, fu un notevole conoscitore di letterature romanze (ebbe risonanza un suo studio su L'elemento storico nelle "Chansons de geste" e la questione delle loro origini, pubblicato postumo nel Boll. stor.-bibliogr. subalpino, XXVI [1924], pp. 1-156).
Nonostante il non facile carattere - che gli impedì di salire sulla cattedra di storia moderna dell'Università di Torino - il G. fu in rapporti di amicizia con molti illustri contemporanei: da G. Flecchia a G. Claretta, da E. Ferrero a L. Torelli e G. Carducci. Il suo ricco carteggio va dal 1882 alla morte e comprende, oltre ai nomi appena ricordati, corrispondenti come G. Pascoli, A. Graf, A. D'Ancona, I. Del Lungo, A. France, L. Toselli, L. Conforti, G. Sforza, A. Manno, C. Nigra, A. De Gubernatis, P. Boselli, E. De Amicis, F. Guasco di Bisio, F. Carandini, C. Ferrero di Cambiano, L. Luzzatti, A. Fortis, G. Giolitti, nonché il re Vittorio Emanuele III, che lo consultava spesso per il suo Corpus nummorum Italicorum.
Il G. morì a Torino il 24 nov. 1918.
Per un elenco esaustivo delle pubblicazioni del G., ma solo fino al 1911, si veda la bibliografia, di un suo allievo, L.C. Bollea, F. G. Biografia e bibliografia, Torre Pellice 1911, alle pp. 14-60, con un indice sommario dei principali soggetti trattati; un'altra, completa e ordinata cronologicamente ma senza suddivisioni di generi, alle pp. 13 ss. di E. Guasco Gallarati, F. G. nel quarantesimo anniversario della sua morte, Alessandria 1958.
Fonti e Bibl.: Necr. in Giorn. stor. della letter. ital., LXXIII (1919), 1, p. 134; in Riv. stor. ital., XXXVI (1919), pp. 91 ss.; F. G., in Voghera (numero unico in occasione dell'XI Congr. stor. subalpino), Voghera 1908; F. G., in Novi Ligure (numero unico in occasione del XII Congr. stor. subalpino), Novi Ligure 1909; L.C. Bollea, La Biblioteca della Soc. stor. subalpina diretta da F. G. nei primi tredici anni di vita, in Riv. stor. ital., XXVIII (1911), pp. 145-147, 153; F. Alessio, Onorandosi lo storico nostro (F. G.), in Piemonte, II (1911), pp. 37 ss.; O. M. [O. Martinengo], F. G, in La Donna, VII (1911), p. 160; E. Barraja, Il Muratori del Piemonte, in Gazzetta del popolo della domenica, XXIX (1911), p. 39; L.C. Bollea, La vita e le opere di F. G., Torino 1921; F. Patetta, In memoria di F. G., in Boll. della Soc. piemontese di archeol. e belle arti, VII (1923), 3-4, pp. 102-110; M. Chiaudano, Ricordando F. G. nel XL anniversario della morte, in Boll. stor.-bibliogr. subalpino, LVI (1958), pp. 462-469. Vedi anche: A. De Gubernatis, Dict. internat. des écrivains du monde latin, Roma-Firenze 1905, s.v.; T. Rovito, Diz. dei letterati e giornalisti ital. contemporanei, Napoli 1907, s.v.; Enc. Italiana, XVI, s.v.; Grande diz. encicl. UTET, VI, s.v.; Enc. biogr. e bibliogr. italiana, s. XXXVIII, E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, s.v.