Neri, Ferdinando
Critico letterario (Chiusaforte 1880-Torino 1954). Il N. esordisce negli studi danteschi con un articolo su D. e il primo Villani (in " Giorn. d. " XX [1912] 1-31) che risente ancora della metodologia storica della ricerca delle fonti. Ma dopo questo tributo, pagato ai maestri di fine Ottocento dell'università torinese, stende un saggio su alcune rime petrose, Io son venuto al punto de la rota (1914), che lo porta ben oltre la critica dei suoi tempi. Infatti il tipo di lettura proposto mira a risalire dall'osservazione stilistica (metrica in special modo) fino all'individuazione di una fase fondamentale nell'attività poetica di Dante.
Senza ricorrere ai soccorsi di uno storicismo astratto, ma scendendo concretamente sul campo della sperimentazione linguistica, il N. ha modo di dimostrare, con la forza e l'eleganza dei suoi saggi più brillanti e fascinosi, che tra la Vita Nuova e la Commedia c'è una zona di elaborazione stilistica che media la transizione fra le due opere: la zona delle pietrose, ma anche di Amor che ne la mente e di Tre donne, dove più sensibile si fa per D. il magistero di Arnaldo Daniello e più remota l'influenza degli stilnovisti. È di qui che muoverà più tardi il Petrarca, come dimostra il N. in un altro stupendo saggio, Il Petrarca e le rime dantesche della Pietra (1929): il Petrarca che amava e leggeva il Daniello, s'intende (ambedue questi saggi sono ristampati in Letteratura e leggende, Torino 1951, 32-72; nello stesso volume anche la bibl. di tutti gli scritti del N. con l'indicazione degli altri minori contributi danteschi).
Bibl. - L. Sozzi, F.N., in I Critici, Milano 1969, 2829-2864; G. Contini, Per un comparatista, ibidem.