RUANO, Ferdinando
RUANO, Ferdinando. – Non sono noti elementi per indicare la data di nascita di Ruano, mentre fu probabilmente originario di Badajoz, città della Spagna sudoccidentale.
Nell’atto di nomina a scriptor della Biblioteca apostolica Vaticana, il 28 aprile 1541, è indicato come «clericus Pacensis», ovvero nativo di quella città, e la qualifica ricorre anche in molti suoi autografi. Non c’è tuttavia traccia di Ruano, o della sua famiglia, nell’Archivio diocesano della città, né nell’Historia eclesiástica de la ciudad y obispado de Badajoz di Juan Solano de Figueroa (1610-1684). L’unico riferimento archivistico a un suo possibile avo è a un certo Juan de Roa, scrivano, attivo nel XV secolo nella Murcia e a Cordoba (J. Solano de Figueroa, Historia..., a cura di F. Tejada Vizuete, 2013, p. 248).
Non sono noti neppure l’anno e le circostanze in cui giunse a Roma. Si potrebbe ipotizzare un legame con qualcuno fra i membri della comunità iberica, che tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo costituì una presenza rilevante nella Curia romana, come Bernardino de Carvajal (1456-1523), dal 1489 vescovo di Badajoz e dal 2 febbraio 1495 cardinale con il titolo di S. Croce in Gerusalemme a Roma. Dello stesso titolo qualche anno più tardi, il 5 novembre 1540, venne insignito Marcello Cervini, primo cardinale bibliotecario della Biblioteca apostolica Vaticana, a cui Ruano dedicò le sue opere più importanti.
Proprio a Cervini potrebbe essere legato l’ingresso di Ruano nella Confraternita del Corpo di Cristo (dal 1578 Arciconfraternita del Ss. Sacramento in Vaticano), fondata nel 1540, su iniziativa del Capitolo Vaticano, e confermata da Paolo III il 22 settembre 1548. Cervini fu tra i primi membri dell’Arciconfraternita, risultando già iscritto nel 1540 al sodalizio il titolare di S. Croce in Gerusalemme (Archivio storico della Fabbrica di S. Pietro, Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, 90, c. 4r). Inoltre, Cervini contemporaneamente alla carica di bibliotecario fu insignito del ruolo di protettore, governatore, amministratore e presidente generale della Fabbrica di S. Pietro in Vaticano (Arm. 53, E. 180, cc. 199v-200v).
Proprio questa combinazione di cariche ricoperte da Cervini induce a non considerare casuale l’iscrizione di Ruano all’Arciconfraternita del Ss. Sacramento, e dopo di lui di altri scriptores della Biblioteca. Il nome di «ms Ferdinando Ruano spagnolo scrittore» è attestato nell’elenco dei confratelli il 12 giugno 1550 (Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, 90, c. 47), e il 29 dicembre 1555 ne fu eletto consigliere (c. 136; 167, c. 14).
I tredici consiglieri, eletti a sorte una volta l’anno con il sistema della bussola, prendevano parte a tutte le congregazioni e deliberazioni dell’Arciconfraternita. Al nome del consigliere Ruano è affiancata, oltre alla qualifica di scriptor della Biblioteca, anche l’indicazione «in Borgo», evidentemente a indicare il luogo della sua abitazione. Nel giugno del 1557 risulta impegnato in un turno di guardia pomeridiano in basilica vaticana (dalle 14.00 alle 19.00), così come il 25 maggio 1559 (90, cc. 107, 146): fra le varie attività svolte dall’Arciconfraternita vi era infatti la guardia al Santissimo Sacramento durante l’esposizione che ne veniva fatta nell’ottava della festa del Corpus Domini. Dopo questa data non si ha più nessun riferimento a Ruano nei documenti dell’Arciconfraternita.
Carenti sono anche le notizie biografiche desumibili dai documenti relativi alla sua attività in Biblioteca: a pochi giorni dalla nomina (28 aprile 1541) ricevette un pagamento di quattro ducati d’oro, così come nel gennaio del 1545, per sua ordinaria provisione mensile. Il suo nome compare, inoltre, insieme con quelli degli altri funzionari, nel primo organigramma completo della Biblioteca (20 dicembre 1551-4 giugno 1552) e ricevette un pagamento straordinario, di uno scudo aureo, il 17 marzo 1552. Il 26 marzo 1556 firmò una ricevuta autografa per due scudi avuti «per carmesino et oro» per la legatura di un volume, così come risulta un elenco, non datato, del materiale consegnato a Ruano per «la libreria di Sua Santità» (Biblioteca apostolica Vaticana, Archivio della Biblioteca, 2, cc. 6-7.).
Ruano morì a Roma nel settembre del 1559 e a lui successe, il 31 gennaio 1560, Vincenzo Navarra (Grafinger, 2012, p. 225).
Ancora oggi Ruano gode di una certa fama presso gli appassionati della scrittura corsiva grazie al suo trattato Sette alphabeti di varie lettere, formati con ragion geometrica e al carattere tipografico che vi si è ispirato, il ruano. Uscito dalla tipografia romana di Valerio e Luigi Dorico nel 1554, il trattato per la costruzione delle lettere con «ragione geometrica», dedicato a Cervini, occupa una posizione di rilievo fra i libri di modelli di scrittura della seconda metà del XVI secolo: si distingue soprattutto per l’aspetto delle lettere che, pur nell’estrema stilizzazione, riflettono le forme che le capitali antiche, l’antica minuscola, la moderna e la cancelleresca assunsero verso la metà del Cinquecento.
Fruttuosa fu la sua attività di copista e miniatore che ha arricchito la Biblioteca Vaticana di numerosi testi manoscritti: Vat. lat., 317 (Expositio rationis dominicae, 1554); 3750 (Maffeo Vegio, Sulla Basilica Vaticana, 1543); 3790 (Leone IX, Epistolae, 1550); 3841 (Ildeberto di Le Mans, Epistolae, 1551) e altri non identificati (La vita di San Nilo, 1550; Il Salmista, 1551; L’Apocalisse, 1551). Alla mano di Ruano vanno ascritti inoltre i testimoni vaticani del De rebus antiquis memorabilibus, rispondenti alle segnature Barb. lat., 2570, sottoscritto nel colophon e datato 1544, e Chig., G.III.76, Arch. di S. Pietro, G.12, Ott. lat., 751. Pur non essendo firmati, a eccezione della sigla «F. R.» in calce a c. 79r del Chig., G.III.76, la scrittura, una antiqua molto calligrafica, non lascia dubbi sulla paternità (Della Schiava, 2007, pp. 270 s.).
Ruano rappresentò il primo scrittore-catalogatore della Biblioteca Vaticana: per la prima volta, infatti, uno scriptor si occupò direttamente anche di catalogazione, compito in precedenza svolto dai custodi. Il catalogo da lui redatto dei manoscritti latini della Biblioteca è costituito da tre volumi in folio (Vat. lat., 3967-3969, redatti intorno al 1550), il primo dei quali riporta la dedica a Marcello Cervini, definito vero promotore dell’opera. Il catalogo costituisce un lavoro egregio rispetto ai tempi per la completezza, la precisione e l’innovativa attenzione bibliografica nella descrizione di oltre 3000 manoscritti: furono inventariati e indicizzati con sistematicità non solo i volumi in quanto tali, ma anche le opere contenute in ciascun tomo. Nel registro delle spese sostenute dalla Biblioteca fra il 1548 e il 1555 figurano alcune somme rimborsate a Ruano nel gennaio del 1551 per cartapecora acquistata per scrivere i titoli dei codici e le relative tavolette (Levi Della Vida, 1939, pp. 124 s.). E in effetti Ruano conferì a ogni volume un numero progressivo e un’etichetta per il titolo: tutto il sistema di segnalazione, costituito anche dalle tavolette apposte sui banchi, rimase in uso fino al trasferimento della Biblioteca nella nuova sede alla fine del XVI secolo, quando i manoscritti furono riclassificati e ricatalogati dai suoi successori.
Fonti e Bibl.: J. Solano de Figueroa, Historia eclesiástica de la ciudad y obispado de Badajoz, a cura di F. Tejada Vizuete, Badajoz 2013, p. 248.
G. Levi Della Vida, Ricerche intorno alla formazione del più antico fondo dei manoscritti orientali della Biblioteca Vaticana, Città del Vaticano 1939, pp. 124 s.; J. Wardrop, The Vatican scriptors. Documents for Ruano and Cresci, in Signature, I (1948), pp. 3-12; E. Casamassima, Trattati di scrittura del Cinquecento italiano, Milano 1966, pp. 30, 63 s.; S. Morison, Early Italian writing-books. Renaissance to Baroque, Verona 1990, pp. 92-95; J. Fohlen - P. Petitmengin, L’“Ancien fonds” Vatican latin dans la nouvelle Bibliothèque sixtine (ca. 1590 - ca. 1610): reclassement et concordances, Città del Vaticano 1996; F. Cantatore, Un committente spagnolo nella Roma di Alessandro VI. Bernardino Carvajal, in Roma di fronte all’Europa di Alessandro VI, III, Roma 2001, pp. 861-871; F. Della Schiava, Per la storia della Basilica Vaticana nel ’500: una nuova silloge di Tiberio Alfarano a Catania, in Italia medioevale e umanistica, XLVIII (2007), pp. 270 s.; A. Di Sante, La Biblioteca rinascimentale attraverso i suoi inventari, in Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana, I, Le origini della Biblioteca Vaticana tra Umanesimo e Rinascimento (1447-1534), a cura di A. Manfredi, Città del Vaticano 2010, pp. 311, 325, 338 s.; C.M. Grafinger, Servizi al pubblico e personale, ibid., II, La Biblioteca Vaticana tra riforma cattolica, crescita delle collezioni e nuovo edificio (1535-1590), a cura di M. Ceresa, Città del Vaticano 2012, pp. 225, 230; P. Petitmengin, I manoscritti latini della Vaticana. Uso, acquisizioni, classificazioni, ibid., pp. 44, 42-59, 61-63, 65 s. 74, 77 s., 82; A. Di Sante - A. Manfredi, I Vaticani latini: dinamiche di organizzazione e di accrescimento tra Cinque e Seicento, ibid., III, La Vaticana nel Seicento (1590-1700). Una biblioteca di biblioteche, a cura di C. Montuschi, Città del Vaticano 2014, pp. 462 s., 465, 471, 473, 480, 489; E. Atzori, Le opere di misericordia dell’Arciconfraternita del SS.mo Sacramento in San Pietro in Vaticano tra XVI e XVII secolo, in Quando la Fabbrica costruì San Pietro. Un cantiere di lavoro, di pietà cristiana e di umanità, XVI-XIX secolo, a cura di A. Di Sante - S. Turriziani, Foligno 2016, pp. 413-423.