SACCO, Ferdinando (Nicola)
– Nacque il 27 aprile 1891 a Torremaggiore (Foggia) da Michele e Angela Mosmacotelli, terzo di diciassette figli. Noto come Nicola, il suo nome si legò in maniera indissolubile a quello di Bartolomeo Vanzetti. Entrambi anarchici italiani emigrati negli Stati Uniti, vennero accusati della rapina – avvenuta il 15 aprile 1920 – ai danni del calzaturificio Slater and Morrill Shoe Company di South Braintree (Massachusetts) e dell’omicidio di un cassiere e di una guardia privata. Riconosciuti colpevoli, i due vennero giustiziati sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927.
Diversamente da molti dei suoi compaesani, la condizione sociale di Nicola era discretamente buona, dal momento che il padre possedeva della terra dove coltivava frutta e verdura, mentre la madre era figlia di un commerciante d’olio d’oliva. Uno dei suoi fratelli fu anche sindaco di Torremaggiore. Non particolarmente amante della scuola, l’abbandonò a nove anni per andare a lavorare con il padre. Sia lui che il fratello Sabino crebbero con il mito dell’America, dove decisero di emigrare nel 1908, grazie anche agli auspici del padre che li mise in contatto con un amico residente a Milford (Massachusetts). In seguito il fratello tornò in Italia, mentre Nicola trovò impiego prima in un’impresa di costruzioni stradali, poi in una fonderia, infine presso una fabbrica di scarpe, facendosi anche la fama di eccellente lavoratore. Nel 1912 si sposò con Rosina Zambelli da cui ebbe due figli, Dante e Ines.
Sebbene l’anarchismo fosse piuttosto diffuso in Puglia, mentre era in patria ne rimase lontano, avvicinandosi semmai a idee repubblicane e ad alcune sfaccettature del socialismo. Il suo interesse per l’anarchismo crebbe durante la residenza negli Stati Uniti, Paese delle cui ingiustizie sociali fu particolarmente colpito. Dopo iniziali simpatie per il sindacato radicale degli Industrial Workers of the World e per alcuni imponenti scioperi – come quello del 1912 di Lawrence (Massachusetts) – nel 1913 iniziò a frequentare ambienti anarchici come il circolo di studi sociali di Milford, abbonandosi anche al giornale Cronaca sovversiva del noto attivista libertario Luigi Galleani.
Per Sacco l’anarchismo era strumento di redenzione dei reietti, ma egli non si distinse mai come teorico, caratterizzandosi piuttosto come attivista di base. All’interno del movimento ebbe una posizione abbastanza defilata, fornendo per lo più la propria assistenza per l’organizzazione di assemblee o per la distribuzione di letteratura militante, partecipando a scioperi o raccogliendo sovvenzioni a favore di Cronaca sovversiva. Ideologicamente era solito inquadrare le questioni sociali in maniera piuttosto manichea, identificando il capitalismo come il male, la guerra come un crimine contro l’umanità, la libertà come elemento essenziale per lo sviluppo dell’umanità e dividendo il mondo fra oppressori e oppressi (inevitabilmente i datori di lavoro appartenevano alla prima categoria).
Nel 1917, con l’ingresso degli Stati Uniti in guerra si diffuse nel Paese un clima di acceso patriottismo e conformismo che si tradusse anche in ostilità e repressione nei confronti delle frange pacifiste. A fronte del suo antimilitarismo, chiamato alle armi dall’esercito americano Sacco non rispose alla leva e fuggì in Messico insieme a un gruppo di seguaci di Galleani fra cui era presente Vanzetti, conosciuto precedentemente a un'assemblea.
All’interno della galassia del mondo libertario i due si identificarono come anarco-comunisti, concependo la violenza e la rappresaglia armata – compreso l’utilizzo della dinamite e l’assassinio – come strumenti legittimi di risposta allo Stato. Fra i due Sacco era sicuramente quello più militante e pronto a far uso della violenza.
Decise di rientrare negli Stati Uniti nel settembre 1917, dal momento che non trovava lavoro e perché sentiva la mancanza della famiglia. Si spostò spesso all’interno dello Stato del Massachusetts alla ricerca di occupazione e al momento dell’arresto sembrava perfino pronto a tornare in Italia con moglie e figli.
Il processo dei due anarchici, che si basò per lo più su prove indiziarie, ebbe inizio il 31 maggio 1921 presso la corte di Dedham, in Massachusetts, in un clima di acceso antiradicalismo. Si era all’indomani della guerra e della Red scare, ovvero la diffusa ‘paura dei rossi’ che si diffuse nel biennio 1919-1920 a fronte dell’elevato numero di scioperi scoppiati in tutto il Paese e che si temeva costituissero l’anticamera di una rivoluzione socialista sul modello di quella russa del 1917. L’origine italiana dei due imputati, inoltre, costituì un ulteriore motivo di forte pregiudizio. Già nel 1927 Felix Frankfurter, professore di legge a Harvard e futuro membro della Corte suprema, indicò sull’Atlantic Monthly le discrepanze giuridiche del processo e la possibilità che i due fossero innocenti.
Negli anni la storiografia si è concentrata soprattutto sulle dinamiche del processo, dividendosi fra innocentisti e colpevolisti. Più recentemente le posizioni sono andate intersecandosi e vi è stato chi ha sostenuto che solo Sacco potesse aver preso parte alla rapina, mentre Vanzetti sarebbe stato coinvolto solamente in seguito essendogli stata affidata la pistola sottratta alla guardia privata. La storiografia è però concorde nel ritenere che le pregiudiziali etniche e politiche siano state effettivamente alla base della parzialità del giudizio della corte. Del resto lo stesso Benito Mussolini – sebbene esplicitamente avverso all’ideologia dei due imputati – non esitò a denunciare un insopportabile pregiudizio anti-italiano alla base del processo. Inoltre, grazie al crescente interesse per la dimensione transnazionale dell’anarchismo, la storiografia si è indirizzata verso lo studio delle forme di mobilitazione internazionale di lavoratori e militanti (specialmente in Paesi quali Argentina, Messico, Francia e Italia) a sostegno della liberazione dei due imputati. Infatti, dopo l’esecuzione di Sacco e Vanzetti si registrarono imponenti manifestazioni di protesta, fra cui si distinse quella di fronte all’ambasciata americana a Parigi.
Dopo la sua morte le ceneri di Sacco vennero riportate in Italia, dove il regime fascista impedì ogni forma di celebrazione.
Negli anni Settanta il cinquantesimo anniversario della morte vide Pietro Nenni alla guida di un Comitato internazionale per la riabilitazione di Sacco e Vanzetti; nel 1977 il governatore del Massachusetts Michael Dukakis, spur se non si spinse fino alla riabilitazione dei due, proclamò il Sacco and Vanzetti day e denunciò pubblicamente il clima di pesante pregiudizio nativista dietro al processo dei due anarchici. L’ottantesimo anniversario dell’esecuzione (2007) fu infine pretesto per dar vita a una rinnovata produzione storiografica, ma anche a un nuovo interesse della letteratura e degli audiovisivi per il caso giudiziario.
Fonti e Bibl.: La storiografia sul caso Sacco-Vanzetti è assai cospicua. Per un inquadramento aggiornato si rimanda a S. Luconi, L’ottantennale della morte di Sacco e Vanzetti, in Archivio storico dell’emigrazione italiana, 2010, n. 6, pp. 117-32. Il migliore contributo storiografico sui due anarchici è P. Alvich, Sacco and Vanzetti. The Anarchist Background, Princeton 1996, tradotto in italiano come Ribelli in paradiso. Sacco, Vanzetti e il movimento anarchico negli Stati Uniti, a cura di A. Senta, Roma 2014. Note biografiche di Sacco sono presenti anche in S. Pugliese, Sacco and Vanzetti, in The Italian American Experience: An Encyclopedia, a cura di S. LaGumina, New York 2000, pp. 562-563, e Sacco, Ferdinando detto Nicola, in Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, II, a cura di M. Antonioli et al., Pisa 2004, pp. 472-75. Per le reazioni ‘globali’ al caso Sacco-Vanzetti si veda L. McGirr, The Passion of Sacco and Vanzetti: A Global History, in Journal of American History, 2007, n. 93, pp. 1085-1115. Per un recente quadro storiografico generale dell’anarchismo italiano si rimanda a L’anarchismo italiano. Storia e storiografia, a cura di G. Berti - C. De Maria, Milano 2016 (in partic. il saggio di P. Di Paola, Sviluppi e problematiche degli studi sull’esilio anarchico nel mondo anglosassone, pp. 325-327, 334, per notizie sul movimento anarchico negli Stati Uniti).