TAVERNA, Ferdinando
– Nacque a Milano l’8 aprile 1563 da Cesare, secondo conte di Landriano e senatore dello Stato di Milano, e da Caterina Antonia Beccaria, figlia del marchese Matteo. Padrini di battesimo furono, secondo testimonianze coeve, che puntualizzano anche l’esatta data di nascita, il governatore dello Stato di Milano Consalvo Fernández de Córdova, duca di Sessa, e Marco Antonio Marliani (Archivio di Stato di Milano, Archivio Taverna, Taverna p.a. 5).
Il padre Cesare era figlio illegittimo (ma legittimato) di Francesco Taverna (v. la voce in questo Dizionario), primo conte di Landriano (dal 1536), senatore (1531), presidente del Magistrato ordinario (1531), gran cancelliere ducale di Francesco II Sforza (1533, carica rinnovatagli nel 1535 dopo il passaggio di Milano nella diretta orbita imperiale) e quindi governatore politico dello Stato di Milano con Carlo V in seguito alla rimozione di Ferrante Gonzaga (1554).
Come secondogenito – il fratello Matteo era nato nel 1562, mentre il primo figlio di Cesare, Francesco, era morto a otto anni nel 1561 – Ferdinando venne avviato alla carriera ecclesiastica: la prima tonsura, risalente al 1581, gli fu imposta dall’arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Borromeo (Giussano, 1610, p. 426), cui lo legava un non lontano rapporto di parentela. Poco dopo completò gli studi, laureandosi a Pavia in diritto civile e canonico e in seguito (nel 1586) venne accolto nel Collegio dei giureconsulti di Milano. Grazie agli appoggi del potente zio Ludovico Taverna (v. la voce in questo Dizionario), vescovo di Lodi dal 1579 ma già titolare di molti incarichi come governatore o nunzio in Italia e all’estero, Ferdinando – ordinato prete nel 1593 – divenne referendario del tribunale della Segnatura dal 1588 e quindi governatore di Viterbo (1591), poi di Città di Castello (1595) e di Fermo (1596), collettore e infine nunzio in Portogallo (1596-98), per rientrare in Italia e assumere il governatorato di Roma (1599-1604) durante i processi a Beatrice Cenci e a Giordano Bruno.
Elevato da Clemente VIII alla porpora nel giugno del 1604 con il titolo di cardinale di S. Eusebio, membro del tribunale dell’Inquisizione dal 1605, fu inviato come legato nella Marca di Ancona fino al 1606 e venne infine nominato da Paolo V vescovo di Novara nel novembre del 1615 (Archivio di Stato di Milano, Archivio Taverna, Taverna p.a. 8, con i documenti originali di nomina; Katterbach, 1931, pp. 191 n. 131, 200 n. 81; Del Re, 1972, p. 97 nota 66; Weber 1994, pp. 122, 207, 243, 287, 360, 430). Tra il 1602 e il 1605 fu il tutore del quindicenne Giovan Angelo Altemps, nipote del cardinale Marco Sittico Altemps, incarico cui rinunciò una volta assunta la legatoria della Marca nel 1605 e la sopraggiunta maggiore età del giovane duca. In questi stessi anni edificò una villa presso Frascati (oggi villa Parisi), non lontana dal complesso di Mondragone, poi venduta nel 1614 al cardinale Scipione Borghese (Guerrieri Borsoi, 2012, pp. 152).
Tutte le cronache e le biografie concordano sul fatto che Taverna fosse un cardinale ‘povero’, le cui entrate ecclesiastiche non superavano i 3000 scudi l’anno, e che sia a Roma sia a Novara vivesse molto parcamente, comunque aiutato dai redditi familiari gestiti nel Milanese dal fratello minore Ludovico. Sebbene la sua carriera ecclesiastica si sia svolta in gran parte al di fuori dello Stato di Milano, almeno fino alla nomina a vescovo di Novara nel 1615, Taverna mantenne comunque continui rapporti con la sua città di origine, attraverso sia il fratello Ludovico, che ricoprì un seggio senatorio a Milano, sia lo zio vescovo di Lodi Ludovico, sia mediante i legami di parentela che la sua famiglia aveva instaurato con le maggiori casate cittadine di recente nobilitazione, primi fra tutti i d’Adda, ma pure con i Borromeo e i Visconti.
Particolare rapporto dovette stringere con Francesco II d’Adda, secondo conte di Sale, suo cugino primo (la madre, Antonia Beccaria, era sorella della matrigna di Francesco II, Bianca), tanto da essere nominato, con il fratello senatore Ludovico, esecutore testamentario di Francesco II nel 1614; questi, oltre a demandare ai due cugini la cura delle sue collezioni di quadri e cristalli e il diritto/dovere di nominare un curatore per l’erede, donò loro anche due opere ciascuno: un paesaggio a scelta e, a Ferdinando, un S. Francesco giacente di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone e, a Ludovico, un S. Gerolamo in estasi del genovese Giovan Battista Paggi (Archivio di Stato di Milano, Notarile, 21540, 8 settembre 1614; Leydi, 2008, p. 97). Si può anche aggiungere che nella quadreria del conte di Sale figuravano almeno tre ritratti dei Taverna, uno dello stesso Ferdinando, uno di suo fratello Ludovico e uno dell’omonimo zio vescovo di Lodi (Soranzo, 1611, p. 252).
La parentela con i Borromeo, più sfumata e risalente al nonno di Ferdinando, il gran cancelliere Francesco (la sorella di Chiara Maruzzi, moglie di Francesco Taverna, Zenobia Maruzzi aveva infatti sposato in seconde nozze il conte Francesco Borromeo, zio di Carlo e di Federico; il primo marito, Giovanni Agostino d’Adda, era il fratello di Costanzo, a sua volta padre di Francesco II d’Adda), dovette in ogni caso pesare, tanto da spingere Taverna a spendersi in prima persona, insieme con il cardinale Federico Borromeo e il vescovo Carlo Bascapé, già segretario di Borromeo e predecessore di Taverna alla guida della diocesi di Novara, per la canonizzazione di Carlo Borromeo (Giannini, 2017). Fu infatti Taverna a chiedere ufficialmente al papa, in nome di Filippo III, di santificare Carlo e fu lui a presenziare alla cerimonia in Roma. Tale impegno gli fu riconosciuto anche a Milano durante le feste che seguirono alla canonizzazione (Relatione, 1610; Penia, 1610; Grattarola, 1614).
Il legame con i Visconti del ramo di Somma Lombardo, poi marchesi di San Vito, si deve al matrimonio di Margherita Taverna, figlia di Cesare e quindi sorella di Ferdinando, con Ermes II Visconti, risalente al 1578; gli stemmi Visconti e Taverna ornano ancor oggi il salone principale del castello di Somma, eseguiti all’inizio del XVII secolo da Carlo Antonio Procaccini e dalla sua bottega proprio in onore di Ferdinando, che infatti compare in un affresco, seduto di fronte al giardino della villa di Canonica al Lambro (Morandotti, 1992, pp. 38 s.; Id., 2005, pp. 201 s.). Una nipote di Taverna, Bianca Maria, figlia del fratello Ludovico, aveva inoltre sposato il conte Prospero Visconti di Fontaneto, figlio del senatore Galeazzo e nipote di Gaspare, per brevissimo tempo vescovo di Novara e quindi, dal 1584, arcivescovo di Milano fino al 1595, il prelato che aveva conferito gli ordini sacri a Taverna nel 1593.
Come feudatario di Landriano, Taverna ebbe sempre a cuore le chiese del borgo, S. Vittore (e qui la cappella della Beata Vergine) e S. Maria delle Grazie, cui destinò un terzo per ciascuna degli arredi della propria cappella privata; il restante sarebbe andato alla cappella di famiglia in S. Maria della Passione di Milano (Archivio di Stato di Milano, Archivio Taverna, Taverna p.a. 12, mazzo B, n. 2). Attraverso i conti tenuti dal fratello Ludovico, che curava i suoi interessi finanziari a Milano, sappiamo che commissionò e pagò nel 1599 a Camillo Procaccini un’ancona raffigurante S. Giacinto (molto probabilmente Giacinto Odrovaz, frate domenicano canonizzato nel 1594) da porsi nella cappella di suo giuspatronato sempre in S. Maria delle Grazie di Landriano, chiesa domenicana abbattuta all’inizio dell’Ottocento (Archivio di Stato di Milano, Archivio Taverna, Taverna p.a. 39, n. 17; Dozio, 2007, p. 60). Inoltre, una parte delle sue rendite fu destinate per testamento a dotare giovani indigenti e a finanziare l’acquisto di medicinali per i poveri di Landriano.
La nomina a vescovo di Novara, nel novembre del 1615, come successore di Carlo Bascapé, venne accompagnata dalla pubblicazione di orazioni e libelli di encomio (Rossi, 1615; Pozzo, 1616; Ferrari, 1616), che forniscono spunti biografici grazie ai quali è possibile integrare le poche sintesi dedicate al cardinale che non ha certo attratto biografi o studiosi (Santorelli, 2007; Pagano, 2008, p. 115 nota 89; Guerrieri Borsoi, 2012). Nel maggio del 1618 convocò e presiedette il sinodo diocesano, ma a causa della morte non riuscì a vedere stampati le Costituzioni e i decreti relativi.
Nel 1617 Geronimo Sesalli pubblicò la Forma degli inventarii haveranno a fare li curati, et altri beneficiari della città, et diocesi di Novara. Ex ordine dell’illustrissimo et reverendissimo signor cardinale di S. Eusebio vescovo di Novara. L’anno successivo vide la luce la sua Lettera pastorale al popolo della città, e diocesi di Novara. Le risultanze delle sue visite pastorali alla diocesi, conservate manoscritte presso l’Archivio diocesano di Novara, sono fonte imprescindibile per lo studio dell’arte locale.
Taverna morì a Novara il 29 agosto 1619 e fu sepolto, dopo l’esposizione della salma nella sacrestia, nella cattedrale cittadina davanti l’altare maggiore «nulla inscriptione imposita» (Argelati, 1745, col. 1461; Archivio di Stato di Milano, Archivio Taverna, Taverna p.a. 12, mazzo B, n. 7), contravvenendo alle sue disposizioni testamentarie (ma redatte nell’ottobre del 1614, prima della nomina a vescovo di Novara: Archivio di Stato di Milano, Archivio Taverna, Taverna p.a. 12, mazzo B, n. 2) che indicavano Milano – in S. Maria della Passione – o Roma – in S. Maria della Scala in Trastevere – come luoghi di sepoltura.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Archivio Taverna, Taverna p.a., cartt. 5, 8, 11, 12, 15, 21, 39, 41, 186, 187; Notarile, 21540, not. Giovan Battista Bianconi q. Bernardino, 8 settembre 1614: testamento di Francesco II d’Adda.
G.P. Giussano, Vita di S. Carlo Borromeo prete cardinale del titolo di Santa Prassede arcivescovo di Milano, Roma 1610, p. 426; F. Penia (Peña), Relatione sommaria della vita, santità, miracoli, et atti della canonizatione di S. Carlo Borromeo cardinale del titolo di Santa Prassede arcivescovo di Milano..., Roma 1610, pp. 96-100; Relatione della festa fatta in Milano per la canonizatione di S.to Carlo card. di S. Prassede, et arcivescovo di detta città, nell’anno 1610, Milano 1610; G. Soranzo, Lo Armidoro, Milano 1611, p. 252, canto XXIV, ottave 8-11; M.A. Grattarola, Successi maravigliosi della veneratione di S. Carlo, cardinale di S. Prassede et arcivescovo di Milano, Milano 1614, pp. 173, 242-247; M.A. Grattarola, Informatione dell’origine, e progresso della fabbrica del Sacro Monte di S. Carlo in Arona, con la relazione della solennità celebrata dal Sig. cardinale Federico nel riporre la prima pietra ne’ fondamenti della stessa chiesa sopra il Sacro Monte, scritta al sig. cardinale Ferrante T., Milano 1615; G.G. Rossi, Oratio, Milano 1615; C. Ferrari, Il trionfo di Novara nella venuta del cardinale F. T. vescovo di Novara, Milano 1616; M. Pozzo, L’Heroe. Panegirico di Melchior Pozzo. Nell’arrivo dell’Ill.mo et rev.mo sig.r Ferrante cardinale T. al suo vescovato di Novara, Milano 1616; G. Borsieri, Il Supplimento della Nobiltà di Milano, Milano 1619, p. 23; F. Ughelli, Italia Sacra, IV, Roma 1652, col. 998 s.; A. Ciacconio (et al.), Vitae et res gestae Pontificum romanorum et S.R.E Cardinalium, IV, Roma 1677, coll. 361 s.; L.A. Cotta, Museo Novarese, Milano 1701, pp. 112 s. nota 280; G. Sitoni di Scozia, Theatrum equestris nobilitatis secundae Romae, seu Chronicon insignis Collegii J.PP. Judicum, Equitum et Comitum inclytae civitatis Mediolani, Milano 1706, p. 169, art. 689; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, II, 1, Milano 1745, coll. 1460 s.; B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae a Martino V ad Clementem IX et Praelati Signaturae Supplicationum a Martino V ad Leonem XIII, Città del Vaticano 1931, pp. 191 n. 131, 200 n. 81; N. Del Re, Monsignor governatore di Roma, Roma 1972, p. 97 nota 66; A. Morandotti, La grande decorazione profana e la “maniera” internazionale, in Pittura tra Ticino e Olona. Varese e la Lombardia nord-occidentale, a cura di M. Gregori, Milano 1992, pp. 35-39; C. Weber, Legati e governatori dello Stato Pontificio: 1550-1809, Roma 1994, pp. 122, 207, 243, 287, 360, 430; A. Morandotti, Milano profana nell’età dei Borromeo, Milano 2005, pp. 201 s.; D. Dozio, Note di storia della famiglia, in Archivio Taverna. Questi conti Taverni... Storia di una famiglia, di un fiume e di un castello, (catal.), Milano 2007, pp. 19-25; Id., La quadreria Taverna, ibid., pp. 59-70; F. Santorelli, F. T., ibid., pp. 27-29; S. Leydi, La famiglia d’Adda di Sale. Storia e arte tra XVI e XVII secolo, Milano 2008, p. 97; S. Pagano, La nunziatura di Ludovico Taverna (25 febbraio 1592 - 4 aprile 1596), Roma 2008, p. 115 nota 89; M.B. Guerrieri Borsoi, Villa Taverna Borghese Parisi, in Lo “Stato tuscolano” degli Altemps e dei Borghese a Frascati. Studi sulle ville Angelina, Mondragone, Taverna-Parisi, Torlonia, a cura di M.B. Guerrieri Borsoi, Roma 2012, pp. 145-184; M.C. Giannini, Con ser santo puso a riesgo de decomponerse mucho esta ciudad y estado: Carlo Borromeo da arcivescovo di Milano a santo della monarchia, in Chronica Nova, XLIII (2017), pp. 19-42.