UGHELLI, Ferdinando
– Nacque a Firenze il 19 marzo 1596, da genitori ignoti.
Secondo il suo biografo e allievo, il cistercense Giulio Ambrogio Lucenti, Ughelli ricevette la sua prima educazione privatamente da uno zio del quale non conosciamo il nome e poi prese, nel 1616, l’abito cistercense nel monastero fiorentino di S. Maddalena a Cestello in Borgo Pinti. Tre anni dopo, ottenuti gli ordini sacri, fu inviato all’abbazia di Morimondo Coronato, vicino a Milano, dove fu allievo dell’abate Eusebio Sarrini. Una malattia di cui ignoriamo la natura lo costrinse però a trasferirsi, per recuperare la sua salute, dapprima nel monastero di S. Bartolomeo a Ferrara e poi, tornato a Firenze, nell’abbazia di S. Bartolomeo di Buonsollazzo che, situata ai piedi del monte Senario in Mugello, a circa quindici chilometri da Firenze, vantava un clima più salubre. Ughelli vi risiedette abbastanza a lungo e poté incrementare notevolmente la biblioteca del monastero prima di essere mandato a Roma per studiare con i gesuiti al Collegio romano, dove rimase dal 1621 fino all’inizio del 1624.
Presso il Collegio dei gesuiti Ughelli poté seguire, seppur brevemente, sia l’insegnamento di filosofia impartito da Francesco Piccolomini – che in seguito divenne l’ottavo generale della Società – sia quello di teologia dello spagnolo Juan de Lugo, uno dei futuri cardinali di Urbano VIII. Al suo ritorno da Roma fu eletto priore del monastero di Cistello, carica che mantenne per tre anni, dal 1624 al 1627. Già nel 1624 l’allora ventottenne Ughelli pubblicò a Firenze la sua prima opera di erudizione ecclesiastica, Cardinalium elogia qui ex sacro ordine cisterciensi floruere, che raccoglieva informazioni sui cistercensi che avevano avuto la dignità cardinalizia. In questo periodo si dedicò inoltre alla stesura di agiografie di sante cistercensi (Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat. 3229, cc. 145-265), nonché di biografie di suoi confratelli poi diventati arcivescovi e vescovi (rispettivamente, ibid., cc. 18r-24v e cc. 25-74), biografie tutte rimaste inedite.
L’anno successivo, nel 1625, Ughelli fu incaricato dal cardinal nepote Francesco Barberini di rivedere l’edizione aggiornata delle vite dei papi e dei cardinali (Vitae et res gestae pontificum romanorum et S.R.E. cardinalium ab initio nascentis ecclesiae usque ad Urbanum VIII...) che, originalmente composta da Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, e successivamente proseguita e ampliata da Alfonso Chacón, fu infine data alle stampe nel 1630 dalla tipografia Vaticana. Passati tre anni come priore di Cestello, Ughelli si trasferì nei dintorni più tranquilli dell’abbazia di S. Galgano vicino a Siena, dove dal 1628 al 1631 iniziò a raccogliere materiale per l’opera della sua vita: Italia sacra. Nel 1632 fu nominato abate di Nonantola, vicino a Modena, dove rimase per altri tre anni, fino al 1635. Il seguente incarico di dirigere l’abbazia di S. Salvatore a Settimo, nuovamente vicino a Firenze, suggerisce l’ipotesi che l’abilità gestionale di Ughelli fosse sempre più apprezzata: l’abbazia attraversava momenti difficili e aveva bisogno di essere ricostruita e non solo metaforicamente, visto che oltre che risanare la disastrosa situazione patrimoniale si dovettero restaurare anche gli edifici dell’istituto (inclusa una nuova e cospicua biblioteca).
Fu in questa fase della sua carriera che Ughelli ricoprì diversi incarichi amministrativi particolarmente impegnativi, compreso quello di moderatore, poi di definitore e infine di presidente capitolare dell’Ordine per la provincia toscana. Rifiutato l’onore di servire come preside generale, si trasferì poi a Roma come procuratore generale, ovvero rappresentante dell’Ordine presso la Curia papale. Ughelli coronò la sua carriera nel 1637 venendo nominato, direttamente dal papa, abate di Tre Fontane, appena fuori le mura dell’Urbe. Questa posizione, oltre a molti altri vantaggi, gli consentì un facile accesso agli archivi e alle biblioteche di Roma di cui aveva bisogno per portare a termine la sua collezione di cataloghi episcopali annotati di tutte le diocesi italiane, collezione che sarebbe stata completata nel 1662 con la pubblicazione del nono volume. Il primo, dato alle stampe nel 1644, si intitolava: Italia sacra sive de episcopis Italiae [...] rebusque ab iis praeclare gestis deducta serie ad nostram usque aetatem [...] Tomus primus complectens ecclesias sanctae Romanae Sedi immediate subjectas.
La centralità della cronologia come principio organizzativo della scrittura della storia ecclesiastica era già stata stabilita in primis dai Centuriatori di Magdeburgo (1559-74) e poi resa canonica dalla risposta cattolica: i dodici volumi degli Annales ecclesiastici (1588-1607) di Cesare Baronio. Ughelli, riunendo assieme gli elenchi di tutti i trecentoventi vescovati della penisola (con l’intenzione di passare poi alla Sicilia e alla Sardegna), si discostò dal precedente approccio creando, di fatto, il primo vero quadro completo della storia ecclesiastica italiana su base geografica. Questo approccio anticipò di quasi un secolo il tentativo compiuto da Ludovico Antonio Muratori di fornire una narrazione altrettanto esauriente e policentrica della storia della penisola per il periodo 500-1500 nei suoi Rerum italicarum scriptores (1723-1738). Le precedenti ampie descrizioni geografiche, come l’Italia illustrata di Flavio Biondo (composta nel 1448-53) e la Descrittione di tutta Italia di Leandro Alberti (1550) sono, al contrario, saldamente ancorate al genere dell’indagine topografica, il cui modello era ancora il geografo greco Strabone. Il quadro geograficamente più completo della penisola italiana, fornito da Carlo Sigonio nei Historiarum de Regno Italiae libri quindecim (1575) restava sostanzialmente incentrato sull’Italia settentrionale e copriva solo il periodo dalla morte dell’imperatore Giustiniano (565) al 1200.
Fondamentali nel metodo di Ughelli erano le trascrizioni di documenti d’archivio non solo da lui personalmente effettuate ma anche pervenutegli grazie a una vasta rete di corrispondenti. Nel 1667, mentre lavorava a una edizione riveduta dell’Italia sacra, scriveva: «Quanti sudori, quante fatiche e stenti durai per lo spatio di tre anni e più a far questo estratto dalli Registri Vaticani che è il fondamento della mia opera De Episcopis Italiae senza il quale non havi havuto i lumi» (Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat. 3213, c. 1r). Ughelli era anche interessato alle iscrizioni e all’araldica episcopale. Tuttavia, l’Italia sacra, e la sua più ampiamente consultata seconda edizione (Venezia, 1717-1722) fu unicamente resa possibile dalla vasta corrispondenza con vari «baronio locali» che Ughelli intrattenne nella penisola italiana. Questi apporti, che ben si vedono nelle appendici di correzioni e aggiunte ai volumi già pubblicati (alla fine dei volumi II-IX), sono ancora più evidenti nei sette volumi manoscritti che raccolgono 1533 lettere scritte da 438 corrispondenti (ibid., Barb. lat. 3239-3246), tra i quali spiccano i nomi di importanti studiosi come Leone Allacci, Costantino Gaetani, Luke Wadding, Charles de Visch e Pierre de Sainte-Marthe (figlio dello studioso maurista Scevole). Pierre, assieme al fratello Louis, aveva compilato nel 1656 la Gallia christiana, l’equivalente francese del lavoro di Ughelli sulle diocesi italiane. Il 5 ottobre 1667, meno di tre anni prima della morte dell’abate, l’agostiniano Luigi Torelli, autore degli otto volumi dei Secoli agostiniani (1659-1686), scrisse a Ughelli constatando: «[...] ma in fatti egli è così, chi scrive hoggidì di historie sacre bisogna che ricorre al famoso arsenale di quelle, architettato dal Rmo P. Abbate Ughelli» (ibid., Barb. lat. 3240, c. 128r).
Ughelli si impegnò anche nella redazione di diverse storie di importanti famiglie nobili romane (tra cui i Colonna), alcune delle quali furono pubblicate. Come segno di stima, Francesco Barberini lo nominò consultore della congregazione dell’Indice e gli offrì il vescovato di Civita Castellana, offerta che Ughelli declinò. Inoltre, il cardinale Barberini gli mise a disposizione la sua biblioteca. Di conseguenza l’abate lasciò i manoscritti e le lettere al cardinale, ora nella Biblioteca apostolica Vaticana (Barb. lat. 3204-3249). Ughelli godette anche della protezione dei granduchi Medici: Giovanni Carlo de’ Medici lo nominò teologo personale della famiglia nel 1642, incarico riconfermatogli nel 1646. Ughelli rimase a Roma, ancora una volta, dopo l’elezione di Fabio Chigi come papa Alessandro VII, godendo del favore del pontefice. Ferdinando di Fürstenberg, prelato tedesco in visita a Roma, raccontò in una lettera del 23 giugno 1657 di aver piacevolmente trascorso un’ora in compagnia di Alessandro VII e di altri chierici, incluso Ughelli, discutendo di Ovidio, una conversazione che fu una pausa di svago dai discorsi sul conflitto del pontefice con Luigi XIV (Barb. lat. 2542, c. 156r; cfr. L. von Pastor, Storia dei papi, XIV, 1, 1932, p. 506). Forse conformandosi al precedente stabilito dal suo predecessore e conterraneo toscano Clemente VIII nel trattamento riservato a Cesare Baronio, Alessandro VII assegnò a Ughelli una pensione annua di 500 scudi, poi rinnovatagli da Clemente IX.
Morì il 19 maggio 1670, alle Tre Fontane, all’età di settantaquattro anni, a causa di una malattia polmonare.
Fu sepolto a sinistra dell’altare maggiore dell’abbazia su espresso desiderio del cardinale Francesco Barberini, il quale compose pure il di lui epitaffio: «D.O.M. / Ferdinando Ughello / Huius monasterii Abbati / Mirare nostri grande seculi decus / virtutibus laboribus modestia / cui debet Italia Sacros antistites / qui traxit e mortis sepulchro tot viros / perire mortis in sinu numquam postest / obiit XIV Kal. Jun. An. MDCLXX aetatis LXXV / Franciscus episcopus Ostiensis / de suo caeterisqua episcopatibus / B.M.P».
Opere. Cardinalium elogia qui in S.R.E. ex sacro ordine cisterciensi floruere, Florentiae 1624; Vitae et res gestae pontificum romanorum et S.R.E. cardinalium ab initio nascentis ecclesiae usque ad Urbano VIII Pont. Max., auctoribus M. Alphonso Ciaconio, Francisco Cabrera et Andrea Victorello, iconibus pontificum, horum et cardinalium insignibus et plurimorum elogiis adiunctis. Alia plura Victorellus et Ferdinandus Ughellus addiderunt, Romae 1630; Italia sacra sive de episcopis Italiae [...] rebusque ab iis praeclare gestis deducta serie ad nostram usque aetatem opus singulare provinciis XX distinctum in quo ecclesiarum origine urbium conditiones, principium donationes recondita monumenta in lucem proferuntur, I-IX, Romae 1644-1662 (seconda ed., I-X, Venice 1717-1722 con la vita di G.A. Lucenti in prefazione al vol. I; anche in forma di compendio preceduta dalla vita di Lucenti: Italia sacra Rev.mi P.D. Ferdinandi Ughelli abbatis cisterciensis restricta, aucta, veritati magis commendata opera et studio D. Julii Ambrosii Lucentii, I-III, Romae 1704); Columnensis familiae nobilissimae S.R.E. Cardinalium ad vivum expressas imagines et summatim exornatas elogiis..., Romae 1650; Genealogia nobilium romanorum de Capisucchis ex opere inscripto de vetusta italica christiana nobilitate, Romae 1653; Difesa della nobilta napoletana scritta in latino dal P. Carlo Borrelli C.R.M. contro il libro di Francesco Elio Marchesi volgarizzata dal P. abbate F. U., Roma 1655; Albero et istoria della famiglia de’ conti di Marsciano..., Roma 1664.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat. 3204-3249; Roma, Biblioteca nazionale centrale, cod. V.E. 1279 (1), cc. 1r-13v: G. A. Lucenti, Elogia (un’altra copia si trova presso la Biblioteca apostolica Vaticana: Barb. lat. 2452, cc. 149-157); L. Allacci, Apes Urbanae, sive de viris illustribus qui ab anno MDCXXX per totum MDCXXXII Romae adfuerunt ac typis aliquid evulgarunt, Romae 1633, p. 96; Ch. de Visch, Bibliotheca scriptorum sacri ordinis cisterciensis, editio secunda, Coloniae 1656, pp. 108 s.
G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, LXXXIII, Venezia 1857, pp. 8-12; G. Manacorda, L’Allacci e l’Italia sacra dell’U., in Studi storici, XII (1903), pp. 453-466; G. Morelli, L’Abate F. U. nel terzo centenario della morte (1670-1970), in Strenna dei romanisti, XXXII (1972), pp. 246-250; G. Morelli, Lettere inedite di storici abruzzesi a F. U., in Abruzzo. Rivista dell’Istituto di studi abruzzesi, XII (1974), pp. 83-99; D. Hay, Scholars and ecclesiastical history in the early modern period. The influence of F. U., in Politics and culture in early modern Europe. Essays in honour of H. G. Koenigsberger, a cura di P. Mack - M. Jacob, Cambridge 1987, pp. 215-229; G. Morelli, Monumenta Ferdinandi Ughelli: Barb. lat. 3204-3249, in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, IV, Città del Vaticano 1990, pp. 243-280; S. Ditchfield, Liturgy, sanctity and history in Tridentine Italy, Cambridge 1995, pp. 331-343; H. Schwedt, U., F., in Biographisch-Biliographisches Kirkenlexikon, XII, Nordhausen 1997, coll. 812-816; A. Malena, F. U., in Il Contributo italiano alla storia del pensiero. Storia e politica, Roma 2013, pp. 272-278; C. Challard, Les archives sacrées de F. U.: un ‘miroir’ du gouvernement de l’Église?, in Revista de historiografia, XXI (2014), pp. 87-104.