PUSKAS, Ferenc
Ungheria-Spagna. Budapest, 2 aprile 1927 • Ruolo: interno • Squadre di appartenenza: 1943-56: Kispest-Honvéd; 1958-66: Real Madrid • Nella nazionale ungherese: 84 presenze e 83 reti (esordio: 20 agosto 1945, Ungheria-Austria, 5-2) • Nella nazionale spagnola: 4 presenze (esordio: 12 novembre 1961, Marocco-Spagna, 0-1) • Vittorie: 1 Olimpiade (1952), 3 Coppe dei Campioni (1958-59, 1959-60, 1965-66), 1 Coppa Intercontinentale (1960), 5 Campionati ungheresi (primavera e autunno 1950, 1952, 1954, 1955), 5 Campionati spagnoli (1960-61, 1961-62, 1962-63, 1963-64, 1964-65), 1 Coppa di Spagna (1961-62) • Carriera di allenatore: Vancouver Royals (1968), Panathinaikos (1970-marzo 1974), Murcia (1974-gennaio 1975), Colo Colo (1975-77), nazionale dell'Arabia Saudita (commissario tecnico con Rial, 1978), AEK Atene (1978-79), Al Masri Porto Said (1979-80), AEK Atene (1980-81), Sol de América (1985), Cerro Porteno (1986), South Melbourne (1989-91), nazionale ungherese (commissario tecnico, aprile-giugno 1993) • Vittorie: 2 Campionati greci (1971-72, 1978-79), 1 Campionato australiano (1990-91), 1 Coppa d'Australia (1989-90)
Uno dei migliori attaccanti del 20° secolo: gli 83 gol segnati con la maglia della nazionale ungherese costituiscono un record mondiale, così come i 512 gol realizzati in Campionato nell'Honvéd e nel Real Madrid. Tecnica, rapidità di esecuzione, fantasia e senso tattico erano, insieme con la straordinaria potenza delle sue conclusioni di sinistro (che in Spagna gli valsero l'appellativo di Canoncito Pum), le qualità di questo campione dalla vita estremamente avventurosa, che ha provato persino l'emozione di leggere sui giornali la notizia (ovviamente non vera) della propria morte. Mezzala d'attacco, Puskas è stato il cuore, l'anima e, nel contempo, lo straordinario finalizzatore della Grande Ungheria che il 25 novembre 1953 andò a demolire la presunzione d'imbattibilità degli inglesi, mai sconfitti a Wembley da una formazione del continente (6-3), un successo replicato il 23 maggio 1954 a Budapest, in proporzioni (7-1) addirittura umilianti. Poche settimane dopo, ai Mondiali in Svizzera, Puskas visse coi suoi compagni il dramma della sconfitta, subendo in finale un'incredibile rimonta (dal 2-0 al 2-3 conclusivo) da una Germania che si lasciò dietro una scia di perplessità e di sospetti. Ma Puskas, che a 16 anni aveva esordito nel Kispest (diventato poi Honvéd) e a 18 nella nazionale, aveva vinto quattro Campionati ungheresi e si era laureato quattro volte capocannoniere, doveva ancora vivere la fase più avventurosa della sua vita. Quando l'Ungheria fu occupata dai sovietici il 25 ottobre 1956, Puskas e i suoi compagni di squadra si trovavano a Bruxelles, dove avevano giocato in campo neutro la gara di ritorno con l'Athletic Bilbao per la Coppa dei Campioni. Decisero di rimanere per alcuni mesi nell'Europa occidentale mantenendosi con i proventi di qualche amichevole in attesa che si chiarisse la situazione. Quando, sollecitata dalla federazione ungherese, la FIFA intervenne con pesanti squalifiche, la squadra si sciolse. Alcuni, come il portiere Grosics, tornarono in patria; Puskas si stabilì a Vienna con la famiglia. Dopo l'amnistia del febbraio 1958 il tecnico del Real Madrid Emil Osterreicher, che lo aveva allenato in Ungheria, lo chiamò in Spagna. Eliminato il sovrappeso con sei mesi di duro lavoro, Puskas ritrovò tutte le sue qualità e si rese protagonista, al fianco di campioni come Di Stefano e Gento, delle ultime due grandi stagioni europee del Real, dove rimase fino al 1966, vincendo cinque volte la Liga e quattro volte la classifica dei cannonieri. Ottenuta la cittadinanza spagnola, indossò quattro volte la maglia della nazionale iberica senza troppa gloria.