Vedi FERENTO dell'anno: 1960 - 1973
FERENTO (v. vol. iii, p. 623)
Antico centro etrusco (per F. preistorica v. acquarossa), il cui nome sembra essere stato Ferentis o Frentis; la sua ubicazione sul Colle S. Francesco pare ormai provata dagli scavi che, intrapresi dall'Istituto Svedese di Studî Classici nell'estate del 1966, hanno messo in luce un abitato della fase finale dell'Età del Ferro.
Decaduto a seguito delle guerre tra Roma e Volsinii, dopo la conquista romana, sorse un nuovo centro sulla prospiciente collina di Pianicara, già sede, verosimilmente, di un abitato.
Ascritta alla tribù Stellatina, colonia in età graccana (Lib. Col., 216 L.), ma è dubbio che si sia trattato di una vera e propria deduzione coloniale e non, piuttosto, di semplici assegnazioni viritarie, Ferentium divenne, dopo la guerra sociale, municipio retto da IV viri (IVviri aediles: C.I.L., xi, 7413; IVviri iure dicundo: C.I.L., i, 2634, 2635; C.I.L., xi, 7427; le iscrizioni C.I.L., xi, 7432, 7441, 7441 a e Not. Sc., 1919, p. 282, n. 10 possono riferirsi sia agli uni come agli altri. Le iscrizioni menzionano anche un Senatus e i decurioni).
La città presenta un'urbanistica regolare: l'ortogonalità dell'impianto fu messa in evidenza indipendentemente e quasi contemporaneamente, da L. Betti e D. Adamesteanu, giunti a tale risultato attraverso l'interpretazione di fotografie aeree eseguite il 14 maggio 1947. Altre piante della città, sempre in base a fotografie aeree, sono state successivamente redatte da G. Schmiedt e C. F. Giuliani.
Il ciglio del pianoro segna attualmente i limiti dell'abitato, la fortissima erosione cui il colle, per particolare struttura geologica, è sottoposto, ha impedito la conservazione della cinta muraria, della quale permangono scarsissimi resti; nessuna traccia si ha, invece, delle porte, ma è molto probabile che accessi alla città fossero nei punti H, I, L, M, oltre, naturalmente, quelli connessi al tracciato della via publica Ferentiensis che attraversa l'abitato in senso E-O, costituendo il decumanus maximus, sul quale si attestano sette cardini. Sono visibili anche piccoli tratti di altri decumani.
L'impianto urbano ha un assetto per strigas, con isolati di m 35 × 55 circa; quasi completamente cancellato nel settore occidentale, dove in età tarda, le costruzioni sono sorte disordinatamente fino ad occupare, in qualche caso, la sede stessa del decumano massimo, è, invece, evidente nel settore orientale della città, abbandonato in età medievale; evidentissima, in asse con il cardine D, la conca dell'anfiteatro, ricavato parzialmente nella roccia.
Il collegamento con gli abitati sul corso della Vezza e con la Cassia era assicurato dalla via publica Ferentiensis della quale, a tratti, è conservato il basolato.
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