LUNGHI, Fernando
Nacque a Loreto il 10 ag. 1893 da Umberto e da Ferdinanda Mordanini. Si iscrisse al liceo musicale di Pesaro, dove frequentò i corsi di composizione con A. Zanella e di contrappunto e fuga con A. Cicognani, studiando inoltre direzione d'orchestra.
Scarse sono le notizie relative a questo periodo, essendo andato in gran parte perduto l'archivio storico dell'istituto pesarese: certo è che le prime esperienze di ascolto e di partecipazione all'attività orchestrale vennero intraprese dal L. a Rimini.
Terminati gli studi musicali a Pesaro, il L. fu chiamato in Brasile, a San Paolo, per insegnare composizione. Dovette però rinunciare all'incarico a causa dello scoppio del primo conflitto mondiale, cui partecipò in qualità di ufficiale dopo il conseguimento della maturità classica. Al termine della guerra si impiegò presso la Banca di Roma, stabilendosi definitivamente nella capitale.
Nel 1924 scrisse l'opera Fiordispina, su libretto (edito solo l'anno successivo per la casa editrice Gaspare Casella di Napoli) dell'amico A. Odenigo. Il lavoro non fu mai rappresentato e la partitura è tuttora inedita; la trama è tratta da un bozzetto di M. Vitali intitolato La straniera, ambientato a fine Quattrocento tra Firenze e San Miniato.
Nel 1929 il L. compose Enrico III e la sua corte su libretto di G. Forzano, tratto dall'omonimo dramma in prosa (fosca storia di intrighi che oppose Caterina de' Medici a suo figlio) di A. Dumas père. L'opera, che doveva essere rappresentata a Napoli presso il teatro S. Carlo, venne ritirata poco prima della messa in scena per volontà dello stesso L., non convinto della buona qualità artistica.
Dal 1934 si dedicò attivamente alla critica musicale entrando nella redazione del Giornale d'Italia. Insegnò storia della musica presso il conservatorio S. Cecilia di Roma fino al 1962, data dopo la quale continuò intensamente l'impegno giornalistico. Collaborò a numerosi periodici, tra cui Ricordiana e L'Approdo musicale, con articoli e saggi di estetica e storia della musica. L'attività compositiva, soprattutto dopo le iniziali prove operistiche caratterizzate da pagine di notevole suggestione drammatica, influenzate dalla scrittura pucciniana, venne dal L. presto limitata, anche se non interrotta, alla sfera privata e delle amicizie.
Nel settembre del 1934 partecipò con una relazione sulla musica popolare al III congresso nazionale di arti e tradizioni popolari di Trento.
In quella occasione sottolineò sia l'importanza del repertorio tradizionale italiano ("I canti popolari come i dialetti, le tradizioni, i costumi di un popolo debbono essere scrupolosamente rispettati se non si vuole deformare l'essenza vera del popolo cui essi appartengono e renderne, se non impossibile, certo errata la comprensione"; cfr. Sulla scheda Caravaglios per la raccolta dei canti popolari, Roma [1936], p. 2), sia il pericolo di trascriverlo "armonizzando", come spesso il musicista colto tende a fare, imponendo una sua veste personale.
Nel secondo dopoguerra si interessò in particolare dei rapporti tra musica e cinema, scrivendo saggi e componendo colonne sonore. Affermò che la novità era data dal "passaggio dallo stato di commento musicale a quello di rappresentazione musicale": "nel film neorealista non si tratta più di "riprendere" ma di "vedere", per la musica scritta per un tal film non si tratta più di "commento" ma di "visione"" (La musica e il neo-realismo, pp. 58, 60).
Tra le colonne sonore si distingue quella per il film Call of the blood (1948) di L. Vajda e J. Clements, ambientato in Sicilia. La partitura per orchestra, inedita, conclusa nel novembre del 1947, pur ancorata a stilemi tradizionali, come in realtà quasi tutta la musica del L., si distingue per un'indubbia efficacia, in particolare rispetto alle scene più forti e di vita tradizionale del film (la raccolta di limoni e la processione). Il L. scrisse, inoltre, il commento sonoro per Ricchezza senza domani di F.M. Poggioli (1940) e curò le musiche per il Don Giovanni di D. Falconi (1942).
Il 15 genn. 1957 fu nominato accademico di S. Cecilia. Fu inoltre membro dell'Accademia Cherubini di Firenze e insignito di numerose onorificenze, tra cui della medaglia d'argento al merito della Scuola della cultura e dell'arte e di quella d'argento per benemerenze nella promozione della liuteria italiana. Fece parte della commissione permanente di lettura del teatro dell'Opera, per il quale curò la stesura di programmi di sala, e di numerose altre commissioni di concorsi, da quella del Prix de Rome a quella per giovani cantanti del teatro Lirico sperimentale di Spoleto (a partire dal 1950 e, ininterrottamente, fino al 1966).
Impegnato nella salvaguardia e valorizzazione del patrimonio musicale cristiano, collaborò fin dalla nascita con la Rassegna internazionale di cappelle musicali, organizzata dall'Ente Rassegne musicali N.S. di Loreto, e fu tra i componenti della direzione artistica della Rassegna stessa dal 1961 al 1977. Fu legato da salda amicizia a G. Tebaldini, I. Pizzetti, O. Respighi, G. Forzano, G. Pannain, ed E. Porrino, che gli dedicò il Concerto dell'Argentarola per chitarra e orchestra. Nel 1970 scrisse il volume Quando la vita diventa un romanzo: storia di un musicista, biografia dell'amico compositore C. Jachino.
Nel 1976 si trasferì a Grottaferrata, presso Roma, dove morì il 27 sett. 1977.
Tra i suoi scritti più significativi, oltre alle recensioni, si segnalano: La Messa da requiem di Verdi, in Verdi. Studi e memorie, a cura del Sindacato nazionale fascista musicisti, Roma 1941, pp. 81-84; La musica e il neo-realismo, in La musica nel film, a cura di E. Masetti, Roma 1950, pp. 56-60; Umanità di Pizzetti, in La città dannunziana a Ildebrando Pizzetti: saggi e note, a cura di M. La Morgia, Milano 1958, pp. 63-66; Il film-opera, in Musica e film, a cura di S.G. Biamonte, Roma 1959, pp. 35-48; Scuola e teatro questi estranei, in Cultura e scuola, gennaio 1962, pp. 282-285; Sul carteggio Nietzsche-Wagner, ibid., luglio-settembre 1966, pp. 153-156; Quando la vita diventa un romanzo: storia di una musicista, Roma 1970.
Tra le composizioni più rilevanti, quasi tutte inedite e attualmente di proprietà della famiglia, si segnalano: Tota pulchra, antifona mariana a tre voci miste e organo (s.d.); Le canzoni per pianoforte: Canzone stanca e Canzone senza pace (1921), La porta, romanza (1921), Pioggia d'ottobre, romanza (1921); Poema doloroso, per orchestra (1921), un quartetto; un trio con pianoforte; una sonata per violino e pianoforte; una sonata per violoncello e pianoforte; pezzi vari per pianoforte.
Fonti e Bibl.: Il libro della musica, a cura di F. Ballo et al., Firenze 1940, p. 291; 25 anni di polifonia sacra a Loreto, a cura di A. Castellani, Camerino 1986, ad ind.; Da 26 a 40 anni di polifonia sacra a Loreto, a cura di A. Castellani, Recanati 2002, ad ind.; Diz. Ricordi della musica e dei musicisti, p. 695; La musica, Diz., II, pp. 159 s.; La musica. Enc. storica, II, p. 175; Diz. di musica, p. 265; Enc. della musica Ricordi, III, p. 54; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 527.