feroce
Ricorre, il più delle volte, nel significato usuale di " crudele ", " senza pietà ": If IX 45 le feroci Erine; XXXI 105, a proposito di Briareo, legato e fatto come questo [Anteo], salvo che più feroce par nel volto (già Lucano [IV 596] lo aveva definito " ferox "); anche l'anima del suicida è feroce (If XIII 94), " imperò che [il suicida] come fiera incrudelisce contra sé medesimo " (Buti). In Pg XXXII 155 è detto f. il drudo che ‛ flagella ' la puttana sciolta (v. 149). In Pg XII 114 l'aggettivo qualifica i lamenti per cui s'entra nell'Inferno, contrapposti ai canti che accompagnano l'ingresso al Purgatorio, " quod in primo introitu inferni animae blasphemabant Deum, naturam et fortunam suam " (Benvenuto; analogamente il Buti).
Con una bella immagine f. è detto il pruno, d'inverno (Pd XIII 134), " sicché pare secco " (Buti).
Attribuito agli uomini, abitanti meschini di un piccolo pianeta, che dall'alto dei cieli non appare più grande di un'aiuola, ne sottolinea l'orgoglio e la cupidigia, cause prime di tante lotte (Pd XXII 151).
In senso buono, positivo, s'incontra solo una volta, in Pd XI 70 né valse [alla povertà] esser costante né feroce, " coraggiosa ", " perché non temé morte " (Ottimo; così anche il Landino; il Tommaseo intende invece " alteramente ferma in amare Gesù ", e vede nell'aggettivo il valore di " altero ", " non cedevole ", per cui rimanda all'oraziano " ferox aetas " [Carm. II V 13-14]); " fiera nell'amore " dice anche il Provenzal.