FERRABOSCO (Ferraboscho, Ferabosco, Ferrabusco e Forobosco)
Famiglia di musicisti attivi fra la metà del sec. XVI e la fine del XVII in Italia ed in Inghilterra. I documenti più antichi che la riguardano risalgono alla metà del sec. XV.
Domenico Maria nacque a Bologna il 14 febbr. 1513 da Annibale; è noto per la sua attività di compositore, cantore e maestro di cappella. Le prime notizie documentate risalgono al 19 nov. 1540, quando il Senato di Bologna gli accordò uno stipendio vitalizio con l'incarico di organizzare i pubblici concerti: l'impegno presso il Concerto palatino durò otto anni. L'anno seguente l'artista sposò Giulia Novelli Dall'Arpa di Ferrara, dalla quale ebbe almeno otto figli, di cui tre (Alfonso, Innocenzo ed Anfione) divennero successivamente musicisti. Nel 1542 Domenico Maria pubblicò a Venezia la sua prima raccolta di niadrigali, dedicata a Guidobaldo II Della Rovere, duca d'Urbino. Seguirono altri lavori. fra i quali è da ricordare il madrigale Io mi son giovinetta, che, rese celebre il musicista.
In questi anni Domenico Maria iniziò l'attività di cantore presso la basilica di S. Petronio, dove sarebbe in seguito divenuto maestro di canto; nel 1543 fu nominato anche maestro della cappella musicale lateranense: il capitolo gli concesse la somma di 6 scudi per affrontare con i figli il viaggio a Roma. Nel giugno 1545 però i canonici, a causa di sopraggiunte difficoltà economiche, licenziarono Domenico Maria con tutto il coro. Il 1º febbraio dell'anno seguente il musicista, continuando a mantenere il posto di cantore a S. Petronio, accettò l'incarico di magister puerorum presso la cappella Giulia in Vaticano. Per tale mansione ricevette la somma iniziale di 6 scudi al mese, più uno scudo e mezzo per mantenere il puer Annibale di Monterotondo; in seguito il compenso mensile per sé ed i pueri arrivò a 12 scudi.
Per fare fronte agli impegni romani il musicista dovette farsi sostituire provvisoriamente da G. V. Magnani a S. Petronio, dove era stato eletto, nel frattempo, maestro di canto dai fabbriceri. Nell'agosto 1547 acquisì a Bologna anche la carica di regulator et scriba campionis creditorum Montis portarum, un impiego non legato all'ambito musicale ma che probabilmente gli assicurava una maggiore stabilità economica. Nel gennaio 1548 fu ufficialmente nominato maestro di cappella di S. Petronio, anche con il consenso dei canonici, succedendo a don M. Cimatore, licenziato con tutti i cantori. In seguito a tale incarico rinunciò all'impiego presso la cappella Giulia ed ottenne uno stipendio iniziale di 16 lire mensili, portate a 20 nel dicembre dello stesso anno. Il Senato bolognese inoltre, considerando il numero elevato dei suoi figli, lo esentò dal pagamento delle tasse.
Nel novembre 1550 fu nominato cappellano cantore presso la cappella Sistina, ma solo nell'aprile dell'anno seguente il musicista abbandonò l'incarico a S. Petronio per recarsi a Roma. Nel contempo continuò a comporre musica sacra e madrigali, pubblicati in diverse raccolte nel 1 51, nel '52 e nel '54. L'attività presso la Sistina fu interrotta nel luglio del 1555, in seguito all'emanazione del motu proprio di Paolo IV, che imponeva il celibato agli artisti secondo la costituzione del Collegio dei cappellani cantori. Furono allontanati in quell'occasione anche Pier Luigi da Palestrina e L. Barré; ad ognuno di loro fu concessa, quale indennità, una pensione di 6 scudi mensili. Rimasto a Roma, Domenico Maria fu per breve tempo maestro di cappella in S. Damaso, continuando a pubblicare le proprie composizioni presso gli editori Gardano e Scotto a Venezia. Nel dicembre 1570 ottenne dal Senato bolognese che il titolo di regulator et scriba passasse dopo la sua morte al primogenito Alfonso. Tre anni dopo, oramai in età avanzata, redasse il testamento, che trasmetteva il lascito, alquanto cospicuo, dei propri beni ai quattro figli sopravvissutigli. Si spense nel febbraio 1574 a Bologna.
La fama di Domenico Maria è legata da un lato alla fortunata carriera di maestro di cappella e dall'altro alla produzione madrigalistica, che raggiunse il culmine del successo con la celebre composizione Iomi son giovinetta e volentieri, sutesto del Boccaccio, pubblicata per coro e trascritta per liuto in numerosissime raccolte dei tempo. Il suo stile si ricollega a quello dei madrigalisti del primo periodo e il suo nome è stato affiancato dal Sartori (cfr. Die Musik in Gesch. und Gegenwart) a quello dei più celebri C. Festa, Pli. Verdelot ed J. Arcadelt. Influenzato dal genere madrigalistico veneziano, Domenico Maria fu in stretto rapporto anche con la scuola romana, rappresentando uno degli elementi di contatto tra la concezione severa della musica a cappella di quest'ultima e quella veneta, più vivace, supportata dall'uso degli strumenti e dal maggior uso di effetti cromatici. Il Palestrina stesso utilizzò il tema del madrigale Iomi son giovinetta nella Missa primi toni del 1570 ed in quella Sine nomine, pubblicata postuma.
Domenico Maria diede alle stampe una sola raccolta di madrigali, D'il Ferabosco il primo libro de' madrigali a quatro voci, edita a Venezia nel 1542 presso A. Gardano. Singole composizioni sono contenute in antologie di diversi autori, stampate negli anni successivi: Io mi son giovinetta e volentieri, in Primo libro di madrigali de diversi eccellentissimi autori, Venezia 1542, presso Gardano (successive edizioni: 1543, 1546, 1547, 1548, 1550, 1552, 1554, 1557, 1560, 1567 presso Gardano, Scotto e Rampazeto). Lo stesso madrigale è presente inoltre in La eletta di tutta la musica, Venezia 1542, in Livre de meslanges, Louvain 1575, in Musica divina, Anversa 1583 (succ. edd.: 1588, 1591, 1595, 1614, 1623, 1634), in Gemma musicalis, Norimberga 1588, in Nuova spoglia amorosa, Venezia 1593, in C. Lambardi, Ilprimo libro de madrigali a quatro voci, Napoli 1600, in J. Arcadelt, Ilprimo libro de madrigali a quattro voci, Napoli 1608 (succ. edd.: 1625, 1628, 1654). Il madrigale è pure contenuto nelle raccolte di intavolature di V. Galilei, IlFronimo, Venezia 1568 e 1584, di C. Fallamero, Ilprimo libro de intavolature da liuto, Venezia 1584, e di A. Mayone, Secondo libro di diversi capricci per sonare, Napoli 1609. Si ricordano inoltre: Signora se pensate, Sta su non mi far male e Anime cast'e pure, in Primo libro di madrigali de diversi eccellentissimi autori, Venezia 1542; Ionon so dir parole e Niega tua luce (ibid.); Più d'alto pin, in C. de Rore, Ilsecondo libro de madrigali, Venezia 1544 (succ. edd.: 1551, 1552, 1562, 1563); i madrigali Basciami vita mia e Deh ferm'amor costui, presenti in De diversi autori il quarto libro de madrigali a quatro voci, Venezia 1554, in La eletta di tutta la musica, Venezia 1569; Sipur ti guardo, in Das erste Buch ... viel schöner Lautenstück, Strasburgo 1572; Vergin che debbo far, in Nuove laudi ariose della B. Vergine, Roma 1600; il mottetto Usquequo Domine è contenuto in C. de Rore, Motectorum liber primus, Venezia 1544, mentre il Mottetto Ascendens Christus è conservato, in manoscritto, presso la Bibl. apost. Vaticana (Cappella Sistina cod. 54, f. 117).
Lodovico, fratello di Domenico Maria, nacque a Bologna nella prima metà del XVI secolo. La sua attività artistica si svolse presso la cappella di S. Petronio, dove fu cantore dal 1541, inizialmente sotto la direzione del maestro M. Cimatore. Dal 1548 al 1550 operò sotto la guida del fratello. Percepì durante gli oltre vent'anni di attività uno stipendio di 3 lire mensili e si ritirò dalla cappella nel 1563. entrando a far parte dei canonici della basilica. Il suo nome compare in un documento del marzo 1580, in cui risulta che ricevette una somma di denaro per le esequie di un certo Camillo Torri. Morì a Bologna nel 1583.
Di un terzo fratello, Girolamo, si hanno poche notizie: accompagnò presumibilmente il figlio di Domenico Maria, Alfonso, in Inghilterra, intorno al 1550, in occasione del suo primo viaggio. È indicato quale autore della Toccatadi Roma (Sexti toni), per clavicembalo, forse modificata in seguito da J. Bull e conservata in forma manoscritta a Londra (British Library, Add. mss., 23.623).
Alfonso (I), figlio di Domenico Maria e di Giulia Novelli Dall'Arpa, nacque a Bologna nel gennaio 1543. E probabile che abbia seguito il padre a Roma, quando questi era impegnato alla Sistina. Dedicatosi allo studio del liuto, entrò nel 1559 alle dipendenze del cardinale di Lorena, Carlo di Guisa. Nel medesimo anno partecipò, con due fratelli, all'esecuzione di Epithalame di Joachini Du Bellay, in occasione del matrimonio del duca Emanuele Filiberto di Savoia con Margherita di Valois, figlia di Francesco I. Trasferitosi in Inghilterra, nel giugno 1562 Alfonso entrò al servizio della regina Elisabetta in qualità di liutista e di compositore, con un vitalizio annuo di 100 marchi. Noto come "Master Alfonso", ebbe modo di viaggiare frequentemente tra l'Inghilterra e il continente, recandosi in Francia ed in Italia. Nel 1564 fu a Roma, al servizio del cardinale Alessandro Farnese, rientrando però in Inghilterra dopo pochi mesi. Nel 1567 ottenne, dalla regina, la pensione a vita. Nel 1568 fu nuovamente in Italia, nel giugno dell'anno successivo a Parigi e dagli ultimi mesi del 1569 fino al settembre 1570 a Bologna. Lasciata l'Italia senza la necessaria autorizzazione dell'Inquisizione, ritornò in Inghilterra dove, nel giugno 1572, prese parte alla rappresentazione di un masque in onore dell'ambasciatore francese, presso la corte. Sposatosi nello stesso anno con Susanna de Simonibus di Anversa, ebbe due figli, tra cui ptobabilmente Alfonso (II), futuro musicista.
Nel 1574, alla morte del padre, gli vennero confiscati tutti i beni posseduti in Italia, in seguito probabilmente all'espatrio non autorizzato. Per cercare di risolvere la situazione economica, si rivolse al conte del Sussex, Thomas Radcliffe, cugino della regina. La sua vita, ricca di viaggi avventurosi e di strani incarichi presso le corti europee, si arricchì nel 1577 di un nuovo grave episodio. L'artista fu accusato infatti di aver assassinato un musicista italiano, di cui si ignora l'identità, che prestava servizio presso sir Philip Sydney e che si stava recando alla corte della regina Elisabetta. Alfonso. dichiaratosi innocente, come scrisse il 13 ott. 1577 al Sussex, venne scagionato dall'imputazione, ma gli fu ugualmente negato per un certo periodo di essere ricevuto dalla regina. L'anno seguente, nonostante l'iniziale opposizione di Elisabetta I, riuscì a partire per l'Italia, affidando i figli alle cure di G. van Awsterwyke, un musicista di corte, con la promessa di ritornare al più presto. L'artista non fece però più ritorno in Inghilterra e nel febbraio dell'82 entrò al servizio del duca Carlo Emanuele I di Savoia, assumendo il ruolo di "musico, servitore e gentiluomo di bocca". Per tale motivo, nonostante i suoi appelli alla regina, fu impedito ai suoi figli di raggiungerlo in Italia, anche quando egli invio un emissario, L. Dondieno, alla corte di Londra.
Nel settembre 1583, alla morte dello zio Lodovico, Alfonso riacquistò i diritti sulle proprietà di famiglia. Nel gennaio 1585 partì per la Spagna, al seguito del duca Carlo Emanuele, che sposava la principessa Caterina d'Austria, infanta di Spagna; ritornò a Torino sei mesi più tardi. Nello stesso anno si dedicò alla stesura di un testo in due volumi, rimasto manoscritto, Dell'historia d'Altimauro, dedicato ai duchi di Savoia (il ms. andò parzialmente distrutto nel 1904 in un incendio nella Bibl. universitaria di Torino). Nel 1587 pubblicò a Venezia i primi due libri di madrigali e probabilmente nel medesimo periodo partecipò a Brescia ad una "accademia" di madrigalisti, invitati dal musicista M. A. Martinengo. Nella primavera del 1588 Alfonso si ritirò a Bologna, dove morì il 12 agosto del medesimo anno; fu sepolto nel convento di S. Francesco.
Se la figura di Alfonso (I) in Italia non ha mai raggiunto un ruolo particolarmente significativo nel campo del madrigale, ben diversa è stata la sua fortuna artistica in Inghilterra. Sebbene il suo stile appartenga sostanzialmente alla generazione che lo aveva preceduto - nei suoi lavori compaiono citazioni del padre Domenico Maria, di Cipriano Rore e di Orlando di Lasso - il suo merito è senz'altro quello di aver portato in Inghilterra la tradizione musicale italiana. Fu apprezzato da W. Byrd, col quale fu legato da rapporti di -amicizia, ed ebbe contatti anche con Th. Morley e Th. Tallis. Mentre la sua attività musicale è alquanto nota, non si sa esattamente quali siano state le altre sue mansioni alla corte inglese. Non è impossibile supporre che fosse anche attivo come agente segreto alle dipendenze della regina Elisabetta.
La sua produzione comprende: Ilprimo libro de madrigali a cinque, presso A. Gardano, Venezia 1587: Il secondo libro di madrigali a cinque, ibid. 1587. Mottetti, madrigali, lamentazioni, antifone e canzoni per coro a cappella, nonché altri brani di musica strumentale, sono presenti in antologie dell'epoca o conservati manoscritti. Per tutti si rimanda al New Grove Dict., VI, pp. 480 s. Esiste ora una edizione moderna delle sue opere: Opera omnia, a cura di R. Charteris, in Corpus mensurabilis musicae, XCVI (1984).
Anfione, fratello del precedente, nacque a Bologna o a Roma (il padre era in quel momento cantore alla Sistina) intorno al 1554. Sostituì Alfonso alla corte dei Savoia nel 1585, durante il viaggio di questo in Spagna, e forse anche quando Alfonso ritornò a Bologna nel 1588. Nel 1595 entrò a far parte come musico del Concerto palatino di Bologna e vi rimase fino al maggio 1598. Fu cantore in S. Petronio dal 1598 al 1599, sotto la guida di G. Dal Dattaro, percependo un compenso mensile di 2 lire. Morì a Bologna nel 1608.
Un terzo fratello, Innocenzo, nato a Bologna nel 1551, dopo essere stato educato alla musica dal padre, divenne cantore della cappella di S. Petronio, sotto la guida del maestro G. F. Melioli; vi rimase sino all'ottobre 1569. Non si conoscono altri particolari della sua vita.
Matthia nacque a Bologna nel luglio 1550 da Ercole F., cugino di Domenico Maria. Verso i trent'anni, su invito di S. Gatto, maestro di cappella alla corte dell'arciduca dell'Austria Interiore Carlo II, si trasferì a Graz, dove, dal 1º sett. 1581, fu attivo come cantore. Nel gennaio del 1585 pubblicò a Venezia il suo primo libro di canzonette, dedicato a "Giovanni Khisl da Khaltemprun Khilstein", consigliere dell'arciduca. Dal 1588 il suo nome venne accompagnato dal titolo di "altista e precettore dei putti di cappella in musica" presso la corte di Graz. Dopo la morte di Carlo, avvenuta nel 1590, fu incaricato di provvedere alla educazione musicale dei suoi figli Leopoldo e Massimiliano, mentre il nuovo arciduca e futuro imperatore Ferdinando, loro fratello, lo confermò nel ruolo di cantore di corte a Graz e precettore dei putti. Nel 1601 Matthia si sposò per la seconda volta con una certa Catharina, dalla quale ebbe almeno quattro figli. Nel 1603 venne nominato vicemaestro di cappella, sostituendo diverse volte il titolare P. A. Bianco, che da quell'anno aveva avuto un nuovo incarico presso la collegiata di Maria Saal in Carinzia. L'anno seguente, ottenuto il diritto di cittadinanza a Graz, vi comprò una casa. Continuò nel frattempo l'attività di "precettore dei putti", divenuti nove nel 1607, e fra i quali era presente il futuro compositore croato V. Jelić; si occupò inoltre dell'acquisto degli strumenti musicali per la cappella. Nel 1608 Matthia, insieme con il Bianco e tutta la cappella, si stabili a Ratisbona per sette mesi, al seguito di Ferdinando II, mentre l'anno seguente si recò in Italia. Dal febbraio 1611, dopo la morte dei Bianco, fu nominato maestro temporaneo sino al 1614, quando la direzione fu rilevata da G. Priuli. Nello stesso anno il musicista si recò a Vienna, al seguito di Ferdinando II, in occasione del matrimonio dell'imperatore Mattia d'Asburgo e fu con l'arciduca anche a Wiener-Neustadt nel 1613 e nel 1614.
Morì nel febbraio 1616 a Graz, dove venne sepolto. L'anno successivo la vedova Catharina ricevette dall'arciduca la somma di 600 fiorini per i servigi prestati da Matthia presso la cappella arciducale per oltre trentacinque anni. Due sue figlie sposarono i musicisti G. B. Bonometti e P. Cividino, entrambi al servizio della corte di Graz.
Matthia viene considerato, insieme con G. D. Del Giovane e G. Caimo, uno dei fautori del passaggio dalla villanella a tre voci, di stile popolare, alla canzonetta a quattro voci, più simile al coevo madrigale classico. A probabile che nel genere della villanella fosse influenzato dal Bianco, ma successivamente, in quello della canzonetta, trovò una propria originalità, che si manifesta nella freschezza melodica e nella varietà della struttura ritmica.
Mentre sono note le composizioni a carattere profano di Matthia, non è rimasta traccia della produzione sacra, nonostante l'attività di maestro di cappella a Graz. Di lui si conservano: le villanelle Vola, vola pensier, fuor del mio petto e Torna, torna pensier, dentr'al mio petto, ne Ilsecondo libro delle canzoni a tre voci di Lodovico Torti, G. Vincenzi e R. Amadino, Venezia 1584; Canzonette a quattro voci di Matthia Ferrabosco da Bologna: servitore del Sereniss. Arciduca Carlo d'Austria. Libro primo, G. Vincenzi e R. Amadino, Venezia 1585; nove canzonette, arrangiate per soprano e basso, con intavolatura per liuto, sono presenti nel Florilegium di A. Denss, Colonia 1594.
Costantino, fratello di Matthia, nacque a Bologna presumibilmente dopo il 1550. Non si hanno notizie sui primi anni di attività: nel 1590 era a Norimberga, come "musico di S. M. Caesarea" l'imperatore Rodolfo V d'Asburgo. In questa città pubblicò il suo quarto libro di canzonette, dedicate "all'Illustrissimo Signore Christoffano Fuccari Barone di Kirchberg e Weissenhovn". Rientrato in Italia, si trasferì nel 1591 ad Ancona, assumendo l'incarico di maestro di cappella del duomo. Nel 1596 passò, secondo R. Casimiri (in L. Virgili, La cappella musicale della chiesa metropolitana di Fermo dalle origini al 1670, in Note d'archivio, VII [1930], pp. 32 s.), alla direzione di quella di Fermo, ma la sua presenza non è registrata nei libri del capitolo. L'anno successivo fu eletto maestro della cappella di Ascoli Piceno. Morì intorno al 1600.
Composizioni: Canzonette a quatro voci di Costantino Ferrabosco bolognese (libro IV), Noribergae, ... Catharinae Gerlachiae, 1590. Nell'introduzione all'opera si fa menzione dei primi tre libri di canzonette, che sono andati persi.
Alfonso (II) nacque a Londra (o a Greenwich) intorno al 1575 (sicuramente prima del 1578) da Alfonso (I) e probabilmente da Susanna de Simonibus, o forse da una unione illegittima. Fu avviato allo studio del violino e del canto, e successivamente si dedicò alla composizione. Quando il padre rientrò in Italia, Alfonso e una sorella furono affidati al musicista di corte G. van Awsterwyke, che li ebbe con sé per oltre dieci anni. Nel 1584 la regina Elisabetta non concesse ai fanciulli di raggiungere il padre in Italia e, quando questi mori, il van Awsterwyke chiese sussidi per il loro mantenimento (maggio 1589). Nell'ottobre 1592 Alfonso entrò al servizio della corte inglese e, alla morte della regina nel 1603, partecipò alle esequie come liutista. Il successivo re, Giacomo I, lo nominò membro a vita dei (x King's musicians for the viols". Nel dicembre 1604 divenne insegnante del principe del Galles, Enrico. Dal febbraio 1605 ricevette una pensione annuale di 50 sterline e dallo stesso anno intraprese un rapporto di collaborazione con il drammaturgo B. Johnson e lo scenografo I. Jones, con i quali produsse, fino al 1622, una serie di otto masques. Nel 1609 pubblicò le Ayres per voci e strumenti su testi del Johnson e un metodo per viola. L'anno successivo nasceva Alfonso (III), il primo figlio maschio, avuto dal matrimonio con Ellen Lanier, appartenente a una famiglia di imprenditori. Dall'unione con Ellen nacquero complessivamente sette figli, di cui tre destinati alla carriera musicale. Alla morte prematura del principe Enrico, avvenuta nel 1612, Alfonso divenne insegnante del nuovo erede al trono, Carlo, continuando a lavorare nell'orbita della corte inglese. Nel 1619 si mise in società con Innocent Lanier, parente della moglie, e con Hugh Lydiard, ottenendo dal re la licenza di sfruttamento delle rive del Tamigi, per ricavarne sabbia e ghiaia. Nel 1623 fu nominato "musico da camera"; quando due anni dopo il principe Carlo salì al trono confermò al musicista tutti gli incarichi conseguiti e nel luglio 1626 gli conferì il titolo di "composer in ordinary by the King", al posto del defunto John Cooper, e quindi "composer of the King's music".
Alfonso II morì nel marzo 1628 e fu sepolto il giorno 11, probabilmente a Greenwich.
Rispetto alla vita avventurosa del padre, ebbe una esistenza tranquilla ed agiata e godette, come artista, di una buona fama, seppure circoscritta al mondo britannico. Il suo stile compositivo è alquanto tradizionale e legato a una impostazione tipicamente contrappuntistica, priva di coloriture. Un'analisi più profonda mostra in realtà un linguaggio polifonico più vivace e virtuosistico nelle Fantasie, mentre le Pavane sono costruite su di una struttura più equilibrata e meno brillante. Ad Alfonso (II) viene inoltre attribuito il merito della diffusione, nei paesi anglosassoni, della lira-viola, strumento derivato dalla lira da gamba italiana.
Composizioni: Ayres, per 1 e 2 voci, liuto e basso, presso Th. Snodham, London 1609; Lessons for 1.2.3. viols, ibid.; tre antifone in W. Leighton, Teares or lamentacions of a sorrowfull soule, London 1614; musiche per i seguenti masques di B. Johnson: The masque of blackness (1605), Hymenaei (1606), The masque of beauty e Lord Haddington's masque (1608), The masque of the queens (1609); alcune composizioni strumentali sono contenute in Th. Simpson, Taffel Courant, I, Hamburg 1621, in Promptuarii musici di A. Schadaeus (Colonia 1611), e nel Thesaurus harmonicus di J. B. Besard (Strasburgo 1603); la canzone Shall I seek to my grief è in Ancient vocal music of England, VI, London 1847; la Fantasia no. 3 in English chamber music, ibid. 1946; In nomine, in Viola da gamba Society publications, IV, ibid. 1951; due pavane sono riprodotte in facsimile in The romance of the fiddle, a cura di E. van der Straeten, ibid. 1911.
Si conservano in forma manoscritta antifone, fantasie, madrigali, mottetti, nonché musica strumentale. Per tutti si rimanda al New Grove Dict., VI, pp. 483 s.
Alfonso (III) nacque intorno al 1610 probabilmente a Greenwich, da Alfonso (II) e da Elleti Lanier, primogenito di sette figli. Avviato alla musica, insieme col fratello Henry, succedette al padre nel 1628, come precettore di musica del principe di Galles e nella carica di "musician for the viols and wind instruments". Segnalato fra i musicisti di corte nei registri del 1635 e del 1641, non risulta fra gli elementi costituenti la nuova corte del re Carlo II, dopo la restaurazione della monarchia nel 1660, e ciò indicherebbe la sua scomparsa prima di quella data.
Il catalogo della British Library gli attribuisce con riserva l'antifona Have ye no regard (Harley 6346, f. 38b), i mottetti O vos omnes qui transitis (Add. 30361-66, f. 48b), Virgo perincertos casus (Add. 30810-15, f. 14b), un Agnus Dei (Add. 18936-39, I, II, IV, f. 45; III, f. 27), due Pavane (Add. 36993, ff. 6, 10b, 16b), In nomines (Add. 29427, ff. 54, 50), tutti lavori che potrebbero essere anche opera del padre.
Henry, fratello del precedente, nacque presumibilmente a Greenwich intorno al 1615. Come Alfonso (III) fu introdotto nella corte, assumendo i titoli di "composer of the King's music" e di "King's musician", ereditati dal padre. Nel febbraio 1628 fu nominato "musician for the viols and wind instruments" e la sua presenza a corte è documentata sino al 1645, quando, probabilmente, si imbarcò come capitano della marina inglese. Morì nel 1658, durante una spedizione in Giamaica, ed il governo consegnò la somma di 240 sterline ai cinque figli, rimasti orfani anche della madre.
Noto a corte come compositore, cantanfe e suonatore, Henry non ha lasciato traccia di suoi lavori.
La figlia Elizabeth, nata a Greenwich nel dicembre 1640, si dedicò all'attività di cantante. Nel 1664 fu probabilmente dama di corte presso la famiglia di Samuel Pepys e tre anni dopo entrò al servizio della duchessa di Newcastle come cantante. Non si hanno altre notizie della sua vita.
John, fratello di Alfonso (III) e di Henry, nacque a Greenwich nell'ottobre 1626. All'età di cinque anni era già inserito a corte come "one of His Majesty's musicians for the wind instruments", sotto la guida di Henry, e la sua presenza in tale sede è segnalata fino al 1634. Durante la guerra civile, e il successivo governo di O. Crornwell, dovette interrompere la carriera di musicista di corte, ma nel 1662, dopo la restaurazione, fu nominato organista della cattedrale di Ely. Nel 1671, in base a una lettera patente di re Carlo II, ricevette il dottorato in musica all'università di Cambridge. Perduta la vista sei anni più tardi, continuò ad essere attivo come organista e compositore. Il 28 giugno 1679 sposò Anne Burton, da cui ebbe un figlio, John, deceduto nell'aprile 1682, all'età di tre anni. Pochi mesi dopo moriva anche lui e veniva sepolto ad Ely il 15 ottobre.
Il Fétis ha affermato che, alla metà dell'Ottocento in Inghilterra, si cantava ancora un inno composto da "Jean Ferrabosco".
La sua produzione musicale è indirizzata precipuamente verso la musica liturgica. Si conservano in forma manoscritta le antifone Be thou exalted, Behold now praise, Blessed is the man, Bow down thine ear, By the waters of Babylon, I will sing a new song, Like as the hart, O Lord our governor, The king shall rejoice, The Lord hear thee, The Lord is my strenght, tutte incomplete; Let God arise a 4 voci, su versi di W. Lawes; cinque cicli di Servizi liturgici, di cui uno completo in si bemolle (4 voci) e gli altri in mi, sol, do, fa, incompleti; tre Servizi per il mattutino e per i vespri: in la (4voci) completo, in si e Verse sharpe, incompleti; versetti dei Salmi per il mattutino in do, incompleti; antifone per l'Ufficio dei morti, in sol: I am the resurrection and the life, O God most mighty, We brought nothing into this world;un Kyrie, a 4voci, inserito nel Servizio per la Comunione in sol di Th. Barcroft; tre Sanctus in la, mi e fa; Suite (Alemanda, Corrente e Sarabanda) per virginale o clavicembalo (Oxford, Christ Church, ms. 1236).
Fonti e Bibl.: La letteratura concernente la famiglia F. è estremamente vasta e pertanto si preferisce dare l'elenco delle opere più importanti e delle pubblicazioni facilmente reperibili in Italia.
Londra, British Library, Mus. C. 78, 81, 87: G. E. P. Arkwright, Arkwright Transcripts (per Alfonso I); L. Baini, Mem. storico-critiche della vita e delle opere di G. P. Palestrina, Roma 1828, I, p.31; II, p. 280 (per Domenico Maria); Fr. X. Haberl, Die röm. "schola cantorum" u. d. päpstl. Kapelänger, in Vierteljahrsschrift für Musikwissenschaft, III (1887), pp. 277, 279 (per Domenico Maria); O. Chilesotti, Una canzone celebre del '500, "Io mi son giovinetta" del F., in Riv. music. ital., I (1894), pp. 446 ss. (per Domenico Maria); G. E. P. Arkwright, Un compositore ital. alla corte di Elisabetta, ibid., IV (1897), pp. 1-16 (per Alfonso I); Id., Notes on the F. family, in Musical antiquary, III (1911-1912), p. 220 (per Domenico Maria); IV (1912-13), pp. 42, 119, 260 (per Alfonso I); S. Cordero di Pamparato, Imusici alla corte di Carlo Emanuele I di Savoia, in Bibl. della Soc. storica subalpina, CXXI (1930), pp. 31, 142 (per Alfonso I); E. Fellowes, English madrigal composers, London 1948, pp. 208, 448, 466, 753 (per Domenico Maria); A. Einstein, The Italian madrigal, III, Princeton 1949, pp. 56 s, 328 (per Domenico Maria); A. Obertello, Imadrigali italiani in Inghilterra, Milano 1949, pp. 70, 79, 97, 101, 116, 118, 229, 231, 239-44, 247, 252, 290, 294 s., 299 s., 314, 316, 323 s., 330 (per Alfonso I); B. Schofield-R. T. Dart, Tregians anthology, in Music and letters, XXXII (1951), p. 205 (per Alfonso I), 129 (per Matthia); K. L. Levy, Susanne un jour: the history of a 16th century chanson, in Annales musicol., I (1953), p. 375 (per Alfonso I); H . Federhofer, Matthia F., in Musica disciplina, VII (1953), pp. 205 ss.; Id., Niederländische und italienische Musiker der grazer Hofkapelle Karls II. 1564-1590, in Denkmäler der Tonkunst in Osterreich, XC (1954), pp. XXXIV s., 98 ss., 106 (per Matthia); D. Brown, William Byrd's 1588volume, in Music and letters, XXXVIII (1957), p. 371 (per Alfonso I); P. Brett-R. T. Dart, Songs by William Byrd in manuscripts at Harvard, in Harvard Library Bull., XIV (1960), p. 343 (per Alfonso I); J. Kerman, Byrd's motets: Chronology and canon, in Journal of the American musicological Society, XIV (1961), p. 359 (per Alfonso I); Id., The Elizabethan motet: a study of texts for music, in Studies in the Renaissance, IX (1962), pp. 273-308 (per Alfonso I); Id., Byrd, Tallis, and the art of imitation. Aspects of medieval and Renaissance music: a birthday offering to Gustave Reese, New York 1966, p. 528 (per Alfonso I); H. Federhofer, Musikpflege und Musiker am grazer Habsburgerhof, Mainz 1967, p. 74 (per Matthia); E. E. Lowinsky, Echoes of Adrian Willaert's chromatic "Duo" in sixteenth- and seventeenth-century compositions, in Studies in music history: essays for Oliver Strunk, Princeton 1968, pp. 183-238 (per Alfonso I e II); G. Dodd, The viola da gamba Society provisional index of viol music, II, 1970, p. 46 (per Alfonso II); J. Lejeune, Alfonso F. II et ses oeuvres pour lyra-viol, in Revue belge de musicologie, XXVIIIXXX (1974-76), p. 128; F. Testi, La musica ital. nel Medioevo e nel Rinascimento, Busto Arsizio 1977, pp. 335, 338 s., 458, 460, 608 s. (per Domenico Maria); L. De Grandis, Famiglie di musicisti nel '500. I F.: da Bologna alla corte di Londra, in Nuova Riv. music. ital., IV (1980), pp. 539 ss.; F. Piperno, Gli "eccellentissimi musici della città di Bologna", Firenze 1985, pp. 20, 22, 41; 43, 47, 49 ss., 55, 58, 64, 66 ss., 77, 87 s., 95, 97 s. (per Domenico Maria); p. 43 (per Alfonso I); p. 44 (per Costantino e Matthia); O. Gambassi, La cappella musicale di S. Petronio, Firenze 1987, p. 48 (per Domenico Maria); p. 69 (per Lodovico); p. 79 (per Innocenzo); pp. 96 s. (per Anfione); p. 327; Id., Il Concerto palatino della Signoria di Bologna, Firenze 1989, pp. 146, 150 (per Domenico Maria); pp. 195, 198, 636 s. (per Anfione); F.-J. Fétis, Biogr. univ. des music., III, p. 206 s. (per Alfonso I) e p. 209 (per Domenico Maria, Costantino, Alfonso e John); R. Eitner, Quellen-Lex. der Musiker, III, pp. 414 ss; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, IV, coll. 42-53; The New Grove Dict. of music and musicians, VI, pp. 476-484; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti. Le biografie, II, pp. 735-738.