GONZAGA, Ferrante
Nacque a Castel Goffredo, nel Mantovano, il 28 luglio 1544, secondogenito di Luigi Alessandro di Castiglione delle Stiviere e della sua seconda moglie, Caterina Anguissola Trivulzio da Piacenza.
In seguito alla morte del padre, nel luglio 1549, e a quella della madre, l'anno successivo, il G. fu posto insieme con i suoi fratelli sotto tutela del cardinale Ercole e di Ferrante Gonzaga. Costoro, essendo in quegli anni anche coreggenti del Ducato di Mantova, incaricarono lo zio materno del G., Giovanni Anguissola, della cura dei tre nipoti e dell'ordinaria amministrazione dei feudi di Castel Goffredo, Castiglione delle Stiviere e Solferino, lasciati in eredità dal padre. Eseguendo le volontà testamentarie di Luigi Alessandro, tali feudi vennero divisi nel 1558, con l'assegnazione di Castel Goffredo al fratello primogenito Alfonso, di Castiglione delle Stiviere al G. e di Solferino a Orazio. La ripartizione fu sancita dall'investitura imperiale del 20 marzo 1559; il 24 apr. 1562 fece seguito il rogito (Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga di Castiglione delle Stiviere, b. 167), che adempiva gli altri dettati testamentari per quanto riguardava i beni non feudali. In virtù di questi atti, il G. ebbe numerose possessioni tra Castel Goffredo e Castiglione, oltre ai livelli, ai censi e alle limitazioni relative a quest'ultima località.
Già qualche anno prima, nel 1559, rispettando una consuetudine ormai in atto da decenni in casa Gonzaga, egli si era recato per la prima volta in Spagna per istruirsi nell'esercizio delle armi. Fatto ritorno a Castiglione nel 1561, vi si trattenne fino alla fine del 1562, preso da impegni di governo sia del suo feudo, sia di quello di Castel Goffredo, che amministrava in nome del fratello Alfonso.
Fu di nuovo in Spagna nel 1563, al servizio di Filippo II, rimanendovi quasi per l'intero anno, e vi tornò più volte negli anni che seguirono, ma non nel 1565 perché incaricato dal duca di Mantova Guglielmo Gonzaga di una missione a Vienna presso l'imperatore Massimiliano II per perorare una delicata causa riguardante il Monferrato. In quell'occasione il G. ebbe modo di mettere in luce buone qualità di diplomatico, in quanto non solo condusse a termine felicemente l'ambasciata, ma riuscì a ottenere per sé dall'imperatore il titolo di principe del Sacro Romano Impero. Alla soddisfazione per l'avanzamento dinastico seguì una grave malattia, che richiese la presenza a Vienna dei suoi fratelli, che lo trovarono però già in via di guarigione.
Durante la sua successiva permanenza in Spagna, nel 1566, il G. sposò la nobildonna piemontese Marta Tana di Santena, damigella d'onore della regina di Spagna Isabella di Valois, un evento che fu accompagnato da una serie di riconoscimenti onorifici e pecuniari da parte dello stesso Filippo II, come il prestigioso Ordine dell'Alcantara, la carica di ciambellano di corte e una serie di rendite negli Stati di Milano e di Napoli. Tali rendite vennero incontro al perenne bisogno di denaro che afflisse il G. fin dall'adolescenza e per tutta la vita, a causa, sembra, dei frequenti debiti di gioco.
Ritornato sul finire del 1566 a Castiglione, il 30 maggio 1567 gli venne concessa dall'imperatore la facoltà di aprire una Zecca e battere moneta. A questo redditizio riconoscimento finanziario fece seguito il 9 marzo 1568 la nascita del primo figlio maschio, Luigi (il futuro santo), sul quale il G. ripose fin dai primi giorni grosse aspettative dinastiche. L'anno dopo venne al mondo il secondogenito Rodolfo.
Dopo un altro breve soggiorno in Spagna nel corso del 1568, il G. vi ritornò nel marzo 1570 per partecipare, al seguito di don Giovanni d'Austria, alla guerra contro i Moriscos rivoltatisi a Granada. Tornato nel settembre a Madrid, vi si trattenne per quasi un anno in qualità di ciambellano di Filippo II. Dandogli licenza nel giugno 1571, il re lo pregò di unirsi al seguito dei figli dell'imperatore, Rodolfo ed Ernesto, per scortarli fino in Germania, dove, una volta giunti, il G. ottenne che il suo feudo di Castiglione fosse elevato alla dignità di marchesato.
Recatosi nuovamente in Spagna per conto del duca di Mantova nell'ottobre 1572, il G. fu nominato da Filippo II colonnello dell'esercito, con l'incarico di formare e comandare una compagnia di 3000 fanti italiani da impiegare nella riconquista di Tunisi: a tale impresa il G. partecipò nell'ottobre 1573 al seguito di don Giovanni d'Austria, ma di essa non possediamo tracce archivistiche. I documenti ci segnalano invece un altro soggiorno alla corte di Madrid, dal settembre 1574 al settembre 1575. In seguito, il G. fece ritorno in Italia e, salvo una breve missione esplorativa in Monferrato, nell'estate del 1577, poté trascorrere i quattro anni che seguirono occupandosi finalmente in modo più diretto dell'amministrazione di Castiglione, che, comunque, durante le sue frequenti assenze era stata saggiamente amministrata dalla moglie, coadiuvata da fidati consiglieri. A dispetto delle sue numerose assenze, il G. è considerato fra i Gonzaga di Castiglione non solo come uno fra i più capaci amministratori del feudo, ma anche come colui che ne avviò l'ampliamento e l'ammodernamento edilizio.
Alla fine del 1579 il G. fu nominato dal duca Guglielmo Gonzaga governatore del Monferrato. L'incarico, oltre a gratificarlo nell'onore, gli giungeva ancor più gradito per il soldo a esso connesso; nondimeno lo caricò di enormi responsabilità, considerata la delicata situazione politica monferrina, sia all'interno (dove le sommosse erano all'ordine del giorno), sia all'esterno, a diretto contatto con i Savoia, i quali rivendicavano da sempre il dominio sulla regione e minacciavano costantemente di invaderla. Malgrado avesse condotto il governo con mano ferma, ristabilendo in parte l'ordine pubblico, il G. venne rimosso dopo quindici mesi in seguito a insanabili contrasti con il governatore spagnolo di Milano. Ne conseguì per il G. la perdita delle rendite godute fino ad allora nello Stato di Milano, un danno economico cui cercò di porre rimedio rivolgendosi direttamente a Filippo II. A tale scopo, nel settembre 1581 si unì, con la moglie e i tre figli Luigi, Rodolfo e Isabella, al corteo, proveniente da Praga, che scortava verso la Spagna l'imperatrice vedova Maria d'Austria, sorella di Filippo II. Giunti in Spagna, il G., grazie anche al prestigio che evidentemente ancora godeva in quella corte, ottenne per sé il rinnovo dei propri benefici economici, e per i figli di essere accolti a corte quali paggi degli infanti di Spagna. L'ennesimo soggiorno spagnolo, che si sarebbe rivelato l'ultimo, si protrasse per oltre due anni concludendosi nel maggio 1584.
Il periodo che seguì vide il G. impegnato su due fronti: porre rimedio alle gravi difficoltà economiche aggravatesi con l'ultima prolungata e dispendiosa permanenza in Spagna e tentare di distogliere il giovane Luigi, suo primogenito, dal pensiero di dedicarsi definitivamente alla vita religiosa con l'ingresso nella Compagnia di Gesù. La scelta, che il giovane aveva maturato durante la permanenza in Spagna, amareggiò oltremodo il G. e si dimostrò tuttavia irrevocabile, allorquando il 2 nov. 1585 giunse la solenne rinuncia di Luigi ai diritti ereditari sul feudo, rogata davanti a un notaio nel palazzo di S. Sebastiano in Mantova, dopo che l'imperatore Rodolfo II aveva già emesso, in data di Praga 29 ott. 1584, il decreto con cui autorizzava Luigi a rinunziare al marchesato a favore del fratello Rodolfo (Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 3309).
Ammalato già da alcuni anni di una grave forma di gotta (che in passato lo aveva costretto più di una volta a rimandare le sue numerose partenze), il G. morì quattro mesi dopo, il 13 febbr. 1586, a Milano, dove si era recato in extremis per farsi curare.
Il figlio Rodolfo, non ancora diciassettenne, ereditò il marchesato di Castiglione con i relativi beni feudali e allodiali. Il G., al quale nel 1577 era venuto a mancare un figlio maschio, anch'egli di nome Ferrante, lasciava, oltre a una femmina di nome Isabella, altri tre maschi, Francesco, Cristierno e Diego. Le sue spoglie, così come dettato nel testamento, vennero tumulate nella chiesa di S. Francesco a Mantova.
Fonti e Bibl.: Per le fonti e la bibliografia del G. si consulti la vastissima bibliografia su s. Luigi Gonzaga, alla quale si rimanda, considerando qui solo i contributi direttamente pertinenti al G.: Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, bb. 333, 449, 593, 595, 1862 s., 1870, 2950, 2976; Ibid., Arch. Gonzaga di Castiglione delle Stiviere, bb. 159, 167 s., 257; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, a cura di G. Amadei - E. Marani - G. Praticò, II, Mantova 1955, pp. 635 s., 856 s.; A. Agostini, Il privilegio di Zecca accordato dall'imperatore Massimiliano II a F. G.: i marchesi di Castiglione delle Stiviere, in Riv. italiana di numismatica e scienze affini, X (1897), pp. 175-178; Id., Appendice alla illustrazione della Zecca di Castiglione delle Stiviere, ibid., XXI (1908), pp. 278-283; L.C. Volta, Compendio cronologico critico della storia di Mantova, III, Mantova 1831, pp. 45, 138 s.; B. Arrighi, Storia di Castiglione delle Stiviere sotto il dominio dei Gonzaga, I, Mantova 1853, pp. 15, 17-25; O. Iozzi, Cenno storico genealogico dei marchesi Gonzaga di Castiglione delle Stiviere, Pisa 1890, pp. 12-16, 19, 21-23; G. Coniglio, I Gonzaga, Varese 1967, pp. 480, 483; Mostra iconografica aloisiana, a cura di L. Bosio, Mantova 1968, ad indicem; E. Ondei, Storia di Castiglione delle Stiviere, Brescia 1968, pp. 87, 89-91, 95; G. Amadei - E. Marani, I ritratti gonzagheschi della collezione di Ambras, Mantova 1978, pp. 184, 188, 190-195, 199-201; G. Amadei - E. Marani, Signorie padane dei Gonzaga, ibid. 1982, pp. 128-130; L. Zoppè, Itinerari gonzagheschi, Milano 1988, pp. 83 s.; G. Margini - R. Castagna, Monete mantovane dal XII al XIX secolo, Mantova 1990, pp. 335, 337, 350; M. Marocchi, I Gonzaga di Castiglione delle Stiviere, Verona 1990, ad indicem; G. Bandera, Marta Tana Gonzaga, marchesa di Castiglione delle Stiviere, Castel Goffredo 1991, pp. 14, 17, 18-21, 31, 35, 78; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Gonzaga, tav. XVII.