BASSA, Ferrer e Arnau
Pittori catalani, padre e figlio. Ferrer, attivo secondo i documenti tra il 1321 e il 1348, è considerato il più illustre tra gli artisti che introdussero in Catalogna stilemi italianizzanti, in un periodo in cui in questa regione si apprezzava ancora il linearismo del Gotico francese. Più di sessanta documenti attestano l'importanza della sua produzione, strettamente legata a committenze della corona catalano-aragonese e di personalità civili e religiose vicine alla famiglia reale; tuttavia, raramente le opere conservate coincidono con quelle documentate.Dopo le due prime testimonianze documentarie che lo segnalano attivo in località vicine a Barcellona agli inizi del terzo decennio del Trecento - a Cesgunyoles (1321) e a Sitges (1324) - Ferrer non è più menzionato fino al 1333, quando Alfonso IV il Benigno gli commissiona una copia miniata degli Usatges i Constitucions de Catalunya (pagamenti sino al 1335); per il periodo successivo la documentazione è quasi ininterrotta fino al 1348, probabile anno della sua morte, forse in coincidenza con l'epidemia di peste. L'assenza di documenti tra il 1324 e il 1333 ha permesso di avanzare l'interessante ipotesi di un viaggio del pittore in Italia, in un momento in cui erano attivi i migliori artisti del Trecento toscano. In ogni caso questo periodo dovrebbe coincidere con la fase fondamentale dell'apprendistato di Ferrer (Alcoy, 1991), confermando la teoria di un influsso toscano mediato da ulteriori poli di attrazione culturale, in Italia centrale (Umbria e Marche) e meridionale (regno di Napoli). Il soggiorno italiano deve avere influito su Ferrer forse più del primo apprendistato, che dovette svolgersi tra il 1321 e il 1324 ed è ricostruibile, data la scarsezza di documentazione sicura, solo a posteriori, attraverso l'analisi dello stile del pittore.Tra il 1333 e il 1335 Ferrer lavorò forse anche in altri centri catalani tra cui Tarragona, verosimilmente in rapporto con commissioni della curia arcivescovile. Ferrer non riappare a Barcellona che nel 1339 al servizio del nuovo monarca Pietro III il Cerimonioso, che gli commissiona diversi retabli per le cappelle reali. Abbondano in questi anni le notizie riguardanti l'Aljafería, palazzo reale di Saragozza (retabli di S. Martino e S. Maria), mentre documenti del 1339-1340 citano oris et retaulis e, in un ulteriore documento del 1342, il re chiede alla moglie Maria di Navarra un libro d'ore miniato da Ferrer. Nel giugno dello stesso anno il pittore dipinge un retablo per la cappella del palazzo reale di Barcellona e alcune portantine per Costanza, regina di Maiorca e sorella del sovrano. Altre commissioni documentate vengono a Ferrer dal monastero di Sant Hilari di Lérida (retablo di S. Michele, 1340) o dalla Seu di Lérida (retabli di S. Pietro, S. Paolo e S. Giovanni per Ot I di Montcada, 1340-1341). Attivo di nuovo nell'Aljafería di Saragozza nel 1343, ricevette nello stesso anno il suo primo incarico per il monastero delle Clarisse di Santa Maria de Pedralbes a Barcellona, da parte della badessa Francesca de ça Portella, incarico concluso solo nel 1346; Ferrer diede probabilmente priorità all'esecuzione dei retabli delle cappelle reali dell'antico palazzo dei re di Maiorca a Perpignano, del palazzo dell'Almudaina a Palma di Maiorca e del castello di Lérida (1345).Il 1345 fu un anno significativo per l'attività della bottega di Ferrer a Barcellona; il maestro associò infatti a sé il figlio Arnau, anch'egli pittore, al quale conferì una procura nel 1346. Arnau risulta nei documenti solo fino al 1348: per questo motivo si ritiene che, quasi trentenne, sia rimasto vittima come il padre della peste di quell'anno. Altre notizie riferibili alla bottega permettono di notare l'ampliamento del campo di azione di Ferrer, attraverso la collaborazione di altri pittori e aiutanti o discepoli che ne resero più complessa l'attività e più forte l'influsso sulla pittura catalana 'italianizzante'. Il numero degli incarichi affidati a Ferrer aumentò e si stabilizzò durante il regno di Pietro III il Cerimonioso. Il contratto con la badessa di Pedralbes venne riveduto nel 1346 e i dipinti della cappella dedicata s. Michele, ritenuti fino a poco tempo fa il testo base per la conoscenza della pittura di Ferrer, vennero ultimati in un breve lasso di tempo e per la somma di 250 soldi, irrisoria se si considera che il maestro si impegnò a pagare 500 lire, pari a 10.000 soldi, per la dote della figlia Maria, andata in sposa allo scultore e pittore Jaume Cascalls, collaboratore, in alcune occasioni, dei B., come si deduce da notizie documentarie e talora anche dalle opere conservate (Alcoy, 1988).A cominciare da questo momento Ferrer e Arnau firmano insieme i contratti, almeno per alcune opere, come il retablo di S. Giacomo, commissionato nel febbraio 1347 da Tiburgueta, vedova di Simó de Bell-lloc, identificato con il retablo dell'apostolo proveniente dal monastero di Santa Maria de Jonqueres a Barcellona e di cui si conserva soltanto la parte centrale (Barcellona, Mus. Diocesano). I B. ricevono altri pagamenti per opere realizzate o commissionate da Guillem de Torrelles, canonico di Gerona e Barcellona, da Pere de Riaria e Bernat de Cases del monastero di Ripoll e da Berenguer Vives. Nel 1348 Ferrer e Arnau ottengono nuovi incarichi dal monastero di Pedralbes, lavorando peraltro, in quest'ultimo periodo della loro attività, con contratti separati: Ferrer esegue diverse tavole, Arnau i dipinti murali che dovevano decorare con l'Albero della croce il coro di Santa Maria de Pedralbes.Le ultime notizie che si riferiscono a Ferrer si ricavano da un documento del 1349 nel quale i Francescani di Valenza pretendono la restituzione dei pagamenti per un retablo non completato a causa della recente scomparsa del pittore, e da un altro documento dello stesso anno rilasciato da Vidala, riguardante alcuni debiti contratti da Ferrer e da Arnau, a quanto pare entrambi non più in vita e pagati dal loro garante.Le cadenze 'italianizzanti' dell'opera di Ferrer risultano evidenti dalle sue opere documentate e da quelle che, loro tramite, gli vengono generalmente attribuite.La definizione del corpus del pittore si basa su due elementi; anzitutto sulle pitture di Pedralbes, che restano fondamentali per conoscerne lo stile, di pennellata agile e chiara, ma che costituiscono una tappa tarda, collocandosi cronologicamente nell'ultimo periodo della produzione di Ferrer e in un momento in cui l'attività della bottega risulta delle più complesse, frutto di una "esperienza composita" (Bologna, 1961, p. 34) e caratterizzata dall'impiego di una tecnica che di rado riappare altrove nella sua bottega 'italianizzante'. D'altra parte è fondamentale per la definizione del corpus di Ferrer il ritrovamento del Libro d'ore della regina Maria di Navarra, prima moglie di Pietro III (Venezia, Bibl. Naz. Marciana, lat. I, 104), opera alla quale potrebbero collegarsi i documenti che, tra il 1339 e il 1342, si riferiscono a oris commissionate da Pietro III il Cerimonioso al suo pittore preferito. In ogni caso l'esecuzione del libro e delle miniature è da collocarsi con certezza durante il breve regno di Maria (1338-1347), all'interno del quale una più precisa datazione rimane problema aperto, ma di minore importanza.L'analisi di questo manoscritto, che era stato attribuito integralmente a Ferrer (de Dalmases, José i Pitarch, 1984), permette invece di riconoscere nella sua ricca decorazione la mano di almeno tre maestri (oltre a un corredo di miniature in cui intervengono altre mani), tra cui il Maestro di San Marcos (Saulnier Pinsard, 1985) - identificato con Arnau - e lo stesso Ferrer. A lui vanno assegnate probabilmente anche le miniature catalane di un salterio conservato a Parigi (BN, lat. 8846). A tale conclusione si giunge grazie a confronti con lo stile delle pitture di Pedralbes e con altre opere che presentano le medesime coordinate stilistiche.Al corpus di Ferrer vanno aggiunti, oltre alle opere sicure già sopra citate, la perduta tavola della Incoronazione di Bellpuig (Boskovits, 1969), un reliquiario con l'immagine di Cristo dolente, già conservato nella cattedrale di Valenza, e due pinnacoli con angeli (Vich, Mus. Arqueologic-Artistic Episcopal; Barcellona, Coll. Oleguer Junyent). Rimane invece problematica l'attribuzione di altre opere in relazione con il Maestro di Bellpuig, con il Maestro dell'Incoronazione di S. Domenico a Urbino e con il Maestro del Salterio di Parigi.Per quanto riguarda Arnau e la sua collaborazione al Libro d'ore di Maria di Navarra, è possibile individuarne lo stile prendendo in considerazione due opere documentate, nonostante la complessità dei riferimenti che esse comportano. Si tratta del retablo dei Calzolai di Barcellona, dedicato a s. Marco - conservato nella Seu di Manresa (Madurell i Marimón, 1952, p. 15; Verrié, 1957; Ainaud de Lasarte, 1980) e commissionato nel 1346 - e del già citato retablo di S. Giacomo in Santa Maria de Jonqueres. A queste opere, in cui sono ravvisabili tutte le principali caratteristiche del suo stile, vanno aggiunte alcune delle miniature del già nominato libro d'ore e parti, peraltro non fondamentali, del citato salterio di Parigi (cc. 173r e 174r) e di un polittico conservato a New York (Pierp. Morgan Lib.), in cui sono presenti anche altri contributi e individuabili diverse influenze. Non sembrano invece attribuibili ad Arnau altre opere che gli vengono riferite ma che estenderebbero e diversificherebbero fortemente la sua produzione, mentre possono essere assegnate alla bottega dei B., e a volte proprio a Arnau, alcune tra le opere attribuite di norma a Ramon Destorrents (Gudiol Ricart, Alcolea Blanch, 1986). Si può proporre di considerare opera di Arnau anche la tavola della cappella dedicata a s. Anna dell'Almudaina di Palma di Maiorca, tenendo conto della commissione di questo retablo alla bottega di Ferrer (1343). Anche la Crocifissione dell'Almudaina potrebbe provenire dall'ambito dei B., il che comporta la revisione della figura di Ramon Destorrents alla luce di nuove ipotesi che rivedano l'insieme dell'attività della sua bottega così come pure di quella dei Serra.Non è facile, considerando la documentazione e le opere che possono essere associate ai B., sintetizzare le caratteristiche peculiari che distinguono le due diverse personalità di Arnau e Ferrer, tra i quali esiste naturalmente un nesso, ma non certamente un'identità stilistica. L'opera del figlio adotta infatti formule più moderne di quella del padre, che prende le mosse dai modelli toscani dei primi decenni del sec. 14°, con una specifica componente fiorentina, che non si esaurisce necessariamente in riferimenti giotteschi né lorenzettiani, ma è arricchita anche da contatti con Maso di Banco, con il Maestro del Transetto destro della basilica inferiore di Assisi e con la miniatura napoletana. Arnau, pur fedele agli insegnamenti paterni, segue anche altre suggestioni, da mettere soprattutto in relazione con la pittura del Maestro catalano di Baltimora, che sembra possibile identificare con Jaume Cascalls (Alcoy, 1988). In questo senso la scuola pisana avrebbe esercitato in Catalogna la sua influenza per via così diretta (con il Maestro del Escribano de los Usatges de Lleida) come indiretta (con il Maestro di Baltimora), senza peraltro che a questa trasformazione della pittura catalana fosse estranea neppure la volontà dei mecenati che da Siena diffusero la particolare, elegante maniera di Simone, irradiantesi anche verso l'Avignone dei papi. L'opera di Arnau è bene identificabile con i lineamenti idealizzati della maggior parte dei suoi personaggi, eredi delle figure del padre (in particolare nelle miniature), di cui escludono peraltro gli aspetti più severi, favorendo la penetrazione dei tipi fisionomici elaborati contemporaneamente dal Maestro di Baltimora. Ne deriva una pittura più accattivante, che accentua la gracilità delle forme ed elude i problemi spaziali con l'abilità delle soluzioni decorative. Si tratta di una delle costanti che permettono la confluenza dei settori più vigorosi degli influssi della pittura senese nell'arte che si sviluppa in Catalogna nella seconda metà del 14° secolo. L'interesse per le sottili complessità architettoniche, che spesso non trova felici soluzioni, è infine uno degli aspetti che differenziano Arnau dalla chiarezza e penetrazione spaziale raggiunte da Ferrer nel disegno edilizio e paesaggistico.
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