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FERRERO DI CAMBIANO, Cesare

di Sandra Pileri - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 (1997)
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FERRERO DI CAMBIANO, Cesare

Sandra Pileri

Nacque a Torino l'11 genn. 1852 dal nobile Carlo Luigi e da Maddalena Gallina.

Adottato nel 1874 da Adele Ripa, vedova del marchese B. Turinetti di Cambiano, con r. d. del 13 luglio 1879 ebbe la concessione del titolo di marchese e nel 1884 (r. d. del 6 gennaio e lettere patenti del 17 febbraio) del predicato di Cambiano sul cognome.

Si laureò in legge nel 1869, quindi anche in lettere e filosofia. La sua passione per le lettere, la storia e la politica lo indusse a collaborare alla Rivista, settimanale torinese di scienze lettere e politica, insieme con R. Sineo, E. Pinchia, C. Rinaudo, G. Claretta, E. Maior, V. Pica.

Dagli anni Ottanta si inserì attivamente nella vita politica: consigliere comunale (dal 1881), poi sindaco di Moncalieri (dal 1885 al 1890) e consigliere provinciale di Torino (dal 1893 al 1920). Nel 1884 entrò a far parte del consiglio di amministrazione della Cassa di risparmio di Torino e vi rimase per 47 anni.

Rappresentò la Cassa di Torino al congresso delle Casse di risparmio tenutosi a Bologna il 9-10 giugno 1886, nel quale si stabili una prima intesa tra le casse partecipanti per favorirne il libero ed autonomo sviluppo e offrire maggiori garanzie ai depositanti. Le proposte avanzate a Bologna vennero discusse e analizzate nel primo congresso nazionale che si tenne a Firenze dal 22 al 24 nov. 1886, nel quale il F. svolse opera di conciliazione tra i congressisti e venne chiamato, in qualità di vicepresidente, a far parte della Commissione permanente delle casse di risparmio, con sede a Milano, che il congresso decise all'unanimità di istituire.

Esponente della Destra liberal-conservatrice, alle elezioni politiche del 6 nov. 1892, nel V collegio di Torino, fu battuto al ballottaggio da G. Nigra; si presentò di nuovo nello stesso collegio nelle elezioni del 1895 e, con l'appoggio di E. di Sanibuy e della Associazione costituzionale torinese, riuscì eletto. La sua partecipazione ai lavori della Camera si incentrò sulle attività sociali e finanziarie: membro della commissione dei diciotto e di quella sui Monti di pietà, discusse, come membro della commissione di cui era relatore B. Chimirri, la legge per gli infortuni sul lavoro (Atti parlamentari, Camera, Discussioni, legisl. XIX, 1a sessione, tornata del 23 maggio 1896, pp. 4576-92), cui i conservatori illuminati dimostravano particolare interesse nell'ambito della questione sociale. Sui problemi della previdenza e del risparmio la sua competenza derivava dalla partecipazione sempre più attiva alla Cassa di risparmio di Torino, della quale era divenuto vicepresidente (1895-1906).

Fautore dell'impegno della Cassa per la previdenza e la beneficenza, si adoperò in favore di enti e associazioni di assistenza sociale, entrando a far parte del consiglio di amministrazione di molti istituti torinesi: consigliere, già dal 1885, della Cassa nazionale per gli infortuni degli operai sul lavoro, vicepresidente della Cassa nazionale di previdenza per l'inabilità e la vecchiaia degli operai, consigliere della Croce rossa, consigliere della Società per la protezione e l'assistenza dell'infanzia "Pro Pueritia", amministratore delle Opere pie di S. Paolo, presidente dell'Associazione per la mutualità scolastica.

Nel 1895 il F. aveva dato il suo appoggio al governo Crispi, ma già nell'ottobre ne aveva preso le distanze dopo il discorso di F. Crispi che aveva omesso il nome di Cavour quale artefice dell'Unità italiana durante i festeggiamenti organizzati per il venticinquennale della presa di Roma; nelle elezioni del 1897 ottenne contro il Nigra l'appoggio di A. Rudinì, che ci mise "anche 100 mila lire per farlo riuscire" (Farini, Diario, II, p. 1131).

Politicamente vicino a S. Sonnino, venne nominato sottosegretario alle Finanze nel secondo governo Pelloux, nel quale Sonnino ebbe una parte preponderante. In accordo con il ministro delle Finanze P. Carmine, si preoccupò di consolidare la situazione finanziaria con diversi provvedimenti tesi ad evitare frodi all'Erario. Rimase in carica dal maggio 1899 al giugno 1900.

Quando, agli inizi del 1901, Sonnino decise che era giunto il momento di pubblicare un nuovo quotidiano che rappresentasse gli interessi delle classi conservatrici e capitaliste, diretto ad un pubblico il più vasto possibile, si rivolse anche al F. per raccogliere una parte del capitale iniziale. Non potendo soddisfare tutte le richieste economiche del Sonnino, il F. si prodigò presso un gruppo di amici torinesi (R. Biscaretti di Ruffia, T. Rossi, V. Ricci, E. di Pettinengo, A. Geisser, A. Bianchi, A. Dellachà), che sottoscrissero una quota di 50.000 lire per Il Giornale d'Italia diretto da A. Bergamini. Il F. entrò a far parte del consiglio di amministrazione, del giornale, in cui rimase fino al 1923, quando si procedette ad un nuovo assetto societario.

Fu poi nominato sottosegretario ai Lavori pubblici, sempre con il ministro P. Carmine, nel governo presieduto da S. Sonnino, dall'8 febbr. al 29 maggio 1906. Nel 1906 divenne presidente della Cassa di risparmio di Torino, carica che mantenne fino al igig, anno in cui si dimise perché chiamato a Roma a collaborare alla riforma delle leggi sulla protezione del lavoro; continuò comunque a prestare la propria opera all'istituto in qualità di consigliere fino al 1930.

Durante la sua presidenza venne approvata la riforma dello statuto, alla cui elaborazione il F. si era dedicato per tanti anni, per renderlo più consono alle nuove esigenze venutesi a creare per incrementare le attività dell'istituto senza snaturarne l'origine: si opponeva a che si togliesse "alla Cassa il mezzo di recare grandi benefici, correndo a sussidiare, aiutare o fondare opere di beneficenza, le quali, in ultimo, provvedono a soccorrere le classi più disagiate" (Figliolia, p. 84). Propose quindi di devolvere a scopo di beneficenza una parte del fondo di riserva della Cassa e stabili un programma di sviluppo che portò all'apertura di numerose succursali e fece raggiungere all'istituto il secondo posto per importanza tra le Casse di risparmio italiane; per suo impulso la Cassa svolse un'attiva politica creditizia in favore dell'amministrazione comunale di Torino, sostenendola nel suo impegno urbano e industriale.

Con il congresso del 1911 venne decisa la formazione dell'Associazione delle Casse di risparmio italiane, promossa dal F., che ne divenne presidente. Nel 1913 nasceva l'Istituto nazionale di credito per la cooperazione (la futura Banca nazionale del lavoro), fortemente voluto da L. Luzzatti, alla cui presidenza fu chiamato il Ferrero di Cambiano. La sua esperienza risultò preziosa agli esordi del nuovo istituto, sorto in un momento particolarmente difficile per la congiuntura politica ed economica del tempo. Fiero oppositore di G. Giolitti, nelle elezioni del 1913 non fu eletto, ma la sua assenza dalla vita politica durò poco: fu nominato senatore dal nuovo presidente del Consiglio, A. Salandra, il 30 dic. 1914.

Di fronte all'aggravarsi della situazione monetaria per lo scoppio della guerra in Europa, il 24 ag. 1914 il F., come esponente dell'Associazione delle Casse di risparmio, partecipò insieme con i rappresentanti delle principali banche miste, con quelli dell'alta banca e delle banche popolari, alle consultazioni tenute dal governatore della Banca d'Italia B. Stringher, suo amico, che però non riuscì ad organizzare incontri regolari con i rappresentanti delle clearing banks.

Fervente interventista, il F. fu, nel settembre 1917, tra i fondatori dell'Alleanza nazionale.

L'Alleanza, nata nell'ambiente accademico e finanziario torinese politicamente vicino a Salandra e Sonnino dopo i tumulti di Torino (tra i suoi promotori troviamo infatti, insieme con il F., D. Bachi, V. Cian, E. Danco, D. Ferraris A. Foà, R. Fusari, A. Geisser, E. Rubino, C. Toesca, G. Vidari, Q. Nofri), fu creata per vigilare che non si ripetessero più simili manifestazioni di ribellione e per fare propaganda in favore della guerra.

Durante il prirno conflitto mondiale la Cassa di risparmio di Torino diede il suo contributo sia con l'acquisto di buoni del Tesoro, sia con la sottoscrizione ai vari prestiti nazionali, ma il F. riteneva si dovesse tornare al più presto alle operazioni normali a vantaggio dell'agricoltura, dell'industria e dei Comuni. Nel 1921, contro il progetto di legge Alessio sul riordino delle casse di risparmio, presentò un controprogetto per scongiurare il pericolo di una massiccia ingerenza dello Stato sull'amministrazione delle casse di risparmio e il progetto di legge fu ritirato.

Nell'ottobre del 1921 fu costituito l'Istituto di credito tra le casse di risparmio, nato su iniziativa del F. per collegare le casse tra loro e preordinarne le operazioni. Il 18 nov. 1921 il F. lasciò la presidenza dell'Istituto di credito per la cooperazione in seguito alla campagna di stampa contro la cosiddetta "banca rossa" (in quanto aveva appoggiato la Lega delle cooperative che aveva delegato il Partito socialista italiano a rappresentarla), ma rimase nel consiglio di amministrazione dell'istituto fino al 1927, quando fu escluso dal comitato esecutivo.

Aderì al fascismo, ma non accettò la fascistizzazione degli istituti di credito, restando legato alle sue origini liberali. Nel 1924 fu nominato ministro di Stato. Rappresentò la Cassa di risparmio di Torino al congresso internazionale del risparmio, tenutosi a Londra nel 1929.

Fu inoltre un appassionato cultore e studioso di storia: aveva pubblicato la Commemorazione del conte Camillo di Cavour (Chieri 1901); nel 1907 aveva fondato a Torino la locale sezione della Società nazionale per la storia del Risorgimento, sorta a Milano nel 1906, divenendo presidente del comitato piemontese e vicepresidente del comitato centrale. Promosse la rivista Il Risorgimento italiano. Organizzò e partecipò a conferenze con comunicazioni personali (Re Carlo Alberto commemorato nel LXXV anno della sua morte in Moncalieri, Torino 1926); scrisse sul Sella nella previdenza e nel risparmio (in Quintino Sella, pubblicazione commemorativa, Torino 1928, pp. 141-151). Fu anche presidente della Società storica subalpina.

Morì a Roma il 31 genn. 1931.

Fonti e Bibl.: Necr., in Il Giornale d'Italia, 4 febbr. 1931; Sentinella d'Italia, 4 febbr. 1931; Rassegna storica del Risorgimento, XVIII (193 1), I, p. f. t.; Roma, Bibl. dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, A. Manno, Il patriziato subalpino (datt.), VI, 2, sub voce; L. Federzoni, Commemorazione, in Atti parlamentari, Senato, Discussioni, legisl. XXVIII, tornata del 17 marzo 1931; G. Broglia, Discorso commemorativo di C. F., in Annuario del Regio istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Torino, 1930-1931, pp. 47-62; D. Farini, Diario di fine secolo, a cura di E. Morelli, Roma 1961-62, pp. 787, 1131; P. Spriano, Torino operaia nella grande guerra 1914-1918, Torino 1960, pp. 131, 270; V. Castronovo, La stampa ital. dall'Unità al fascismo, Bari 1970, pp. 250, 292; G. Sapelli, Fascismo, grande industria e sindacato. Il caso di Torino 1929-1935, Milano 1975, p. 40; L. Figliolia, Centocinquant'anni della Cassa di risparmio di Torino 1827-1977, Torino 1981, ad Ind.; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia dalla crisi del 1907 all'agosto 1914, Milano 1982, I, p. 135 n.; V. Castronovo, Storia di una banca, Torino 1983, ad Ind.; Id., Torino, Bari 1987, pp. 111, 172 s., 220; A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, I, p. 415.

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