FERRO MILONE, Carlo Cesare (più noto come Cesare Ferro)
Nacque a Torino il 18 apr. 1880 da Carlo, di professione bancario, e da Scolastica Pia.
Dopo aver frequentato le scuole tecniche del collegio di Chivasso, si diplomò nel luglio del 1894 e si iscrisse all'Accademia Albertina, dove terminò gli studi nell'ottobre del 1899. Proprio in questi anni espose per la prima volta alla Promotrice torinese due miniature su avorio (1898). Nel periodo dell'accademia fu notato da G. Grosso, che ne intuì le capacità e lo prese sotto la propria protezione. Già nelle prime opere si riconosce, dietro la composta rappresentazione realistica di ascendenza grossiana, una sensibilità quasi preraffaellita e simbolista nei tenui accordi cromatici e un accento di prezioso decorativismo. Al 1901 risale la prima partecipazione con Fiore (olio) e Bambina (pastello, dedicato al Grosso) alle esposizioni del Circolo torinese degli artisti, alle quali il F. fu assiduamente presente fino alla morte (Dragone-Dragone Conti, 1947, p. 257). Nello stesso anno inviò alla mostra "Feste estive" di Livorno tre tele, con le quali ottenne una medaglia d'oro e un giudizio elogiativo di G. Fattori in particolare per Preghiera (cfr. Lugaro, 1935). Sempre nel 1901 presentò per il concorso al pensionato di Roma Dante e Beatrice (ibid., p. 33). Nel 1902 inviò Piccola fata all'Esposizione italiana d'arte di Pietroburgo e l'opera fu acquistata dalla granduchessa Maria Pavlovna; lo stesso anno realizzò Alba a Benot (segnalato nel 1927 come il migliore tra i quadri presentati alla gara indetta dai lanieri di Biella e pubblicato su Catal. Bolaffi d. pittura italiana,1983, n. 12, p. 185) e nel 1903 prese parte alla V Biennale di Venezia - dove fu presente anche nel 1905, 1910, 1920, 1922 e 1926 - con il quadro simbolista L'attesa (Lugaro, 1935, p. 4r). Nel 1904 vinse con un ritratto una medaglia d'oro al Salon di Parigi. Nello stesso anno il F. partì per il Siam dove decorò il palazzo reale di Bangkok precedendo di pochi anni l'arrivo di G. Chini: suoi sono gli affreschi di alcune sale, i dipinti con scene mitologiche locali, tra i quali un grande quadro ad olio con la Leggenda delle Kimara (ibid., p. 46), disegni per servizi da tavola in porcellana e il conio di alcune monete. Il soggiorno nel Siam, prolungatosi fino al 1907, arricchì l'arte del F. di nuove suggestioni culturali, senza però modificarne sostanzialmente lo stile. Egli realizzò in Oriente bozzetti, disegni, acquerelli e ne presentò novantasei, dall'intensa policromia e ravvivati dall'uso dell'oro, nel 1911 all'Esposizione di Torino dedicata al Siam, per documentarne la vita in tutti i suoi aspetti (dieci sono ora alla Galleria civica d'arte moderna di Torino, altri in collezioni private; cfr. Bertone, 1993). Il F. tornò nel Siam nel 1925, quando realizzò opere di decorazione per il principesco palazzo Norashing di Bangkok e vari ritratti, tra i quali quelli di alcune ballerine di corte (Me Ciani, ballerina della regina, esposto a Firenze alla galleria Stellaria nel 1973) e il ritratto della regina madre, Swang Wedona (Lugaro, 1935, p. 63).
Al ritorno a Torino dal primo viaggio in Siam, il F. fu unanimemente riconosciuto vincitore del concorso di disegno di figura all'Accademia Albertina, ma la nomina non ebbe luogo. Solo dal 1ºapr. 1910, su proposta del Consiglio accademico, fu nominato professore aggiunto al corso di pittura dell'Accademia. Il F. mantenne l'incarico fino al 1921, l'anno prima di essere nominato professore di disegno. Sempre nell'ambito dell'Accademia, tenne un corso sull'affresco nel 1924, fu insegnante di tecnica dell'incisione dal 1928 al 1933 e ricoprì l'incarico di Presidente dal 1930 al 1933.
Nel periodo del primo conflitto mondiale, nonostante la partecipazione alla guerra, continuò a lavorare. A questi anni risalgono ritratti e paesaggi tra cui Sole d'inverno (1915; Torino, Galleria civica d'arte moderna). Terminata la guerra, il F. proseguì la sua attività ritrattistica: del 1919 sono il ritratto della Contessa Tournon (ibid.), il ritratto di Tina Bonelli (Lugaro, 1935, tav. 27), quello di Anna Mucchi, figlia del pittore A. M. Mucchi (ibid., tav. 31) e Le cinerarie del 1919 (ill. in C. F., 1973); quest'ultimo ritrae Andreina Gritti, la donna che il F. sposò a Salò il 2 giugno 1920 e che, assieme ai tre figli (Andrea, Marco e Checco), fu tra i soggetti preferiti dei numerosi ritratti di quegli anni. Si ricordano ad esempio Maternità (1921; Lugaro, 1935, tav. 32), L'ora del bagno (pubblicato in C. F., 1973), Andrea e la balia (Lugaro, 1935, tav. 32), Il giardino fiorito (1922; ibid., tav. 35), Primi passi (1923, esposto alla Biennale di Venezia nel 1926, alla Quadriennale di Torino del 1927 e alla Promotrice nel 1928, pubblicato in C. F., 1973), Interno a Usseglio (1923; Lugaro, 1935, tav. 37).
Tra il terzo e il quarto decennio eseguì gli affreschi nella cappella Riccardi Candiani a Neive (Cuneo): Crocefissione (1929), Noli me tangere (1930), Adorazione dei magi e Deposizione (1931;ibid., p. 66).
L'attività del F. procedette parallelamente con importanti commissioni pubbliche: partecipò nel 1927 al concorso per la decorazione del soffitto di un salone di palazzo Madama a Torino poi non messo in opera (ibid., tav. 46); nel 1931 fu incaricato dal podestà di Imperia di decorare il grande salone di ricevimento del palazzo comunale, dove il F. dipinse ad affresco personaggi illustri e figure allegoriche (ibid., tavv. 51-53).
Negli ultimi anni si dedicò alla realizzazione di piccoli affreschi dimostrativi per gli allievi dell'Accademia, cercando di risvegliare in loro l'interesse per la pittura a fresco. In questi anni eseguì ritratti dai toni più chiari e luminosi (Ritratto di famiglia, 1932, ora a Torino, Gall. civica d'arte mod., Neni Maccagno, 1932, Lugaro, 1935, tav. 68; Cappellino rosso, 1933, riprodotto in C. F., 1973; Pesci, 1933, ibid.) e affrescò una Deposizione in una cappella privata a Vaglio Pettinengo (Biella). Nel 1933 abbandonò la presidenza dell'Accademia Albertina.
Morì a Torino il 15 marzo 1934, e fu sepolto a Usseglio.
Nel 1935 all'Accademia Albertina fu organizzata una retrospettiva per celebrare il maestro; nel 1938 alla Promotrice torinese furono esposte quattordici sue tele e nel 1940 alla Biennale di Venezia gli fu dedicata una sala con diciassette opere, provenienti soprattutto da collezioni private.
Fonti e Bibl.: E. Lugaro, C. F., Bergamo 1935; M. Bernardi, in La Biennale di Venezia, XXII esposizione...(catal.), Venezia 1940, pp. 70-73; A. Dragone-J. Dragone Conti, I paesisti piemontesi dell'Ottocento, Milano 1947, pp. 224, 257; C. L. Ragghianti, in Arte moderna in Italia, 1915-1935 (catal.), Firenze 1967, ad Indicem; C. F., a cura di M. Bernardi (catal.), Galleria Stellaria, Firenze 1973; La pittura a Torino all'inizio del secolo (1897-1918), a cura di A. Galvano (catal.), Torino 1978, pp. 56 s.; L. Mallè, Museo civico di Torino. I dipinti della Galleria d'arte moderna, Torino 1981, pp. 145 s.; F. Dalmasso - P. Gagha - F. Poli, L'Accademia Albertina di Torino, Torino 1982, pp. 64 s.; M. Mimita Lamberti, La pittura del primo Novecento in Piemonte, in La pittura in Italia. Il Novecento, Milano 1992, I/1, ad Indicem; F. Fergonzi, ibid., 2, p. 885, fig. 81; V. Bertone, in Galleria civica d'arte moderna e contemporanea di Torino; Il Novecento, a cura di R. Maggioserra-R. Passoni, Milano 1993, pp. 83 s., 633.