FERRONI
Famiglia di tipografi attivi a Bologna per un periodo di almeno sessanta anni, dal 1622 al 1681.
Il primo della famiglia ad essere titolare di una stamperia fu Clemente, figlio di Guido. Nato a Firenze nel 1555 0 1556, si era trasferito a Bologna nel 1571, probabilmente al seguito del fratello Nicola, sarto di professione. Intorno al 1579 sposò Giovanna Lupari, da cui ebbe una risicata dote e vari figli, morti quasi tutti in tenera età. Clemente arrivò a dirigere una tipografia quando aveva ormai già più di 60 anni. Dapprima (1622-1625) in società con T. Mascheroni, appartenente ad una famiglia con solide tradizioni nel commercio librario, poi da solo, fu alla guida di una grande stamperia, che poteva vantare il titolo di tipografia dell'Accademia Ermatena e che lavorava su commissione dei più importanti librai-editori bolognesi del tempo, quali P. Golfarini, gli eredi di E. Dozza, B. Cavalieri, C. Ingegneri, M. A. Berni. Clemente morì a 84 anni nel maggio 1640.
Fino a quel momento la titolarità dell'impresa fu formalmente a suo nome, anche se è da ritenere che nei fatti la conduzione - forse addirittura fin dal principio - fosse affidata al figlio Giambattista, che essendo nato nel 1588 aveva già ben più di trenta anni nel 1622, probabile data di inizio dell'attività della stamperia. Del resto, se nelle sottoscrizioni al frontespizio o al colophon compare fino al maggio 1640 solo il nome di Clemente, è però Giambattista che firmava, anche negli anni in cui era ancora vivo il padre, le lettere di dedica o gli avvisi ai lettori; il 26 genn. 1640 era poi addirittura il figlio di Giambattista, DomenicoMaria, a firmare, ad appena quindici anni, la dedica al cardinale legato di Bologna dell'Oratione di Nerone per la colonia bolognese abbruciata ... volgarizzata da Gratiadio Machati (pseudonimo di G. B. Agucchi). Nel maggio 1640, alla morte del padre, Giambattista, che aveva ormai 52 anni, cominciò a contrassegnare con il proprio nome le pubblicazioni della tipografia familiare, probabilmente la più attiva fra le cinque o sei che si spartivano in quegli anni il mercato bolognese. Sposato a Laura Machiavelli, ebbe vari figli, di cui sopravvissero però solo Costanza (che andò sposa a Giovanni Girolamo Miniati) e Domenico Maria (che ereditò la conduzione della tipografia). Dei tre F. (padre, figlio e nipote) che in successione diedero il proprio nome alla stamperia, il più significativo sembra essere stato Giambattista, anche per i legami che seppe intrattenere non solo con esponenti di primo piano del mondo imprenditoriale cittadino ma anche con famosi professori dell'università e con letterati in genere: in occasione del battesimo dei suoi figli, Giambattista può così presentare come padrini personaggi quali V. Benacci (nel 1623, battesimo di Alessandro), in quel periodo stampatore camerale e arcivescovile e ricco produttore di carta, e O. Montalbani (nel 1630, battesimo di Clemente), allora giovane professore universitario, in seguito fantasioso e celebrato poligrafo.
Rimasto vedovo nel 1663, Giambattista morì nel 1673, lasciando la tipografia al figlio Domenico Maria. Quest'ultimo - nato nel 1624 - continuò da solo, pur se in tono minore, la tradizione familiare fino al 1681, anno in cui uscì Il fedel'amico di F. Benedetti, che è probabilmente l'ultimo libro stampato dai Ferroni.
Se le notizie biografiche rintracciate su Clemente, Giambattista e Domenico Maria sono, allo stato attuale delle ricerche, quanto mai scarne, più consistenti risultano le indicazioni sulla loro attività che possiamo trarre dai numerosi prodotti tipografici pervenuti fino a noi. Un attento spoglio del catalogo della Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna (con ogni probabilità l'istituto più ricco di opere a stampa bolognesi del sec. XVII) consente di rintracciare circa 800 edizioni diverse dei F., pari quasi a un quarto dell'intera produzione tipografica cittadina del periodo 1622-1681 conservata nella stessa biblioteca. La stamperia Ferroni fu quindi in quegli anni, a Bologna, fra le più attive, se non la più attiva in assoluto, e dai suoi torchi uscirono non solo le tradizionali stampe di occasione e gratulatorie, ma anche testi significativi della cultura letteraria e scientifica seicentesca. Vennero pubblicate dai F. opere di ogni genere e delle più svariate discipline; la stamperia non puntò a specializzarsi in un determinato settore, ma operò, per lo più su commissione, in tutti i campi, cercando di ottenere, senza riuscirvi, il privilegio di "camerale" nel 1629 alla morte del Benacci e pubblicando anche per alcuni anni (a partire dal marzo 1646 fino al fascicolo del 7 genn. 1660) la gazzetta Bologna, il primo e per molto tempo l'unico periodico della città.
Più in dettaglio si può notare che nel catalogo dei Ferroni è particolarmente nutrita la serie di libri ed opuscoli contenenti una minuta precettistica sui temi più vari della convivenza sociale, a volte anche di tipo etico e con interessi morali, religiosi e politici coagulantisi intorno al tema della "ragion di Stato". Hanno un ruolo di tutto rispetto anche le opere letterarie, poetiche, oratorie o erudite, spesso in prima edizione. Fra le più significative Lo scherno de gli dei de'gentili di Francesco Bracciolini (1628, in 12º); le Poesie di Girolamo Preti (1631, in 12º); le Poesie del marinista Claudio Achillini (1632, in 4º).
In campo filosofico, e ancora di più in campo teologico, i F. stamparono una miriade di opere: fra queste le Institutiones minoris dialecticae quas Summulas vocant (1631, in 8º) del domenicano spagnolo, confessore di s. Teresa di Avila, Domingo Bañez; il De universi natura (1646, in 4º), traduzione latina di un classico del neopitagorismo, attribuito ad uno dei più antichi seguaci di Pitagora, il mitico Ocello Lucano. In campo scientifico la tipografia Ferroni rivestì un ruolo di primo piano, dando voce a quell'ambiente culturale universitario che a Bologna considerava ormai acquisito l'insegnamento galileiano.
Di argomento medico sono la De christiana ac tuta medendi ratione (1629, in 4º) di Giambattista Codronchi, il Cursus medicus (1646-1653, in 4º) dell'irlandese Nial O'Glacan, il Pneumaticum instrumentum circulandi sanguinis, sive de motu, & usu pulmonum (1664, in 8º) di Alessandro Maurocordato, appartenente ad una importante famiglia greca di Costantinopoli e fra i primi a diffondere le scoperte di Andrea Cesalpino e di William Harvey sulla circolazione del sangue.
Famose inoltre la Cefalogia fisonomica (1630, in 4º) di Cornelio Ghirardelli con dedica firmata sia da Clemente sia dagli eredi di Evangelista Dozza, la riedizione dell'atlante Italia (1630, in folio) di Giovanni Antonio Magini, con gli stessi rami, e addirittura lo stesso frontespizio della prima edizione del 1620 - dovuta a Sebastiano Bonomi -, e soprattutto le molte opere del naturalista Ulisse Aldrovandi che i F. stamparono in prima edizione o ristamparono. Su incarico del libraio M. A. Berni, che godeva del privilegio di fare pubblicare le opere ancora inedite dell'illustre scienziato bolognese, la tipografia Ferroni fece uscire, in prima edizione, i Serpentum et draconum historiae libri duo (1640, in folio) a cura dell'Ambrosini, il Musaeum metallicum (1648, in folio), sempre a cura dell'Ambrosini, e i Dendrologiae naturalis scilicet arborum historiae libri duo (1668, in folio) a cura questa volta di Ovidio Montalbani.
L'impegno dei F. nella stampa delle opere di Aldrovandi va bene al di là di queste tre prime edizioni, estrinsecandosi soprattutto in una complessa opera di ristampa di volumi, le cui edizioni precedenti erano andate evidentemente esaurite: per circa 40 anni, a partire dal 1638 - anno in cui uscì la ristampa dei De animalibus insectis libri septem - la stamperia fu a più riprese impegnata con i librai M. A. e G. Berni in questa impresa.
Fra gli incisori che più spesso illustrarono libri stampati dai Ferroni troviamo G. Lodi, vari membri della famiglia Coriolano, A. Salmincio, Jérôme David. La marca tipografica normalmente usata dai F., forse la più bella fra quelle bolognesi del sec. XVII, rappresenta un'ape e un ragno che suggono lo stesso nettare da una rosa, traendone una del miele e l'altro del veleno (motto: "Hinc mel, hinc venenum"), quasi ad indicare la responsabilità del lettore nel trarre corretti insegnamenti da una produzione tipografica comunque sempre di buon profilo.
Fonti e Bibl.: Alcune informazioni documentarie sulle vicende biografiche di Clemente, Giambattista e Domenico Maria F. sono rinvenibili nell'Archivio di Stato, nell'Archivio arcivescovile e nella Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna. Arch. di Stato di Bologna, Notarile, Annibale Simoni, prot. D, cc. 164v-167v (rogito 31 ag. 1577); Ibid., Camillo Bonasoni, prot. 11, cc. 23r-24v (rogito 12 maggio 1579); Ibid., Domenico Bergonzoni, prot. 4, cc. 68r-69v (rogito 15 febbr. 1586); Ibid., Ottaviano Dal Bello, prot. B, cc. 52v-53v (rogito 7 nov. 1595); Ibid., prot. E, nn. 117 ss., 123 s., 191 s., 195 s.; Ibid., Giovanni Giacomo Monzoni, prot. A, cc. 45v-47v (rogiti 9 maggio e 10 giugno 1614); Ibid., prot. E, cc. 21v-22v (rogito 2 nov. 1628); Ibid., filza 3, n. 203 (rogito 6 giugno 1639); Ibid., Vincenzo Vasselli, filza 4, n. 116 (rogito 13 febbr. 1642); Ibid., Lorenzo Pellegrini, prot. 5, cc. 179r-180v (rogito 16 febbr. 1663); Ibid., Giuseppe Maria Alvisi, n. 555 (rogito 6 febbr. 1664); Ibid., Carlo Antonio Mandini, filza 8, n. 73 (rogito 26 ag. 1667). Per il tentativo dei F. di ottenere nel 1629 il titolo di stampatore camerale, cfr. Ibid., Assunteria di Studio, b. 98, fasc. 2. Relativamente al privilegio triennale per la stampa delle poesie di Claudio Achillini, Ibid., Senato, Partiti, vol. 18 (s.o. 32), c. 58; Ibid., Vacchettoni, n. 15, cc. 50r, 55; Ibid., Instromenti, serie D, n. 44 (s.o.), fasc. 21. Su una richiesta di Clemente del febbraio 1632 volta ad ottenere per sé, il figlio e i nipoti la cittadinanza bolognese, ibid., serie D, n. 43 (s.o.), fasc. 32; Ibid., Vacchettoni, n. 15, c. 31 r. Per i crediti dei F. nei confronti dei Berni, Ibid., Assunteria di Studio, Diversorum, b. 100, fasc. 6.
Per i dati più squisitamente biografici, Bologna, Arch. arcivescovile, Cattedrale di S. Pietro, Registri di battesimo, alle date 5 apr. 1581, 4 sett. 1584, 3 maggio 1588, 15 ag. 1592, 18 marzo 1623, 30 sett. 1624, 16 genn. 1626, 15 sett. 1630; Ibid., Parrocchia di S. Andrea degli Ansaldi, Stati delle anime, agli anni 1624-1675; Ibid., Libri dei morti, alle date 11 maggio 1640, 4 marzo 1663, 26 nov. 1673. Cfr. inoltre ibid., Bibl. comunale dell'Archiginnasio, fra le opere manoscritte di B. Carrati, ms. B.716, n. 106 (abbozzo di albero genealogico); ms. B.910, p. 101 (25 genn. 1621, morte di Giovanna Lupari Ferroni); ms. B.914, p. 321 (8 maggio 1694, morte di Costanza Ferroni Miniati); ms. B. 900, p. 326 (11 giugno 1648, matrimonio di Costanza Ferroni e Giovanni Girolamo Miniati); ms. B.901, p. 289 (17 giugno 1619, matrimonio di Giambattista con Laura Machiavelli). Nell'Archivio della parrocchia di S. Maria delle Muratelle, vedi il registro Confirmatorum ab anno 1583 ad annum 1710, alla data 27 maggio 1597 (cresima di Giambattista).
Per alcuni esempi della sporadica attività poetica svolta da Domenico Maria cfr. Gli abbigliamenti di Astrea nel felicissimo dottorato ... del sig. Giacomo Maria Fenici, Bologna 1646, pp. 17 s., 24. Di Giambattista è invece un sonetto, datato 1672, presente in una raccolta manoscritta della Bibl. comunale dell'Archiginnasio: ms. B.1558, p. 198. Sempre ibid. cfr. il ms. B.447, cc. 104 s. (su una vendita di Domenico Maria a Carlo Fungarini, in data 26 ag. 1667), e il ms. B.1318, di B. Monti, Notizie dei stampatori e librari per opera dei quali fu esercitata in Bologna la stampa, II, pp. 867 s., 1257-1273, 1641 (che è il primo tentativo, infarcito però di gravi errori di ricostruzione dell'attività dei Ferroni).
Fra le opere a stampa, cfr. P. A. Orlandi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 1714, p. 155; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, III,Bologna 1783, p. 325; IX, ibid. 1794, p. 107; A. Sorbelli, Storia della stampa in Bologna, Bologna 1929, pp. 125, 131, 134, 138-141, 149 s.; Tesori delle biblioteche d'Italia. Emilia e Romagna (a cura di D. Fava), Milano 1932, pp. 439, 580. Tutte queste opere riportano però vistosi errori (accreditando addirittura l'esistenza - sulla scorta del ms. di Bernardo Monti - di un fantomatico Girolamo Ferroni) e sono quindi da utilizzarsi cum grano salis. Piùdi recente hanno trattato, seppur incidentalmente, dei F., E. Raimondi, Anatomie secentesche, Pisa 1966, pp. 99 ss.; H. B. Adelman, M. Malpighi and the evolution of embriology, I, Ithaca-New York 1966, pp. 181-193; P. Bellettini, La stamperia camerale di Bologna, I, A. e V. Benacci (1587-1629), in La Bibliofilia, XC(1988), pp. 49 s.; e M. G. Tavoni, Stampa e fortuna delle opere di U. Aldrovandi, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le province di Romagna, XLII (1991), pp. 207-24. Indicizza 95 edizioni diverse dei Ferroni la British Library, Catalogue of seventeenth century Italian books, III,London 1986, pp. 1057 s., 1103; 58 edizioni elencano R. L. Bruni-D. Wyn Evans, Italian seventeenth century books. Indexes... based on the Libreria Vinciana's "Autori italiani del '600", Exeter 1984, pp. 155 s., 174; possono inoltre essere utilmente compulsati anche i due repertori, purtroppo privi di indici, dei coniugi S. e P. M. Michel, e cioè Répertoire des ouvrages imprimés en langue italienne au XVII siècle conservés dans les bibliothèques de France, Paris 1972-1984, e Répertoire des ouvrages imprimés en langue italienne au XVII siècle (A-B), Firenze 1970-1979.